Anime & Manga > Ayashi no Ceres
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Autore: kaos3003    08/07/2008    0 recensioni
A volte è fin troppo rapido il passaggio dall'idillio alla rovina, e non sempre una dea merita d'essere felice.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi, i nomi e i luoghi qui riportati non mi appartengono, piuttosto sono da attribuirsi alla loro creatrice Yuu Watase e a chiunque ne detenga i diritti legali.
Quest'opera non ha scopo di lucro alcuno, ma vorrebbe essere forma una mera forma di intrattenimento per voi e per me, soprattutto.

Note dell'autrice: un anno, un anno per concepire un progetto e ragionare sulla mia idiozia galoppante, altro che "lente, lente currite noctis equi".
Comunque, dicevamo? Ah, sì. Un anno per concepire un progetto di sei flash fiction (non oso pensare ai tempi per progetti maggiori) e abbozzare idee, cestinarle, sbattere la testa al muro, cercare inutilmente un beta-reader, sbattere la testa sulla scrivania e decidere che chi fa da sé avrà crampi alla mano destra, ma sicuramente meno emicranie.
Ultima nota poi smetto di rompere, in questa raccolta termini cardine saranno i prompt della sfida "Quella sporca mezza dozzina" (vedi pagina challenge per chiarimenti), ma soprattutto saranno determinanti i significati dei fiori citati nel titolo.
Questa prima storia porta il nome di "Lappio". Il lappio è un fiore molto comune, che insieme a margherite e papaveri colora i campi già all'inizio della primavera, continuando poi a fiorire per tutta la stagione estiva. In alcune zone, laddove il clima resta particolarmente mite per tutto l'anno, il Lappio fiorisce anche durante l'inverno. Da sempre i bambini di ogni generazione raccolgono mazzolini di Lappio e altri fiori di campo per portarli in dono alla proprie mamme. Di qui il significato del fiore: puerilità e amore infantile.





"Kumi, questo è Akio. Sai, mi ha confessato che vorrebbe tanto vedere i tuoi disegni, perché non li vai a prendere?"


L'assistente della dottoressa Gladis che le stava parlando aveva sostituito il maglione del loro incontro precedente con una semplice maglietta, forse per farle sapere che la primavera aveva raggiunto il proprio culmine.
Se fossero state veramente queste le sue intenzioni, avrebbe potuto ricordarlo come il primo medico che si era reso conto di una macchia in quel paradiso. Per loro, costrette a vivere fra quelle mura prive di finestre, era difficile rendersi veramente conto del tempo che passava: i corridoi del Centro sembravano esserne immuni ai cambi di stagione e quel giorno erano abbelliti da felci ed edere, esattamente come tre mesi prima.
Kumi fissò un quadro su una distesa di grano per l'ennesima volta nell'arco della seduta. Almeno fosse stata a casa avrebbe visto fiorire i garofani rossi piantati sotto la sua finestra, oppure sarebbe potuta correre fino alla sua vecchia scuola ed osservare il piccolo parco tingersi del giallo acceso dei lappi e del bianco delle margherite.


"Akio e io pensavamo fosse una buona idea trasferirci da lui. La sua casa è grande ed è vicina ad un'ottima scuola."


Da piccola spesso si fermava oltre l'orario per raccogliere con qualche amica quei piccoli fiori di campo. Quelle mattine riusciva perfino a svegliarsi presto pur di rubare un nastro colorato dalla scatola che sua madre dimenticava quasi ogni sera sul tavolino da caffè del salotto.
Quando tornava a casa la gonna della divisa era sporca d'erba e terra e sua madre la guardava con fare disperato. Certo, qualche anno dopo avrebbe odiato anche lei vedere i propri vestiti ridotti in quello stato, ma in quegli anni le era stato veramente impossibile considerarlo un problema.
Nonostante tutto, sua madre riusciva a sorriderle e la faceva sentire insolitamente fiera recuperando dalla credenza una vecchia e sbeccata tazza grigia con i girasoli dipinti e riempiendola d'acqua, creando così un posto d'onore al suo piccolo mazzo di sole e primavera.


" Abbiamo deciso di sposarci, Akio sarà il tuo nuovo papà."


Poi una mattina sua madre era uscita di casa vestita di un abito di seta bianco e Kumi era rimasta a fissare il suo mazzolino di lappi, dimenticato sul tavolo della cucina per far posto a uno splendido bouquet di rose e calle. Qualcuno doveva averle sistemato la spallina dell'abitino rosa e bianco che era stata costretta ad indossare, prima di metterle una rosa bianca fra i capelli e trascinarla verso la macchina della sposa.
In quel momento aveva realizzato che sul tavolo della nuova casa non c'era posto per una vecchia tazza sbeccata e che la nuova scuola non avrebbe mai avuto un parco che in primavera si riempisse di lappi e margherite.
"Signorina Akiyama, mi sta ascoltando?"
Quando il ragazzo di fronte a lei la richiamò alla realtà, Kumi pensò che non aver visto la fioritura dei lappi quell'anno era, in fondo, un buon inizio per il suo futuro da dea.

   
 
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