Il mattino seguente fu un massacro. Eiko Hisae
ebbe la brillante idea di lasciare l’intero tempio nelle mani
di dodici
estranei, dieci dei quali in preda al dente avvelenato. A quanto
pareva, pochi
avevano dormito e quasi tutti si erano scannati con i compagni di
stanza. Alle
tre del mattino, Akagi aveva dovuto stritolare un paio di ossa a causa
dell’infernale casino che “ quei quattro
psicolabili”, ossia le due scimmie e i
due teppisti, stavano combinando nelle camere; e si erano pure appaiati
con le
stanze!
Dal canto suo, in camera con un angelico Jin e
con accanto Maki, aveva dormito come in paradiso.
«‘giorno» farfugliò Kiyota,
strusciando i piedi
fino alla sedia.
«‘ao» rimbrottò ancora
più sveglio Mitsui, quasi
strisciando verso il tavolo.
«Buongiorno, che diavolo avete combinato
stanotte?» Domandò un energico Fujima, bevendo del
tè.
«Miyagi russa».
«La Scimmia rossa parla nel sonno».
Spiegarono i due, mentre sbadigliavano a pieni
polmoni.
«E gli altri?» Chiese Hanagata, leggendo il
giornale.
«Muoviti!» La voce di Akagi li
raggiunse, seguita dal
tonfo del fondo schiena di Hanamichi che scivolò fino al
salotto.
«Bel colpo di culo, Hana!» Rise Mitsui, ma
l’altro non lo degnò manco di uno sguardo e si
rialzò come un fulmine per
correre al piano di sopra «Razza di Gorilla, adesso ti faccio
fuori!»
«Quante energie di primo mattino…»
«Giorno Sendo, già sveglio?» fece
sorpreso il
Capitano dello Shoyo.
«Già…» mugugnò
lui, buttandosi sulla prima sedia
a caso.
«Dì la verità, temevi che la Volpe ti
facesse
fuori nel sonno?» Ghignò Miyagi, entrato dopo di
lui.
Sendo sorrise «Mah, non credo che riuscirebbe a
starsene sveglio solo per farmi fuori».
«Dov’è la mia Ayakuccia?»
Borbottò preoccupato
Miyagi, sedendosi.
«Ah, si è svegliata molto presto. Andava a
comprare qualcosa» replicò Fujima.
«Qualcosa cosa?»
Fujima scrollò le spalle, ma la porta si aprì
nello stesso momento.
«Buongiorno banda di caproni!» Salutò
allegramente
la manager della squadra, «Vi ho portato la
colazione!»
Un terremoto di piedi e un branco di bufali si
riversò nella stanza.
«Con calma, dementi! Ecco, ho preso un po’ di
tutto, servitevi!»
Tutti presero a guardare Ayako con occhioni
adoranti che fecero venire voglia a Miyagi di menare sberle e, tra
questi,
soprattutto a Kiyota.
«Dovresti passare nella nostra squadra! Con una
colazione così altro che buongiorno!»
«Ehi, demente, sta lontano dalla mia Ayakuccia!»
Avvertì il Playmaker dello Shohoku.
«Prego? A me risulta che siano tutti bei
sogni di un cretino».
«E tu che diavolo ne sai?»
«Ma se lo sa tutta Kanagawa!»
Prima che potessero attirare le ire del Capitano,
Ayako ficcò due paste in bocca ad entrambi e li
scaraventò fuori.
«Devi esserti svegliata molto presto per portarci
la colazione, Ayako» fece gentile Maki, avvicinandosi al
vassoio.
«Ah, non preoccuparti. Eiko è uscita molto presto
per gli allenamenti dello Shiroi, quindi ne ho approfittato per fare un
giro.
E’ una bella città, meno caotica di Tokio, ma con
un grande numero di palestre
nei dintorni».
«Biaciapiselli! Che cavolo hai combinato?»
Hanamichi apparve sulla porta con occhi infuocati e tutti si girarono a
fissarlo.
«Che c’è?»
«Di che diavolo parli, Scimmia Rossa?»
«La stanza è quasi allagata!»
Sbottò di rimando
lui.
Mitsui si girò a guardarlo con indifferenza «Ti
avevo detto di cambiare stanza, peggio per te».
