Anime & Manga > Uraboku
Segui la storia  |       
Autore: Agapanto Blu    05/04/2014    1 recensioni
Quando le urla della partoriente tacquero e si alzarono quelle più fioche e infantili dei nuovi nati, nessuno gioì.
Luka dal passato misterioso, Luka che combatte, Luka con brutti e bei ricordi che Yuki non conosce più.
Com'è successo che il Duras più amato dal re dei Demoni, già marchiato del simbolo dei peccatori perché appartenente alla famiglia maledetta, abbia scelto di tradire la sua stirpe, i suoi simili, per la fonte di vita dei suoi nemici?, per una donna umana che avrebbe dovuto voler uccidere?
***
Il passato di Luka e la prima vita di Yuki con lui, o come potrebbe essere andata secondo me.
ATTENZIONE: ci sono dialoghi o descrizioni presi dal manga, non è un tentativo di plagio ma una ripresa di alcuni particolari per "avvalorare" la mia tesi. :)
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Yuki Sakurai, Zess/Luka Crosszeria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Capitolo V
DA OGGI IN AVANTI
 
 
“Se lo desideri, lo dirò tutte le volte che vorrai:
…”
 
 
Luka si era convinto di essere forte.
La sua esistenza era stata un’accozzaglia indistinta di colori cupi, prevalentemente il rosso del sangue e il nero dell’oscurità, piena di grida e di dolore a cui aveva trovato a stento una motivazione. Ma l’aveva superata, si era detto. Era passato oltre, sopravvissuto ad ogni tortura, uscito vincitore da ogni scontro. Aveva imparato, si era detto, a resistere alle punizioni del suo padrone senza perdere più un briciolo della sua sanità mentale.
Però quando le unghie di Lucifero si allungarono nel suo corpo, passando dal graffiargli la pelle al dilaniargli la carne, ognuna di quelle parole divenne vuota. L’uomo continuò a tenere Luka pressato contro di sé, standogli alle spalle e sfruttando la posizione per infilare i propri artigli ancora più a fondo nel petto dello Zess costretto in ginocchio di fronte al trono.
Cadenza, in un angolo del salone, osservava la scena con un sorriso sadico sulle labbra. Luka avrebbe voluto fargli ingoiare tutti i denti.
Le mani del suo padrone, incrociate sul suo petto come le braccia di un morto, incurvarono le dita, scavando a fondo nel suo corpo magro. Se fosse stato umano, sarebbe già morto da tempo.
“Allora?!” chiese Lucifero e un ringhio furibondo accompagnò l’ennesima domanda.
Luka strinse i denti e chiuse gli occhi, ma scosse la testa.
“Ho già detto che non…” provò, la voce resa incerta dal dolore, ma Lucifero non lo lasciò finire.
“BUGIARDO!” urlò, trascinando le mani nella carne di Luka fino a lasciare dieci segni, speculari cinque con cinque, che formavano una tremolante ‘X’ rosso sangue della grandezza del petto dello Zess.
Luka trattenne a stento un urlo di dolore mentre cadeva in avanti, ma un verso gli scappò ugualmente. Crollò sul proprio stomaco, le ferite che bruciavano quanto le catene che lo costringevano a terra e gli bloccavano le braccia dietro la schiena, e si ritrovò immobilizzato lì. Il suo padrone si mise al suo fianco, si inginocchiò e poi lo afferrò per i capelli per costringerlo a sollevare la testa e guardarlo negli occhi. Un rivoletto di sangue scivolò dall’angolo della bocca di Luka, segno dei danni che calci e pugni e quell’ultimo gesto avevano inflitto ai suoi organi interni.
Lucifero lo fissò per un attimo, poi sorrise e si piegò in avanti. Luka rabbrividì, disgustato, quando sentì la lingua del re dei demoni leccar via la goccia risalendo fino alle sue labbra.
Lucifero si staccò di colpo, come ricordando all’improvviso di essere furioso, e gettò Luka di nuovo faccia a terra prima di incamminarsi nervoso fino al suo trono, pur senza sedersi.
“Ancora una volta, Luka…” chiese, la voce calma che nascondeva la furia, “Hai avuto un’amante nel regno umano?”
Luka strinse i denti. Se solo avesse potuto dire di sì, allora il suo padrone l’avrebbe ucciso e sarebbe finita lì, ma il suo Contratto gli impediva di mentire.
“No…” mormorò, conscio che questo avrebbe portato ad un altro accesso d’ira nei suoi confronti.
A sorpresa, però, Lucifero prese un profondo respiro e si voltò, senza tuttavia attaccarlo. Lo fissò con disprezzo, indicando la presenza di Cadenza.
“Perché ha sentito l’odore di una donna?” chiese quindi, il tono accusatorio.
Di nuovo, Luka non poté far altro che chiudere gli occhi mentre la sua bocca dava fiato ad una verità che avrebbe solo voluto poter tenere per sé.
“Ho avuto una donna con me, queste tre settimane…” sussurrò, pur riuscendo ad impedirsi di dire che ella era la Luce del Dio.
L’urlo d’ira di Lucifero si mescolò ad una pioggia istantanea di fulmini al di fuori delle enormi finestre dalle vetrate rosse e nere raffiguranti scene di massacri.
“Ci sei andato a letto?!” chiese Lucifero, la voce che tremava per la rabbia.
Luka scosse immediatamente la testa.
Lucifero gli fu subito addosso nuovamente. La mano del re si strinse attorno al collo dello schiavo, costrinse il suo corpo in piedi e le catene che lo avevano tenuto attaccato al suolo seguirono docilmente quel movimento ordinato dal loro creatore.
“Non osare mentirmi!” gli urlò in faccia prima di colpirlo con un manrovescio tanto violento da rompere il naso dello Zess.
Luka boccheggiò, il sangue che gli entrava nella gola e nei polmoni privandolo d’aria, ma si sforzò per poter scuotere la testa.
Lucifero lo fissò con rabbia ancora un attimo, poi un flash passò nei suoi occhi e sostituì un’espressione di folle divertimento a quella furibonda.
“Non ci hai fatto niente…” mormorò, realizzando solo in quel momento ciò che il suo schiavo aveva ripetuto per mille volte almeno.
Luka sentì la presa sulla sua gola sparire e crollò a terra a carponi, le braccia incrociate sul petto per tenere insieme le ferite subite poco prima, mentre il suo corpo si scuoteva per i colpi di tosse nel tentativo di liberare i polmoni e la gola dal sangue.
“Non ci hai fatto niente.” ripeté Lucifero, guardandolo dall’alto e iniziando a ridere, “Sei stato tre settimane con una donna e non sei stato capace di farci niente!”
Luka non disse nulla, ma una parte di lui sospirò mesta. Lucifero era fortemente incoerente, l’attimo prima era furioso perché pensava fosse andato con una donna e l’attimo dopo lo scherniva perché non l’aveva fatto, e quello era il motivo principale per cui Luka non era mai stato in grado di prevedere come comportarsi per evitare uno scatto d’ira del suo padrone. Forse non c’era modo di sfuggirvi, semplicemente: in fondo, non era nemmeno raro che Lucifero lo picchiasse senza motivo.
Luka sentì uno strano vuoto allo stomaco e poi ombre nere vorticarono attorno a lui. L’istante dopo, si ritrovò sdraiato sul letto del suo padrone, nella sua camera, nudo e prono.
Lucifero rise, sedendosi sul bordo del letto e iniziando ad accarezzargli la testa facendo passare le mani tra i suoi capelli con lentezza.
“Sono molto, molto felice che tu non mi abbia tradito, Luka.” esordì, calmo, “Non ti avrei perdonato in quel caso, ma così…” Luka si sforzò di non rabbrividire per il disgusto quando il suo padrone si piegò per sfregare il naso contro il suo collo, inalando profondamente. “Ti toglierò il suo odore di dosso” promise il re, “e poi non ti lascerò più andar via. Troverò qualcun altro che si sbarazzi degli Zweilt, magari Cadenza, e tu invece resterai qui. Non ti permetterò di lasciare il palazzo…anzi, da ora in avanti ti è assolutamente proibito lasciare questa camera, chiaro?” Luka percepì, anche se solo a livello mentale, una nuova catena stringersi attorno al suo corpo, legandolo per sempre al nuovo ordine, e chiuse gli occhi. Alla fine, aveva ottenuto solo ciò che aveva sperato con tutto se stesso di evitare.
Sodom fu la prima cosa a cui pensò. Non l’avrebbe mai più rivisto, ora che l’ordine era stato dato. Un dolore acuminato gli lacerò il petto, più in profondità di come avessero fatto le unghie del suo padrone.
Quest’ultimo, intanto, strinse la presa sulle ciocche di Luka e passò la lingua sull’orecchio del suo Zess.
“Resterai qui con me, Luka,” sussurrò, “però ricorda: tu sei il mio preferito,” la mano di Lucifero afferrò il viso del ragazzo, costringendolo a puntare gli occhi color argento nei suoi rosso cremisi, “ma se mai dovessi tradirmi, ti ridurrei in pezzi grossi quanto l’unghia di un uomo senza pensarci due volte.”
Luka non poté far altro che rimanere immobile di fronte a quella minaccia, ma a Lucifero non importava di non avere risposte.
Sorridendo, il re dei demoni salì sul letto e su di Luka.
“E ora vedi di stare fermo.”
 
