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Autore: Naikes94U    30/03/2014    0 recensioni
Se Ichigo avesse riottenuto i poteri in modo alternativo? Se Rukia capisse di essere attratta sentimentalmente a lui? Se un passato lontano riemergesse prepotentemente nel presente intrecciandosi? Se tutto fosse sconvolto e capovolto?
Una storia suddivisa in quindici capitoli dove non mancheranno azione, scene esilaranti e suspance.
Lotte incessanti, eventi drammatici, e liti attenderanno Ichigo e co in questo racconto che aspetta solo di essere letto, commentato e criticato, un po' come un fiore di ciliegio che sotto la pioggia fredda della notte resiste per essere poi ammirato e illuminato dall'alba.
Tutto si avvierà a un lieto fino come ''la tempesta''? O in tragedia come ''l'Amleto''? Ai posteri l'ardua sentenza.
Ecco a voi fear no tempest.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Ormai erano passati sei mesi da quando vide e visse la perdita dei suoi poteri, gli stessi  che tanto all’inizio odiava e che, con l’avanzare del tempo rimpianse. Le lune si alternavano in cielo, e le stagioni si alternarono lente. Quello fu per lui un lungo inverno e con la primavera giunta al termine, in lui albeggiò il rammarico più profondo. Incapace di ammettere l’evidenza dei fatti si ritrovo per l’ennesima volta seduto lungo lo Tsuboniwa di casa sua fissando l’acqua che scrosciava lenta suile rocce e nello stagno. 

Perso nei suoi pensieri, viaggiò nel tempo, i ricordi nitidi, i volti ben definiti, lo fecero ripercorrere il perpetrarsi degli eventi, dallo scontro con aizen all’addio di Rukia; in sei mesi non ebbe mai sue notizie: forse per la soul socity o forse perche, i suoi amici non volevano infierire ulteriormente sulla sua anima ormai logorata dal rimpianto di sentirsi inutile. Gli mancava essere un ragazzo qualunque, frequentare le superiori, giocare a calcio, le uscite con gli amici, insomma, la vecchia quotidianità che Rukia interruppe prepotentemente. Sedutò li, a fissare il vuoto, con il vento che bramava il suo volto e la pioggia che incessantemente gli si riversava addosso, quasi a lenire il suo stato confusionale, non si accorse che sua sorella Karin lo stava osservando amareggiata, impotente nei confronti del fratello.  Ichigo sospirò profondamente, come se volesse buttar fuori tutta la rabbia, il malcontento che nei mesi s’erano fatti strada nel suo animo. Non capiva più chi era, se un ragazzo o un sostituto shinigami senza poteri, usati per salvare la soul socity e il mondo intero. Si alzò di scatto, le gambe scricciolarono come una porta zcigolante lasciata chiusa per anni, la stessa quantità di tempo che Ichigo credette di aver trascorso seduto impalato sotto la piggia di una primavera incessantemente fredda.

Issato sulle gambe distrutte un po’ come la sua anima, si avviò verso l’entrata, quasi a comprendere lo sguardo di Karin, per nulla al mondo avrebbe permesso che i suoi familiari si preoccupassero per lui, dopo che per lunghi mesi s’era battuto per la loro incolumità. Sospirò nuovamente, desideroso di pensionare ancora una volta i persieri che lo assillavano, ma non ebbe il tempo di decidere cosa avrebbe potuto fare che intravide una sagoma scura, rozza e prepotente avvicinarsi a gran velocità verso il suo corpo quasi esanime.

''Ichgo!'' sentì urlare alle sue spalle, e come un deja vu, vissuto e rivissuto una miriade di volte

''La solita seccatura''disse in un lungo sospiro, schivando quell’attacco che fece precipitare Isshin dritto nello stagno. Indifferente dell’accaduto, gli voltò le spalle, intendo a buttarsi sotto al getto caldo di una doccia, per levare tutto il sudiciume che la sua anima portava in se. Portandosi una mano alla tempia, alzò l’altra, scuotendola verso il padre.