«Razza di pseudo giocatore…»
Cominciò il rosso,
ma Akagi lo afferrò per la collottola «Giocherete
dopo, da bravi... allora, che
programmi ci sono oggi?»
«Bé…» cominciò
Fujima. «La Manifestazione di
apertura è per questo pomeriggio. Abbiamo mezza giornata
libera».
«Che si fa?» Domandò allora Maki.
«Si dovrebbe prenotare la palestra per gli
allenamenti. Di quello possiamo occuparcene noi»
cominciò Fujima, guardando
Ayako.
«D’accordo. E voi che intenzioni avete?»
«Dovremmo cominciare ad allenarci…»
Stava dicendo
a se stesso Akagi. «Ma senza palestra è
impossibile, per ora».
«Andiamo a farci un giro!» Esclamò
Kiyota con un
sorriso demente.
«Al mare!» Fece eco Hanamichi.
«Non è poi una cattiva idea. Potremmo allenarci
in spiaggia» provò a dire Sendo.
I vari cenni di assenso convinsero anche Akagi,
che si guardò intorno «Che fine ha fatto
Jin?»
«Al telefono, mi pare».
«E quell’idiota della Volpe?»
Sbottò allora
Kiyota.
«Starà sbavando sul cuscino»
ghignò allora
Miyagi.
«Vado a svegliarlo!»
Seguirono con lo sguardo un Hanamichi fin troppo
contento, prevedendo il peggio; difatti, due secondi dopo, le urla di
quei due
dementi salirono fino al soffitto.
«Quanto la fai lunga, Volpe!»
«Vaffanculo, idiota!»
«Che personcine delicate…»
Cominciò a sbuffare la
Scimmia del Kainan, poi si bloccò alla vista di Jin.
«Che c’è?»
La guardia del Kainan manteneva il cellulare a
distanza di sicurezza, con la mano appoggiata sull’orecchio
«Ho un pazzo al
telefono…»
«Pronto?
Pronto?»
«Ma questa è la voce di Hikoichi!»
Esclamò Sendo,
prendendo il telefono. «Pronto? Hikoichi?»
«Sendoo! Ciao, come va?» Fece quel mentecatto con
la sua voce stridula, tanto da trapanare la testa a tutti.
«Bene. Stiamo pensando di allenarci al
mare…»
Rispose quello, con l’aria da svampito.
«Ah,
davvero? C’è qualcuno che può prendere
appunti sui giocatori di Chiba?»
Sendo sposto il capo dal telefono e lanciò
un’occhiata Fujima «Ehm, forse…
»
«Bene!
Allor-»
La comunicazione venne interrotta per qualche
istante, poi la voce possente del Capitano lo raggiunse «Sendo…»
«Uozumi! Giorno, come…»
«Passami
Akagi» Lo interruppe Jun Uozumi, minaccioso.
Con una scrollata di spalle da parte di Sendo, il
telefono passò al Capitano dello Shohoku che si
spostò in un’altra stanza per
parlare con “Gorilla-secondo”.
«Lo sai, vero, che il tuo telefono è perduto
ormai? » Ghignarono quei due infami di Mitsui e Miyagi.
Jin sospirò «Ah, beh non era
mio…»
«No?»
Jin scosse la testa ed indicò Kiyota che si
pietrificò,
mentre gli altri attaccarono a sganasciarsi come matte.
Dopo molti minuti di chiamate tra gli psicopatici
del Ryonan, che cercavano disperatamente Sendo e i morti del Kainan che
meno di
così non se ne potevano fregare, si avviarono verso la
spiaggia, affollando un
intero vagone della metropolitana. Mitsui e Hanamichi si fecero spazio
a suon
di spinte e morsi, mentre Miyagi ne approfittò per
appiccicarsi alla sua
Ayakuccia che se ne fregava altamente, tutta presa a svegliare Rukawa
che quasi
le dormiva addosso.
E i numeri non finirono lì, visto che
all’apertura delle porte quasi tutti si catapultarono a mare,
svestendosi
contemporaneamente, e trascinandosi dietro un povero Capitano che
rischiava di
affogare.
Occorse tutta la buona volontà di Maki e Fujima
che, con l’aiuto di Sendo, raggiunsero un accordo: corsa
sulla spiaggia e gara
di nuoto. Inutile dire che questa risoluzione portò al quasi
svenimento della
Volpe che di acqua proprio non ne voleva sentir parlare.
