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Autore: Winry558    08/07/2008    6 recensioni
Siamo Aryuna e Roro, con una nuova storia!
Sango e Kagome sono due sorelle che, complice la loro bellezza, ingannano gli uomini per estorcergli denaro. Il loro sogno da raggiungere, fuggire in California!
Convintissime che l'amore sia solo d'impiccio, Kagome incappa in Koga, e poi in Inuyasha. Nel frattempo Sango viene perseguitata da una sua ex-vittima... ehm... ex-marito, Miroku, che cerca di riconquistarla.
Buona lettura e commentate in tanti!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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HeartBreakers

Vizio di famiglia








Capitolo 4 – Fughe e proposte




Kagome fissava nervosa il soffitto, gli occhi ancora rossi. Si mordeva il labbro inferiore, torturandolo, così come le sue dita si rincorrevano nervose, incrociandosi e graffiandosi con le lunghe unghie.

Sango l’aveva obbligata ad andare a dormire, ma quello era il risultato. Inoltre, la sorella era rimasta silenziosa, e questo la inquietava. Avrebbe preferito se le avesse urlato contro, detto che aveva promesso di andare con lei, che non doveva innamorarsi. Invece era rimasta zitta, muta come un pesce.

La verità, era che Sango si sentiva in colpa, perché anche lei si era innamorata di Miroku, ma, a differenza di Kagome, non riusciva a sentirsi in colpa.

Aveva solo paura, paura di amare e di essere tradita.

Sango, non ce la faccio più!”, disse infine Kagome, “io vado da lui e…”. Si morse il labbro. Doveva dire solo 5 semplici parole, ‘gli dico di lasciarmi perdere’, ma non ci riusciva.

E se non riusciva a dirle a Sango, come poteva sperare di riuscire a dirle a lui?

Kagome, tu non andrai da nessuna parte! Sai come finirà se vai da lui? Eh? Lo sai?”, cominciò ad urlare Sango, scattando in piedi, “finisce che quello ti si tr… oddio, guarda che mi fai dire!”.

Kagome la fissò, spaventata. La sorella non si era mai comportata così. Non poteva sapere che stava sfogando su di lei anche le sue preoccupazioni. Sentì gli occhi pizzicargli, e prima di poterlo impedire stava di nuovo in lacrime, singhiozzante.

Sango la guardò, colpevole, mordendosi il labbro.

Kagome… io… mi dispiace, ma tu devi capirmi!”, cercò di giustificarsi. La minore alzò lo sguardo, furente.

“LASCIAMI SOLA!”, urlò, spaventandola. Dopodiché scoppiò in lacrime disperate sul suo cuscino.

Sango la osservò, e decise che era meglio lasciarla in pace per un po’. Era nervosa, e avrebbe solo peggiorato la situazione, come aveva appena fatto.

Chiuse la porta della camera da letto, e si sedette su una poltrona della stanza. Perché si sentiva così? Eppure, quando aveva lasciato Miroku non aveva sentito il minimo rimorso, esattamente come gli altri colpi. Perché ora si sentiva stringere il cuore tanto da fargli male?

Forse quello che stava succedendo era una punizione per aver spezzato così tanti cuori.


Kagome sentì vibrare il fianco, e si alzò sobbalzando, con gli occhi umidi e gonfi. Si ricordò poco dopo che era il Vibracall del suo cellulare. Lo tirò fuori a fatica dalla tasca dei pantaloni che aveva messo tornata in albergo, e osservò il numero sul monitor.

Sconosciuto.

Rispose con la voce più calma che riuscisse a fare.

“Pronto?”.

“Ehilà”, disse una voce roca e ironica dall’altra parte. Kagome sentì lo stomaco chiudersi e la bocca secca.

C… ciao”, balbettò a voce bassa, per non farsi sentire da Sango. Strano, per la prima volta non sentiva il bisogno di piangere. Sentiva il bisogno di quella voce.

“Non so il perché prima sei fuggita, sappi che ho preso di nascosto il tuo numero dal cellulare di Koga”, disse Inuyasha. Anche lui stava bisbigliando.

Kagome tacque, non sapeva cosa dire, come esprimersi.

“Non sei scappata per colpa tua vero? C’è qualcuno che ti influenza. Senti, se è per Koga io…”, continuò lui.

“Non è lui”, disse la ragazza, in difficoltà. Si morse un labbro, e strinse con la mano libera il lenzuolo, talmente tanto che quasi lo tagliò con le unghie.

“Allora è tua sorella”. Non era una domanda.

