HeartBreakers
Vizio
di famiglia
Capitolo
4 – Fughe e proposte
Kagome
fissava nervosa il soffitto, gli occhi ancora rossi. Si mordeva il labbro
inferiore, torturandolo, così come le sue dita si rincorrevano nervose,
incrociandosi e graffiandosi con le lunghe unghie.
Sango
l’aveva obbligata ad andare a dormire, ma quello era il risultato. Inoltre, la
sorella era rimasta silenziosa, e questo la inquietava. Avrebbe preferito se le
avesse urlato contro, detto che aveva promesso di andare con lei, che non
doveva innamorarsi. Invece era rimasta zitta, muta come un pesce.
La
verità, era che Sango si sentiva in colpa, perché
anche lei si era innamorata di Miroku, ma, a
differenza di Kagome, non riusciva a sentirsi in
colpa.
Aveva
solo paura, paura di amare e di essere tradita.
“Sango, non ce la faccio più!”, disse infine Kagome, “io vado da lui e…”. Si
morse il labbro. Doveva dire solo 5 semplici parole, ‘gli dico di lasciarmi
perdere’, ma non ci riusciva.
E
se non riusciva a dirle a Sango, come poteva sperare
di riuscire a dirle a lui?
“Kagome, tu non andrai da nessuna parte! Sai come finirà se
vai da lui? Eh? Lo sai?”, cominciò ad urlare Sango,
scattando in piedi, “finisce che quello ti si tr…
oddio, guarda che mi fai dire!”.
Kagome
la fissò, spaventata. La sorella non si era mai comportata così. Non poteva
sapere che stava sfogando su di lei anche le sue preoccupazioni. Sentì gli
occhi pizzicargli, e prima di poterlo impedire stava di nuovo in lacrime,
singhiozzante.
Sango
la guardò, colpevole, mordendosi il labbro.
“Kagome… io… mi dispiace, ma tu
devi capirmi!”, cercò di giustificarsi. La minore alzò lo sguardo, furente.
“LASCIAMI
SOLA!”, urlò, spaventandola. Dopodiché scoppiò in lacrime disperate sul suo
cuscino.
Sango
la osservò, e decise che era meglio lasciarla in pace per un po’. Era nervosa,
e avrebbe solo peggiorato la situazione, come aveva appena fatto.
Chiuse
la porta della camera da letto, e si sedette su una poltrona della stanza.
Perché si sentiva così? Eppure, quando aveva lasciato Miroku
non aveva sentito il minimo rimorso, esattamente come gli altri colpi. Perché
ora si sentiva stringere il cuore tanto da fargli male?
Forse
quello che stava succedendo era una punizione per aver spezzato così tanti
cuori.
Kagome
sentì vibrare il fianco, e si alzò sobbalzando, con gli occhi umidi e gonfi. Si
ricordò poco dopo che era il Vibracall del suo cellulare. Lo tirò fuori a
fatica dalla tasca dei pantaloni che aveva messo tornata in albergo, e osservò
il numero sul monitor.
Sconosciuto.
Rispose
con la voce più calma che riuscisse a fare.
“Pronto?”.
“Ehilà”,
disse una voce roca e ironica dall’altra parte. Kagome
sentì lo stomaco chiudersi e la bocca secca.
“C… ciao”, balbettò a voce bassa, per non farsi sentire da Sango. Strano, per la prima volta non sentiva il bisogno di
piangere. Sentiva il bisogno di quella voce.
“Non
so il perché prima sei fuggita, sappi che ho preso di nascosto il tuo numero
dal cellulare di Koga”, disse Inuyasha.
Anche lui stava bisbigliando.
Kagome
tacque, non sapeva cosa dire, come esprimersi.
“Non
sei scappata per colpa tua vero? C’è qualcuno che ti influenza. Senti, se è per
Koga io…”, continuò lui.
“Non
è lui”, disse la ragazza, in difficoltà. Si morse un labbro, e strinse con la
mano libera il lenzuolo, talmente tanto che quasi lo tagliò con le unghie.
“Allora
è tua sorella”. Non era una domanda.
Kagome
deglutì, colpevole. Non riusciva a negarlo, non riusciva a mentirgli. Ma sapeva
bene che stava tradendo Sango.
“Puoi
uscire?”, chiese la voce, spezzando il silenzio. Lei non rispose.
“Sei
ancora in linea?”, domandò quindi.
“Sì”,
rispose lei semplicemente.
“Sì
sei in linea o…”.
“Sì
posso uscire”, lo interruppe, “ma… potrei metterci
tempo”.
