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Autore: Katherine Buffy Pierce    03/04/2014    1 recensioni
Il titolo parla già da se perciò non anticiperò nulla, nella trama. Questa FF è collocata alla fine, CHE IO HO IMMAGINATO, della quinta stagione, ovvero quando Damon viene ucciso da un viaggiatore per uno scontro a causa di una questione di Doppelganger. Quando vede Bonnie, per poterla attraversare e andare nell’altro lato, non succede nulla. Damon viene catapultato nella stessa dimensione in cui si trova Katherine Pierce. La storia che racconterò, partirà circa 4 mesi dopo la morte di Damon. Elena, Stefan e gli altri, sono riusciti a portare indietro Damon da quella dimensione infernale anche se non si sono portati indietro solo Damon... Elena e gli altri, escono una sera per festeggiare il ritorno di Damon ma avranno una piccola sorpresa riguardo uno dei due fratelli Salvatore. Il narratore di questa FF è un nuovo personaggio chiamato Alex Fell.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La storia di Alex'
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Mi svegliai all’improvviso, sussultando. Mi girai verso il mio comodino in cerca della mia sveglia, per vedere che ore erano, ma trovai soltanto una lampada e il mio cellulare. Solo allora mi resi conto che non avevo sognato niente. Ero in camera sua e non riuscivo più a dormire. Probabilmente, l’ansia e la paura mi avevano sfiancato e perciò appena toccai il letto, mi addormentai subito. Però, dato che in quel momento ero abbastanza riposato, non riuscivo più a chiudere occhio. Erano le 4.39 di mattina e non sapevo che fare. Per un po’ giocai con il mio cellulare ma poi, siccome la batteria era morta, fui costretto a stare nel letto a fissare il soffitto. Mi scappava la pipì e, siccome non sapevo dove era il bagno, decisi di uscire dalla camera per cercarlo. Il grande e ampio corridoio aveva numerose porte e non sapevo quale era quella del bagno. Mi avvicinai alla porta alla mia sinistra e aprii molto silenziosamente la porta. Intravidi che era la camera di Elena e che stava dormendo. La richiusi subito e appena mi girai per aprire la porta accanto, sentii che la porta di Elena si aprì di scatto.
-Chi diavolo sei tu?- disse Elena guardandomi arrabbiata.
-Ehm, Alex. Ci siamo conosciuti ieri, Elena.- dissi io piuttosto spaventato dal suo sguardo minaccioso.
-Oh.- disse lei facendo una pausa. Con un sorriso ambiguo, mi disse: -Scusa, sono ancora un po’ addormentata. Hai bisogno di qualcosa?-
-Oh, si. Il bagno. Potresti dirmi dove è?- chiesi io guardando il corridoio.
-E’ li. Dietro quella porta.- disse lei indicando 2 stanze dopo la sua.
-Ok. Grazie mille, Elena. Scusa se ti ho svegliata!-
-Tranquillo. Vai pure. A dopo.- disse lei con uno sguardo molto strano.
La sera prima mi era sembrata molto diversa... Ora era più strana. Ad ogni modo, una volta che uscii dal bagno, mi diressi verso la camera di Stefan per cercare di dormire un altro po’. Dopo un po’ che mi rigiravo nel letto, riuscii finalmente ad addormentarmi di nuovo.
 
Al mio risveglio, controllai l’orario su una sveglia appesa al muro che ora riuscivo a vedere grazie alla luce del giorno che entrava attraverso le tende. Erano le 8.48 e allora decisi di alzarmi. Mi misi le scarpe e uscii dalla stanza. Stefan era li fuori che mi fissava.
-Che c’è?- chiesi io.
-Dobbiamo parlare di quello che succederà adesso.- disse lui venendomi incontro.
-Ok.- acconsentii io deglutendo. Avevo paura delle conseguenze.
-Vieni di sotto, ho fatto comprare a Damon qualcosa da mangiare per te.
Lo seguii al piano di sotto dove, sul tavolo della cucina, mi aspettava la mia colazione.
-Ehm, grazie.- dissi io sedendomi al tavolo. Lui non mangiava.
-Tu non fai colazione?-
-Ehm... No. Ho già fatto colazione prima.- disse lui con un sorriso.
-Ok.-
-Non so come dirtelo ma.. Ci ho pensato tutta notte e credo che tu dovresti stare qui con me.- disse lui sedendosi in parte a me.
-Non penso che sia una cosa possibile. Io non vivo qui a Mystic Falls. Io voglio starmene a Lynchburg. E poi tu sembri una persona che non vuole avere legami. Scusa se te lo dico, ma mi dai quest’impressione.- dissi io guardandolo dritto negli occhi.
-NO! Io ho sempre voluto un figlio e... Beh... Mi hanno sempre detto che non potevo avere figli e invece eccoti qui! Voglio dire, sei un miracolo per me!- disse con uno sguardo dolce e quasi implorante.
-Addirittura? Beh. Non so se possa funzionare questa cosa... Ci conosciamo appena.-
 -Impareremo a conoscerci. Voglio almeno provarci...- disse lui.
-Ok.- acconsentii. Mi spiaceva non dargli nemmeno una chance. Magari era una brava persona...
-Se vuoi, puoi continuare ad andare a scuola a Lynchburg.-
-No. Preferisco cambiare aria. A Lynchburg, ormai, non parlo più con nessuno.-
risposi io velocemente.
-E allora perché, poco fa, hai detto che volevi rimanere a Lynchburg?- chiese lui confuso.
-Perché li c’è casa mia... E’ il luogo in cui sono cresciuto e mi dispiace lasciarlo...- dissi io. -E poi, siccome voglio provare a conoscerti anche io, posso stare qui a Mystic Falls e, di tanto in tanto, potrei tornarmene a Lynchburg per un saluto...- continuai lasciando cadere il discorso.
-Ok! Sono così felice di averti trovato, Alex!- disse dandomi una pacca sulla schiena.
-Anche io.- era vero. Era da quando avevo 5 anni che volevo conoscere mio padre e in quel momento, sperando che andasse tutto bene, avevo avuto l’occasione di farlo.
-Però aspetta! Prima devi dirmi una cosa.- dissi io guardandolo di nuovo negli occhi.
-Cosa?- chiese lui incuriosito.
-Perchè te ne sei andato? Perché hai lasciato mia madre?-
-Oh. Che ne dici se ci sediamo in giardino? Ti va? Così ti racconto tutto ciò che c’è da sapere su di me- disse tranquillamente.
Io acconsentii e dopo la sua ultima frase, capii che tutta la verità stava saltando fuori.
  
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