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Autore: Katherine Buffy Pierce    02/04/2014    1 recensioni
Il titolo parla già da se perciò non anticiperò nulla, nella trama. Questa FF è collocata alla fine, CHE IO HO IMMAGINATO, della quinta stagione, ovvero quando Damon viene ucciso da un viaggiatore per uno scontro a causa di una questione di Doppelganger. Quando vede Bonnie, per poterla attraversare e andare nell’altro lato, non succede nulla. Damon viene catapultato nella stessa dimensione in cui si trova Katherine Pierce. La storia che racconterò, partirà circa 4 mesi dopo la morte di Damon. Elena, Stefan e gli altri, sono riusciti a portare indietro Damon da quella dimensione infernale anche se non si sono portati indietro solo Damon... Elena e gli altri, escono una sera per festeggiare il ritorno di Damon ma avranno una piccola sorpresa riguardo uno dei due fratelli Salvatore. Il narratore di questa FF è un nuovo personaggio chiamato Alex Fell.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La storia di Alex'
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima Fan Fiction e spero che vi piaccia. Mi scuso già se trovaerete degli errori, ma l'ho scritta di getto e perciò è probabile che ce ne siano. Se volete fare qualche commento, scrivere pure una recensione. Grazie mille a tutti! Buona giornata!

Iniziava la solita giornata noiosa e priva di senso. Scuola-Lavoro-Casa. Ecco la mia giornata riassunta in 3 parole. Non era per niente piacevole passare 5 giornate alla settimana in questo modo, ma d’altronde, non potevo fare altro. Da quando mia madre non c’era più, ho dovuto fare delle scelte e darmi da fare per poter vivere ancora nella mia casa a Lynchburg.
-Alex!- esclamò Jessica, la mia amica.
-Si?- risposi io a bassa voce per cercare di non farmi scoprire dal professor Jenkins.
-Riusciresti a passarmi un attimo il tuo libro? Io, il mio, l’ho dimenticato.- chiese Jessica avvicinando la sua mano a me per prendere il libro.
Glielo porsi senza risponderle e tornai a pensare. Jess non era proprio una mia amica ma è la migliore amica della mia ex ragazza, Jennifer. Quella stronza mi aveva tradito con il quarterback della squadra di football e perciò ci lasciammo. Due mesi fa, ovvero solo 1 mese dopo la morte di mia madre. Finalmente suonò la campanella e quindi, dopo essere uscito da scuola e prima di andare a lavoro, decisi di andare al cimitero. Dopo 23 passi, eccola li. Sul viale principale c’era la lapide di mia madre con scritto: Amanda Fell, 1981-2013. Non era per niente facile andare in quel posto per me, siccome fui io a trovarla mentre stava morendo. Dopo aver sistemato i fiori ai piedi della lapide, corsi subito al lavoro dove il signor Head mi avrebbe sgridato a causa del ritardo. Lavoravo in un bar karaoke e dovevo, oltre a servire ai tavoli, cantare occasionalmente sul palco quando nessuno dei clienti si faceva avanti a cantare. Era piuttosto imbarazzante, ma a me, almeno fino a 3 mesi prima, piaceva cantare. Da quel momento, per me, cantare era diventato un incubo... Così come ogni altra cosa. Non riuscivo più a trovare qualcosa di bello nella mia vita. Forse perché mi ero accorto di essere completamente solo; i miei amici non mi parlavano più, probabilmente per il mio atteggiamento dopo la morte di mia madre, non avevo nonni o parenti a cui potermi appoggiare e beh, non avevo un padre. Questo mi ha sempre causato una grande tristezza fin da quando ero piccolo. Tutti gli altri bambini avevano una mamma e un papà, mentre io avevo solo una mamma. Avevo sempre voluto conoscere mio padre, ma ogni volta che ne parlavo a mia madre, lei mi diceva di no e di non provare mai a cercarlo. Non ho mai capito il perché del suo comportamento. Forse mio padre era, o è, un grande stronzo e mia madre non voleva che io lo conoscessi. Ad ogni modo, una volta arrivato a lavoro, iniziai a servire i primi clienti del mio turno. Il signor Head non mi sgridò per il ritardo, anche se mi guardò male appena arrivai. Dopo aver servito qualche tavolo, dovevo darmi da fare con il karaoke. Quella sera dovevo cantare Fix You. Mentre cantavo la canzone, mi accorsi che era lì. L’uomo o ragazzo, non saprei bene come definirlo, della fotografia che mi fece vedere mia madre era li! Con altre due ragazze e un ragazzo. Quando vidi quella fotografia, mia madre stava morendo e l’unica cosa che mi disse era: “Stai lontano da questo ragazzo. Potrebbe essere molto pericoloso. Non chiedermi altro.”.