Kagome deglutì, colpevole. Non riusciva a negarlo, non riusciva a mentirgli. Ma sapeva bene che stava tradendo Sango.

“Puoi uscire?”, chiese la voce, spezzando il silenzio. Lei non rispose.

“Sei ancora in linea?”, domandò quindi.

“Sì”, rispose lei semplicemente.

“Sì sei in linea o…”.

“Sì posso uscire”, lo interruppe, “ma… potrei metterci tempo”.

“Ti aspetto davanti ai grandi magazzini”, disse Inuyasha, più tranquillo, “a qualunque ora”.

Kagome arrossì, e attaccò. Perché lo strava facendo? Stava disubbidendo a sua sorella, a colei che si era presa cura di lei da quando era nata. I loro genitori erano morti in un incidente, e adesso… Insomma, era come se stesse disubbidendo a sua madre, solo che si sentiva terribilmente male e in colpa.

Il volto di Inuyasha le apparve davanti, mentre in testa rimbombava ancora quella frase:

“Non mento”.

Scattò in piedi e si diresse verso l’armadio.

Prese un paio di shorts di raso neri, ballerine, dello stesso colore e tessuto, e una maglietta azzurro ciano dalle spalle scoperte, percorsa da fine linee dorate orizzontali e che si legava dietro al collo con due nastri che partivano dal centro.

Prese al volo una tracolla rivestita di raso nero e ci infilò il tutto. Al decimo tentativo ci riuscì, e si affacciò dalla porta. Sango stava guardando la TV. Si morse un labbro, piena di rimorsi per quello che stava facendo, osservando nervosa un pacchetto di post-it sul tavolino. Prese una penna, buttò giù poche righe e, silenziosa, tenendo la borsa nascosta, uscì dalla stanza e si affiancò alla poltrona della sorella.

“Vado a cenare”, disse. Sango alzò lo sguardo, sobbalzando, e si limitò ad annuire. L’abbigliamento di Kagome non poteva farle sospettare nulla, e si girò subito verso la TV. Perfetto, così non c’era il rischio che vedesse la borsa.

La ragazza uscì sul pianerottolo e subito imboccò l’ascensore, che era al piano. Fece qualche respiro profondo, stringendo convulsamente la tracolla.

‘Perdonami, Sango’.


Inuyasha aspettava poggiato alla sua decappottabile rossa. Kagome non si vedeva, ma lui avrebbe aspettato. Quella ragazza era… speciale, lo sentiva. Sentiva che con lei non poteva comportarsi come con le altre, anche se sapeva bene che era alla ricerca di un pollo da spennare. Ma, pur di stare con lei, era pronto a farsi tirare il collo.

Una figura esile, che spiccava tra le altre, attirò la sua attenzione. Una ragazza stava attraversando la strada, verso lo spiazzo e, soprattutto, verso di lui.

Inuyasha”, mormorò Kagome vedendolo, e correndogli incontro. In realtà, non sapeva cosa dirgli. Arrivò davanti a lui, in difficoltà. Non riusciva a sorreggere il suo sguardo. Era incredibile come, fino un attimo prima, aveva sentito il bisogno di corrergli incontro.

Adesso, invece, voleva solo scappare.

Lui aprì la bocca per parlare e lei, sobbalzando, si voltò per realizzare il suo pensiero.

“Aspetta!”, si affrettò a dire lui, prendendola per un braccio.

Kagome si voltò, in parte indignata per quel gesto che le impediva di fare come voleva, in parte sollevata che qualcuno stesse decidendo per lei.

“Voglio parlarti, questa situazione è insostenibile”, disse lui con voce roca e suadente, osservandola. Eh no, era svalido così, come poteva opporsi a quella voce e a quegli occhi? Deglutì, osservandolo, senza riuscire a staccare i suoi occhi da quelli di lui. Inuyasha sorrise, sghembo, soddisfatto per aver raggiunto il suo scopo.

Bellissimo. Kagome quasi si sentiva girare la testa davanti tutta quella perfezione.

“Hai cenato?”, domandò allora lui, premuroso.

“No”, riuscì a dire la ragazza, incredibilmente senza balbettare e senza piangere; un record.

Entrarono nel centro commerciale, e lui la portò ad un ristorante italiano.

Anche se inizialmente le era difficile parlare, con il passare del tempo riuscì ad aprirsi. Con lui si sentiva a suo agio, sembrava fare di tutto per rendere perfetto ogni istante. In poco l’ansia, le preoccupazioni, tutto volò via, lasciando posto solo al tempo da passare insieme.