''sarà per un’altra volta vecchio'' gli disse, senza degnarlo di uno sguardo.

Isshin, lo vide allontanarsi in silenzio, un silenzio taciuto per lunghi mesi, consapevole delle sensazioni del figlio, delle sue frustrazioni e dell’impotenza che poteva portare, quegli occhi sbarrati, spenti che chiedevano solo una cosa: sollievo. Si issò sulle gambe richiamando l’attenzione di quel degenerato del figlio.

''Non ne ho voglia papà''rispose lui, interrompendo il suo avanzare lento e solenne.

''Finirai con l’impazzire Ichigo''nella sua voce si celò in filo di preoccupazione, che per quanto si sforzò di nascondere trapelò inconsciamente. Trascorsero lunghi attimi prima che rispondesse, o come Isshin desiderava, si infuriasse come un leone che vede invaso il suo territorio.

''Non ho niente da dire vecchio''disse ichgio in tutta risposta, con il suo solito tono amareggiato. 

Isshin lo richiamò nuovamente all’attenzione, era infastidito e dispiaciuto allo stesso tempo, capiva il figlio, non lo biasimava, lui stesso anni prima, forse secoli addietro, aveva provato le stesse sensazioni, inutile dire, che nemmeno lo scorrere del tempo avrebbe potuto risanare quella ferita e cancellare il senso di inettitudine che si insidia nelle membra, prepotentemente.

Ichigo rimase per un po’ in silenzio, quando decise di guardare il padre, i suoi occhi fiammeggiavano di rabbia che avrebbe potuto distruggere qualunque cosa in quell’istante, nel raggio di dieci chilometri.

''Chiudi quella bocca!''gli sbraitò adirato, infastidito per l’inopportunità quasi morbosa del padre.

''E questo che sei Ichigo? Un rammollito? Uno che piagnucola come una femminuccia?>''l padre cercò di innescare una miccia già imbevuta nella benzina a pochi centimetri da un fuoco scoppiettante, se per fargli trovare sollievo, anche solo momentaneo, si sarebbe offerto come martire, sotto i pugni del figlio.

''Li ho persi! E’ finita? che serve picchiarti? mi aiuterà a riottenerli? Ho visto i miei poteri aumentare, ho lottato contro i capitani del gotei 13, ho combattuto gli arrancar e sconfitto aizen, diventando sempre e sempre più forte''la sua voce divenne un urlo di rabbia che nessuno in quel momento era sicuro di poter placare, come un lupo che ulula nella notte richiamò l’attenzione delle sorelle che accorsero sulla soglia della porta. incerte sul da farsi, restarono immobili ad osservare i due uomini sfidarsi con gli occhi inniettati di risentimenti. Entrambi forse per i loro destini.

Dopo una lunga pausa dove solo piaggia aveva il diritto di esprimersi, Ichigo riprese il discorso, più adirato che negli ultimi mesi.

''Della memoria il proposito è schiavo, ciò che decidiamo, sovemente lo infrangiamo! Quindi che cosa posso impormi? Di riacquistare i miei poteri di shinigami? Di ritornare a proteggere tutti? Non posso! Ho chiuso, con il saigo no getsuga tensho, e lo sai meglio di me, che in questa vita non potrò più riavere zangetsu e rivederli''concluse, anche se quel ‘’rivederli’’ si riferiva strettamente a una persona, la stessa che sconvolse la vita di Ichigo mesi e mesi prima. Con la quale divideva la stanza, le avventure, i rischi, con la stessa ragazza con cui parlava solo con gli sguardi complici e le risatine assurde. I litigi da bambini, e i disegni di Rukia sparsi ovunque. Si chiese se lo stesse pensando, e cosa stesse facendo, e con quelle domande, sotto gli occhi attoniti della famiglia di diresse spedito, senza degnare di ulteriori indugi, sotto la doccia. Lo scrosciare dell’acqua calda sulle sue membra intorpidite dal freddo, nella cabina della doccia, gli lenirono come un sedativo la furia che s’era impadronita del suo corpo forse per i ricordi, forse per il padre o per la consapevolezza di doversi rassegnare all’evidenza dei fatti. 