“Ti
aspetto davanti ai grandi magazzini”, disse Inuyasha,
più tranquillo, “a qualunque ora”.
Kagome
arrossì, e attaccò. Perché lo strava facendo? Stava disubbidendo a sua sorella,
a colei che si era presa cura di lei da quando era nata. I loro genitori erano
morti in un incidente, e adesso… Insomma, era come se
stesse disubbidendo a sua madre, solo che si sentiva terribilmente male e in
colpa.
Il
volto di Inuyasha le apparve davanti, mentre in testa
rimbombava ancora quella frase:
“Non
mento”.
Scattò
in piedi e si diresse verso l’armadio.
Prese
un paio di shorts di raso neri,
ballerine, dello stesso colore e tessuto, e una maglietta azzurro ciano dalle
spalle scoperte, percorsa da fine linee dorate orizzontali e che si legava
dietro al collo con due nastri che partivano dal centro.
Prese
al volo una tracolla rivestita di raso nero e ci infilò il tutto. Al decimo
tentativo ci riuscì, e si affacciò dalla porta. Sango
stava guardando la TV. Si morse un labbro, piena di rimorsi per quello che
stava facendo, osservando nervosa un pacchetto di post-it sul tavolino. Prese una
penna, buttò giù poche righe e, silenziosa, tenendo la borsa nascosta, uscì
dalla stanza e si affiancò alla poltrona della sorella.
“Vado
a cenare”, disse. Sango alzò lo sguardo, sobbalzando,
e si limitò ad annuire. L’abbigliamento di Kagome non
poteva farle sospettare nulla, e si girò subito verso la TV. Perfetto, così non
c’era il rischio che vedesse la borsa.
La
ragazza uscì sul pianerottolo e subito imboccò l’ascensore, che era al piano.
Fece qualche respiro profondo, stringendo convulsamente la tracolla.
‘Perdonami,
Sango’.
Inuyasha
aspettava poggiato alla sua decappottabile rossa. Kagome
non si vedeva, ma lui avrebbe aspettato. Quella ragazza era…
speciale, lo sentiva. Sentiva che con lei non poteva comportarsi come con le
altre, anche se sapeva bene che era alla ricerca di un pollo da spennare. Ma,
pur di stare con lei, era pronto a farsi tirare il collo.
Una
figura esile, che spiccava tra le altre, attirò la sua attenzione. Una ragazza
stava attraversando la strada, verso lo spiazzo e, soprattutto, verso di lui.
“Inuyasha”, mormorò Kagome
vedendolo, e correndogli incontro. In realtà, non sapeva cosa dirgli. Arrivò
davanti a lui, in difficoltà. Non riusciva a sorreggere il suo sguardo. Era
incredibile come, fino un attimo prima, aveva sentito il bisogno di corrergli
incontro.
Adesso,
invece, voleva solo scappare.
Lui
aprì la bocca per parlare e lei, sobbalzando, si voltò per realizzare il suo
pensiero.
“Aspetta!”,
si affrettò a dire lui, prendendola per un braccio.
Kagome
si voltò, in parte indignata per quel gesto che le impediva di fare come
voleva, in parte sollevata che qualcuno stesse decidendo per lei.
“Voglio
parlarti, questa situazione è insostenibile”, disse lui con voce roca e
suadente, osservandola. Eh no, era svalido così, come
poteva opporsi a quella voce e a quegli occhi? Deglutì, osservandolo, senza
riuscire a staccare i suoi occhi da quelli di lui. Inuyasha
sorrise, sghembo, soddisfatto per aver raggiunto il suo scopo.
Bellissimo.
Kagome quasi si sentiva girare la testa davanti tutta
quella perfezione.
“Hai
cenato?”, domandò allora lui, premuroso.
“No”,
riuscì a dire la ragazza, incredibilmente senza balbettare e senza piangere; un
record.
Entrarono
nel centro commerciale, e lui la portò ad un ristorante italiano.
Anche
se inizialmente le era difficile parlare, con il passare del tempo riuscì ad
aprirsi. Con lui si sentiva a suo agio, sembrava fare di tutto per rendere
perfetto ogni istante. In poco l’ansia, le preoccupazioni, tutto volò via,
lasciando posto solo al tempo da passare insieme.
“Guarda,
un negozio di peluche!”, disse allegra Kagome,
osservando il Toystore.
“Ancora
a pensare ai peluche?”, domandò Inuyasha ridendo.
“Certo,
il bambino dentro di noi va coltivato!”, rispose lei con una faccia tutta seria,
prima di scoppiare a ridere a sua volta. Gli prese la mano, senza pensarci
troppo, e se lo tirò dietro.