[An old man by a seashore,
at the end of day,
gazes the horizon
with seawinds in his face.
Tempest-tossed island,
seasons all the same,
anchorage unpainted
and a ship without a name.]
 
Luka si era convinto di essere forte.
In una settimana, Lucifero aveva provveduto a mostrargli apertamente quanto sciocca fosse stata quella sua idea.
 
[Sea without a shore for the banished one unheard.
He lightens the beacon light at the end of world
showing the way, lighting hope in their hearts,
the ones on their travels homeward from afar.]
 
“Kyuuuuu…”
Takashiro rimase fermo sulla porta e incrociò le braccia, prendendosi un ultimo momento per pensare ancora alla sua decisione.
Yuki era seduta su una piccola poltrona, di fronte ad un tavolino su cui un’intoccata tazza di te aveva ormai smesso di fumare, e accarezzava piano la testa del piccolo animaletto nero che aveva portato con sé. Questi continuava a mugolare, guardandola disperato e tirandole lievi zampate alle dita per scuoterla dal suo torpore.
Takashiro la guardò ancora un secondo prima di bussare delicatamente contro lo stipite.
Yuki sobbalzò e alzò gli occhi sgranati su di lui. Nel riconoscerlo poi, la giovane si sforzò di sorridere, ma la falsità del gesto era tale che il capoclan Giou sollevò un sopracciglio con scetticismo.
Takashiro si avvicinò mentre Yuki sospirava.
“Non sono molto di compagnia, oggi.” lo avvertì lei in un sussurro, stanca, “Gli Zweilt hanno bisogno di me?”
Takashiro sorrise mesto mentre scuoteva la testa davanti alla sua speculazione.
“Vengo da voi solo per questo, vero?” constatò amaramente.
Era la verità. La purezza della Luce del Dio era assoluta, avrebbe fatto sentire meglio chiunque indipendentemente dal suo dolore, ma lui portava un Duras dentro di sé e non meritava di sentirsi sollevato, perciò evitava di avvicinarsi ad essa.
Yuki lo guardò con dolcezza sincera, come consapevole dei suoi pensieri.
“È per questo che esisto.” gli ricordò come fosse una cosa ovvia, quieta nella sua rassegnazione.
Takashiro non osò ribattere. Quella, purtroppo, era la più crudele e veritiera realtà dei fatti e gli faceva male, dopo tante vite, sapere di essere l’unico colpevole di ciò. Ma avrebbe rimediato, almeno per una volta e in una piccola cosa.
“Posso?” chiese indicando la sedia e, quando lei annuì, si sedette con un sospirò. Pensò per un attimo, dubbioso, poi però si decise. “Tu ricordi com’eri prima di sparire?”
Yuki si irrigidì.
“Nessuna domanda.” gli ricordò, seria, ma lui sorrise.
“Non te ne sto facendo.” assicurò, “Sto solo cercando di farti capire.”
“Non c’è nulla che debba capire, io…”
Tu stavi morendo.” la interruppe lui, alzando un po’ la voce per attirare la sua attenzione.
Yuki si fermò. Si morse il labbro inferiore e chinò il capo prima di mormorare un fievole “Lo so…”.
Takashiro sospirò.
“Principessa, per un momento durante questa chiacchierata, lasciatemi fingere che siate solo Yuki, posso?”
Yuki era sorpresa, era la prima volta che Takashiro avanzava una tale richiesta, perciò annuì.
“Yuki,” Takashiro le prese una mano, facendo borbottare un po’ Sodom, e le parlò con tono serio, “ero pronto a celebrare il tuo funerale, quattro settimane fa. Ti ho promesso che non avrei fatto domande e non ne farò, però io ci vedo, lo capisci? Non posso sapere cosa tu abbia fatto in quelle tre settimane, ma vedo che sei ancora viva. Non fraintendermi, ne sono contento, ma è qualcosa di davvero vicino ad un miracolo e non ne ho visti molti recentemente. Qualsiasi cosa sia accaduta, Yuki, io ringrazio che sia successa, davvero. Solo non capisco perché una giovane donna, bella e intelligente, possa essere così triste dopo essere scampata ad una morte che tutti le davano per scontata.”
Yuki voltò il capo, distogliendo lo sguardo.
Non aveva bisogno della ramanzina di Takashiro per sapere di essere un’ingrata, ne era pienamente consapevole, ma non poteva fare a meno di passare ogni secondo a chiedersi come stesse Luka. Era un demone, vero, ma l’aveva salvata e protetta e adesso era nelle mani di qualcuno che gli avrebbe fatto del male per colpa del profumo di lei. Era un’ingrata a non essere semplicemente felice di essere a casa, era un’ingrata ad aver ripagato quel ragazzo solo con un addio ed era un’ingrata a lasciare che lui sopportasse chissà cosa senza muovere un dito.
“Cosa vuoi che faccia?” chiese con la voce incrinata, sfilando la mano dalla presa dell’uomo per asciugarsi le lacrime senza dover mollare con l’altra la presa su Sodom. “Vuoi che vada in giro per la casa saltellando felice e spargendo fiori? Scusami, ma proprio non sono dell’umore adatto…”
“Lo vedo,” mormorò Takashiro, aggrottando la fronte, “perciò sono qui per ascoltarti, se vuoi spiegarmi che cosa ti turba.”
Yuki rise un po’, piano e amaramente.
“Non sto scherzando, Yuki.” la riprese l’uomo, serissimo. “Qualsiasi cosa sia, se ha a che fare con il tuo ritorno, allora farò tutto ciò che è in mio potere per rimetterla a posto. Tu devi solo dirmelo e io me ne occuperò.”
Yuki era pronta a declinare l’offerta, ma quelle ultime parole smossero un istinto nel suo petto. Era una possibilità, quella che vedeva all’orizzonte? Takashiro in fondo aveva un Duras dentro di sé,  non poteva fare tante storie, no? Lei si morse il labbro inferiore.
“Mi turba il fatto che il Duras che mi ha salvato sia in pericolo... credo.”
Il rispetto di Yuki nei confronti di Takashiro aumentò quando vide che questi non si faceva prendere dal panico. Né dall’isteria.
“D’accordo.” sospirò dopo un attimo, appoggiandosi totalmente alla poltrona e guardarla con serietà, “Spiegami tutto dall’inizio alla fine.”
 
[This is for long-forgotten
light at the end of the world.
Horizon crying
the tears he left behind long ago.]
 
Takashiro sospirò e si passò la mano sul viso per l’ennesima volta da quando, la notte prima, Yuki gli aveva raccontato cosa le fosse accaduto nelle tre settimane della sua scomparsa.
Una parte di lui era convinta fosse definitivamente impazzita, l’altra era più che certa che il pazzo fosse lui.
Quando Yuki gli aveva descritto il demone che l’aveva salvata, lui aveva immediatamente capito chi fosse: capelli nero pece, occhi d’argento, pelle diafana, zanne e una bellezza sovrumana. Era il demone che aveva attaccato Hotsuma e Shusei poco prima della battaglia contro Cadenza e i suoi, non c’era dubbio.
L’amato del re dei demoni.” mormorò, guardando la luna oltre la finestra e ripetendo ciò che aveva potuto scoprire su quello strano Luka Crosszeria dai rituali della profezia, “Poteri magici che sorpassano tutto il resto, duro di cuore e spietato, i suoi occhi sono lame e i suoi capelli la notte. Le sue forme e il suo aspetto sono spaventosi e allo stesso tempo bellissimi.
E una tristezza profonda, avrebbe aggiunto Yuki. Aveva insistito molto su quel punto, e sull’amore che il demone era stato in grado di dimostrare nei confronti del suo famiglio. Erano due versioni contrastanti della storia, due ritratti della stessa persona fatti da artisti diversi, e perciò a lui toccava scegliere di chi fidarsi.
Un leggero bussare alla porta lo fece voltare, ma prima che potesse rispondere il suo ospite aveva già aperto e stava entrando.
Yuki lo fissò con determinazione.
“È pronto?” chiese.
I rituali potevano andare al diavolo, lui avrebbe sempre riposto la sua fiducia più totale in Yuki.
Con un sospiro, indicò l’incantesimo sulla sua scrivania e lasciò che Yuki si avvicinasse per prenderlo.
Aveva la forma di un pezzo di pergamena, rettangolare e di poco più grande delle dimensioni della mano della ragazza. Sopra stava disegnato un pentacolo strano e scritte a lei incomprensibili dipinte in un’inquietante inchiostro rosso.
“Brucialo e ti porterà da questo tuo Luka,” assicurò Takashiro con espressione cupa, “ma alla prima ferita, anche la più insignificante, tornerai qui. Non mi interessa se non è nulla, se ti inciampi e ti sbucci un ginocchio o se ti pungi il dito con una scheggia di vetro, non mi importa se non hai ancora trovato il tuo demone: alla prima ferita, tu torni dritta qui e su questo punto non ho intenzione di contrattare.” La ragazza era già riuscita ad ottenere di andare da sola, senza la scorta né di Zweilt né di quella pallina pelosa, ma Takashiro non avrebbe rischiato oltre la sua pupilla per un demone dalla dubbia fedeltà.
Yuki lo fissò.
“Starò attenta a non inciampare.” replicò solo prima di voltarsi ed andarsene.
Takashiro la fissò ancora un attimo, quindi sospirò.
Comunque fosse andata, qualcosa gli diceva che quella notte avrebbe cambiato definitivamente le vite di tutti. Quelle presenti e quelle future.
 
