Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Colpa delle stelle    02/04/2014    7 recensioni
E se Katniss non avesse resistito alla chiamata dell'arco e delle frecce e avesse provato qualche tiro durante le sessioni di Addestramento?
E se i Favoriti si fossero accorti della sua bravura e le avessero proposto un'alleanza?
Se lei avesse accettato?
Questa non è la storia dei due "innamorati sventurati".
Questa è la storia di come una semplice ragazza lotterà per ritornare alla sua vita, per riabbracciare la sorella, per camminare ancora una volta nei boschi del Distretto 12.
E di come due paia di occhi grigi, intrisi del suo stesso odio e della sua stessa determinazione, la spingeranno fino al limite.
Katniss è la ragazza in fiamme e non può vivere senza Gale, il fuoco che l'alimenta e la tiene in vita.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Favoriti, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2



L'abito che Cinna ha creato per me è semplicemente perfetto.
Il tessuto è di un colore così simile alle fiamme che, ogni volta che mi muovo, sembra sul punto di prendere fuoco, da un momento all'altro.
Le scarpe sono molto più basse di quanto mi aspettassi dopo le lezioni con Effie e questa piacevole sorpresa non può che avvantaggiarmi.
Me ne accorgo sin mentre faccio le poche scale che mi dividono dal palco e raggiungo Caesar, il commentatore degli Hunger Games.