Si
rese conto del gesto che aveva appena fatto solo nel momento in cui sentì il
calore della sua mano. A quel punto arrossì, e con la prima scusa possibile lo
lasciò, per correre ad ammirare un peluche di un drago a grandezza naturale.
“Ti
piace?”, domandò lui, osservando il dragone sorridente, con la lingua rossa
biforcuta che pendeva simpaticamente.
“Sicuro,
da piccola sognavo di diventare un cavaliere per volare sui draghi!”, disse Kagome allegra, già libera dai pensieri di prima.
“Allora
salici sopra, che aspetti? Un drago capita una volta sola nella vita!”, propose
Inuyasha ridacchiando.
“Che?
Ma che dici! Se ci vede qualcuno…”.
“Ahi
ahi, non sono frasi da te!”, la interruppe lui subito con il suo sorriso
sghembo, “Non dicevi che bisognava coltivare il bambino che è dentro di noi?”.
“È
una sfida?”, chiese la ragazza con fare intraprendente.
“Perché
no?”. Kagome si guardò attorno, e prese il morbido pelo
del drago all’altezza del collo, per tirarsi su. Non era poi così semplice,
date le dimensioni del peluche, per cui Inuyasha la
aiutò.
“Oh,
com’è morbido!”, sospirò lei abbracciandogli il collo e stendendovi la schiena
sopra.
“Ehi
ragazzina, che stai facendo?”. Kagome sobbalzò,
alzandosi di scatto. La sorveglianza l’aveva vista, e stava correndo verso di
lei.
“Ops”, disse sbiancando. Poi si sentì tirare su da due forti
braccia, e alzò lo sguardo verso Inuyasha. Quando era
salito in piedi sul drago? E alle sue spalle, oltretutto…
“Che
proponi? Fuga?”, domandò divertito.
“Ehmbè!”, rispose lei acida, già nervosa. Come faceva ad
essere così tranquillo?
Rapido,
talmente tanto che non lo vide, la prese in braccio, e spiccò un balzo verso
l’uscita. Kagome urlò, stringendogli le braccia al
collo, e lo stesso fecero gli uomini della sorveglianza, ma l’hanyou e la ragazza erano già spariti.
“Tutto
ok?”, domandò Inuyasha, ancora tenendo in braccio Kagome. Lei era pallida.
“Mi
serve una panchina”, riuscì a dire. Lui rise, avvicinandosi ad una panchina
dello spiazzo. Kagome non si era neppure accorta che
erano usciti dai grandi magazzini.
Si
sedette, sempre tenendola in braccio.
Kagome
sapeva cosa doveva fare: doveva spostarsi e sedersi per conto suo.
‘Hai
pensato bene, cosa devi, non cosa vuoi’, disse una vocina nella testa di Kagome. La verità era che il calore di Inuyasha
era così accogliente, e il suo respiro regolare sembrava cullarla. Prima,
quando gli aveva lasciato la mano, l’aveva sentita bruciare per l’assenza di
quel contatto.
“Ehi,
ti va di venire da me?”, chiese il
ragazzo di punto in bianco. Kagome sobbalzò. Non
aveva la forza di dirgli di no, ma sapeva cosa sarebbe successo. Quella parola,
quella piccola sillaba, le uscì spontanea:
“Sì”.
Sango
controllò l’ora. Va bene che Kagome voleva rimanere
sola, ma adesso cominciava ad esagerare! Si alzò per andare a cambiarsi in
camera. La sarebbe andata a prendere, era l’unica. Entrata nella stanza, trovò
la lampada sul tavolo accesa.
“Kagome, possibile che lasci sempre tutte le luci accese?”,
brontolò prendendo il pulsante per spegnerla. In quel momento un foglietto
giallo attirò la sua attenzione.
La
grafia, sciolta ed elegante, era chiaramente di Kagome.
Sango,
so che ti arrabbierai per questo.
Sono uscita di nascosto con Inuyasha,
se leggerai questo biglietto vuol dire che ti stai
preoccupando,
e non voglio sentirmi più in colpa di quanto già non sia.
Siamo ai Grandi Magazzini.
Perdonami
Kagome
Sango
aprì e richiuse la bocca, incredula. Come… come diavolo…
Un
urlo riecheggiò per tutto l’albergo:
“CHE
COSA?!”
Kagome
entrò nell’appartamento. Da quel che sapeva Inuyasha
aveva più di una casa.
“Volevo
parlarti, ma alla fine…”, il ragazzo lasciò la frase
in sospeso, teatralmente. Kagome deglutì.