percepì una scossa percorrere il suo corpo tumefattpo da se stesso, una sensazione che lo squassò fino alle viscere, la testa iniziò a girare vorticosamente violentemente, tanto che si ritrovò rannicchiato con i gomiti attaccati alle ginocchia e le mani che gli sorreggevano il capo. Le dita massaggiavano le tempie, cercando di assopire quell’improvviso senso di vertigini, si soffermò ad ascoltare l’acqua, di assaporarne il calore, quando neile sue guance percepì il solco lasciato dalle lacrime che venivano cancellate per rispetto a se stesso, anche se i suoi occhi, rossi e gonfi tradivano quelle emozioni che improvvisamente non riuscì più a trattenere.

''rivoglio i miei poteri''bisbigliò tra se in preda allo sconforto al quale seguirono intense boccate d’aria, come se volesse raccimulare la quantità d’ossigeno necessaria per liberare un potente urlo liberatorio. 

Isshin era impotente, e i suoi amici lo tenevano oscuro dell’apparizione di hollow e shinigami che monitoravano karakura town, e lui, poteva solo limitarsi a non fare domande sulla soul socity, argomento ormai divenuto top secret. Quindi che soluzione poteva trovare, se non poteva più riavere i poteri? Morire? Sperare di ritrovarsi nel rukongai o direttamente nel gotei 13? Per riottenere i poteri di shinigami senza zangetsu? Quanti interrogatori, quante domande, e l’affermazione che balenava nella testa di ichigo era sempre la stessa ‘’rivoglio i miei poteri’’

Dopo essersi vestito alla buona, iniziò a correre per la casa, doveva sfogarsi, di salire sulla collina dove più volte si era ritrovato con Rukia ad osservare il cielo, forse per liberare la gola, forse per dire addio definitivamente al passato, fatto stava, che tutto era solo ‘’forse’’ e ‘’perchè’’. Correndo lungo il corridoio di quelle stanze tanto conosciute, non si accorse di essere richiamato all’attenzione di Karin, delle urla del padre di solito scemo e composto, che per allontanarsi dal pensiero frustrante del figlio s’era rintanato in camera alla presenza della tv accesa quasi a tutto volume. Ichigo, d’altro canto, sentiva solo le sue ragioni, stupido e ottuso come sempre, quasi per un istante Isshin intravide il figio che era prima, il figlio che credeva di aver perso. 

Il ragazzo, sbalzò fuori di casa, inconsciamente, si ritrovò a vagare per le strade semi deserte della sua città, con il cuore in gola, il fiato ansante, e il battito che per poco non lo faceva collassare, percorreva vie e viuzze, la pioggia incessante, con addosso gi sguardi interrogatori dei pochi pedoni che incrociava, ma non gli importava, sembrava quasi che tutte quelle domande, tutti quei perchè, da li a breve, avrebbero finalmente ottenuto delle risposte, delle certezze. Stremato dalla corsa, si accorse che il suo corpo era stato lasciato alla mercè di se stesso, non riusciva più a tenere il passo di un chilometro e mezzo di corsa, lui che tanto s’era allenato si accorse di essere come un pivello del primo anno che inizia a giocare a calcio. Si maledisse per essere stato così noncurante di se stesso. Sembrava mettere a fuoco lentamente, che s’era lasciato andare troppo, rabbrividendo per la sua condizione psicofisica, la depressione che aveva sfiorato, allontanando amici e parenti, non ebbero solo rivieli sulla sua emotività ma anche sul suo corpo giovane e un tempo attletico. Si rese conto di essere solo un patetico ragazzino. Probabilmente Isshin aveva ragione ‘’Sei solo una femminuccia’’ e con quella frase che gli rimbombava nelle orecchie, appoggiò le mani sulle ginocchia, il respiro affannato, lo costrinsero a fermarsi per un istante, la felpa bagnata lo faceva rabbrividire, si accorse di essere un emerito folle.