“Guarda, un negozio di peluche!”, disse allegra Kagome, osservando il Toystore.

“Ancora a pensare ai peluche?”, domandò Inuyasha ridendo.

“Certo, il bambino dentro di noi va coltivato!”, rispose lei con una faccia tutta seria, prima di scoppiare a ridere a sua volta. Gli prese la mano, senza pensarci troppo, e se lo tirò dietro.

Si rese conto del gesto che aveva appena fatto solo nel momento in cui sentì il calore della sua mano. A quel punto arrossì, e con la prima scusa possibile lo lasciò, per correre ad ammirare un peluche di un drago a grandezza naturale.

“Ti piace?”, domandò lui, osservando il dragone sorridente, con la lingua rossa biforcuta che pendeva simpaticamente.

“Sicuro, da piccola sognavo di diventare un cavaliere per volare sui draghi!”, disse Kagome allegra, già libera dai pensieri di prima.

“Allora salici sopra, che aspetti? Un drago capita una volta sola nella vita!”, propose Inuyasha ridacchiando.

“Che? Ma che dici! Se ci vede qualcuno…”.

“Ahi ahi, non sono frasi da te!”, la interruppe lui subito con il suo sorriso sghembo, “Non dicevi che bisognava coltivare il bambino che è dentro di noi?”.

“È una sfida?”, chiese la ragazza con fare intraprendente.

“Perché no?”. Kagome si guardò attorno, e prese il morbido pelo del drago all’altezza del collo, per tirarsi su. Non era poi così semplice, date le dimensioni del peluche, per cui Inuyasha la aiutò.

“Oh, com’è morbido!”, sospirò lei abbracciandogli il collo e stendendovi la schiena sopra.

“Ehi ragazzina, che stai facendo?”. Kagome sobbalzò, alzandosi di scatto. La sorveglianza l’aveva vista, e stava correndo verso di lei.

Ops”, disse sbiancando. Poi si sentì tirare su da due forti braccia, e alzò lo sguardo verso Inuyasha. Quando era salito in piedi sul drago? E alle sue spalle, oltretutto…

“Che proponi? Fuga?”, domandò divertito.

Ehmbè!”, rispose lei acida, già nervosa. Come faceva ad essere così tranquillo?

Rapido, talmente tanto che non lo vide, la prese in braccio, e spiccò un balzo verso l’uscita. Kagome urlò, stringendogli le braccia al collo, e lo stesso fecero gli uomini della sorveglianza, ma l’hanyou e la ragazza erano già spariti.


“Tutto ok?”, domandò Inuyasha, ancora tenendo in braccio Kagome. Lei era pallida.

“Mi serve una panchina”, riuscì a dire. Lui rise, avvicinandosi ad una panchina dello spiazzo. Kagome non si era neppure accorta che erano usciti dai grandi magazzini.

Si sedette, sempre tenendola in braccio.

Kagome sapeva cosa doveva fare: doveva spostarsi e sedersi per conto suo.

‘Hai pensato bene, cosa devi, non cosa vuoi’, disse una vocina nella testa di Kagome. La verità era che il calore di Inuyasha era così accogliente, e il suo respiro regolare sembrava cullarla. Prima, quando gli aveva lasciato la mano, l’aveva sentita bruciare per l’assenza di quel contatto.

“Ehi, ti va di venire da me?”, chiese il ragazzo di punto in bianco. Kagome sobbalzò. Non aveva la forza di dirgli di no, ma sapeva cosa sarebbe successo. Quella parola, quella piccola sillaba, le uscì spontanea:

“Sì”.


Sango controllò l’ora. Va bene che Kagome voleva rimanere sola, ma adesso cominciava ad esagerare! Si alzò per andare a cambiarsi in camera. La sarebbe andata a prendere, era l’unica. Entrata nella stanza, trovò la lampada sul tavolo accesa.

Kagome, possibile che lasci sempre tutte le luci accese?”, brontolò prendendo il pulsante per spegnerla. In quel momento un foglietto giallo attirò la sua attenzione.

La grafia, sciolta ed elegante, era chiaramente di Kagome.

Sango,

so che ti arrabbierai per questo.

Sono uscita di nascosto con Inuyasha,

se leggerai questo biglietto vuol dire che ti stai preoccupando,

e non voglio sentirmi più in colpa di quanto già non sia.

Siamo ai Grandi Magazzini.

Perdonami

Kagome

Sango aprì e richiuse la bocca, incredula. Come… come diavolo…

Un urlo riecheggiò per tutto l’albergo:

“CHE COSA?!”