La corsa sulla spiaggia fu piuttosto una maratona
senza frontiere, dove ogni mezzo era lecito per arrivare primo:
Hanamichi
addirittura si allacciò ai pantaloni di Kiyota, che rimase
in mutande davanti
all’intera spiaggia.
«Potrebbero anche fare i seri, una volta
tanto…»
buttò lì Ayako, seduta sulla spiaggia al sicuro,
con registri alla mano.
«Almeno si divertono. Dopotutto oggi inizierà il
torneo e non avranno tanto tempo per respirare»
osservò indulgente Fujima, in
costume da bagno.
«Sta attento, coglione!» Proruppe la decima volta
Mitsui, inciampando nei piedi di quell’imbecille di Miyagi
che tutto faceva
tranne correre, visto com’era intento ad osservare quei due
sull’asciugamano.
«Oh, il tappetto è geloso...»
cantilenò
Hanamichi, raggiungendoli con una smorfia.
«Beh, sono una bella coppia!» Esclamò
l’ex
teppista, prima di ritrovarsi le mutande piene di sabbia.
«Fatevi i cavolacci vostri, accidenti!»
«Andiamo, Ayako non è una delle dementi che
sbavano dietro alla Volpe. Sta lavorando, quindi non si farà
distrarre. E poi,
Fujima mica è un bavoso deficente!» fece
saggiamente Mitsui, visto che
quell’altro sembrava seriamente
incazzato.
«Infatti! Non è un
deficiente…» aggiunse Sendo,
che aveva ascoltato tutto il discorso. «Lui ha la scusa per
avvicinarsi e dato
che non è un deficiente…»
Insinuò con un ghigno, ritrovandosi poi una manciata
di sabbia nei capelli.
Fortuna che l’asso del Ryonan non fosse
un’attaccabrighe, perché Miyagi aveva addosso una
voglia folle di ammazzare
qualcuno.
«Ah, al diavolo!» Sbottò scazzato, per
poi
tornare a correre.
«Se l’è presa sul serio?»
Domandò il rosso a
Mitsui, che si limitò a scuotere la testa.
«Ehi, Mr. Quattrocchi, noi al Kainan
siamo
abituati a peggio!» Replicò pomposamente Kiyota,
per poi sbattere il muso
contro Akagi che si era fermato.
«Ehi, Gorilla. Avvisa prima di fermarti…»
«Sta zitto demente! Ehi, voi!» Urlò il
Capitano,
con una vena pulsante sulla tempia; nessuno, tranne qualche anima pia,
aveva
seguito l’allenamento: Sendo guardava svagato il mare, forse
col desiderio di
mettersi a pescare, Mitsui e Hanamichi continuavano a sfottere Miyagi
che li
prendeva a pedate e Rukawa poi lo avevano perso un’ora prima;
quello
squilibrato si era sdraiato accanto ad Ayako, crollando in stato
catatonico.
«Akagi, così ti saltano le
coronarie…» avvertì
Maki.
«Certo, perché ti sembra possibile una roba del
genere?»
Fujima si alzò urlando un «In acqua!»,
che fece
saltare tutti di gioia.
«Almeno così si rinfrescano i neuroni»
rise il
Capitano del Kainan, assestando una pacca di conforto
all’altro Capitano.
«Sempre che non l’affoghino, la materia
grigia… Rukawa!
Muovi le chiappe, in acqua!»
La volpe strizzò le palpebre, osservando gli
spruzzi d’acqua provocati dai tuffi di quegli imbecilli, e
scosse il capo «Ma
manco morto».
Ok, ora lo affogava nella sabbia! Akagi si mosse
a passo di gigante verso quella divetta della sua squadra e
poggiò le mani su i
fianchi «Allora?»
Rukawa lo fissò, inespressivo «Odio
l’acqua».
«Non sai notare, Rukawuccio?» Cantilenò
Ayako a
suo fianco.
«Non chiamarmi in quel modo!»
«Paura dell’acqua, Kaede?»
Frecciò Sendo,
passando per quelle parti, guarda caso.
Detto fatto, da lì a qualche secondo Rukawa era a
mollo, maledicendosi per aver ascoltato ancora una volta quello
psicotico
sorridente. Per tutta la notte aveva assistito ai suoi sproloqui
insulsi e ora
oltre al danno, anche la beffa.
