Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Fanni    29/03/2014    2 recensioni
-"E' ghiacciata."- rabbrividii al solo tocco.
-"E' morta."- gesticolò con le mani.
-"Siete sicuri?"- alzò un sopracciglio.
-"Ovvio, siete dei cretini, è da milioni di anni chiusa in un cubo di ghiaccio."-
-"Dio, questo è spaventoso."- afferrai la prima cosa che mi capitò tra le mani.
Un urlò riempì la stanza. spalancai gli occhi, correndo via.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Pattie Malette, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frost

Capitolo 3.

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Guardavo la ragazza con mani e gambe tremanti, non riuscivo a credere a quel che vedevo.
Forse stavo solo dormendo, forse mi sarei svegliato fra poco.
Mi pizzicai più volte il braccio, con la speranza che tutto svanisse, con la speranza che tutto quello fosse un sogno.
Mi ritrovai ancora il suo sguardo, sembrava quasi scocciata, come se si annoiasse-“Puoi parlare?Ci riesci?”- allungai una mano verso di lei che si ritrasse subito dopo, scosse la testa.
Non aveva niene del paleolitico, non aveva le sembianze di una scimmia, sembrava una ragazza normale, una ragazza del nostro tempo.-“Come hai fatto ad uscire?Eri morta.”- mi morsi il labbro stringendo la giacca tra le mani.
Alzò un sopracciglio ed andò verso la porta, cercando il modo di aprirla, incrociò le braccia quando non ci riuscì, poggiò il suo sguardo su di me.
Vidi Ryan con occhi spalancati, ancora lì, nascosto, non aveva detto una parola, sembrava essersi pietrificato.
Sentii prendermi per un braccio e tirarmi, guardai la mano che mi teneva stretto, e poi guardai lei-“Non posso farti uscire, mio padre mi ucciderebbe.”-assunse un’aria quasi sofferente, poi mi lasciò il braccio-“Non riesci proprio a parlare?”- le toccai la gola, lei si scostò e l’unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un verso, un piccolo verso che non avrei saputo spiegare.-“Ryan, dobbiamo portarla a casa, devo mostrargliela.”- uscì dal suo nascondiglio, e per la prima volta dopo tutto quel tempo, parlò.-“Sono d’accordo.”- andò verso la porta e l’aprì.-“Andiamo.”- uscì prendendo la sua giacca e s’incamminò.
-“Vieni con me, non ti faremo del male, te lo prometto.”- corrugò la fronte ed uscì dalla porta, la presi per un braccio, per impedirle di scappare, cercò di liberarsi dalla mia presa, ma la tenni stretta, abbastanza da farle un segno rosso sul braccio.
Dopo poco arrivammo a casa-“Ryan, non farla scappare, io sveglio mio padre.”-corsi di sopra, in camera da letto, strattonai più volte mio padre, cercai di svegliarlo.-“Papà, è viva, lei è viva.”- i suoi occhi si spalancarono di botto, saltò giù dal letto e corse di sotto.
Aveva i capelli arruffati, e gli occhi da pazzo.-“Justin, non prendermi in giro.”- mi guardò avvicinandosi alla ragazza.-“Se è uno scherzo, dimmelo subito, prima che io impazzisca.”- Ryan liberò la ragazza dalla sua presa avvicinandola ancora di più a mio padre.-“Papà, lei è davvero viva.”- annuii avvicinandomi a lei.-“Sai parlare?”- scandì bene le parole facendo gesti con le mani, la ragazza inclinò la testa portando una mano alla gola, fece pressione ai lati del collo, quasi come se volesse strangolarsi, vidi mio padre afferrarle subito le mani, e Ryan indietreggiare.-“Non ti faremo del male, puoi stare tranquilla.”- le mani della ragazza tremavano, erano piccole, deboli, mentre quelle di mio padre erano forti, grandi e ferme.-“Ha freddo?”- Ryan prese parola dopo tanto tempo, lo guardai-“Forse, vado a prenderle una felpa.”-corsi di sopra ed aprii l’armadio, presi subito una felpa e ritornai giù.-“Ecco, tieni, sai metterla?”-diedi la felpa a mio padre che provò a mettergliela, ma lei si ritrasse subito al suo tocco.
-“Non voglio farti del male, piccola, voglio solo aiutarti.”- provò ancora una volta a mettergliela, e questa volta non si allontanò.
Sembrava spaventata, ma aveva gli occhi ardenti di rabbia, erano diversi, erano di un color grigio chiaro, e le sue labbra erano di un rosso chiaro.-“Qual è il tuo nome?”-Ryan la guardò e provò a farle capire come avrebbe potuto parlare-“Muovi semplicemente le labbra, provaci.”- continuò a muovere la bocca-“S..”- sibilò la s, sembrava quasi un sussurro, corrugò la fronte guardando i nostri volti, le eravamo completamente vicini, forse troppo, e seguivamo ogni suo movimento, provò ancora-“Saihra.”-le sue parole rimanevano ancora un sussurro, ma riuscire comunque a capire.-“Saihra.”- ripetei-“Bel nome eh?”- guardai mio padre, sembrava essersi tramutato in una statua, aveva gli occhi spalancati, così come la bocca.
Corse sul divano ed iniziò a saltarci sopra-“Parla, lo sapevo, lo sapevo, la scoperta del secolo, aiuto.”- urlava così tanto che svegliò quasi tutto il vicinato.-“Papà, zitto, non urlare.”-cercai di tirarlo giù dal divano, ma mi fu quasi impossibile.


Ero sveglia, tutto il mio corpo si muoveva, le mie dita erano calde, il sangue circolava ancora, sentivo la gola stringersi sempre di più tutte le volte che provavo a parlare.
E quelle voci, quelle voci così acute e stridule che erano nella mia testa, tremavo all’idea che fossero ancora lì, non riuscivo a sopportarle, urlavano, urlavano finchè potevano.
-“Saihra, hai fame, vuoi qualcosa?”-cercai di ricordare cosa volesse dire ‘avere fame.’ma io non lo sapevo, non riuscivo a capirlo, scossi la testa, loro facevano così, scuotevano la testa.
Ormai era mattina, si gelava, odiavo così tanto il freddo.
-“Vieni dentro, o ti prenderai un malanno.-“ la voce della donna era dolce, si chiamava pattie, ed era la madre di Justin, la dolcezza di quella donna mi sorprendeva.
All’inzio stava per avere un attacco di cuore, ma poi è riuscita a calmarsi, nonostante tutto.-“Adesso ti presto dei miei vestiti, ed oggi andremo a comprarne altri, la taglia è la stessa.”- sorrise porgendomi una maglia ed un pantalone, mi aiutò a cambiarmi.
Era strano, tutto era così strano, io ero morta, ora sono viva, con degli abiti addosso e la capacità di parlare, io dovevo essere morta, io ricordo la mia morte, io ricordo come sono morta, ma quel ricordo.. è così lontano. 

















 
SPAZIO AUTRICE:
salve bellissime.
Allora, inizio col dire che..
so che il capitolo non è scritto nel 
migliore dei modi, ma vado davvero 
di fretta, e so che se non l'avrei scritto oggi,
nonl'avrei scritto più.
Sto studiando moltissimo, e non ho molto tempo.
Mi scuso per l'enorme ritardo, spero mi seguirete 
lo stesso.

Bacioni, fanny.
  
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