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Autore: Elly24    02/04/2014    5 recensioni
Ogni tanto il vuoto che ho nel petto brucia, ricordandomi che non merito di essere felice. Mi ricorda che ero la ragazza di fuoco, che brucio proprio come sono bruciate tante persone. Proprio come è bruciata Prim.
In quei momenti devo chiudere gli occhi e respirare a fondo aspettando le braccia di peeta che mi circondano rassicuranti e mi fanno riflettere sul fatto che vivere non è un errore.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beetee, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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# Ricordi INSICUREZZE

Pov Peeta

Katniss è ancora immobile sulla soglia che fissa inorridita quel piccolo corpo disteso a terra. 

Alzo le mani insanguinate sopra la testa, la voce mi trema mentre pronuncio le parole che mi tormentano e mi vorticano in testa. "Katniss...non...non è come sembra!” Il suo sguardo vacilla per un attimo e incontra i miei occhi agghiacciati dal terrore. Sbatte più volte le palpebre e si lancia su Wave prendendolo delicatamente in braccio. 

"Prendi l'auto di Haymitch, Peeta, corri!” Mi urla mentre balza fuori dalla stanza con Wave fra le braccia. Sono ancora intontito e mi fanno male le mani ma non posso fare altro che ubbidire. Mi stacco un pezzo di vetro dalla carne stringendo i denti per non urlare e mi catapulto fuori dalla casa. 

È notte fonda e l'aria è umida. La pioggerellina insistente di qualche ora fa si è trasformata in un temporale violento. Katniss ha avvolto il bambino in uno straccio per cercare di fermare il sangue e mi intima di sbrigarmi mentre frugo nelle tasche convulsivamente per cercare le chiavi che mi ha affidato Haymitch. 

Proprio in quel momento esce da casa sua con ancora indosso il pigiama. Si tiene la fronte con una mano e borbotta qualcosa di incomprensibile. 

“Ma che diamine state facen...oh santa maria vergine!” Quando si accorge della creatura rossa tra le braccia di Katniss, strabuzza gli occhi e sbianca visibilmente. Nel frattempo io ho trovato le chiavi e sto per salire al posto di guida mentre Katniss balza agilmente nel sedile posteriore. 

“Non c'è tempo, Haymitch. Sali con noi oppure resti qui?” Gli chiedo in tono concitato mentre l'acqua  comincia a inzupparmi la maglietta. 

Per tutta risposta si avvicina velocemente all'auto e mi appoggia una mano sulla spalla “ci penso io ragazzo” dice accennando al volante. Ah già, le mie mani. 

Corro al sedile passeggero e Haymitch parte sgommando. “Dove andiamo precisamente?” Chiede mentre aziona i tergicristalli. 

La voce di Katniss trema violentemente “ Hanno aperto da poco un ospedale qui vicino, i volontari. Quello in cui sono stata io.Non ci sono  medici esperti ma se riusciranno  almeno a chiudere la ferita poi lo farò  curare da mia madre, nel 13, o meglio a capitol” 

Mi chiedo se non sia già morto. In effetti non ci siamo preoccupati di fermarci a controllare che respirasse. 

Non mi sono accorto del tempo che è passato inesorabilmente veloce ma Haymitch posteggia in mezzo alla strada impedendo quasi il passaggio e tutti ci catapultiamo dentro. Una dottoressa giovane rimane paralizzata alla vista di un caso così grave. Chiama in raccolta alcuni infermieri e un dottore anziano che sembra avere una rassicurante esperienza. 

Devono quasi strappare a forza il bambino dalle braccia di Katniss che insisteva per accompagnarlo nella sala operatoria. Quando la massa di dottori sparisce dietro una porta blindata mi sento terribilmente stanco. 

È stata una terribile giornata e in questo momento vorrei solo essere ancora a casa, aver messo Wave a letto e dedicarmi a Katniss. Ad un certo punto una dottoressa piuttosto anziana mi tocca delicatamente una spalla trasportandomi con  un balzo violentissimo alla realtà. Faccio quasi fatica a mettere a fuoco il suo  viso. 

"Giovanotto a te ci penso io” rimango a fissarla per un po'senza capire finché non mi ricordo ancora una volta delle mie mani piene di vetri e graffi. 

La seguo come un automa in una piccola stanzetta dove con delle pinzette mi estrae tutte le scheggie e disinfetta il tutto con un po'di alcool. 