Percepì un cambiamento del vento, una sensazione spiacevole tra le membra infreddolite, e un ragazzo chiamarlo, una voce familiare, un tono basso e acuto, una voce che quasi odiava ma che nonostante tutto ammirava.

''Spostati Kurosaki!''  sentì urlare. Si voltò di scatto, ma non ebbe il tempo di focalizzare il susseguirsi degli eventi. Il mondo circostante sembrò dilaniarsi all’improvviso, scardinarsi per ridursi il frantumi, il suono assordante rimbombò tuonando nelle sue orecchie, e tutto ad un tratto l’oscurità.

Il quincy cercò di richiamare il ragazzo, ma non poteva nemmeno permettersi distrazioni, l’arrancar era forte, percepiva il suo reatsu negativo. Si chiese perchè ce ne fossero ancora di così forti, chiedendosi se esistessero altre entità più potenti degli espada. Attaccava ripetutamente alla massima velocità che riusciva a raggiungere, peccando in potenza, cercava di studiare un piano, per salvere Ichigo e sconfiggere il nemico. Non aveva un secondo da perdere, ma i secondi passavano, ed era solo con un nemico temibile persino per un capitano, perchè fosse li a karakura town? Non se lo spiegava. Osservava il corpo quasi esanime dell’amico, il reatsu piano piano cedeva alla morte, ma non poteva dividersi, era solo, solo per la sua incolumità, salvare il ragazzo e abbattere la bestia minuta che a colpi di cero distruggeva ogni centimetro di terreno che colpiva. Ishida venne colpito, una, due, tre volte, la fronte bagnata, permetteva al sudore di camuffarsi, studiare un piano in situazioni estreme era da lui, ma non con un quasi morto.

''Kurosaki, se muori, giuro che ti ammazzo!''  urlò sperando che potesse sentirlo.

Cercava un varco, un punto debole, invano, tutti i colpi finivano ripetutamente a vuoto, man mano che il tempo passava cercava di creare l’occasione per un ottima controffensiva, tutto un fallimento.

Un’ombra scura gli si avvicinò, passandogli a pochi centimetri, non riuscì a definirne il reatsu ma non gli era estraneo. La sagoma minuta, lo ingnorò totalmente scongiurando il pericolo di un ennesimo avversario con il quale scontrarsi come se uno, in quelle circostanze non fosse sufficiente.

Distratto, percepì la guacia infiammarsi, la bocca venne invasa dal sapore metallico del suo stesso sangue, e il corpo strisciò lungo il corpo dell’amico, permettendogli di intravedere il volto dell’ombra misteriosa di qualche istante prima.

''Non ho tempo per le spiegazioni, tu occupati dell’arrancar'' gli ordinò con fermità, inziando a praticare un massaggio cardiaco al ragazzo, più che al corpo sembrava volesse rianimare l’anima che stava abbandonando il corpo logorato dal cero.

Ishida non fece domande, sputò il sangue per terra, si massaggiò il volto, e fece scivolare il ciondolo dal polso, non sapeva ancora quale strategia adottare, ma si ritrovò senza un peso da portare: occuparsi dell’incolumità di Kurosaki. 

''chigo, non ti azzardare a morire che non ti vogliamo nella soul con noi!>>gli disse con fare soavemente preoccupato. La pioggia che fino a qualche istante prima sembrava solo di passaggio divenne all’improvviso una tempesta, capace di far naufragare una nave in mezzo all’oceano. Le mani massaggiavano il petto, gli occhi cercavano un minimo segno vitale del ragazzo, tutti sforzi che vide vanificati.

''bakamono! sveglaiti stupito depravato!''gli urlò non nascondendo la preoccupazione.