«Gara?» Fece semplicemente Sendo, per poi partire
a razzo, fendendo l‘acqua con veloci bracciate.
D’accordo, doveva vincere, o
perlomeno sfruttare la cosa per annegarlo, pensò la Volpe e
partì
all’inseguimento.
Nonostante non amasse l’acqua, era un abile
nuotatore e il suo peso lo rendeva più veloce di Sendo, che
cominciava ad
arrancare.
«Forse è il gel che ti rende pesanti i
capelli…»
bofonchiò la Volpe, quando si trovò spalla a
spalla con il nemico di sempre e
Sendo sorrise «Era quasi una battuta, sai? Sto vincendo io».
«Hn» grugnì l’altro e lo
superò, vincendo la loro
gara personale.
Un’ora
e mezza dopo, erano tutti spalmati sulla
sabbia, stanchi e affaticati. La gara di
“pallanuoto” improvvisata era stata
grandiosa: le due squadre erano capitanate da Sendo e Maki che avevano
dovuto
scegliere i propri compagni; tra i sogghigni generali, Sendo aveva
scelto
proprio Rukawa, giusto per fargli girare le palle ancora un
po’, mentre alla
fine aveva dovuto sorbirsi anche la Scimmia Rossa. Maki invece, anima
pia lui,
aveva preso come al solito Kiyota, che tanto era stato espulso alla
prima
occasione. Ora giacevano tutti moribondi sulla spiaggia.
«Dannata acqua, certo che è difficile giocarci
dentro!» Sbottò Mitsui, con il fiatone.
«Sei tu che non hai fiato, vecchio scorfano»
ribatté molto dolcemente Miyagi.
«Ragazzi, sete?» Domandò Ayako, con una
cesta di
bottigliette.
«Grazie Aya».
«Grazie, Ayakuccia! » Esclamò Miyagi,
stucchevole
come il miele.
«Ayako, ho stilato la lista del torneo!» La
richiamò
Fujima e Miyagi sospirò «Che palle quel
tipo».
L’ex teppista rise «Non mi dire che, sul serio,
ti preoccupa Fujima!»
Miyagi abbassò il capo verso la bottiglia, serio
tutto in un colpo «No, in effetti mi preoccupano,
più o meno, tutti».
Mitsui guardò il mare «Ayako non è
così scema da
farsi appallare da un bel faccino. Altrimenti il primo della lista
sarebbe
stato Rukawa».
«In effetti, non si fa appallare da nessuno»
rispose Miyagi, con accento triste.
L’altro sorrise e cinse un braccio intorno alla
testa del Playmaker «Idiota. Ayako semplicemente non se ne
accorge… e poi ci
sono io, no?»
«Sei tu il cretino che non guarda dove va!»
Sbottò di rimando Hanamichi, tenendosi il polso.
Solo due dementi formato gigante come loro
potevano scontrarsi in una distesa grande come, tanto per fare un
esempio,
l’Oceano!
«Voi siete due… ormai ho finito gli insulti per
voi… » stava gufando Akagi sulle loro teste.
«Gorilla, stai sfracellando i coglioni, la molli?»
«Non che non la pianto, razza di imbecille!
Potevate essere fuori uso prima dell’inizio della
Manifestazione! Ora,
chissenefrega se ti viene un accidente, ma Rukawa fa parte dei
titolari!»
A quelle parole, Hanamichi si alzò di scatto,
gettando casualmente la sabbia in testa alla Volpe.
«Me che vi massacriate voi e la Volpe qui!» E si
allontanò, borbottando come un ossesso, mentre Akagi faceva
per seguirlo «Magari
si suicida…»
«Acqua, Volpe affogata?» Ghignò Ayako e
Rukawa
fece una smorfia, sentendo perforargli la testa da spilli.
«Che divertente…»
«Andiamo che hai la testa dura!»
«Se vuoi ti faccio una fasciatura io…»
cinguettò
Sendo, alle spalle di Ayako.
«Vedo che voi due andate sempre più
d’accordo…» commentò
felicemente la manager, alla faccia dell’ espressione da
avvelenamento dell’Ala
dello Shohoku.
«Un amore» rispose l’ infame maledetto
che Rukawa
trucidò con lo sguardo.