“Come
ti chiami?”, domandò, sedendosi sul divano e facendogli cenno di fare
altrettanto.
Lei
boccheggiò, confusa sul da farsi. Poi, per sua sfortuna, si ritrovò incatenata
ai suoi occhi dorati.
“Kagome”, disse senza riuscire a mentire, e sedendosi
accanto a lui. Ormai si era arresa, no? Che senso aveva fare resistenza?
“Vuoi
fregare Koga”. Questa non era una domanda. Era una
conclusione. Kagome si limitò a sprofondare nello
schienale del divano.
“Perché?”,
chiese lui. Era tornata silenziosa, come nel momento in cui l’aveva
rincontrata. “Non glielo dirò”.
“Non
è per questo”, cercò di giustificarsi lei, “è per mia sorella”.
“Sei
succube di tua sorella?”, chiese incredulo. Lei lo fulminò.
“Non
sai niente di quello che ha passato! Io ho promesso…”,
si interruppe, osservandolo. Non aveva senso quello che stava dicendo, la
promessa la stava già rompendo in quel momento.
“Tua
sorella dovrebbe rompere la promessa vedendo che stai male”, disse lui, serio.
Terribilmente serio.
“Chi
ti dice che sto male?”, chiese Kagome sulla
difensiva.
“Tutto
di te lo dice. Come ti comporti, come ti sforzi di piacere a Koga… se davvero fosse il tuo proposito, non staresti così
male. Oggi ho potuto appurarlo”.
“Che
intendi?”, domandò lei. Li sorrise.
“Oggi
sembravi libera, Kagome. E sono stato…
felice di vederti così. Non riesco a vederti così sofferente e così… vicino a Koga”. Era in
difficoltà. Era la prima volta che Kagome lo vedeva
così.
“Sei
geloso?”, domandò maliziosa, per spezzare la tensione. Ci riuscì, perché lui la
guardò, altrettanto malizioso.
“Oh
sì, non lo sopporto quando ti abbraccia”, disse passandole un braccio sulle
spalle, “e quando ti si avvicina”. Kagome sorrise,
vedendolo avvicinarsi. Gli mise una mano sul petto, per tenerlo a una certa
distanza, e lui si fermò.
“E
che mi dici di quando mi bacia?”, domandò impertinente. Lui si rabbuiò.
“L’ha
fatto?”, chiese con il tono di voce di un bambino quando scopre che qualcuno ha
toccato il suo tesoro. Kagome rise, nuovamente
distante dal suo mondo buio.
“Ma
no, stupidone!”.
“Bene,
volevo restasse un mio privilegio”, disse lui sorridendo, e chiudendo rapido la
distanza tra loro. Kagome non lo impedì, desiderava
quel bacio tanto quanto lui.
Ma
stavolta fu più dolce. Dischiuse con delicatezza le labbra di lei, stimolandole
con il movimento delle sue, e assaporò il suo sapore unico, prima di
approfondire il bacio. Kagome gemette, allacciandogli
le braccia al collo, desiderosa di lui, arcuò la schiena, aderendo al petto
marmoreo del ragazzo, mentre lui le carezzava i capelli.
Il
suo respiro si fece affannoso, e lui la lasciò, accorgendosene.
Kagome
rimase sorpresa. Era convintissima che non si sarebbe fermato. Inoltre, senza
nemmeno accorgersene, Inuyasha l’aveva distesa sul
divano. Ora sapeva chiaramente che non sarebbe stata capace di opporsi, perdeva
completamente il controllo di sé.
Lui
si stese accanto a lei, posando il mento sulla sua clavicola e abbracciandola
da dietro. E rimase così, senza farle nulla.
Kagome,
confusa, rimase sola nel silenzio con i suoi pensieri.
Inuyasha
non era come gli altri.
Inuyasha
non era come Naraku. L’aveva appena dimostrato, a lui
non importava il suo corpo, a lui importava lei. Il resto era solo una parte di
Kagome, una parte che non aveva lo stesso peso né la
stessa importanza.
Senza
rendersene conto cominciò a piangere, si voltò verso Inuyasha
e si ruppe in singhiozzi sul suo petto. E lui, silenzioso, la strinse a sé,
lasciandola sfogare.
Sango
corse sulla piazza dei Grandi Magazzini, affannata. Ci aveva messo ore a
trovare posto con la macchina, e adesso doveva pure cercare la sorella prima
che quell’hanyou se la intendesse con lei.
Sbuffò,
rabbiosa e disperata. Si scontrò contro un uomo, me nemmeno ci fece caso,
continuando dritta per la sua strada.