Ho sempre pensato che avesse potuto trattarsi di mio padre ma non ne ero così certo. Era troppo giovane per sembrare mio padre. Però qualcosa dentro di me, mi diceva di stargli lontano. Non solo perché me lo aveva chiesto mia madre, ma anche perché avevo una strana sensazione. Un sesto senso. Avevo appena finito la canzone e in modo piuttosto orrendo dato che ero sconvolto per ciò, o meglio chi, avevo visto. Corsi subito in cucina sperando di non aver lanciato involontariamente degli sguardi sconvolti, durante la mia esibizione, in direzione del ragazzo o di non avere detto nulla di strano al microfono. Infatti, quando sono distratto per qualcosa che mi preoccupa o che comunque mi turba, tendo a blaterare cose insensate. Siccome erano pronti degli ordini, dovevo proprio uscire da lì. Una volta aperta la porta, guardai in direzione del ragazzo e notai che ne lui ne i suoi amici c’erano più e guardandomi in giro, non li intravidi. Fiuh, finalmente potevo uscire. Bam! Qualcuno mi afferrò un braccio e mi trascinò fuori dalla porta sul retro, facendomi cadere per terra tutti piatti. Appena mi resi conto di cosa stava succedendo, mi ritrovai con le spalle al muro e con la mano del ragazzo che mi premeva contro il collo come per soffocarmi.
-Chi sei tu?- disse lui con gli occhi pieni di confusione e ansia.
-Non riesco a parlare se mi strozzi!- cercai di esclamare anche se non ci riuscii a causa della mancanza di ossigeno. Una volta che mi lasciò andare, gli risposi.
-Io sono Alex. Ma non ti conosco.- risposi massaggiandomi la gola.
-Ah si? E perché, alla fine della tua esibizione, mi hai guardato negli occhi e hai detto a bassa voce che dovevi scappare?- disse lui confuso.
-Oh, beh. Io tendo a dire cavolate mentre canto perché sono distratto. Scusate. Ma comunque, come hai fatto a sentirmi parlare a bassa voce, se eravamo lontanissimi?- dissi io cercando di divincolarmi.
Lui mi ri-afferrò con una forza incredibile e esclamò: -Sei proprio sicuro di non conoscermi?-
-Io non posso parlare con te. L’ho promesso-  in quel momento, mi accorsi di aver detto troppo.
-A chi l’hai promesso?- disse l’altro ragazzo scaraventandomi contro il muro.
-Fermi! Gli fate male!- esclamò la ragazza mora alla mia destra.
Dopo essermi alzato, decisi di svuotare il sacco e, guardando il ragazzo della foto, gli dissi: -Hai mai conosciuto una ragazza di nome Amanda Fell?- chiesi io con voce tremolante.
-Si. Perché mi chiedi di lei?- disse lui frustrato.
-Beh, lei era mia madre e mi ha dato questa prima di morire- dissi io porgendogli la foto del ragazzo che portavo con me da quando mia madre non c’era più.
-Non so nient’altro. Mi ha dato questa foto e mi ha solo detto che potresti essere pericoloso e di starti lontano.- conclusi io.
Era a dir poco sconvolto e confuso come i suoi amici.
-Dove è tuo padre? Magari lui ne sa qualcosa.- chiese il ragazzo.
-Io non ho un padre. O almeno, non l’ho mai conosciuto.-
-Oh.- disse lui con un’espressione confusa.
-Quanti anni hai?- chiese lui guardandomi con uno sguardo indecifrabile.
-17. Perché?- chiesi io sforzandomi di rimanere tranquillo.
-Oh mio Dio! No. Non penso. Non sarebbe possibile che questo sia... No.- farfugliò lui confuso.
La ragazza che mi difese prima, mi disse di aspettarli lì e dopo circa 10 minuti in cui si erano allontanati da me per parlare, tornarono da me.
-Come mai conoscevi mia madre?- gli chiesi appena si avvicinò a me. Non mi rispose. Mi fissava con lo sguardo confuso e basta.
-Io... Mi chiamo Stefan e credo di essere tuo padre.- con quest’ultima affermazione, mi lasciò a bocca aperta.
  
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