«Credi
davvero che quegli sguardi servano a
qualcosa?» Domandò poi Sendo, quando Ayako si
allontanò. Non ebbe risposta,
così sbuffò «Sei irritante».
Rukawa lo fissò «E tu esasperante».
«Suppongo sia un passo avanti…» rise
Sendo, poi
guardò il mare «Peccato non vivere al
mare!» Esclamò, spalmandosi sulla sabbia.
L’altro lo fissò di sbieco «Non mi
piace, il
mare».
«Allora non lo capisci. Lo vedi come qualcosa di
misterioso, semplicemente troppo da contenere.
Invece è qualcosa di vivo.
Sempre in movimento, in subbuglio, anche quando sembra
sereno».
Rukawa si limitò a non rispondere, guardando il
mare.
«Dovresti essere meno controllato, ne gioveresti».
Il giocatore dello Shohoku alzò lo sguardo,
giusto in tempo per guardare Sendo allontanarsi verso Hanagata e Akagi.
Sì,
ancora quella sensazione… lui non odiava
Sendo. Invidia, forse era la parola giusta.
«Volpe, basket?» Lo richiamò il re delle
espulsioni, e Rukawa si alzò con un sospiro.
«Bien, niente arbitro!» Esclamò
sogghignante,
mentre Mitsui e Miyagi si scambiavano un’occhiata.
«Vuoi farti male, demente?»
«Non hai paura che possiamo romperti qualcosa?»
«Aha, cos’è frignate?» E
giù a ridere come un
indemoniato.
«Io non ci sto in squadra con lui»
borbottò
Rukawa.
«Ma chi ti vuole!»
«Ma infatti se lo tiene Miyagi quest’ invasato,
io e te giochiamo insieme, Volpe» Lo interruppe Mitsui.
Così
la partita cominciò. Senza arbitro era
praticamente una guerra e, a metà tempo, la palla era stata
quasi dimenticata
in favore della lotta libera; Hanamichi usava il placcaggio come scusa
per
buttare a terra “il fuscellino” Rukawa, mentre
Mitsui alzava di peso il povero
Miyagi. In quel macello, Sendo e Hanagata sghignazzavano come folli e
Akagi
fingeva di non vedere nulla per proteggere la sua salute mentale. Nel
frattempo
i due manager sembravano immersi nel fitto di una cospirazione insieme
a Maki,
mentre Kiyota e Jin non si vedevano da nessuna parte.
La Guardia del Kainan conosceva molto bene Kiyota
e l’oscurità della sua espressione, nei momenti
“seri”, era inconfondibile;
finalmente se lo ritrovò al bar, solo, ma quando aveva
tentato ti porgli
qualche domanda, quello era scattato come una molla e si era
allontanato con le
mani affondate nel costume e un diavolo per capello.
Akagi fece levare le tende solo alle quattro
passate e solo dopo che la squadra Mitsui-Rukawa ebbe rotto il grugno a
quella
dei due psicotici. Per carità, Miyagi era pure bravo, ma le
stronzate di
Hanamichi valevano per due, mentre quegli altri si erano trovati
relativamente
bene col patto “tu non fracassi i coglioni a me, e
io non li frantumo a te”.
Il viaggio di ritorno verso il Tempio fu
piuttosto tranquillo, tranne per il fatto che Hanamichi, perso il
compagno di
giochi, aveva deciso di sfogare la follia su Rukawa che ormai, tra lui
e Sendo,
ne aveva le palle piene. A metà strada era quasi giunto alla
conclusione di
supplicare Nobuscimmia di riprendersi il suo maniaco preferito ma Ayako
gli
andò in aiuto come una manna dal cielo:
«Al Tempio sbrigatevi a fare le docce, che
dobbiamo filare alla Manifestazione di apertura. Mi raccomando tutti in
tuta».
«Quale tuta?» La interruppe Jin.
La manager in tutta risposta ghignò in modo
terrificante «Lo vedrete».
La battaglia su chi dovesse usare per primo le
docce, fu serrata: il bagno al piano inferiore vide come vincitore
incontrastato Maki che, semplicemente, sgattaiolò dentro e
si chiuse la porta
con le chiavi; Akagi occupò l’altro bagno menando
fendenti e cazzotti in testa,
mentre Sendo, fasullo come Giuda, occupò l’ultimo
con la scusa di un certo affare
urgente da risolvere. Così tutti gli altri
aspettarono a braccia
incrociate, con la testa che fumava dall’ esasperazione;
c’era chi aveva deciso
di assestare qualche calcio, giusto per passare il tempo, chi invece
decise di
oziare e, incredibile ma vero, non si trattava di Rukawa. Anzi, si
ritrovò la Scimmia a rovinargli
addosso e quasi lo spalmò sul pavimento .
