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Autore: Alysia Moon    29/03/2014    1 recensioni
"Una leggera brezza mi mosse i capelli, mentre fissavo Ulquiorra che lentamente si voltava per guardarmi. Quando i suoi occhi incontrarono i miei, notai all'istante che trasmettevano una senzazione completamente diversa da quella che mi rivolgevano solitamente. Erano sempre freddi, glaciali, insensibili. Questa volta, invece, ci lessi solo dolore." [...]
Cosa sarebbe successo se il destino di Ulquiorra avesse deciso di intraprendere un'altra strada? Magari, grazie a Orihime?
[Orihime centric][UlquiHime][Ulquiorra, nonostante l'OOC ogni tanto, mantiene sempre il suo carattere originario]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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 4. CAPITOLO
 
 
 
 
Camminavo lentamente, per capire dove mi trovavo. Girai il capo prima a sinistra e poi a destra. Le finestre illuminavano quel luogo sconosciuto di una piacevole luce mattutina. Guardai a terra. Il pavimento era in legno. Un comò con appoggiata sopra una cornice con all'interno la foto di mio fratello, era stanziato accanto ad una parete. Ero a casa mia, in salotto. Ma cosa ci facevo lì, di punto in bianco? Ero per caso in un sogno? Senza nemmeno pensarci, le mie gambe iniziarono a muoversi più velocemente e mi portarono davanti alla stanza che tenevo per eventuali situazioni. La mia mano trovò il pomello della porta e la aprì. Ulquiorra era disteso sul letto, e pareva dormisse. In meno di un secondo mi trovai davanti a lui, il mio corpo proteso verso il basso. E proprio nel momento in cui le mie labbra sfiorarono le sue, mi svegliai di soprassalto.
 
 
 