[The albatross is flying
making him daydream
the time before he became
one of the world’s unseen.
Princess in the tower,
children in the fields:
life gave him it all,
an island of the universe.]
 
Yuki aspettò mezzanotte, come Takashiro le aveva insegnato, e quando fu il momento, mentre allungava l’incantesimo verso la candela che aveva acceso, alzò gli occhi al cielo.
Una luna rossa e inquietante le restituì il gesto.
La notte di Valpurga., annuì Yuki, comprendendo perché Takashiro le avesse chiesto di attendere un giorno prima di andare, Quando il velo tra i due mondi è più sottile.
All’improvviso sentì il calore del fuoco vicinissimo alle dita, ma non fece in tempo nemmeno ad abbassare lo sguardo per vedere l’incantesimo che finiva di bruciare. Sgranò gli occhi quando tutto divenne nero per un momento, tutto tranne la luna. Mentre il disco rosso rimaneva fisso, tutto in un secondo mutò attorno a lei.
Yuki si ritrovò inginocchiata a terra, non più nella sua stanza ma in un lungo corridoio di pietre nere, con il viso rivolto verso una parete laterale fatta da finestre inquietanti dove schegge di vetro rosso e nero erano fatte incastrare come tagli e ferite su carne fresca. Yuki rabbrividì e si guardò attorno solo per scoprire che c’era un’unica porta, in fondo al corridoio alla sua sinistra. Se l’incantesimo doveva portarla da Luka, allora non c’era altra possibilità.
Senza perdere tempo per paura di essere percepita, Yuki scattò in piedi e raggiunse la porta. Si fermò un attimo, guardandosi attorno, per appoggiare l’orecchio contro il legno e cercare di sentire eventuali voci, ma il silenzio rimase totale quindi si fece coraggio e socchiuse l’anta.
C’era un enorme letto a baldacchino –con le lenzuola rosse e la coperta e i cuscini neri– messo con la testiera contro la parete di sinistra e con ai propri lati due porte chiuse; la parete di fronte all’entrata e quella di destra erano invece totalmente vetrate e per il resto i pavimenti e i muri erano di pietra nera come la notte. Alcune candele appese a sostegni accanto al letto illuminavano un po’ la stanza e facevano scintillare in modo tremulo molte catene lasciate mollemente a terra.
L’aprirsi della porta non aveva prodotto alcun suono, ma lo stesso una figura si mosse immediatamente. Yuki stava per urlare, ma si fermò appena in tempo.
Luka, nudo, era scivolato rapidamente fuori dall’ombra dell’angolo in fondo a destra della stanza e si era lasciato cadere elegantemente in ginocchio per terra, al centro della camera in corrispondenza dei piedi del letto. Non aveva alzato gli occhi sul nuovo arrivato neanche per un istante ma continuava a tenere il capo chino e questo comportamento sottomesso da solo avrebbe sconvolto Yuki, abituata a vederlo forte e deciso, se non fosse stato per le condizioni in cui versava il suo corpo.
Dieci ferite, palesemente da poco rimarginate, gli attraversavano il torace, cinque andando dalla spalla destra al fianco sinistro e cinque speculari, creando una ‘X’ frastagliata sul suo tronco. Altri tagli spezzavano i muscoli dei fianchi e lasciavano intendere che la situazione sulla sua schiena doveva essere ancora peggiore che sul suo petto. Le braccia erano coperte di lividi viola e neri e i polsi mostravano ferite che li avvolgevano come bracciali, memorie forse di un periodo in catene. Yuki non poteva vedere il suo viso, ma sperò gli fosse stato risparmiato, visto che era l’unica cosa gli desse un minimo di valore agli occhi del suo padrone, stando a ciò che Takashiro le aveva detto.
“… Luka?” chiamò, piano.
Luka si irrigidì. Era un imbroglio del suo padrone, era certo, lo stava mettendo alla prova per vedere se ancora fosse legato alla donna con cui lo aveva quasi tradito e per controllare che davvero non desiderasse andarci a letto. Sì, era così, Yuki non poteva essere…
“LUKA!”
Luka non sentì nemmeno dolore quando lei si gettò in ginocchio davanti a lui e gli si scagliò addosso per abbracciarlo con forza, era troppo sorpreso per prestare attenzione ai lamenti del suo corpo. In un attimo, il suo petto gli inviò la sensazione di piccole e calde gocce d’acqua che gli cadevano sulla pelle mentre il corpo tiepido della ragazza che lo stringeva aumentava la presa e iniziava a tremare un po’.
Luka aveva provato solo una volta in vita sua la sensazione che stava provando in quel momento. E questo poteva voler dire una cosa solamente.
“No!” Saltò in piedi, sgomento, e indietreggiò di due passi. Con orrore, vide la giovane alzare lo sguardo e rivelare davvero il volto di Yuki. Fu sul punto di imprecare, ma poi si accorse di quanto fosse pallida e del tremore che la percorreva e si trattenne. Realizzò dopo un attimo di essere nudo e quando lo fece sentì una profonda umiliazione.
Si voltò e si fece comparire addosso un paio di pantaloni mentre afferrava una camicia dal pavimento e la indossava in fretta, senza osare girarsi di nuovo verso di lei. La sua nudità gli era stata imposta dal suo master e aveva smesso di vergognarsene di fronte a lui perché ormai non c’era nulla del suo corpo che Lucifero non avesse toccato e infettato, ma lasciare che Yuki lo vedesse, che vedesse i segni che portava addosso e le prove di ciò che era diventato in quella settimana –una prostituta, più che un guerriero– era tutta un’altra cosa. Detestava l’idea e la bile gli bruciava la gola al pensiero che fosse troppo tardi per impedirlo. E lei era anche l’attuale tutrice del suo famiglio.
“Non dirlo a Sodom…” si sentì sussurrare, “Ti prego, non dirlo a Sodom…”