“Crede che ce la farà?” Le chiedo mentre le parole escono  quasi da sole. Lei  mi guarda con tenerezza come si fa con un bambino che vuole troppi giocattoli più  di quanti se ne possa permettere la madre. 

“Beh giovanotto sicuramente faremo tutto il possibile ma...questo non è ancora un ospedale ben fornito capisci? Siamo pieni di giovani stagisti e con  poca esperienza. Siamo abituati a curare piccoli tagli, sbucciature di bambini, ferite superficiali. Non  questo genere  di cose. Probabilmente, se sopravviverà, verrà  inviato  a Capitol City” 

Quelle parole sono un boccone amaro. Forse più come uno sciroppo, di cui si sa il cattivo sapore che ha, ma fa male comunque sentirlo andare giù. E digerire quelle parole non è affatto facile. 

“Ma non disperare” aggiunge notando la smorfia cui si è trasformato il mio volto “Vedrai faranno del loro meglio” mi ritrovo ad annuire passivamente mentre esco dalla stanza con le mani fasciate. 

Il corridoio è deserto. Solo una figura, esile e rannicchiata su una piccola seggiola rossa di plastica, mi guarda fisso negli occhi trapassandomi da parte a parte come una lama incandescente. Sento un brivido scendere lungo la schiena e mi preparo a ingoiare la mia dignità perché so di averne ben poca assieme all'onore e al rispetto. Sono pronto a prendermi ogni tipo di insulto. 

Ma quello che mi ritrovo davanti è solo un silenzio assordante, strano e inquietante. Un silenzio eloquente che vale più di mille parole. Un silenzio molto più  doloroso a cui non ero preparato. 

Katniss mi fissa ancora, immobile nella sua posizione fatale, come una preda imprigionata nella stretta mortale di un cobra. Sembra soffocare nel dolore, nei ricordi, nella vergogna.

“Dov'è Haymitch?” “Ha incontrato un suo amico dottore che aveva appena finito il turno e gli ho detto che poteva andare. Non abbiam...non ho bisogno di lui” 

“E Wave?” “È ancora sotto i ferri” 

Chiudo gli occhi per un istante e rivedo milioni scheggie di vetro fracassarsi sulla sua faccia e scuoto la testa per liberarla da certi pensieri. 

"Katniss io...” Taccio aspettando che mi interrompa. Vorrei solo che si arrabbiasse, che mi tirasse contro qualcosa, che mi schiaffeggiasse se servisse a far sbollire la sua rabbia. Ma questo silenzio così carico di tensione e dolore fa soltanto aumentare la mia angoscia. “È stato un incidente” sospiro torturandomi le mani appena fasciate. 

“Si anche ieri notte lo è stato, un incidente” “che vuoi dire?” Chiedo confuso. 

Torna a fissarmi un'altra volta. Ma adesso sento trapassarmi qualcosa di nuovo, forse rabbia o rancore, ma comunque un qualche sentimento che mi fa sentire meglio. 

“Voglio dire che non eri in te quando mi hai quasi fracassato il cranio stanotte” ci metto qualche secondo a capire ma quando lo faccio balzo dalla sedia e le parole mi escono come un torrente.

“No Katniss, hai frainteso tutto io non...” “No,Peeta ho capito invece” ribatte secca. 

“NO! No e no! Non ho colpito Wave se è quello che pensi! Il vaso è caduto! Giocavamo ed è stato un incidente!” 

“Peeta avevi ancora il vetro in mano e gli occhi fuori dalle orbite! A chi vogliamo prendere in giro?” Anche lei si alza dalla sedia e mi urla in faccia. 

“Katniss sai che non lo farei mai e poi mai! Tu non  puoi  pensare  una cosa del genere! Non  puoi!” 

Si massaggia le tempie come per cercare di calmarsi poi torna a parlare tenendo stretti i pugni lungo i fianchi e scandendo bene ogni singola parola. 

“Non sto dicendo che lo hai fatto intenzionalmente, ma hai avuto uno dei tuoi momenti e questo ti rende...” La sua voce ha assunto un tono così calmo da sembrare innaturale. 

Io invece urlo e sbraito e questo fa di me peggio di quello che posso sembrare ai suoi occhi ora. 

