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Autore: _ M i r a i _    03/04/2014    2 recensioni
[RanMasa, molti accenni RanTaku][comico, romantico][se mai entrate, mai vedete (?)]
-e...e tu chi saresti?!- [...]
-io? Io sono il tuo angelo, qui per aiutarti a realizzare il tuo scopo!- [...]
fateci un saltino, anche piccolo, pls :)
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~2. Una giornata… particolare~

 


È buio, non si riesce a vedere niente. Il nero inghiotte qualsiasi cosa, senza nemmeno uno spiraglio di luce, di speranza. Fa freddo, il silenzio domina in quel posto, se così si può chiamare.
Gli occhi azzurri di Kirino si aprono di scatto, scrutandosi attorno. È sdraiato, su un pavimento nero, immerso nel nero delle pareti e del soffitto. È tutto completamente nero.
Si alza lentamente, cominciando a camminare in una direzione imprecisata. I suoi passi echeggiano nel vuoto, scomparendo piano piano. Il suo respiro si fa sempre più affannato e aumenta il passo. Ha paura; comincia a correre.
Dopo qualche minuto inciampa e cade. Calde lacrime gli solcano le guance e i singhiozzi colmano il silenzio straziante. Rimane così per molto tempo, immobile, a piangere.
Sente dei passi avvicinarsi. Sono tanti, un gruppo di persone. I singhiozzi soffocati lo fanno tremare; sente il freddo e la stanchezza assalirlo.
I passi si fermano e Ranmaru apre a fatica gli occhi. Nella visione sfocata dalle lacrime riesce a distinguere una decina di figure nere, dai lineamenti non definiti. Quasi delle sagome.
Una flebile voce gli arriva all’orecchio, facendolo trasalire.
-perché esisti? -


Il suono della sveglia, squillante come al solito, gli perforò il timpano, facendogli aprire gli occhi. Allungò il braccio verso il comodino, andando a tentoni, cercando di spegnere quella dannata.
-RANMARU! SCENDI A FARE COLAZIONE!- l’urlo lo sorprese, lasciandolo per un secondo a mezz’aria, per poi cadere con un tonfo subito dopo. Alzò il braccio e spense la sveglia, che segnava le sei e mezza. Almeno una cosa era sistemata.

Un altro incubo. Perché questi sogni insensati lo tormentavano quasi tutte le notti con frasi del tipo “non servi a nulla”, “nessuno ti ama” e simili? E perché lui ci dava anche peso?! Doveva ignorarli, ma non ci riusciva.
Decise di alzarsi dal pavimento, prima che sua madre lo chiamasse ancora o peggio, venisse in camera sua per trovarlo steso sul pavimento.

Scese le scale e si diresse verso la cucina, trovando il latte e i biscotti già sul tavolo, mentre sua madre, in completo da lavoro, si preparava per uscire. Stropicciò gli occhi e sbadigliò, poi si sedette a tavola, versando il latte nella tazza.
-non capisco perché devo alzarmi così presto se la scuola comincia alle otto, mamma- si lamentò a mezza voce, essendo ancora impastata dal sonno. La donna lo guardò sorridendo dolcemente.
-lo sai, non mi piace andare via la mattina presto mentre dormi. E se succedesse qualcosa? E poi non devi arrivare tardi a scuola-.
-ma se abitiamo a dieci minuti di distanza a piedi- ribatté, poi notò lo sguardo di sua madre puntato su di sé. Guardava intensamente i suoi occhi, lasciandolo confuso.
-hai avuto un incubo vero?- disse poi. Kirino sospirò.
-sì, è un po’ che mi vengono senza motivo- spiegò, mentre addentava il primo biscotto. La mano amorevole della donna gli scompiglio i capelli, poi uscì dalla cucina salutandolo. La porta dell’ingresso si chiuse e Ranmaru rimase solo, come tutte le mattine.