Yuki non prese nemmeno in considerazione l’idea di rispondere ad una tale supplica. Se anche Luka avesse avuto voce in capitolo e, anziché essere costretto, avesse scelto di accettare quei compromessi di cui il suo corpo parlava, lei non avrebbe mai osato giudicarlo e tantomeno sarebbe andata a raccontare una cosa simile al draghetto. Comunque, la sua mente si era fermata a processare due immagini repentine trasmesse dagli occhi prima che lui si coprisse del tutto e le desse le spalle. La prima, il suo viso ancora bellissimo ma deturpato da un grosso livido violaceo che si espandeva su tutta la parte sinistra del volto coprendo lo zigomo, l’occhio e il naso e poi i numerosi graffi e segni di morsi sulle labbra; la seconda, la sua schiena solcata da segni di unghiate violente, profonde, non certo dovute ad un errore in buona fede commesso nell’impeto della passione ma palesemente volute ed inferte al solo scopo di procurare quanto più dolore possibile.
Yuki era così persa in ciò che aveva visto che le ci volle un momento per realizzare il disagio di Luka.
Orgoglioso Luka, per lui doveva essere un’umiliazione tremenda essere visto in quelle condizioni…
Yuki si alzò, il suo abito bianco sporco di polvere nera e di gocce rosse che prima lei non aveva notato, e raggiunse Luka da dietro mentre lui ancora lottava con i bottoni della camicia per via di un inatteso tremore nelle mani e continuava a ripetere la sua preghiera di tenere il segreto con Sodom.
Le braccia sottili della ragazza avvolsero piano la vita del demone, con cautela come temendo di ferirlo solo con quel gesto di gentilezza, e lei appoggiò piano la fronte sull’incavo della sua colonna vertebrale, tra le scapole.
“Va tutto bene.” mormorò piano, stringendo appena la presa dell’abbraccio quando sentì il demone irrigidirsi in esso, “Andrà tutto bene, Luka. Perché io sono con te.”
Luka voltò appena la testa, senza osare muovere il corpo, e sbirciò la figura minuta di lei alle sue spalle. Era così…strano…essere abbracciati a quel modo, senza che il gesto chiedesse nulla ma che anzi provasse a dare qualcosa. Il demone sentì piano la pelle scaldarsi a contatto con il corpo di lei e, per qualche assurda e folle ragione, la sua mente si calmò e accettò senza fare domande quelle affermazioni che avrebbe senza dubbio rigettato se solo fosse stata un po’ più lucida.
Luka reclinò la testa all’indietro, si mise a fissare il soffitto in silenzio, ma non si sottrasse all’abbraccio.
“Come sei arrivata qui?”
Yuki strinse il suo abbraccio ancora un po’.
“Sono venuta a prenderti.” sussurrò, ignorando la domanda.
Luka sentì un’ondata di qualcosa, un’emozione tiepida nel suo petto, sovrastarlo e per un attimo chiuse gli occhi e si lasciò trascinare da essa, sospirando. Poi sentì.
Yuki fu costretta a indietreggiare dal subitaneo voltarsi del Duras, ma questo non le diede tempo di chiedere. Afferratala per la vita, la portò fino alla porta a destra del letto, quella più lontana dall’entrata, e la spinse in quello che scoprì essere un grande bagno con un’enorme vasca, ampia quanto un letto a due piazze. Confusa, quando Luka richiuse la porta, lei si chinò per spiare attraverso il buco della serratura.
Con enorme sgomento di lei, Luka tornò alla sua posizione in ginocchio di fronte al letto, testa china, un attimo prima dell’aprirsi della porta.
Cadenza entrò con calma, i lunghi capelli rossi sciolti e un sorrisetto sulle labbra. Si avvicinò fino ad arrivare ad un soffio da Luka.
“Chissà perché, ero sicuro di trovarti qui…” rise e lo Zess strinse i pugni, ma non si mosse.
“Cosa ci fai qui?” chiese.
Con enorme sgomento di Yuki, il demone tirò un calcio nello stomaco a Luka. Il moro si piegò in avanti con un sibilo, ma non reagì.
“Nulla, ad essere sinceri.” ammise quindi il Duras, scrollando le spalle, “Volevo farti un saluto…”
Yuki, in lacrime di fronte al divertimento crudele di Cadenza, si premette le mani sulla bocca per non essere sentita. Luka, invece, ringhiò qualcosa in avvertimento, ma non appena sollevò la testa verso il demone mostrando i denti le catene sul pavimento si mossero rapide e avvolsero il suo corpo con violenza.
Lo Zess strinse i denti, furioso, mentre il metallo iniziava ad arroventargli la carne. Di norma, Luka avrebbe mantenuto la testa alta e sfidato Cadenza approfittando dell’assenza del suo padrone, ma la presenza di Yuki e la certezza che questa non sarebbe riuscita a non intervenire di fronte alla sofferenza di qualcuno lo costrinsero a mettere da parte l’orgoglio.
Sentendo la vergogna dentro di sé, Luka riabbassò lentamente la testa e le catene scivolarono giù dal suo corpo per cadere a terra con lievi tintinnii.
Cadenza rise e afferrò i capelli sulla sommità del capo di Luka per spingere la sua testa ancora più verso il basso, ad un nulla dai suoi piedi.
“Quando adoro vederti così!” rise ancora, schernendolo.
Luka strinse i pugni ancora di più, ferendosi i palmi con le proprie stesse unghie, ma si costrinse a non muoversi.
Cadenza si godette la sua vittoria ancora per un attimo, prima di lasciare la presa, voltarsi e uscire ancora ridendo dalla stanza.
Appena i suoi passi furono scomparsi nel corridoio, Yuki corse fuori dal suo nascondiglio per inginocchiarsi accanto a Luka. Il demone teneva un mano premuta sul ventre colpito, ma aveva ancora la sua espressione gelida.
“Devi andartene.” ordinò a Yuki tra i denti, “Subito, prima che ti trovino.”
Yuki lo fissò per un attimo, poi scosse la testa con forza.
“Tu vieni con me.” dichiarò, “Non ti lascio qui dopo che…”
“Ho un Contratto, Yuki!” ringhiò Luka, facendola sobbalzare. Notando lo spavento di lei, lo Zess si costrinse a voltare la testa e ad abbassare la voce. “Non posso disobbedire e mi è stato ordinato di non lasciare questa stanza. Comunque, se anche potessi andarmene, gli basterebbe richiamarmi per costringermi a tornare. Non posso fuggire.”
Yuki esitò e si morse il labbro inferiore.
“Ci sarà un modo per annullare il Contratto, no?” chiese piano.
Luka rise con cattiveria.
“Sì, basta che il mio padrone mi liberi: cosa dici, accetterà se glielo chiedo ‘per favore’?”
 