«Imbecille, se la notte non dormi per colpa di
quell’altro demente lì, non venire a menartela con
me!»
Diciotto parole. Troppe per la Volpe.
«Sei senza umanità, tu»
borbottò Kiyota,
girandosi speranzoso verso l’altro vicino, cioè
Mitsui.
«Non fartelo passare manco per l’anticamera del
cervello» avvertì il Teppista.
«Ma che stracciamento di palle».
«A chi serve il bagno?» Cantilenò Sendo,
con
asciugamano arrotolato ai fianchi e uno in testa.
«Sembri mia madre» ghignò Miyagi.
Sendo sorrise «Tua madre è figa?»
Bisognava ammettere che, quando ci si metteva,
sapeva essere discretamente divertente,
pensò Hanamichi mentre gli altri
lo sfottevano per l’asciugamano tra i capelli.
«Sendo, stai gocciolando» se ne uscì
Akagi,
scendendo dal piano di sopra vestito per loro fortuna.
«Sì, sì me ne vado» fece
quello, andando al piano
di sopra mezzo nudo e scalzo, neanche fosse a casa sua.
Tempo un secondo e si alzarono tutti
contemporaneamente, stritolandosi all’entrata del bagno.
«Vado io!»
«Ma sfracellati!»
Sbottarono all’unisono Miyagi e Mitsui.
«Imbecilli… » borbottò Akagi,
mentre Rukawa lo
superava. «Il bagno di sopra è libero»
gli fece con un sospiro.
«Hn».
Aveva fatto in tempo a entrare in bagno,
svestirsi e aprire il getto in tutta calma, che di sotto ancora si
sentivano le
grida dei due mentecatti e le botte di Akagi. Sospirò per
poi infilarsi nella
doccia: Cominciava ad detestarlo, quel dannato ritiro.
Intanto, qualche stanza più in là, Kiyota era
alle prese con due problemi: quel dannato maglione che non si infilava
e quel
dannato Jin che gli spaccava i cosiddetti.
«Kiyota…»
«Non rompere, Jin».
Quella solfa l’aveva ascoltata per un’ora,
durante tutto il tragitto verso il Tempio. La guardia sbarrò
la strada al
compagno di squadra «Andiamo, cosa’hai?»
Fece, accondiscendente.
«Nessun problema» tagliò corto la
Scimmia,
incrociando le braccia.
«Se avessi un problema, me lo diresti vero?» Gli
domandò Jin, scrutandolo.
«Ma porca miseria, non mi serve una balia! Se
avrò un problema te lo dirò!»
Sendo si bloccò accanto alla porta, ascoltando
per caso il discorso dei due giocatori e, contemporaneamente, Rukawa
uscì dalla
doccia e lo fissò. Quello alzò un indice davanti
alla bocca, per fare segno di
silenzio e si affacciò:
«Va tutto bene?»
Jin si girò con un sorriso «Nulla Sendo, tutto
bene».
«Niente che ti interessi, Spaventapasseri.
Sloggia!»
Sbottò l’altro.
Il Playmaker del Ryonan ammiccò a entrambi, poi
sorrise «Ma certo!» E si allontanò
canticchiando.
«Ma non è che quello ha capito una cosa per
un’altra?» Borbottò Kiyota.
«E cioè?»
L’Ala del Kainan lanciò un’occhiata
perplessa
all’amico: ci era o ci faceva?
«Lascia perdere» mugugnò, poi, dopo
nuove
imprecazioni e altre rassicurazioni, riuscì a cacciarlo
dalla stanza.
Jin si ritrovò la porta sbattuta sul naso e
sospirò «Ma quanto è
cocciuto…»
«Che combinate tu e quell’altro guaio?»
Domandò
Maki, notando l’espressione preoccupata di Jin.
«Ah, Maki. Mah, cerco di estorcere una qualche
verità al nostro Nobunaga».