Finita la colazione -si e no due biscotti e mezza tazza di latte, siccome non aveva mai molta fame la mattina-, si buttò a peso morto sul divano, accendendo la televisione su un canale a caso.
Era rimasto tutta la notte alzato per ripassare in vista del test di geografia, entrando nel letto circa alle tre. Maledetto quel prof, che aveva avvertito gli alunni solo un giorno prima. Maledetta la geografia, di cui non gli importava nulla. Maledetto lui, che aveva rimandato lo studio all’ultimo!

“Infondo” pensò “dieci minuti potrei anche farmeli, no?”. E, prima che se ne rendesse conto, le sue palpebre erano già chiuse e il suo cervello si era spento.




L’occhio destro si aprì, richiudendosi subito al contatto con la luce. Gli ci volle un po’ per abituarsi, ma alla fine riuscì a distinguere oggetti e ambiente circostante. Sarebbe stato meglio prepararsi adesso. Che ore erano?
Il suo sguardo divagò, fino a trovare il televisore. Stavano dando uno di quei programmi tipo talk show per casalinghe che si interessavano d’attualità. Guardò in basso a destra l’orologio della tv, sbiancando e alzandosi in piedi.
-MENO UN QUARTO!!- urlò in preda all’agitazione. Aveva solo cinque minuti per lavarsi, vestirsi e uscire di casa. Si fiondò letteralmente in bagno, uscendovi dopo il più veloce che ha potuto. Afferrò la cartella nell’ingresso e corse fuori di casa sbattendo la porta. Per un secondo gli parve addirittura di sentire il lamento della vicina di casa, ma non ci diede peso.

Non si fermò fino alla scuola. Vi arrivò difronte, appoggiandosi ad un albero per riprendere tutto il fiato usato per correre, restando lì due minuti buoni. Diede uno sguardo all’orologio da polso: le otto e cinque! Il professore era puntiglioso sulla puntualità, avrebbe fatto meglio a muoversi.

Entrò nell’edificio e salì le scale arrivando alla sua classe. Aprì la porta, trovando tutti gli sguardi puntati su di sé, incluso quello dell’insegnante. Non era per nulla piacevole.
-scusi il ritardo professore- si inchinò il rosa verso l’uomo. Costui si avvicinò, rimproverandolo con un richiamo verbale, poi gli fece cenno di sedersi e cominciare la verifica, come tutti i suoi compagni. Obbedì, sedendosi al suo banco, nella fila centrale. Prese un foglio, copiò le domande dalla lavagna e iniziò a pensarci sopra.

“La due… la faccio dopo. La cinque… la salto. La otto…WAAAH! Perché non mi vengono in mente?! Ho studiato tutta la notte!” pensò. Si mise le mani fra i capelli, tentando di ricordare quantomeno a brandelli lo studio fatto la notte passata. Poi, un dubbio lo assalì... aveva studiato sul serio?

Un flashback fece capolino nella sua mente: era lì, sul letto, in mano il libro di geografia, alle due e mezza. Le sue palpebre stavano per chiudersi, ma doveva resistere, era solo a metà del capitolo. E poi… e poi… e… boom. Addormentato di botto, con il libro in faccia al paragrafo dell’Inghilterra.
Che stupido! Stupido, stupido, stupido! Come aveva potuto pensare di riuscire a studiare di notte? Impossibile; non avrebbe mai più tentato cose simili. I suoi voti in geografia sarebbero diminuiti tantissimo. Poteva sognare di cavarsela con la media dell’otto d’ora in poi.

E mentre sentiva già le parentali di sua madre, i lamenti dei professori e i suoi voti scendere oltre il centro della terra, una mano gli toccò leggermente il braccio, facendogli ruotare la testa di novanta gradi. Il suo sguardo ormai vacuo ne incontrò uno sveglio e pimpante color terra. Assieme ad essi vi era una capigliatura blu sparata in alto con movimenti ondulati, una carnagione scura e un sorriso fino alle orecchie.