[Now his love’s a memory,
a ghost in the fog.
He sets the sails one last time
saying farewell to the world.
Anchor to the water,
seaweed far below,
grass still in his feet
and a smile beneath his brow.]
 
Cadenza entrò nel salone e si inchinò profondamente di fronte al trono.
“Beh?” chiese il re, mollemente abbandonato contro lo schienale e con la testa sostenuta da una mano, “Non ti avevo chiesto di portarmi l’intruso?”
“Credo non sia qui per uccidere voi, mio sire.” rispose Cadenza.
“Per cosa, allora? Lo percepisco, Cadenza: è nelle mie stanze.”
“Ma nelle vostre stanze non state solo voi.” Cadenza sollevò la testa per incrociare gli occhi color sangue del suo signore, “La vostra camera è satura dell’odore che Luka aveva addosso dopo la sua scampagnata nel mondo umano.”
L’espressione di Lucifero si irrigidì, divenne gelida, ma i suoi occhi brillarono minacciosi.
“Lui?” chiese.
“Quando sono entrato, ha finto che non ci fosse nessun altro.”
“Può essere che non se ne fosse accorto?”
“Anche il suo corpo aveva il profumo di quella donna.”
Lucifero chiuse gli occhi per un lungo momento. Sorrise. Si alzò in piedi e fece cenno al Generale Opast di seguirlo.
“Luka è mio, Cadenza.” disse, “Non ho intenzione di dividerlo con nessuno. Ma se ti va, puoi avere la sua donna.”
Il rosso ghignò immaginando la reazione di Luka mentre lui si faceva la ragazza di cui era invaghito.
“Con molto piacere, sire.”
 
[This is for long-forgotten
light at the end of the world.
Horizon crying
the tears he left behind long ago.
(…so long ago…)]
 
