Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    03/04/2014    4 recensioni
Cosa succede se, all'improvviso, tutta la tua vita diventa un incubo da cui non riesci a svegliarti?
Cosa puoi fare se tutti sembrano credere che tu abbia fatto l'unica cosa per te inconcepibile?
Semir si troverà ad affrontare la prova forse più difficile della sua vita... ha davvero tentato di uccidere il suo migliore amico?
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Tutto perduto? 
 
“KALVUS” urlò Semir uscendo dal nascondiglio e puntando la pistola direttamente  sull’uomo.
Tutti gli uomini dell’olandese si bloccarono all’istante, mani sulle fondine delle pistole, mentre Elli stringeva  il braccio di Aida, che alla vista del padre iniziò ad urlare e dimenarsi per raggiungerlo.
“Cosa credi di fare?? Sei solo e noi siamo dodici…” disse Decekr puntandogli a sua volta la pistola contro.
“Lasciate andare la bambina altrimenti ti posso assicurare che prima che  tu premi il grilletto il cervello del tuo capo  è già esploso” Semir parlava in tono durissimo senza distogliere gli occhi da Kalvus.
Passarono alcuni secondi di assoluto silenzio in cui tutti sembravano congelati ad eccezione di Aida, che continuava a dimenarsi cercando di svicolarsi dalla stretta di Elli.
“Ho detto lascia andare la bambina, conto sino a tre poi sparo a questo bastardo” urlò  ancora Semir
L’urlo ebbe l’effetto di far mollare ad Elli la presa per un attimo; Aida ne approfittò subito e dopo aver assestato una pestata sui piedi della ragazza si divincolò e corse verso il padre.
“Fermi non vi muovete!!” urlò ancora una volta Semir, sempre tenendo la pistola puntata contro Kalvus
“Hartmut… prendi la bambina e vai!!” urlò al tecnico che nel frattempo era uscito anche lui dal suo nascondiglio.
Tutto avvenne molto velocemente; Harty ebbe solo un attimo di esitazione poi afferrò al volo Aida che correva incontro al padre e corse via verso il cancello.
“Ho detto non vi muovete!!!” urlò Semir tenendo sempre la pistola puntata, nel tentativo di coprire la fuga dei due mentre sentiva le urla disperate di Aida “Lasciami…. lasciami voglio andare da papà”
 Semir trattenne il fiato fino a che non sentì le urla di Aida farsi più lontane,  e anche se si rendeva conto che la situazione  per lui era disperata,  aveva comunque ottenuto quello che voleva.
Preso a tenere sotto tiro Kalvus non si accorse dei due uomini che lo aggiravano e lo prendevano di spalle; il colpo alla nuca lo spedì immediatamente nel modo dei sogni.
“Fermo, non ancora!” ordinò Kalvus all’uomo che aveva già puntato la pistola contro la testa di Semir.
“Voi inseguite quei due…” ordinò ad alcuni uomini, che immediatamente si lanciarono all’inseguimento di Hartmut ed Aida.
“Portatelo dentro…” disse poi Kalvus mentre rientrava nella villa.
 

 
Max era ormai da ore seduto accanto al letto di Ben, sempre più angosciato.
“Maledizione…” bisbigliò controllando ancora una volta le reazioni pupillari del giovane.
“Perché non ti svegli? Cosa dico ora a Semir?” bisbigliò a se stesso controllando e ricontrollando i valori sui monitor.
Aveva rischiato molto nel somministrare quella sostanza ad un paziente reduce da una emorragia celebrale, ne era cosciente e ne era cosciente anche Ben; ma come medico aveva compiuto una scelta ragionata, valutando i rischi ed i benefici, e nel suo pensiero  era sempre stato certo che la cosa sarebbe filata liscia, altrimenti non avrebbe mai messo a rischio la salute del giovane.
Ma ora le sue certezze iniziavano a vacillare.
 Compose sul telefono il numero del reparto di radiologia.
“Sì sono il dottor Weiss, ho bisogno di una TAC urgente” disse all’infermiera che rispose alla chiamata.
Si rendeva conto che così usciva allo scoperto, che trasportando Ben al reparto radiologia  in molti l’avrebbero visto, anche forse la talpa che Kalvus aveva all’interno dell’ospedale. Ma non aveva scelta, doveva capire cosa c’era che non andava.
“Herbert… dammi una mano a portare il paziente al reparto radiologia” fece all’infermiere che passava davanti alla stanza.
 