La chiacchierata con Haymitch il giorno prima non si era conclusa bene, spero solo che la carta dell' “essere me stessa e sorridere tanto” funzioni con i capitolini.
- Direttamente dal Distretto 12, Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme! -
L'applauso dei capitolini mi accoglie e l'abbaglio dei flash mi da il tempo di riprendermi e nascondere la smorfia che mi è sfuggita sulle labbra.
- Benvenuta a Capitol City, Katniss! - mi accoglie Caesar, stringendomi subito la mano e invitandomi a sedere sulla poltrona di fronte a lui. - Dev'essere stato un gran cambiamento dal tuo Distretto. Cos'è che ti ha colpito di più da quando sei arrivata qui? -
Il vostro accento odioso, le parrucche troppo sgargianti, la vostra stupidità, il coraggio che avete nel mandare ventiquattro ragazzi giovani a scannarsi a vicenda in un'arena solo per divertirvi...
- Lo stufato d'agnello. - scherzo, causando una risata di Caesar e di alcuni spettatori nella platea.
In fin dei conti, non è così difficile.
Devo solo ignorare le loro parrucche, il loro accento, il fatto che magari, proprio in quel momento, qualcuno immagina la mia morte...
- Senza ombra di dubbio il piatto più gustoso che abbia mai mangiato. - annuisce Caesar, passandosi nel contempo una mano sulla pancia. - Non si nota, vero? -
- Non troppo. - rido, seguita da quasi tutti i capitolini.
L'unico aspetto positivo delle interviste, è proprio Caesar: è l'unico presentatore degli Hunger Games che mette a proprio agio i Tributi e consente ai capitolini di divertirsi, sempre.
Forse è proprio per questo che il Presidente Snow se lo vuole tenere stretto.
- Ma che mi dici del tuo costume alla sfilata? Avanti, voglio almeno una persona a cui non sia piaciuto. -
I capitolini si affannano a scuotere la testa e qualcuno fischia, come a voler denigrare chiunque osasse alzare la mano.
- Le fiamme erano pericolosamente vere e ho seriamente pensato di prendere fuoco anche io. -
Un'unica risata si solleva dal pubblico e Caesar addirittura si asciuga una lacrima dall'angolo dell'occhio.
Incredibile quanto a Capitol City si divertono per una semplice battuta.
- Poi però, quando ho visto l'effetto che faceva, non ho potuto non considerare il genio di Cinna. Il suo abito è fantastico, il più bello che abbia mai potuto indossare. - continuo, cercando il mio stilista nel pubblico. - Dopo questo, ovviamente. -
Caesar guarda il mio vestito, fa un fischio di approvazione e poi muove il dito, a formare un cerchio in aria.
Mi sta chiedendo una piroetta e io, da bravo Tributo che vuole catturare l'attenzione degli Sponsor, gliela concedo.
Inizio a girare, a girare, a girare e anche se mi gira la testa continuo a piroettare, mentre la gonna del mio vestito mi segue e spruzza scintille di fiamme intorno a me.
- Davvero incredibile! - applaude Caesar, afferrandomi subito dopo, prima che riesca a perdere l'equilibrio e imitare Haymitch con una caduta in grande stile dal palco.
- Uno spettacolo inimmaginabile. - aggiunge, tra i fischi del pubblico.
Sorrido, mentre le cose intorno a me smettono di girare e Caesar riprende con le domande.
Mai avrei immaginato di ritrovarmi un giorno su un palco, a volteggiare e a ridacchiare, davanti a una folla di sanguinari esaltati.
- Parliamo ora del tuo voto alla sessione di addestramento. Undici. - qualcun fischia dal pubblico e Caesar gli schiaccia l'occhio. - Sinceramente non ce lo aspettavamo dal Distretto 12. Vuoi dirci il tuo segreto?  -
Lancio un'occhiata dubbiosa verso il balcone degli Strateghi e mi permetto un attimo per ridacchiare di nuovo, poi torno a guardare Caesar e scuoto il dito.
- La mia bocca è sigillata. - rispondo. - Gli ordini sono ordini. -
Un mugolio si solleva dal pubblico, che guardano insistentemente verso il balcone degli Strateghi, sorridenti e consapevoli del segreto che portano sulle spalle.
Caesar si esprime in una smorfia di vera sofferenza, per poi scuoetere la testa e passare oltre.
- Torniamo indietro allora, al momento della Mietitura, quando ti sei offerta volontaria per tua sorella. - mi afferra la mano e la stringe, guardandomi negli occhi. -- Vuoi parlarci di lei? -
Non ho nessuna voglia di parlare di Prim, la piccola e fragile Prim, davanti a voi, ma devo farlo, proprio per lei.
- Si chiama Prim, ha dodici anni e le voglio bene, più di qualsiasi altra persona al mondo. -
Il silenzio ora è pesante, nessuno osa più aprire la bocca.
- E cosa ti ha detto mentre ti salutava? - chiede ancora Caesar, con gli occhi sgranati.
- Di combattere e tornare da lei. - sussurro, con gli occhi fissi davanti a me, in una chiara ostentazione di sicurezza. - E io lo farò. -
- Tu combatterai e vincerai, ne sono certo. -
Caesar mi prende la mano e la bacia con delicatezza, poi mi fa alzare e mi volta verso il pubblico.
- Katniss Everdeen, la ragazza in fiamme! -
Fischi, urla di giubilo, applausi a non finire e tanti sorrisi, poi sollevo la gonna con le mani, proprio come mi ha ordinato di non fare Effie, e ritorno nelle quinte del palco, con un sorriso sognante sulla faccia che nemmeno mi accorgo di avere.
Mi sembra quasi di galleggiare in una nuvola: niente più pensieri, niente più preoccupazioni, solo sollievo e consapevolezza di aver fatto colpo.
Almeno finché non arriva il turno di Peeta.
Il suo odio nei miei confronti è talmente forte, si sente così tradito, che non fa niente per nasconderlo.
Nemmeno Caesar riesce a frenarlo e prima che chiunque potesse prevederlo, si ritrova a insultare me e i Favoriti, la nostra alleanza mancata, quel filo di amicizia che
è nato tra di noi dal viaggio dal Distretto 12 fino a Capitol City.

La sorpresa lascia presto il posto alla rabbia, ma Haymitch deve aver intuito i miei pensieri, perché mi raggiunge subito dopo la fine delle interviste e mi trascina in ascensore, senza che riesca a raggiungere Peeta e parlargli.
Lo scorgo prima che le porte si chiudano, accompagnato da Portia, e l'ultima cosa che vedo sono i suoi occhi, addolorati, rivolti verso di me, in una muta richiesta di perdono.
 