Yuki ignorò il sarcasmo di Luka.
“A parte questo?” chiese ancora.
Lui scrollò le spalle.
“L’unica è che un master più potente mi reclami a sua volta, ma io ho addosso un marchio di sangue che mi identifica come prediletto del mio signore e non esiste tanta gente più forte del re…” spiegò. Lesse nell’espressione di Yuki ciò che stava per dire e la fermò, “Il potere dei Duras si accresce con gli omicidi che questi commettono: io avrò anche ammazzato un sacco di gente, ma alla Vigilia della Notte di Valpurga, ogni anno, lui elimina di persona quindici Zess. Hai idea di che potere abbia ormai? E il massacro di quest’anno è stato solo ieri.”
Yuki sbiancò all’idea di una tale carneficina rituale, ma si costrinse a restare concentrata.
“E i poteri di un evocatore?” chiese, “Takashiro è un negromante molto potente, forse lui…”
“Nessuno, Yuki.” la interruppe Luka, serissimo e sempre più nervoso, “E adesso vattene.”
Yuki fu sul punto di protestare, ma fu preceduta.
“Andiamo, Luka!” esclamò Lucifero, un sorriso falso carico di rabbia sul viso mentre entrava nella camera con Cadenza alle sue spalle, “La tua fidanzata è appena arrivata: non vorrai mandarla via subito!”
Luka agì d’istinto, senza ragionare, e saltò in piedi spingendo Yuki lontana da sé, verso il letto che sperava le avrebbe offerto un minimo di riparo, ma non fece in tempo ad avvicinarsi ai due uomini nemmeno di un passo prima che le sue catene lo aggredissero di nuovo, questa volta stritolandolo con forza. Reclinò il capo all’indietro, la bocca aperta in un urlo muto, e inarcò la schiena mentre le sue braccia venivano bloccate dietro la sua vita e il ferro ardente provvedeva a costringerlo in piedi arrivando ad avvolgersi anche intorno alla sua gola.
Quando riuscì a riaprire gli occhi, scoprì Cadenza a trattenere Yuki, stando alle sue spalle e tenendole le braccia mentre lui continuava a ridere. D’istinto, strattonò nella loro direzione per fermarlo, ma il suo Master afferrò il giro di catena che gli avvolgeva il collo e lo tirò verso di sé.
“Quand’è che sei diventato così stupido, Luka?!” gli sibilò in faccia con cattiveria prima di spingerlo verso l’unica colonna di pietra fra le vetrate della parete di destra.
Non è giusto…
Luka sbatté di fianco, la sua tempia sinistra cozzò contro la pietra aprendo un nuovo taglio sulla sua fronte e per un attimo barcollò, ma prima che potesse cadere, Lucifero lo afferrò per i capelli.
Non è giusto… Non può difendersi… Se fosse libero, non osereste toccarlo…
Lucifero strinse più forte la sua presa sulle ciocche di Luka e poi gli sbatté la testa contro il muro una seconda volta. E un terza. E una quarta.
Non avete il coraggio di combattere lealmente con lui… Siete dei codardi…
“TU. MI. APPARTIENI! Quante volte dovrò ripetertelo?! Sei mio! Ogni ciocca di capelli e ogni goccia di sangue, hai capito?! Sei mio! MIO!”
Vigliacchi, lasciatelo stare… Non è leale così… Non è giusto… Basta…
“Pensi di poter fare ciò che vuoi?!” la testa di Luka continuava ad essere sbattuta contro il muro e ormai lunghe striature rosse gli percorrevano il viso, “Sei MIO! Quando avrò finito con lei te ne accorgerai! Tu non mi tradisci, hai capito?! NESSUNO mi tradisce!”
Basta… Lascialo andare… Basta… Basta…
“BASTA!”
Luka aspettava l’ennesimo dolore alla testa, invece un’intensa luce inondò la stanza. Qualcuno, Cadenza forse, urlò di dolore mentre tutte le vetrate andavano in pezzi. Luka si voltò, confuso, e vide il rosso indietreggiare con le mani sugli occhi. Lucifero stesso aveva portato un braccio a proteggersi il volto e questa sua debolezza sconvolse Luka così tanto che gli occorse un attimo per realizzare che le finestre non erano state le uniche cose ad andare in pezzi.
Le catene degli ordini del suo Master giacevano a terra, inermi, e mutavano rapidamente in polvere.
“Luka!”
Yuki corse verso di lui. In fretta, l’oscurità tornò non appena la sorgente di luce si fu spenta, ma piccoli frammenti di essa, come lucciole cadenti o grosse briciole di stelle, continuarono a fluttuare per la stanza per alcuni secondi. Secondi che Luka capì di dover sfruttare.
Facendo appello a tutte le forze rimastegli, Luka scattò in avanti. Afferrò Yuki per un braccio e la tirò con sé fin dentro l’enorme bagno del suo padrone, poi chiuse la porta a chiave.
“Non li tratterà.” ansimò voltandosi di scatto, ma il movimento subitaneo gli fece girare la testa, costringendolo in ginocchio.
“Fermo!” gli ordinò Yuki, inginocchiandosi accanto a lui con preoccupazione, “Fammi vedere…”
Luka allontanò le sue mani dalla propria testa prendendola per i polsi.
“Vattene da qui!” ribatté, “Entreranno presto e per allora…”
“Non ti lascio qui così!” si rifiutò però lei, scuotendo la testa con forza.
“Yuki, dannazione, ho un…!”
La frase di Luka si troncò a metà quando lui ricordò. Le catene del Contratto erano svanite. Cosa diavolo…?!
Yuki gli sorrise dolcemente.
“Te l’avevo detto doveva esserci un modo…” gli ricordò.
Luka non sapeva cosa dire. Comunque non ebbe il tempo di aprire bocca.
Un tonfo sordo giunse dalla porta assieme al ringhio di rabbia di Lucifero.
Senza pensarci, Luka attinse ai propri poteri e pose un sigillo sulla porta. Un pentacolo viola inscritto in un cerchio iniziò a brillare pigramente sul legno. Non avrebbe resistito per molto, ma era meglio di niente.
“Luka, non ti lascio qui! Non ora che puoi andartene: questa è probabilmente l’unica possibilità che avrai di liberarti!”