Kagome entrò nell’appartamento. Da quel che sapeva Inuyasha aveva più di una casa.

“Volevo parlarti, ma alla fine…”, il ragazzo lasciò la frase in sospeso, teatralmente. Kagome deglutì.

“Come ti chiami?”, domandò, sedendosi sul divano e facendogli cenno di fare altrettanto.

Lei boccheggiò, confusa sul da farsi. Poi, per sua sfortuna, si ritrovò incatenata ai suoi occhi dorati.

Kagome”, disse senza riuscire a mentire, e sedendosi accanto a lui. Ormai si era arresa, no? Che senso aveva fare resistenza?

“Vuoi fregare Koga”. Questa non era una domanda. Era una conclusione. Kagome si limitò a sprofondare nello schienale del divano.

“Perché?”, chiese lui. Era tornata silenziosa, come nel momento in cui l’aveva rincontrata. “Non glielo dirò”.

“Non è per questo”, cercò di giustificarsi lei, “è per mia sorella”.

“Sei succube di tua sorella?”, chiese incredulo. Lei lo fulminò.

“Non sai niente di quello che ha passato! Io ho promesso…”, si interruppe, osservandolo. Non aveva senso quello che stava dicendo, la promessa la stava già rompendo in quel momento.

“Tua sorella dovrebbe rompere la promessa vedendo che stai male”, disse lui, serio. Terribilmente serio.

“Chi ti dice che sto male?”, chiese Kagome sulla difensiva.

“Tutto di te lo dice. Come ti comporti, come ti sforzi di piacere a Koga… se davvero fosse il tuo proposito, non staresti così male. Oggi ho potuto appurarlo”.

“Che intendi?”, domandò lei. Li sorrise.

“Oggi sembravi libera, Kagome. E sono stato… felice di vederti così. Non riesco a vederti così sofferente e così… vicino a Koga”. Era in difficoltà. Era la prima volta che Kagome lo vedeva così.

“Sei geloso?”, domandò maliziosa, per spezzare la tensione. Ci riuscì, perché lui la guardò, altrettanto malizioso.

“Oh sì, non lo sopporto quando ti abbraccia”, disse passandole un braccio sulle spalle, “e quando ti si avvicina”. Kagome sorrise, vedendolo avvicinarsi. Gli mise una mano sul petto, per tenerlo a una certa distanza, e lui si fermò.

“E che mi dici di quando mi bacia?”, domandò impertinente. Lui si rabbuiò.

“L’ha fatto?”, chiese con il tono di voce di un bambino quando scopre che qualcuno ha toccato il suo tesoro. Kagome rise, nuovamente distante dal suo mondo buio.

“Ma no, stupidone!”.

“Bene, volevo restasse un mio privilegio”, disse lui sorridendo, e chiudendo rapido la distanza tra loro. Kagome non lo impedì, desiderava quel bacio tanto quanto lui.

Ma stavolta fu più dolce. Dischiuse con delicatezza le labbra di lei, stimolandole con il movimento delle sue, e assaporò il suo sapore unico, prima di approfondire il bacio. Kagome gemette, allacciandogli le braccia al collo, desiderosa di lui, arcuò la schiena, aderendo al petto marmoreo del ragazzo, mentre lui le carezzava i capelli.

Il suo respiro si fece affannoso, e lui la lasciò, accorgendosene.

Kagome rimase sorpresa. Era convintissima che non si sarebbe fermato. Inoltre, senza nemmeno accorgersene, Inuyasha l’aveva distesa sul divano. Ora sapeva chiaramente che non sarebbe stata capace di opporsi, perdeva completamente il controllo di sé.

Lui si stese accanto a lei, posando il mento sulla sua clavicola e abbracciandola da dietro. E rimase così, senza farle nulla.

Kagome, confusa, rimase sola nel silenzio con i suoi pensieri.

Inuyasha non era come gli altri.

Inuyasha non era come Naraku. L’aveva appena dimostrato, a lui non importava il suo corpo, a lui importava lei. Il resto era solo una parte di Kagome, una parte che non aveva lo stesso peso né la stessa importanza.

Senza rendersene conto cominciò a piangere, si voltò verso Inuyasha e si ruppe in singhiozzi sul suo petto. E lui, silenzioso, la strinse a sé, lasciandola sfogare.


Sango corse sulla piazza dei Grandi Magazzini, affannata. Ci aveva messo ore a trovare posto con la macchina, e adesso doveva pure cercare la sorella prima che quell’hanyou se la intendesse con lei.