Spalancai gli occhi, incredula del sogno che avevo appena fatto. Uno di quelli in cui non decidi tu cosa fare. Ma questo cosa voleva significare? Mi sfiorai le guance, e le sentii avvampare a contatto con le mie dita. Ero arrossita. Rimasi nel letto ancora una decina di minuti, poi mi girai verso la sveglia e vidi che erano le 11.15 di mattina. Era tardi, di solito non mi alzavo mai a quell'ora. Spinsi via le coperte, mi alzai e andai ad aprire la finestra. Una bellissima giornata mi diede il buongiorno. Il sole mi scaldava le braccia scoperte e il viso, dovetti strizzare gli occhi per vedere meglio fuori. Andai in bagno a lavarmi, poi tornai in camera mia per vestirmi. Tutto questo senza ricordarmi che non ero in casa da sola. Allora raggiunsi la stanza di Ulquiorra, per sapere se aveva bisogno di qualcosa. Bussai timidamente. Nessuna risposta. Aprii e vidi che non c'era nessuno. Il letto era ancora fatto. Che avesse dormito sopra le coperte? Probabilmente era uscito, anche perchè le chiavi erano nella serratura. Approfittai della situazione per andare a casa di Kurosaki, per controllare che stesse bene. Uscii dalla mia abitazione, e presi la strada che portava alla sua. Intanto che camminavo, mi guardavo intorno, per vedere se trovavo Ulquiorra. Niente. Da un lato ero felice di non vederlo in quel momento, che ero ancora scossa dal sogno. Ma dall'altro ero anche un pò preoccupata. Le mie guance sarebbero arrossite di più, se avessi intrattenuto una corvesazione con lui. Conversazione si fa per dire, in realtà. Ero così presa dai miei pensieri, che non mi accorsi che avevo appena passato casa Kurosaki. Tornai indietro di fretta, ridacchiando per la mia sbadataggine. Suonai il campanello, e ad accogliermi ci fu Kuchiki. Vestita con una maglietta e dei pantaloncini che non riconoscevo suoi. Gli occhi cerchiati di nero. L'aria distrutta. Era rimasta tutta la notte da Kurosaki? Questo mi provocò un tuffo allo stomaco, non tanto di gelosia, ma di preoccupazione. Stava a dire una cosa sola: Kurosaki non stava bene. Iniziai a mordermi l'interno del labbro.
-"Hey, Inoue"- mi disse sorridendo -"Sei qui per Ichigo?"-
-"Si, volevo accertarmi che stesse bene"- dissi. A queste parole il suo sorriso si spense. Brutto segno, bruttissimo segno. Mi fece cenno di entrare. All'interno trovai le sorelline di Kurosaki. Non sembravano felici. Le salutai. Arrivate davanti alla sua stanza, Kuchiki aprì la porta. Ichigo era sdraiato sul suo letto. Non capivo bene. Stavo per domandare a Rukia, quando lei mi anticipò.
-"E' da ieri che non si sveglia, ho provato anche a scuoterlo un pò, ma niente... Urahara è venuto qui mezz'ora fa. Dice che è normale che sia in questa condizione adesso, ci vorrà un pò di tempo prima che si svegli."- mi avvisa.
-"Mi... mi dispiace..."- mormorai, realmente dispiaciuta. Kuchiki mi fece un sorriso amaro, e successivamente mi accompagnò fuori.
-"A presto Inoue. Mi raccomando, stai tranquilla... E' solo una cosa passeggera."- disse. Io le risposi con un cenno del capo, e me ne andai. Mentre camminavo, pensavo all'aria triste che la accompagnava. Certo, stavamo tutti male per Kurosaki, ma in lei c'era qualcosa di diverso. - Che ci sia qualcosa tra loro due?. In effetti l'avevo sempre pensato. Alzai lo sguardo, e vidi che senza rendermene conto, ero entrata in un parchetto. Il sole era alto nel cielo. Un momento di relax non mi avrebbe certo fatto male. Trovai una panchina vuota e mi sedetti. Mentre riflettevo, abbassai le palpebre. Passarono una decina di minuti, quando Ulquiorra entrò nel mio campo visivo. Il mio cuore prese a galoppare, e mi mancò il respiro. Era davanti a me.
-"Ehm, ciao... Ti sei svegliato presto stamattina..."- fu quello che riuscì a dire. Lui mi guardò come al solito, quasi con sguardo assente. Le mie guance iniziarono a imporporarsi di rosso, quando finalmente parlò.
-"Lo so. Volevo uscire per guardarmi attorno."- disse mentre si sedeva accanto a me. Il cuore prese a battere più velocemente. Le mani iniziarono a tremare. Speravo che non se ne accorgesse. Lui distolse lo sguardo da me, e io ne approfittai per guardarlo meglio. Aveva dei jeans attillati, scarpe sportive, una maglia nera e una giacca scura, le cui maniche arrivavano fino al gomito. Erano tutti vestiti di Kurosaki. Il pensiero mi fece scappare un risolino. Lui si girò di nuovo verso di me, con uno sguardo nuovo, perplesso.
-"Cos'è che ti fa tanto ridere?"-
-"Niente... Non è importante"- gli risposi, ancora con il sorriso sul volto. Ma lui insistette.
-"Dimmi..."- esitò, in cerca di parole -"Sono curioso di sapere cosa pensi..."- finì. - Eh?. La mia mente ripescò dal nulla il sogno che avevo fatto. Le mani, che avevano smesso di tremare da un pò, riniziarono peggio di prima.
-"Sei curioso di sapere che penso?"- iniziai -"Perchè?"- cercai di rimanere lucida mentre scandivo piano le parole. Lui sembrò pensarci su.
-"Voi umani iniziate a interessarmi sempre di più... Vorrei capire meglio come funziona la vostra testa."- disse, mentre mi fissava negli occhi con i suoi che erano di un verde così profondo. Così innaturale e bello. Mi girai dall'altra parte, imbarazzata.
-"Vorrei anche capire perchè quando ti parlo, tu reagisci così."- disse mentre io ero ancora girata.
-"Sinceramente non lo so neanche io..."- mormorai senza rendermene conto. Ormai il danno era fatto, dovevo stare zitta. Senza preavviso, sentii la sua mano prendermi il mento e girarmi la testa verso di lui. Iniziò a guardarmi negli occhi, come prima. Insieme alle mani, si aggiunsero pure le gambe a tremare.