Lo Zess la guardò e sentì un moto di tenerezza scaldarlo da dentro. Era una sensazione non molto diversa da quella che provava quando Sodom semplificava tutto l’universo in un ‘Sodom vuole bene al suo Master!’. Yuki viveva in un mondo diverso dal suo, un mondo tutto bianco dove chiunque poteva riscattarsi. Lei non capiva, e non avrebbe mai capito, cosa significasse essere nato schiavo, aver vissuto da schiavo per più di quattrocento anni: essere uno Zess era qualcosa da cui non era possibile fuggire, che ti veniva bruciato nella carne sin dalla nascita con le due croci e che nessuno ti avrebbe mai permesso di dimenticare, qualcosa che nemmeno la magia di lei avrebbe potuto cambiare.
Ma le era grato per quella gentilezza e per la sua innocenza. Rendevano più facile accettare l’idea di stare gettando alle ortiche la sua unica possibilità di fuga.
Diede le spalle alla porta, per rimanere tra quella e Yuki, e si sforzò di raddrizzarsi in tutta la sua altezza. Guardò quegli occhi ambrati per un attimo, quindi annuì tra sé e sé.
Sarebbe morto quel giorno, Lucifero non gli avrebbe permesso di lasciare Infernus in vita, ma non l’avrebbe fatto da servo del re dei demoni, quello no.
Mano destra sul cuore, nocche del pugno sinistro sul pavimento; gamba sinistra piegata, ginocchio destro per terra. Luka abbassò la testa ed evocò ogni goccia dei propri poteri.
Da oggi in avanti, per l’eternità dei tempi, io giuro a te: la mia vita sarà il tuo scudo e il mio corpo sarà la tua spada. Fino al giorno in cui morirò, io prometto che la mia anima sarà una tua proprietà. Tutto di me ti appartiene. Da oggi in avanti, per l’eternità dei tempi, io lo giuro a te, mia signora e padrona.
Yuki sgranò gli occhi quando una luminosa catena bianca si avvolse attorno alla gola di Luka, come un collare, e poi protese l’altro capo di sé verso il suo polso destro. Lì si fermo per un attimo, come in attesa, e Yuki capì che doveva scegliere.
Non era quello che voleva. Non se la sentiva di dire che capiva ciò che Luka avesse passato, la sua condizione era infinitamente migliore di quella di lui, ma desiderava lo stesso liberarlo. Voleva che fosse libero, non che si limitasse a cambiare padrone. Tuttavia, la condizione dell’incantesimo di Takashiro le venne in mente, spingendola a scegliere.
“Io accettò la tua fedeltà, da oggi in avanti, per l’eternità dei tempi.” dichiarò. La catena le avvolse delicatamente il polso, come un bracciale, e divenne per un attimo più luminosa prima di svanire nel nulla. Yuki si inginocchiò davanti a Luka e lo fissò dritto negli occhi. “E ti giuro che ti porterò fuori da qui.”
Luka era sorpreso, e un po’ irritato, dalla sua cocciutaggine, ma prima che potesse dire qualcosa per distoglierla dal suo folle e suicida proposito, come sempre quando lui tentava di discutere con la ragazza, non poté parlare.
Il sigillo sulla porta esplose e gli artigli di Lucifero aprirono solchi nel legno facendo cadere schegge sui due in ginocchio.
“Via da qui!” ordinò Luka sollevando Yuki quasi di peso per spingerla verso la parete opposta alla porta.
“Luka…!” tentò Yuki, ma in quel momento la porta fu divelta dai suoi cardini.
Luka ruggì e si scagliò contro Lucifero non appena questi ebbe passato la soglia. Il re dei demoni ruggì ancora più forte e spintonò Luka con la schiena contro lo stipite, bloccando però così anche il passaggio a Cadenza.
“TRADITORE!” urlò, furibondo, realizzando di non essere stato in grado di impedire che il suo schiavo si legasse alla ragazza.
Luka gli mostrò i denti.
“Solo con te!” ribatté, colpendolo allo stomaco con una ginocchiata.
Lucifero ringhiò. I suoi occhi si illuminarono, diventando ancora più rossi. Riuscì ad afferrare Luka per i capelli sulla fronte e, come immune ai pugni che lo Zess gli stava tirando per scrollarselo di dosso, si scagliò su di lui.
Luka urlò quando i denti di Lucifero penetrarono nel suo collo. Annaspò, la testa forzata verso l’alto, mentre il suo ex-padrone beveva da lui con foga crescente e in uno sprazzo di lucidità capì che il demone era intenzionato a prosciugarlo fino ad ucciderlo. Per mero istinto, sollevò il braccio per strattonarlo inutilmente per i capelli e poi allungò la mano all’indietro, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse aiutarlo.
Le sue dita strinsero il vetro bollente di una lampada ad olio appesa al muro.
Con un grido di ribellione, staccò l’oggetto dal muro e lo fracassò sul viso di Lucifero come meglio poté.
Satana si allontanò con uno strillo. Metà del suo viso, quella su cui Luka era riuscito a rompere l’oggetto, era bagnata di olio combustibile e ora bruciava, assieme con gli abiti e i capelli dell’uomo.
Luka fissò la scena con sgomento, incapace di realizzare ciò che aveva fatto anche mentre guardava Cadenza affannarsi sul suo sire.
Lucifero cadde a terra, urlando in agonia.
Qualcuno afferrò Luka per un braccio, lo tirò dentro il bagno.
Cadenza iniziò a sbattere la coperta sul corpo ormai avvolto dalle fiamme del suo sovrano.
Yuki apparve nella visuale del ragazzo e si chinò a raccogliere una scheggia di vetro dal pavimento.
Lucifero rotolò su sé stesso, nel tentativo di spegnere le fiamme, ma si fermò quando lo vide.
Yuki si tagliò il palmo della mano e lasciò che il sangue iniziasse a gocciolare.
L’occhio sano di Lucifero, rosso come la luna di Infernus, fissò Luka con odio e follia mentre il re ringhiava e urlava per il dolore e la rabbia.
Ombre vorticarono ovunque e lo stomaco di Luka si contrasse.
Quando poi sbatté le palpebre, si trovava in un’altra camera da letto. Una stanza che aveva già visto, ma solo una volta.
Yuki lo fissava in silenzio, ferma in piedi davanti a lui in attesa di qualcosa che lui non sapeva.
Luka sentì le forze venirgli meno, tutto intorno a luì crebbe improvvisamente in altezza e qualcosa lo colpì alle spalle. Mentre si chiedeva perché di fronte a lui stesse il soffitto, si accorse delle finestre aperte alla sua sinistra.
Nel cielo blu splendeva una luna rossa.
Poi tutto divenne nero.
 