-ehi Kirino, ho fatto i bigliettini! Ti vedo in difficoltà- disse Hamano sistemandosi meglio gli occhialini rossi sulla fronte. Era senza dubbio un ragazzo strano e impulsivo, ma generoso.
Il rosa accettò i biglietti sorridendo e ringraziando. Gli aprì, restando per qualche secondo allibito. La calligrafia era quasi illeggibile, tipico di Kaiji, ma non era un grosso problema. Il contenuto, beh…
“L’Inghilterra ha tipicamente un clima caldo e soleggiato, sembra di stare in spiaggia! La fauna della Svezia è costituita solamente di pinguini, più qualche orso polare, ma pochi pochi. L’ economia in Russia, invece, è basata sulla vodka e le matrioske”.
-…anche quello è tipico di Hamano- sussurrò impercettibilmente mentre il blu gli faceva l’occhiolino.




-com’è andata la verifica?- chiese Hayami, il migliore amico di Hamano, durante l’intervallo. Molto timido e riservato, uno coi voti alti nella media ma simpatico. Ovviamente il blu esultò dicendo che era tutto merito dei suoi bigliettini se avrebbero preso un bel voto.
Kirino non rispose, rimanendo a fissare un punto preciso dell’aula, esattamente dal lato opposto al suo. Aveva un’espressione imbambolata, la bocca semiaperta e il volto poggiato sulla mano; gli occhi seguivano i movimenti di qualcuno.

Shindou Takuto. Capitano della squadra di calcio, ottimi voti, di buona famiglia. Era il preferito dai professori, aveva più di metà delle ragazze della scuola a suo seguito (anche delle stalker, secondo alcune voci). Sapeva suonare il pianoforte con grande maestria e si impegnava in tutte le cose che faceva. L’unico a non rendersi conto delle sue doti sembrava essere proprio lui stesso, che manteneva sempre un carattere mite e gentile.

Ne era stracotto. Praticamente da sempre, da quasi due anni. Dalla prima volta che incrociò il suo sguardo, il primo giorno di scuola, davanti all’istituto. In mezzo a tantissimi studenti il suo sguardo si era fermato proprio su di lui, inevitabilmente, fermando il suo cuore.

Immerso negli occhi castani dell’oggetto dei suoi pensieri, Kirino non si accorse nemmeno dei numerosi richiami di Hayami e Hamano, fino ad un pizzicotto sul braccio datogli da quest’ultimo. La sorpresa lo fece agitare sulla sedia, facendolo così cadere rovinosamente per la seconda volta in un giorno.
-ehi, che ti succede? Sembravi immerso in un altro mondo- Tsurumasa si pulì gli occhiali con un panno, essendoci una macchiolina, per poi rimetterli sul naso. Intanto Kaiji stava guardando nella direzione che Ranmaru puntava poco tempo prima. Un sorrisetto malizioso si dipinse sul suo volto.

-uhuh, qualcuno ha una cotta per qualcun altro!- lo canzonò ridendo, mentre il rosa arrossì come un peperone e rincorse per tutta la classe l’amico. Intanto il rosso osservava Shindou, per poi uscirsene con la sua solita “positività”.
-ti sei scelto un obbiettivo difficile…-.
-eh?- entrambi i ragazzi si fermarono dal rincorrersi per ascoltare quello che l’occhialuto aveva da dire.
-beh, forse finirete insieme. Forse. Ma, se invece non funzionasse e tu ti deprimeresti talmente tanto da non farti più vedere? E se non mangiassi più? E se non vorresti più parlare? E se volessi…- non finì la frase. Andò semplicemente in un angolo della classe, la fronte contro il muro a ripetere frasi tipo “non voglio che Kirino muoia… non voglio che Kirino muoia… non voglio che Kirino muoia…”.

I due rimasero scioccati per qualche secondo, prima di riprendersi dalle previsioni negative di Hayami. Mai una volta che vedesse il sole quel ragazzo, invece della pioggia. Il blu prese parola.
-coraggio! Va’ a parlargli!-.
-e che cosa dovrei dirgli?!- Kaiji aveva iniziato a spingerlo a forza verso il castano, arrivando vicino all’obbiettivo.
-inventa qualcosa! Salutalo o che so io!- detto ciò lo lasciò davanti a Takuto, il quale si accorse di Kirino, salutandolo.