-"Perchè non mi guardi quando ti parlo? Perchè reagisci sempre così?"- mormorò. Non ce la facevo a trattenere il suo sguardo. E non ce la facevo a rispondergli. Perchè sapevo già cosa dirgli, ormai. Il mio cuore che minacciava continuamente di uscirmi dal petto ogni volta che lui mi guardava. Le mani che tremavano e sudavano. Le guance rosse. Finalmente, arrivai alla soluzione di tutto ciò. Io lo amavo. Mi alzai di scatto dalla panchina, non trattenendomi più. Mi misi a correre il più veloce possibile per allontanarmi da lui. Ma perchè? Credevo forse che uno come lui non mi avrebbe mai potuto amare? No, ero sempre stata convinta che in lui ci fosse un cuore e dei sentimenti. Come in tutti, d'altronde. Ma allora perchè ero scappata via così? Uscii dal parchetto, ancora in piena corsa, e quasi una macchina non mi investì mentre passavo in mezzo alla strada. Il labbro inferiore iniziò a tremarmi, e le lacrime minacciavano di uscirmi dagli occhi. Corsi parecchio, quasi come per sfogarmi. Mi ero allontanata molto. Trovai un vicoletto vuoto, mi guardai in giro, per accertarmi che nessuno mi vedesse. Ci entrai e mi accasciai contro il muro, in un angolino, mentre la mia schiena ci grattava contro e le mie gambe tremavano ancora. In quel momento, permisi alle lacrime di rigarmi le guance. Alcune mi sfiorarono le labbra, salate. Non potevo più reagire così davanti a lui, dovevo sembrare più forte. Dovevo essere più forte.
-"Stupida, stupida, stupida..."- pensai ad alta voce, mentre mi asciugavo le guance. Sentii dei passi strascicati.
-"Con chi ce l'hai, tesoro?"- gracchiò una voce. Una voce cattiva e altalenante. Solo allora capii che non dovevo avventurarmi in un luogo simile da sola. Rimpiansi di essermi allontanata da Ulquiorra. Mi girai verso la voce. Un uomo sulla quarantina con in mano una bottiglia, probabilmente ubriaco fradicio, mi guardava con sguardo troppo bramoso. Iniziai ad avere paura. Però non rimasi seduta, mi alzai, e con passo deciso inizia ad andarmene. Nel momento in cui lui mi afferrò il polso, fino a farmi male, capii che forse era meglio correre. Dovevo o no, fare la coraggiosa? Si, dovevo.
-"Lasciami andare."- gli ordinai. Abbandonò il suo sorrisino, per lasciare spazio ad una smorfia di irritazione.
-"Anche ostinata, la ragazzina, vedo!"- mi alitò addosso. Mi venì quasi la nausea. A quel punto non sapevo se era meglio lasciare stare tutto, e aspettare la mia sorte, o cambiare un pò atteggiamento. Certo che dovevo farlo, in una situazione simile.
-"Se ci tieni alla faccia, hai due secondi esatti per lasciarmi andare."- gli dissi minacciosa. Lui ridacchiò.
-"Ma sentila! Sembravi così impaurita prima, che è successo, eh?!"- strinse di più la stretta intorno al mio polso. La verità era che avevo ancora paura, ma dovevo combatterla. Caricai il braccio all'indietro e stavo per colpirlo, quando una mano mi bloccò. Girai la testa quel poco che bastava per vedere Ulquiorra, e la sua espressione omicida. Mi spinse via, e sostituì il mio posto. Bastò un calcio dritto sulla mascella per atterrare l'uomo. In quel momento, avrei giurato di sentire uno scricchiolio d'ossa. Guardai il mio aggressore steso a terra, poi mi girai verso Ulquiorra. Lo dovevo ringraziare. Mi aveva salvato la vita.
-"Grazie... Ulquiorra-kun"- bisbigliai, ancora ansimante per la paura. Non mi ero resa conto di aver detto il suo nome. Lui spalancò gli occhi, poi si rilassò.
-"Vieni con me." disse. Mi prese per un braccio e ci spostammo di un pò di metri. Lontano da quella persona. Mi lasciò andare, mentre io appoggiavo la schiena contro il muro. Restammo in un silenzio imbarazzante, quando si decise lui a parlare per primo.
-"Non...non devi ringraziarmi. Ero in debito con te."- disse, mentre per la prima volta mi scrutava dall'alto in basso. Con occhi diversi.
-"Non dovevi sentirti in debito con me. A Las Noches ti ho salvato perchè volevo io, non per fare un favore a te"- mormorai. Sembrava una frase da egoista. Lui inarcò un sopracciglio.
-"Mi hai salvato di tua spontanea volontà. Perchè?"- disse tranquillo.
-"P-perchè, io... non volevo che tu morissi, mi dispiaceva..."- balbettai.
-"Non sono umano, ma non sono certo stupido. Dimmi quello che pensi davvero."- disse. Deglutii a fatica. Arrossii moltissimo, abbassai il capo, mentre il mio cuore martellava impazzito. Dovevo dirglielo. Ma cosa sarebbe successo? Tra non molto l'avrei scoperto. Cercai di calmarmi, inspirando ed espirando profondamente, poi scandii piano le parole.
-"Tu...mi piaci"- buttai giù. Tenevo ancora lo sguardo per terra, avevo paura di vedere che espressione c'era sul suo volto. Non sentii risposta. Aveva capito? Forse era meglio un esempio pratico. Immagazzinai tutto il coraggio possibile. Mi staccai dal muro, e velocemente appoggiai le mie labbra sulle sue. Sentii i suoi muscoli irrigidirsi. Poi mi allontanai, imbarazzatissima.
-"Ecco, era questo che intendevo." mormorai all'asfalto. Passò un lunghissimo minuto. Che riflettesse? Sentii le sue mani che si posavano sulle mie spalle. Un brivido mi percorse. Mi sembrava di essere tornata a Las Noches, quando fece la stessa cosa. Poi mi costrinsi a guardarlo, mentre lui faceva lo stesso. Con mia grande sorpresa, si chinò lentamente su di me. Premette le sue labbra sulle mie, mentre mi cinse le spalle, con dolcezza. Io gli circondai il collo con le braccia. Restammo così per un pò di minuti, mentre un venticello fresco mi sparpagliava i lunghi capelli. Conobbi così, una parte di lui che non conoscevo. Forse gliel'avevo trasmessa io. Quindi anche lui aveva iniziato a provare qualcosa per me? Decisi che era così.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:
Ce l'ho fatta finalmente! Il quarto capitolo è stato completato. Premetto che ho fatto piuttosto fatica a scriverlo: è un capitolo importante! Ringrazio per le recensioni ricevute, mi fanno molto piacere, e mi motivano a continuare la fic. Ringrazio anche chi ha aggiunto la storia a seguite e ecc... Che succederà tra i nostri protagonisti? Chissà. Cercherò di introdurre meglio gli altri personaggi la prossima volta. Grazie ancora, e al prossimo capitolo! :)
 
 
 
 
 
 
 
Alysia Moon (Precedentemente,Your MidnightSun)
 
 
 
   
 
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