Sbuffò, rabbiosa e disperata. Si scontrò contro un uomo, me nemmeno ci fece caso, continuando dritta per la sua strada.

Haruna?”, domandò una voce familiare. Lei era talmente sconvolta che commise l’errore di non riconoscerla, e si voltò per vedere a chi appartenesse.

Sbiancò.

Haruna, sei tu! Allora non erano allucinazioni quelle degli ultimi giorni!”, quasi urlò Miroku, incredulo. Lei boccheggiò, decisa a fuggire, quando lui mise una mano nella giacca, con fare minaccioso.

“Adesso non mi sfuggi più”, disse cupo.

“No, aspetta! Possiamo parlarne!”, strillò lei, osservandolo terrorizzata. Oddio, voleva ammazzarla?

“Non urlare e stai zitta! E da quando mi hai lasciato che aspetto questo momento, e mi porto dietro questo peso”, disse lui, quasi in un ringhiò. Sango era sempre più pallida, sentiva che da un momento all’altro sarebbe svenuta.

Lui fece qualche altro passo nella sua direzione, dopodiché, si inginocchiò.

‘Rende la mira della pistola più stabile, me lo sento!’, pensò la donna nel panico.

Ma l’uomo…

…tirò fuori una scatoletta avvolta nel raso nero, e aprendola di scatto, assunse un’espressione implorante.

Haruna, ti prego, risposami!”.







Allora, ci ho messo di più perché questo cap è lungo, e i miei mi sfrattavano dal pc ogni cinque minuti (sono testimone ù.ù ndRoro) e oltretutto non avevo molto tempo per starci, dato che bro sta preparando un esame universitario ^^’

Allora, che mi diti di questo cap? Vi piace? Sango e Miroku sono di nuovo sul ciglio di una decisione importante, mentre Kagome comincia a mettere un po’ di ordine nei suoi pensieri. Inuyasha… credo mi sia venuto figo, non come quello di Roro, ovvio, ma sufficientemente ù.ù *Roro minaccia con una motosega*

Eh, che stavo dicendo? >.>’’ Ah sì, il pezzo del Toystore mi è venuto così, dal nulla XD E poi, io adoro i peluche ù.ù

Passiamo alle risposte!

Ringraziamenti:

-Emiko92: Cap lungo, non trovi ^^ Qui si capiscono molte cose, ma che mi dici della fine? Tu che tanto adori Miroku e Sango… eh? *fa gomito gomito* Anche per Kagome e Inuyasha le cose vanno avanti, ho adorato il pezzo dei peluche! XD

-Mikamey: Ho aggiornato con un giorno di ritardo, ma il perché lo hai già letto >.> Inu è venuto bene anche a me, che dici? *roro minaccia, Aryuna ignora* Miroku che sembra abbia una pistola, questo l’ho ripreso dal film, ma ci stava benissimo in quel momento! Fammi sapere che ne pensi ^^

-Bchan: Che carina che sei, ti adoro *.* Allora, per la storia dei mariti di Kagome… ecco… diciamo che anche lei si è spostata ogni tanto ù.ù Ok, diciamo che è stata una nostra piccola gaffe XD E non ti so dire com’è, in fondo, cioè se lei si p sposata o meno, direi che rimarrà un mistero per tutta la storia >.> Sposata o non sposata? *spella una margherita*

-Maryku: Visto che il “non mento” di Roro ha avuto molto successo lo inserito anche qui, almeno una volta! Mi spiace non potrai leggere, ma per noi è sempre un piacere vedere che la gente si aggiunge a leggere le nostre storie ^^ Per quanto riguarda Koga… uhm… non ci abbiamo pensato >.>’’

-Meg___X3: Meg! Oddio, tra un po’ parti, non riesco a sopportarlo ç.ç Come farò senza la tua ficci! E pensare che avevo appena recuperato gli arretrati, buuuu! Cmq, io voto per il rosso! (pervertita! Maniaca! O.O ndRoro), lo so, lo so, sono molto maniaca ù.ù

-Kaggi_Inu91: è vero, risolverebbero tutto portandoli in california, ma sarebbe comunque scappare! Kagome, come hai visto, si è stufata, chissà come agirà Sango adesso… ehhh, mistero ^^ W la suspence! XD

-Jessy101: Oh, una fan di inu e kaggy, quindi presumo questo cap ti sia piaciuto ^^ Gli ho dato la precedenza, stavolta, rispetto Sango e Miroku ^^ Roro, sarai obbligata a scrivere una bella scena con loro due ora, muhahahah! XD


E adesso la parola alla mia cuginetta, vai Roro-chan!!!

  
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