“DILLO una buona volta! Dillo! UN MOSTRO, Katniss? Cosa? Me lo ricordo dannazione! Stava correndo e improvvisamente ha sbattuto la testa contro il tavolo e si è rovesciato tutto! Io non ho fatto nulla!”

“Ma non lo capisci? Non sei responsabile delle tue azioni! Hai quasi ucciso un lattante! E per cosa poi? E se un giorno avessimo dei figli? Un momento ci giochi e un secondo dopo li accoltelli? Cosa Peeta, cosa?” 

“Non posso credere che tu stia dicendo una cosa del genere” nella mia voce risplende chiara una nota di amarezza.

“E io non potevo credere che tu mi avessi colpito con una sveglia. Ma è successo. Fattene una ragione e prenditi le tue responsabilità. Vattene immediatamente da questo ospedale e non avvicinarti mai più a me o al bambino sono stata chiara?” 

Resto esistante in piedi vicino a lei, faccia a faccia. Non può essere successo veramente. Solo poco tempo fa Wave ha iniziato a camminare e noi stavamo sul divano a baciarci. Perché? Perché è successo? Perché Katniss mi tratta così e non mi crede? Non ha alcun senso. Stringo i pugni e mi avvicino alla porta. Afferro la maniglia e mi blocco. 

“È questo quello che vuoi?” Lei non mi guarda, mi da le spalle e sento il suo respiro alternato ai singhiozzi. Tace poi sussurra impercettibilmente 

“Questo è quello che volevi tu” la sua voce è dura, severa. Non sembra un rimprovero però, solo una dura verità. 

Sbatto la porta alle mie spalle e ritorno sotto al temporale. Tiro un pugno al cofano dell'auto di Haymitch dimenticandomi ancora una volta di essere ferito. Impreco nella notte in cerca delle chiavi e quando le trovo mi rifugio nel tepore dell'auto. 

Non ho intenzione di andarmene, devo solo riflettere. Mi prendo la testa tra le mani quasi per bloccare quel nauseante flusso di pensieri che mi sta opprimendo. Chiaramente Katniss non si fida più di me dopo l'episodio dell'altra notte. Dovrei contattare Beete probabilmente, e chiedergli cosa è andato storto ma questo di sicuro non è il momento. Il mio problema è che non c'è nessuna soluzione. 

Non vedo come possa fare a recuperare la fiducia di Katniss. Mi accascio sul sedile e mi massaggio le tempie sbuffando al gelo. 

**

E così passa la mia notte. Dentro l'auto scassata di Haymitch al gelo. Vengo scosso continuamente da brividi di freddo e vergogna. Vergogna per quello che ho fatto e vergogna per aver lasciato Katniss da sola in un momento del genere. Vergogna perché non ho il coraggio di alzarmi e tornare dentro l'ospedale.

Ma quando un raggio di sole comincia a scaldarmi le membra intorpidite e il mio stomaco brontola, capisco che devo soffocare la vigliaccheria. In fondo, dopo tutto quello che abbiamo passato, Katniss non può allontanarmi così dalla sua vita. Magari era solo presa dalla furia del momento, le passerà. Questi pensieri sono stupidi ma sono anche l'unica motivazione che ho per alzarmi da qui. 

Appena apro la porta vengo travolto da un via vai impressionante di dottori in divisa o altri che si danno il cambio. Cerco di farmi spazio tra la folla e finalmente scorgo  Katniss nella sala d'attesa. È rannicchiata sulle scomode seggiolone rosse tipiche dell'ospedale e respira regolarmente. Deve essersi addormentata. Mi tolgo la giacca e gliela appoggio sulle spalle. Mi incammino verso il piccolo bar gestito dai volontari e ordino due cappuccini sforzando un sorriso per quei due sconosciuti. 

Quando torno nella sala di attesa Katniss si è messa a sedere. “Ehy” la saluto impacciato. 