"Io non riscontro anomalie…  l’emorragia non è ripresa”  disse il tecnico porgendo a Max  le lastre della TAC.
Il medico tirò un sospiro di sollievo, ma subito dopo si rabbuiò. Ancora non aveva una spiegazione sul perché Ben era incosciente  
“Max… io sono certo di aver saputo che il paziente era morto…” disse ancora una volta il radiologo; Max ancora si rivedeva davanti la faccia stupita del collega quando aveva visto  l’uomo sulla barella.
“C’è una spiegazione Robert… ma ora non posso dirtela, ti devi fidare di me, ti prego di mantenere il segreto, è…. una operazione di polizia…”  rispose cercando di apparire convincente. “Ed è essenziale tenere il segreto” ribadì
  “Ma come mai è di nuovo in coma?” chiese ancora il radiologo, lo stesso che aveva esaminato Ben nelle settimane precedenti.
Max si limitò a scrollare le spalle mentre con Herbert spingeva fuori la barella.
Appena il gruppetto fu sparito nel corridoio Robert prese dalla tasca il cellulare.
“Sì abbiamo un problema…” disse a chi rispondeva dall’altro lato della linea.


 
Hartmut correva più veloce che poteva nel boschetto che circondava la villa, ma la sua corsa era rallentata da Aida che  continuava a fare resistenza.  Il rosso si maledisse più volte per aver lasciato il cellulare in auto.
“Lasciami Hartmut io voglio tornare da papà” strillò ancora una volta la bimba
“Shhh Aida ti prego… dobbiamo nasconderci e stare in silenzio… e cercare di raggiungere la mia auto” provò a calmarla Hartmut. Non aveva esperienza con i bambini, non sapeva parlarci e non sapeva calmarli.
“Ma io voglio andare da papà…” protestò ancora la bimba con le lacrime agli occhi
“Ti prego Aida, dobbiamo correre verso l’auto…” disse sempre più preoccupato Hartmut vedendo i fasci di luce delle torce degli inseguitori ondeggiare fra i rami degli alberi.
Finalmente la bambina si convinse e prese la mano di Hartmut. Entrambi silenziosi corsero verso l’auto.
Erano quasi giunti in vista della strada quando Hartmut sentì il rumore di rami spezzati dietro di sé.
Terrorizzato si voltò, mettendo protettivo Aida dietro le sue gambe.

 
 
Semir riprese lentamente conoscenza e subito si accorse che l’avevano legato  mani e piedi ad una sedia.
Si schiarì gli occhi e vide la figura di Kalvus che lo fissava con la solita aria di sfida.
“Bene, finalmente sveglio…” rise.
Semir si guardò intorno e sospirò di sollievo non vedendo Aida ed Hartmut, forse ce l’avevano fatta a scappare. Nella stanza c’erano solo Decker ed Elli.
“Ti credi furbo vero??” continuò Kalvus sibilandogli in faccia.
“Ti credi così furbo da potermi ingannare??” ora Kalvus urlava furibondo
Semir rimase in silenzio. Fredda gli salì l’orrenda sensazione che Kalvus avesse scoperto che Ben era ancora vivo.
“Il trucco è vecchio Gerkan, l’ho usato anche io…”
Semir continuò a rimanere in silenzio.
“Credi aver salvato il tuo  amico? Invece morirà lo stesso, il mio uomo lo ucciderà nel modo più atroce. E appena i miei trovano tua figlia, e stai certo che la trovano, la sgozzo davanti ai tuoi occhi” urlò alla fine Kalvus, con occhi folli.

 
 
Max provò ancora a svegliare Ben chiamandolo e stimolandolo.
La mancanza di coscienza era per lui inspiegabile; tutti i valori del giovane erano nella normalità, considerato quanto aveva passato nei giorni scorsi.
 Da neurochirurgo sapeva che il corpo e soprattutto il cervello hanno i loro tempi di recupero per superare i traumi, ma era sempre più terrorizzato dall’idea di ritrovarsi Semir davanti e dovergli dire la verità.
“Maledizione Ben, cosa hai nella testa che non ti fa svegliare?” si chiese
Ed effettivamente Max non poteva immaginare cosa aveva Ben nella testa ed i ricordi che erano tornati a tormentarlo.
 