-oh, ciao Kirino-kun. Come va?- sorrise il castano. Il rosa deglutì e prese fiato prima di parlare, tutto rosso.
-ciao Shin- il suono della campanella lo bloccò e non fece in tempo a girarsi che l’altro si era già seduto al suo banco. Certo, come al solito. Non riusciva mai a parlare con lui, che stupidi gli scherzi del destino. Anche lui fu costretto a tornare al suo posto, visto che la professoressa di letteratura non avrebbe tardato ad arrivare.




Finalmente anche quella giornata scolastica era finita, non molto bene, ma almeno era finita. Una miriade di ragazzini uscivano a frotte da quella che credevano una prigione. Per evitare il caos che facevano ragazzi e ragazze, Ranmaru decise di passare per il cortile posteriore della scuola, che passava per i vari campi da gioco dei club.

Si guardò intorno camminando, arrivando al campo da calcio. Ci buttò un occhio, scorgendo la squadra della scuola pronta per allenarsi. Fra i giocatori vide Takuto… con la divisa era davvero carino. La fascia da capitano poi gli dava un’aria così autorevole e… ma che stava pensando?! Mica era una ragazzina!
Mentre pensava non si accorse di un “ehi! Attento!” rivolto verso di sé, ritrovandosi un pallone nero e bianco in faccia. Il botto lo fece… beh, ormai non c’è più bisogno di dirlo. Dei passi gli si avvicinarono frettolosamente.

-tutto bene?- quella voce, la riconobbe subito. Shindou era lì, davanti a se, che gli porgeva la mano amichevolmente. Divenne rosso e scattò subito in piedi.
-t-tutto a posto, grazie!- urlò inconsciamente, tappandosi la bocca subito dopo. Il castano fece un sorriso e voltò lo sguardo verso il campo.
-ti piace il calcio?- il rosa rimase interdetto, poi rispose.
-beh, sì… però io non…- disse incerto. Takuto lo interruppe prima ce finisse la frase.
-ottimo! Che ne dici di fare una prova per entrare in squadra?-.
-ma io non-.
 -perfetto! La prova sarà fra due giorni, ti aspetto!- detto questo prese il pallone in mano e tornò al campo. Kirino era rimasto impietrito, lì, come un deficiente, ad ascoltare il suono del vento primaverile. Che poteva fare? Il ragazzo era così felice quando lui ha “accettato”, non voleva certo deluderlo. Però…

-…io non ho mai giocato a calcio…- sussurrò pianissimo.



Che schifo di giornata.





 

 

//:// This is madness? THIS. IS. KAWAII!!! //://
No, lol, dovevo farlo -u-
Non sono morta gente! Scusate, scusate, scusate! Sono solo una povera cogliona >.<
Waaah! Sono messa malissimo che più male di così non si può! Scusate ancora se ci ho messo tanto a scrivere questo capitolo. Molto probabilmente si saranno scordati tutti di questa storia.
Passiamo ad altro! ^ ^”
Dunque, a dire il vero il capitolo doveva avere tipo un altro po’ di righe, ma ho deciso di tagliarlo qui, sennò non avrei retto. E nemmeno voi.
Vi dico solo che ci ho messo tre giorni (lentissima I am). Lo so che avrei dovuto scriverlo prima, ma ogni volta che mi mettevo al computer non avevo idee e mi perdevo in altro (distratta I am).

Lo so che ho descritto Kirino come un povero sfigato, ma doveva essere così, spiacente per le Ranmaru fans  .u.
E dovevo ovviamente mettere Hamano. In questo periodo mi piace molto ^ ^ (?)
Spero di aggiornare prima la prossima volta e che la lettura del capitolo sia scorrevole :D
E ricordate: Relient K is the way ♥
Lula




 

  
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