[This is for long-forgotten
light at the end of the world.
Horizon crying
the tears he left behind so long ago.
(…so long ago…)]




 
 
Testo della canzone che inframezza il capitolo: "The Islander", dei Nightwish.




 
Salve!
Eccomi e so cosa state pensando: ci fa aspettare un mese per il capitolo IV e poi il V arriva subito. Beh, accontentatevi, quando arriva un attacco di ispirazionite acuta non ci posso fare niente v.v
Parliamo del capitolo, vi va?
C'è un piccolo cameo: in un punto, Yuki dice a Luka "Va tutto bene. Andrà tutto bene, Luka. Perché io sono con te." Bene, questo dialogo è totalmente tratto dal manga, Volume 2 Capitolo 10 Pagina 27 se vi interessa, dove Luka ricorda Yuki che lo abbracciava da dietro rassicurandolo sul fatto che tutto sarebbe andato bene. Luka indossava una camicia e Yuki un abito, sono stata il più fedele possibile all'immagine.
Altro particolare: Lucifero. Non è morto, non sperateci, solo Luka farà l'errore di crederlo morto. Perché lo farà? Perché così io posso dire che Lucifero è l'uomo con la maschera d'osso che si vede nel manga, quello che Luka insegue dicendo a se stesso che è morto e che poi scoprirà essere un'illusione di Elegy. Perché ho scelto così? Per un dialogo tra Elegy e Luka nel manga, dove lei dice di avergli fatto vedere l'uomo con la maschera per "dargli un indizio" e poi inizia a proporre a Luka di tornare ad Infernus assicurandolo che "lui" lo perdonerà per la sua fuga... Scusate, ma io una giustificazione a quel tipo mascherato dovevo trovarla, altrimenti ci sarei uscita di testa -.-
Che altro? Ah, faccio presente a tutti che Luka NON SA che Yuki è destinata a morire, ne è totalmente all'oscuro, quindi dovrà scoprirlo nel prossimo capitolo: com credete che avverrà? 0:)
Per la canzone, non so voi ma io vedo Luka tantissimo nella figura del guardiano del faro: solo, bandito, senza una vera possibilità di farsi una famiglia (Yuki muore spessissimo, avete notato? -.-), inascoltato da ambo le parti perché nessuno si fida realmente e totalmente di lui... Luka, vieni qui, ti consolo io! XD
Niente, idiozia a parte (ma quando mai?!), solita dedica alla mia adorabile Onee-chan: lo so che ultimamente ho pochissimo tempo, Chris, ma non cambia il fatto che sei una persona speciale e che ti voglio un sacco di bene, per favore ricordalo :)
Non so quando riuscirò a postare il prossimo capitolo, ma ci sto già lavorando quindi spero sia presto! :D
Grazie a tutti voi!
A presto,
ciao ciao!
Agapanto Blu
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Uraboku / Vai alla pagina dell'autore: Agapanto Blu