Ben era rinchiuso da ore ormai nella piccola stanza dove l’avevano scaricato dopo il lunghissimo viaggio nel bagagliaio di un’auto.
Aveva sete e fame e la testa gli  faceva ancora male per il colpo ricevuto. Lentamente si toccò la nuca sentendo ancora il sangue raggrumito.
Ormai non aveva neppure più la forza di cercare di forzare la porta, del resto ermeticamente chiusa. E si macerava nella preoccupazione per Semir. Non lo vedeva da quando li avevano separati.
Dopo un ulteriore tentativo di forzare la porta si appisolò e quando riaprì gli occhi si accorse che la porta era socchiusa.
La debolezza fisica non lo faceva ragionare bene,  ma si rendeva conto che probabilmente era una trappola. Non si poteva permettere di non tentare, doveva cercare di uscire e soprattutto cercare di sapere dove era Semir.
Barcollando si mise faticosamente in piedi e uscì con circospezione dalla piccola stanza.
La mancanza di cibo ed acqua lo rendeva debole.
Guardandosi intorno vide che era in un magazzino; i corridoi creati dalle grosse casse in deposito erano  poco illuminati e lui si  incamminò cercando l’uscita.
Camminava circospetto, quando sentì un rumore molto vicino… c’era qualcun altro.
Lesto si nascose dietro una delle casse fino a che non vide passare un’ombra… subito gli sembrò familiare. Cauto mise la testa fuori appena in tempo per vedere la figura di spalle. Camminava imperioso ed aveva una sbarra in mano.
Semir!!! A Ben bastò una occhiata per riconoscere il compagno e stava quasi per chiamarlo quando la voce gli si strozzò in gola. C’era qualcosa di tremendamente sbagliato, anche se non sapeva dire cosa.
 Più veloce che poteva, tenendosi nascosto cercò di intercettare il cammino del suo partner per vederlo di faccia e chiamarlo  silenziosamente.
Appena lo vide sbucare dall’angolo del corridoio lo chiamò bisbigliando “Semir..Semir sono qui!!”
Ma quando l’amico si volltò a guardarlo il suo sguardo lo sconvolse… vi lesse solo odio.
“Semir sono io” disse ancora  verso l’amico e per un attimo credette di avere le allucinazioni quando lo vide avventarsi verso di lui brandendo la sbarra che aveva in mano.
Fece appena in tempo a  scansare il tremendo colpo che Semir cercò di sferrargli.
Terrorizzato e confuso si mise a correre lungo i corridoi. Il cuore gli batteva forte e non riusciva  a razionalizzare quello che era successo.  
Si mise a correre senza meta attraverso i vari corridoi e sentiva che Semir lo inseguiva urlando frasi di odio senza senso; cosa aveva, perchè si comportava così??.
Con la coda dell’occhio vide l’amico salire su di un pila di casse e sradicare dal muro quella che gli sembrò  una telecamera.
Disperato senza sapere cosa fare si  nascose accucciato dietro ad una grossa cassa.
Non si accorse che gli stava alle spalle sino a che non vide l’ombra alla luce fioca della lampada sul soffitto
Si girò di scatto e vide Semir troneggiare su di lui con la sbarra alzata, pronto a colpire. Nei suoi occhi solo odio
“No Semir che fai!! Sono io, sono Ben, non puoi farlo…” urlò terrorizzato ed incredulo. 
Poi l’ultima cosa che vide fu la sbarra che gli piombava sul viso.
 

Ben si svegliò di colpo urlando e ansimando.
“NO NO!! Non è possibile, non è vero!!!” urlò disperato senza neppure rendersi conto di  dove era.
Immediatamente nel suo campo visivo entrò Max.
“Ben… grazie a Dio… calmati, calma, va tutto bene” gli disse il medico cercando di tranquillizzarlo
Ci vollero  alcuni  secondi prima che Ben si rendesse conto di dove si trovava.
“Finalmente ti sei svegliato, mi hai fatto prendere uno spavento terribile…” Max cercò di tranquillizzare Ben che tuttavia continuava ad agitarsi piangendo disperato.
“Ben calmati dai, che c’è? Va tutto bene… che c’è?” Max iniziò a preoccuparsi per lo stato di agitazione del giovane.
Ma Ben non rispondeva continuando ad agitarsi in lacrime “No no, non può essere stato  lui!!" Continuava a ripetere meccanicamente.
Max si vide costretto a sedarlo leggermente. “Shhh sta’ calmo va tutto bene…” disse in tono rassicurante, pigiando alcuni pulsanti sul display collegato alla flebo.
Piano piano Ben si calmò, ma continuava a piangere disperato
“Ben che c’è? Hai dolore?”
“No no…” balbettò il giovane
“Allora che c’è?” chiese ancora il medico.
Ma Ben non ebbe il tempo di rispondere.
Dopo un leggero colpo alla porta, nella stanza entrò il radiologo Robert.



Ebbene sì... è stato proprio Semir a colpire Ben nel magazzino...
Grazie sempre a tutti e recensioni (belle e brutte) sempre gradite
  
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