Dopo l'ultimo giorno di allenamento credevo di aver scampato la parte più difficile e invece ora mi ritrovo qui, senza sonno e con la paura che mi tormenta.
L'intervista è andata bene, a parte la palese frecciatina di Peeta sul fatto che mi fossi alleata con i Favoriti.
I Capitolini però non avevano preso molto bene i suoi insulti e si vedeva chiaramente che l'unica ad essersi guadagnata la loro attenzione ero stata io.
Allargo le braccia sull'enorme letto e ripercorro ancora per qualche minuto tutta la serata, prima di alzarmi e uscire dalla stanza in punta di piedi.
Davanti all'enorme finestra del salone siede Peeta, con la fronte contro il vetro e gli occhi chiusi.
Sto per fare dietrofront, ma mi blocco quando sento che mi chiama.
- Katniss. - sussurra, voltandosi a guardarmi.
Colgo l'occasione per togliermi uno dei tanti pesi che ho sul cuore. - Scusa se ti ho aggredito l'altro giorno agli allenamenti. - dico, sedendomi di fronte a lui.
Per un momento ho il timore che mi assalga, quasi a voler bilanciare i conti, ma quando vedo che sorride stancamente mi rilasso.
- No, scusa tu per la mia scenata a pranzo. Come hai detto tu c'è un solo vincitore. -
Mi fisso le mani, senza dire niente, e aspetto.
- Ho sempre voluto rimanere me stesso e mi convincevo che nemmeno Capitol City mi avrebbe cambiato, e invece mi ritrovo ad urlarti contro davanti a tutta Panem solo perché sei più forte di me. -
Provo ad obiettare, ma non me ne lascia il tempo.
- Dopo il tuo 11 in addestramento ho addirittura pensato di ucciderti una volta nell'arena, ma poi ho pensato che così non sarei diventato altro che una pedina della capitale e non voglio far del male a nessuno. -
Le sue parole mi toccano nel profondo, aprono addirittura uno spiraglio di speranza nei miei pensieri bui, ma subito la verità li offusca di nuovo.
- Non posso permettermi di pensarla così. - commento, guardandolo fisso negli occhi.
Noto la comprensione e il dolore passare nel suo sguardo.
- Hai tua sorella da cui tornare. Tua madre e... Gale. - dice, calcando il nome del mio amico.
Annuisco, senza far caso all'irritazione nel suo tono.
- Se mi ucciderai nell'arena, lo accetterò. - continua, tornando a guardare il panorama notturno della capitale.
- Lo stesso vale per me. - ribatto.
Peeta sorride di nuovo, ma nessun sentimento di felicità muove le sue parole.
- Lo sai cos'ha detto mia madre quando è venuta a salutarmi? - mi chiede, lasciandomi allibita.
Ovviamente scuoto la testa e per un attimo mi ritrovo a pensare a suo padre e al pacchetto di biscotti che mi aveva regalato e che io puntualmente avevo buttato fuori dal finestrino del treno.
- Ha detto che il Distretto 12 potrebbe avere un vincitore quest'anno. - confessa, guardandomi. - Ma non si stava riferendo a me. -
Deglutisco rumorosamente, ripensando a quella donna così ostile che vende il pane nel mio Distretto.
Mia madre, anche se si era lasciata andare dopo la morte di mio padre, non avrebbe mai pronunciato delle parole del genere, non avrebbe mai dato per scontata la mia morte.
Perché sa bene che sono diversa da lei e che non mi arrenderò senza lottare.
- Mi dispiace Peeta. - riesco comunque a dire, senza far caso al magone che mi stringe la gola.
Mi allontano dalla finestra e raggiungo il corridoio velocemente.
Una volta nell'arena, avrei dovuto uccidere quel ragazzo.
Lo stesso ragazzo che mi ha creduto sua amica e che mi ha raccontato le sue paure.
- Lo so. - sussurra, ma non mi volto indietro di nuovo.
Devo nascondere le lacrime che mi rigano il volto.
Perché ora lo so.
Da quando ho ammesso che avrei provato ad ucciderlo nell'arena, ho capito: Capitol City mi ha cambiata e non c'è modo di tornare indietro.
Ma la cosa più grave, è che a me va bene.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Angolo d'autrice:
Credo di odiare Peeta in questo capitolo, ma è solo un odio passeggero...
Dal prossimo capitolo, l'arena!
E finalmente un po' d'azione sanguinosa!
Dunque, ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, chi ha recensito e chi legge in silenzio.
Alla prossima,
Lucinda_Lockwood

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Colpa delle stelle