“Ho visto la giacca,ho capito che eri qui” risponde secca evitando il mio sguardo. Mi restituisce la giacca. “Puoi tenerla se vuoi” 

Alza per un attimo gli occhi, quasi fino ad incontrare i miei poi li riabbassa sulle sue mani. “Sto bene adesso, grazie” 

“Ti ho preso un caffè, credevo potesse farti sentire meglio” lo prende svogliatamente ma invece di berlo fissa il contenuto senza proferire parola. Dopo un attimo di silenzio non mi trattengo più “senti Katniss, so che cosa pensi. Io non ho mai voluto tutto questo. L'altra notte è vero, ti ho colpita, ma la paura di poterti perdere mi ha fatto tornare abbastanza lucido da non rifarlo più. E ti giuro, ti giuro con tutto me stesso, che non ho colpito Wave. Stavamo giocando e il vaso è caduto. È stato uno spiacevole incidente e io me lo ricordo! Me lo ricordo dannazione! Non sono confuso lo so per certo. Non allontanarmi, ti prego” 

Lei rimane in silenzio per un tempo che mi sembra infinito. “Katniss, stamattina mi hai chiesto di restare. Credevo che ti importasse di me” alza gli occhi e mi scruta per un po'. Ho quasi recuperato la speranza che possa parlarmi e chiarire tutto quando stiracchiandosi si alza “vado a prendere un altro caffè. Questo è freddo” 

La speranza mi abbandona e un'ondata di delusione mi pervade il corpo. Non  può  essere vero. Non  è da lei pensare una cosa del genere. Dopo svariati minuti torna e si siede accanto a me. Non ne sono sicuro ma credo che il bicchiere di caffè che ha in mano sia lo stesso di prima. Rimaniamo così in silenzio che ad un tratto temo che stia trattenendo il respiro. Dopo un quarto d'ora buono decido di uscire un po' per sgranchirmi le gambe e, detto fra noi, forse anche per sciogliermi in lacrime. 

Ma proprio mentre mi sto per allontanare, un sussurro soffocato mi ferma. “Ti credo” penso di aver udito ciò,ma era così basso il volume della voce di chi l'ha pronunciato che per un attimo credo sia stata un allucinazione e decido di continuare a camminare. 

“Ti credo Peeta” ripete la voce un po'piu forte stavolta e quando mi giro non posso ancora credere che appartenga a Katniss. Inarco le sopracciglia confuso e rimango a fissarla sorpreso. “Davvero?” Che domanda stupida. Come se mi aspettassi che rispondesse “eh no! Scherzetto!” Che stupido Peeta, che stupido. 

Lei sembra accorgersi della mia battaglia interiore ed accenna un sorriso. “Si beh io...scusa. So che non faresti mai del male a Wave, mi fido di te Peeta. Ho bisogno di te, mi puoi perdonare?” Chiedere perdono non è dalla mia Katniss, sempre determinata a non accettare alcun aiuto dagli altri. È per questo che capisco che deve essere davvero disperata. Vedo che i suoi occhi sono lucidi e si asciuga velocemente una lacrima che le sta scivolando sulla guancia. Scatto avanti per accarezzarla e dirle di non fare così quando un dottore con una cartellina in mano si mette fra noi. 

“Siete voi che attendete per Wave Odair?” “Si, siamo noi” ribatte Katniss presa alla sprovvista. Il dottore tace per qualche secondo. 

“Ha novità dottore?” Chiedo con il  cuore in gola. Lui ci guarda teneramente e prende un bel respiro. 

“Il bambino è...”

**ANGOLO AUTRICE** 

Ehy ragazzi, ciao :)

La prima cosa che ho da dirvi è scusate. So quanto avete atteso e mi dispiace molto, saranno più di due mesi che non aggiorno. Per ringraziarvi  della pazienza  ho fatto un capitolo interamente  POV Peeta! Vi avevo lasciato l'avviso quindi sapevate che attesa vi aspettava. Ringrazio tantissimo le ragazze che mi hanno lasciato una recensione in quel momento di debolezza per incoraggiarmi,vi voglio bene. Come avrete notato ho deciso di tenere l'avviso perché non mi sembra giusto eliminare delle bellissime recensioni/incoraggiamenti che mi sono stati fatti. E poi è parte della mia storia e mi ricorderà sempre quanto impegno ci ho messo per svolgere questa ff. Scusate anche per il mio solito finale ma siete fortunati, avevo in mente qualcosa di mooolto peggio, ve lo assicuro. In realtà questo capitolo non mi piace per niente, mi sembra scritto piuttosto male, ma ho fatto del mio meglio, non riesco a fare di più al momento. È stato un  brutto mese questo, molti di voi lo sanno già, ma il mio piccolo cagnetto ci ha lasciato e io ho sofferto molto. Vi mando un bacione enorme, grazie ancora 

Elly24
  
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