Il Capitano del Kainan rise «Ecco, visto che ci
sei, fatti dire anche dove a messo le palle da basket che mi ha
fregato».
«State zitti, dannati!»
Sendo la guardò «Qualche diavoleria, Ayako?
»
«Ta-daan!» Esclamò lei, tirando fuori
una maglia
nera, con strisce sui fianchi blu e rosse. Il nome Kanagawa e
il numero,
erano trascritti in bianco.
«Wow!» Fece il giocatore del Ryonan, mentre gli
altri smidollati già fremevano per averne una.
«Vi piace?» Domandò la manager,
ghignando.
«Non male, riunisce un po’ tutti i colori delle
squadre» commentò Fujima.
Gran parte di loro tossì: tutti avevano
saggiamente evitato l’argomento “colore verde-Shoyo
assente”. O almeno, tutti
tranne uno:
«Ehi, Ayakuccia… » cominciò
Hanamichi, avvicinandosi
al suo orecchio «Niente verde rammollito eh?» Le
sussurrò piano ad un orecchio.
«Deficiente è stato proprio Fujima a non volere
il colore nella maglia, io volevo mettercelo»
sbottò lei, e molti si girarono
verso il Capitano dello Shoyo.
«Anche voi fate parte della squadra, Fujima… anzi,
tu sei l’allenatore e Toru è la prima
riserva» cominciò Sendo.
«Infatti, alla fine siete più utili di questi
qui»
aggiunse Akagi, indicando i suoi compagni di squadra che per poco non
gli
azzannarono una mano.
Fujima accennò un sorriso, poi scosse la testa
«No,
non era in questo modo che lo Shoyo doveva rientrare tra i Best.
Mettere quel
colore solo perché vi faccio da pseudo allenatore
è una cretinata.
A quelle parole tutti si zittirono, mentre il Playmaker
annunciava allegramente «Bene, vado a lavarmi io!»
Akagi e Maki si scambiarono un’occhiata: Kenji
Fujima era un giocatore molto, molto orgoglioso; aveva ricevuto il
premio di
migliore giocatore dell’anno – MVP - per tre anni
di fila. Alle medie era il
più grande giocatore d Kanagawa, superando persino Maki.
Poi, allo Shoyo, gli
fu quasi implorato di partecipare come playmaker e nel giro di pochi
mesi
divenne Capitano; il ruolo di allenatore gli fu concesso niente meno
che dalla
federazione sportiva. Era probabilmente il secondo Playmaker di
Kanagawa e solo
Maki era alla sua altezza; ma i fatti parlavano chiaro: Sendo sapeva
giocare in
più ruoli, grazie all’altezza poteva ricoprire
anche la funzione di Ala e per
giunta era solo del secondo anno, quindi poteva ancora migliorare.
Maki, pur
essendo del terzo, si era dimostrato il Playmaker più forte
di Kanagawa per ben
tre anni di seguito e aveva condotto la sua squadra e tre vittorie
consecutive.
Erano numeri troppo esorbitanti per passare inosservati, ma non doveva
essere
facile per uno come lui.
Nessuno, però, si era reso conto che Fujima non
era l’unico che soffriva l’esclusione dai Best; ad
un passo dal torneo, ci si
rendeva conto di come realmente stessero le cose. Con quel ritiro,
giocatori
come Rukawa, una semplice matricola, o come Jin, perfetto come Guardia
ma
scarso in tutto il resto, erano stati riconosciuti come i migliori. E
se
persone come Hanamichi, che aveva una propria distorta maniera di
vedere il
basket, ci passavano sopra, vedendo quell’esclusione come una
sfida a fare di
più, a migliorarsi; chi aveva buttato anni nel cesso per
delle stronzate,
cominciava ad odiare se stesso. Mitsui guardò Fujima
allontanarsi verso il
bagno e un potente istinto gli fece portare la mano verso il ginocchio:
quello
era l’emblema del suo fallimento e della sua idiozia. A
quell’ora, se fosse
stato più intelligente, sarebbe stato uno dei giocatori
più grandi di Kanagawa.
Sospirò profondamente, poi si ritrovò gli occhi
di Miyagi incollati ai suoi «Che
vuoi?»
«Piantala Mitsui. Quello è un capitolo chiuso.
Ora siamo qui per aiutare loro, al ritorno ricominceremo ad allenarci e
recupereremo» gli fece l’altro, leggendogli nella
mente come ogni volta.