‘’sei proprio una femminuccia Ichigo, non credevo bastasse così poco per ammazzarti’’ una voce, una voce nella testa del ragazzo, non riusciva a comprendere, non vedeva nulla, era preda dell’oscurità, una fitta nebbia nera che gli impediva di capire dove si trovasse, da dove provenisse qualle voce, a tratti familiare ma allo stesso tempo indistinguibile. Si sforzava di mettere a fuoco, di capire, lentamente obbligò gli occhi a quel buio, cercando di delimitarne i contorni. Tutto era sfocato, tutto sembrava annullarsi sotto il suo sguardo, vagamente gli ricordava il mondo interiore nel quale incontrava il vecchio zangetsu, all’improvviso si vide incapace di respirare, l’aria gli si bloccava nei polmoni, che posto era? Era ignorante, non vi era suono, non vi era possibilità di respirare, e allora che cosa stava facendo li? Che cosa lo aveva spinto in quel luogo? Che stava accadendo? Le domande alle quali credeva di poter dare risposta divennero causa di ulteriori interrogatori. Stava morendo?

‘’Ichigo, Ichigo, te l’ho detto che se muori tu, muoio pure io’’ ancora quella voce, ma da dove? e quella frase, l’aveva già sentita. Nel secondi di panico senza respiro, capì che era solo un illusione, quella voce stava giocando al gatto con il topo, in più il buio non aiutava la concretizzazione di un volto o della situazione.

''Chi sei? Dove sei?''una parte di se iniziava a comprendere la risposta, ma non ne era certo, almeno non da quando zangetsu sembrava avesse cessato di esistere.

‘’dovresti riconoscere chi ti ha salvato la pelle più di una vollta, visto che mi sei riconoscente’’ mugugno con tono sarcastico.

ichigo percepì dei passi provenire da distante, farsi più vicini, più rapidi che mai.

''che cosa vuoi da me? Dove cazzo sei?''gli urlò girando su se stesso.

‘’qui’’ affermò la voce a pochi centimetri di distanza dal volto del ragazzo. Lo riconobbe, ma non credette ai suoi occhi, come poteva essere? Se aveva perso i poteri di shinigami, che ci faceva lui li in quello che definiva il suo ‘’subconscio?’’.

‘’Non fare quella faccia sorpresa, se i tuoi poteri di shinigami esistono è solo grazie a me’’ disse ridendo come un re spavaldo ‘’zangetsu era solo la punta dell’iceberg, se questo mondo esiste, è grazie a me’’ ichigo lo guardava interrogativo ‘’ho solo deciso di prendermi una pausa’’ concluse tirandogli la testa indietro con l’indice ‘’e guarda che è successo? stai alle strette tra la vita e la morte’’ aggiunse. Il ragazzo continuava a non comprendere, era tutto così assurdo

''Che diamine stai dicendo? ho usato il saigo no getsuga tensho…''disse ichigo incazzato ''tu non dovresti più esistere''aggiunse.

 

 

’Vedi ichigo, la situazione è più complicata che con la questione di engetsu di tuo padre, ma che ne dici se rimandiamo la conversazione mio prode cavallino?’’ la sua voce rimbombava nelle orecchie di ichigo, non comprendeva e odiava essere trattato come uno stupido, era accaduto nuovamente tutto così velocemente che non riusciva a riordinare gli eventi, poteva ritornare ad essere uno shinigami? o doveva attingere forza diventando ciò che odiava? un hollow?

‘’per il momento non posso concederti di diventare shinigami, non abbiamo tempo per spiegarti cosa devi fare, se vuoi vivere, ti concedo il permesso di diventare...’’ le parole del suo alterego divennero flebili, diventare cosa? non capiva, non comprendeva, le mura di quel subconscio iniziarono a crollare, i lineamenti dell’ambiente circostante svanirono, che stava accadendo?

L’odore della pioggia sull’erba e dell’asfalto bagnato lo riportarono al mondo dei vivi, niente es, io o super io, i rumori  indistinti lo fecero trasalire scattando a sedere. La sua testa si scontrò fragorosamente contro una superficie solida di entità sconosciuta, credette di bestemmiare, i suoi occhi abituati a una pronda oscurità, si dovettero risforzare di essere vittime silenziose della luce della tempesta. Un volto prendeva forma davanti a se, lasciandolo senza parole, stava per parlare quando un suono agghiacciante lo destarono dal fare domande. 