“Haruna?”, domandò una voce familiare. Lei era talmente
sconvolta che commise l’errore di non riconoscerla, e si voltò per vedere a chi
appartenesse.
Sbiancò.
“Haruna, sei tu! Allora non erano allucinazioni quelle degli
ultimi giorni!”, quasi urlò Miroku, incredulo. Lei
boccheggiò, decisa a fuggire, quando lui mise una mano nella giacca, con fare
minaccioso.
“Adesso
non mi sfuggi più”, disse cupo.
“No,
aspetta! Possiamo parlarne!”, strillò lei, osservandolo terrorizzata. Oddio,
voleva ammazzarla?
“Non
urlare e stai zitta! E da quando mi hai lasciato che aspetto questo momento, e
mi porto dietro questo peso”, disse lui, quasi in un ringhiò. Sango era sempre più pallida, sentiva che da un momento
all’altro sarebbe svenuta.
Lui
fece qualche altro passo nella sua direzione, dopodiché, si inginocchiò.
‘Rende
la mira della pistola più stabile, me lo sento!’, pensò la donna nel panico.
Ma
l’uomo…
…tirò
fuori una scatoletta avvolta nel raso nero, e aprendola di scatto, assunse
un’espressione implorante.
“Haruna, ti prego, risposami!”.
Allora,
ci ho messo di più perché questo cap è lungo, e i
miei mi sfrattavano dal pc ogni cinque minuti (sono
testimone ù.ù ndRoro) e
oltretutto non avevo molto tempo per starci, dato che bro
sta preparando un esame universitario ^^’
Allora,
che mi diti di questo cap? Vi piace? Sango e Miroku sono di nuovo sul
ciglio di una decisione importante, mentre Kagome
comincia a mettere un po’ di ordine nei suoi pensieri. Inuyasha…
credo mi sia venuto figo, non come quello di Roro, ovvio, ma sufficientemente ù.ù
*Roro minaccia con una motosega*
Eh,
che stavo dicendo? >.>’’ Ah sì, il pezzo del Toystore
mi è venuto così, dal nulla XD E poi, io adoro i peluche ù.ù
Passiamo
alle risposte!
Ringraziamenti:
-Emiko92:
Cap lungo, non trovi ^^ Qui si capiscono molte cose,
ma che mi dici della fine? Tu che tanto adori Miroku
e Sango… eh? *fa gomito gomito* Anche per Kagome e Inuyasha le cose vanno avanti, ho adorato il pezzo dei
peluche! XD
-Mikamey:
Ho aggiornato con un giorno di ritardo, ma il perché lo hai già letto >.>
Inu è venuto bene anche a me, che dici? *roro minaccia, Aryuna ignora* Miroku che sembra abbia
una pistola, questo l’ho ripreso dal film, ma ci stava benissimo in quel
momento! Fammi sapere che ne pensi ^^
-Bchan:
Che carina che sei, ti adoro *.* Allora, per la storia dei mariti di Kagome… ecco… diciamo che anche
lei si è spostata ogni tanto ù.ù Ok, diciamo che è
stata una nostra piccola gaffe XD E non ti so dire com’è, in fondo, cioè se lei
si p sposata o meno, direi che rimarrà un mistero per tutta la storia >.>
Sposata o non sposata? *spella una margherita*
-Maryku:
Visto che il “non mento” di Roro ha avuto molto
successo lo inserito anche qui, almeno una volta! Mi spiace non potrai leggere,
ma per noi è sempre un piacere vedere che la gente si aggiunge a leggere le
nostre storie ^^ Per quanto riguarda Koga… uhm… non ci abbiamo pensato >.>’’
-Meg___X3:
Meg! Oddio, tra un po’ parti, non riesco a sopportarlo ç.ç
Come farò senza la tua ficci! E pensare che avevo appena
recuperato gli arretrati, buuuu! Cmq, io voto per il
rosso! (pervertita! Maniaca! O.O ndRoro),
lo so, lo so, sono molto maniaca ù.ù
-Kaggi_Inu91:
è vero, risolverebbero tutto portandoli in california,
ma sarebbe comunque scappare! Kagome, come hai visto,
si è stufata, chissà come agirà Sango adesso… ehhh, mistero ^^ W la suspence! XD
-Jessy101:
Oh, una fan di inu e kaggy,
quindi presumo questo cap ti sia piaciuto ^^ Gli ho
dato la precedenza, stavolta, rispetto Sango e Miroku ^^ Roro, sarai obbligata a
scrivere una bella scena con loro due ora, muhahahah!
XD
E
adesso la parola alla mia cuginetta, vai Roro-chan!!!