Ishida non aveva smesso di combattere, sballottato da qui a li, da un muro a un altro, senza sosta incassava i colpi del nemico inferocito e divertito, quanto era passato? cosa voleva dire il suo alterego? Si portò una mano sul volto, una maschera.

''Riesci a farmi uscire dal corpo?''chiese guardando l’arrancar.

''Ma hai perso i tuoi poteri!''esclamò la ragazza osservando l’amico.

''Se ti vedo, vuol dire che è successo qualcosa…''rispose fermo e lucido. Non la degnò di ulteriori attenzioni, in quell’instante voleva comprendere le parole di Ogihci. Rukia, conoscendo il ragazzo, sapeva che era inutile intrattenere una discussione nel bel mezzo di una battaglia, con un Ichigo che sprigionava energia da ogni poro, bramoso di lotta, desideroso di risposte. Infilò il guanto, non sapeva nemmeno perchè lo avesse con se, puntò il palmo sul petto di Ichigo e spinse fuori la sua anima, rimanendo allibita da ciò che vide.

Ichigo rimase senza parole, quella che indossava non era la divisa di uno shinigami, ma percepiva il peso della maschera sulla testa e di due katane nelle mani. Si osservò riflesso negli occhi di Rukia, quella sensazione che gli mancava, lo fecero rivivere. Non era uno shinigami, non sapeva cosa era, ma si sentiva potente. Forse erano i poteri di vizard, come gli ex capitani del gotei, ma non aveva voglia di perdere tempo con interrogatori, aveva il potere di fermare il nemico, e per la prima volta dopo mesi si sentì vivo, come contro ulquiorra.

L’energia gli scorreva nelle vene, il suo corpo sembrava conoscere alla perfezione quella nuova forma, quei nuovi poteri, shinigami? Vizard? Hollow? che importava, era lui, e dentro se sentiva ruggire il potere assopito.

''levati di mezzo Ishida''urlò, portandosi con uno shunpo fulminio accanto al ragazzo. 

''Kurosaki?''

''Riposati, mi servi vivo per comprendere che cazzo sta succedendo''gli disse mentre osservava l’arrancar in segno di sfida. ''

Chiuse gli occhi, raccimulando tutta l’energia che poteva sprigionare, il reatsu gli scuoteva le membra, si sentiva come quando chiamava il bankai, ma era molto più intensa la situazione nella quale s’era ritrovato.  si ricordò perchè realmente gli mancassero i poteri, non per proteggere le persone amate, ma anche per lottare e distruggere. Ishida e Rukia osservarono Ichigo, che senza esitazione si fiondò sull’avversario, che attaccava con cero e pugni. Un Ichigo fulmineo evitava gli attacchi a furia di shunpo, il reatsu sembrava aumentare drasticamente ogni secondo che passava, che stava accadento? Non aveva limiti di potenza? da dove attingeva tanta energia?

L’arrancar vide fallire ogni attacco. La situazione s’era capovolta, con un Ichigo imbestialito e un ishida estrefatto e amareggiato per la forza dell’amico, dovette rassegnarsi a seguire i movimenti flashiati del rivale. Quelle che impugnava ricordavano vagamente zangetsu, ma l’uniforme, cos’era diventato?

''poniamo fine a questo scontro''disse Ichigo portandosi le katane perpendicolari al petto, chiudendo gli occhi, il suo corpo venne invetito da una luce rossa e nera, gli occhi scintillaro di energia.

''getsuga tensho!''

Non capì cos’era diventato, cosa volesse dire il suo alterego, non gli importò, si sentiva finalmente completo, anche con l’assenza del vecchio zangetsu, non importava cos’era, capì cosa voleva essere per se stesso e per gi altri.

Kurosaki Ichigo: età 17. Professione: sostituto shinigami.

  
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