La Guardia digrignò i denti «Già,
certo» bofonchiò,
per poi uscire a prendere una boccata d’aria.
«C’è troppo nervosismo»
pensò tra sé Sendo. «Dobbiamo
andare, Capitano» fece poi ad Akagi, alzandosi.
«Sì, infilatevi un attimo le maglie e andiamo.
Voi idioti, avete le vostre come riserve» annunciò
ad Hanamichi, Kiyota e gli
altri.
«Non la voglio la vostra stupida maglia»
ribatté
Mitsui dall’esterno, sul piede di guerra.
«Ehi! Io ho il dieci! Lo rivoglio!»
Sbottò
scazzato Hanamichi e Akagi roteò gli occhi come a invocare
la Santa Pazienza «Idiota,
Maki ha il dieci. Tu e Kiyota dovrete accontentarvi di un altro
numero».
«Ma neanche per sogno! Scimmia, tu non dici
niente?» S’infervorò il rosso, con occhi
di fuoco.
«Scusate…» Fece la voce gioviale di
Fujima. «Io prendo
il numero otto, grazie» e s’ infilò la
maglia, alla faccia sconvolta di
quegl’altri imbecilli.
«Che c’è?» Domandò,
guardando la faccia di
Mitsui.
Quello buttò a terrà la sigaretta che stava
fumando «Perché cazzo accetti di metterti la
maglia!»
Akagi lo guardò: non credeva avessero dei
problemi gli altri, ma forse non aveva tenuto in conto lo
sproporzionato ego
malato dei suoi compagni.
«Perché ho promesso di portare la squadra alla
vittoria. Non è colpa di altri se io non sono riuscito a
raggiungere il livello
per i Best, quindi non cercherò di scaricarmi la
coscienza» rispose severamente.
Di certo, la sconfitta nelle eliminatorie gli
bruciava ancora, ma Fujima non era poi il tipo da stare a rimuginare.
I quattro titolari repressero a stento un sorriso:
c’era da aspettarselo da uno come lui.
Mitsui lo fissò, senza parlare, poi sbuffò
«D’accordo,
andiamo a tifare questi bastardi!»
Una mandria di sedie si mosse con una confusione
spacca timpani.
«Wow!» Sussurrò Kiyota col naso
all’insù: il
soffitto era curvo e molto, molto alto. Il palasport era stato messo su
per le
gare più importanti e per ospitare migliaia di persone:
togliendo le fila per
il pubblico, avrebbero potuto metterci comodamente quattro campetti di
basket
per allenamento.
«Forse è ancora presto…»
borbottò Hanamichi,
guardandosi intorno. Branchi di giornalisti e cameraman ciarlavano tra
loro e i
rappresentanti della federazione erano lontani dal tavolo principale.
Osservando
qua e là, si notavano molti giocatori delle altre squadre
escluse dal torneo di
beneficenza e Sendo quasi tirò un colpo, riconoscendo
Hikoichi con la sorella
giornalista.
«Sendooooo!» Esclamò quello psicotico,
facendo
girare mezzo palazzetto.
«C-ciao Hikoichi…» balbettò
il Playmaker del Ryonan,
sconvolto, mentre il piccolo Aida gli si incollava alle gambe.
«Ci mancavi tu, guarda…»
grugnì Kiyota, ma il
ragazzo non lo degnò di uno sguardo.
«Sakuragi!»
«Ohoh, bravo vieni dai geni come me!» Il rosso
cominciò a ridere, in completo brodo di giuggiole,
così gli altri
approfittarono per sgattaiolare via.
«Salve, ragazzi!» Salutò Yayoi Aida, con
macchina
fotografica alla mano.
«Ciao Yayoi, lo sapevo che saresti venuta!» Fece
Ayako.
«Non potevo mancare tra i Best of Kanagawa!»
Esclamò, ghignando.
Il loro blaterare fece scomporre il gruppo e
ognuno se ne andò per i cavoli suoi. Akagi andava alla
ricerca di alcuni
conoscenti, mentre i soliti cercavano semplicemente del cibo!
«Dannazione, avranno intenzione di farci morire
di fame?» Grugnì Mitsui, con lo stomaco che
borbottava più di lui. Mentre
cercava qualche dannatissimo chiostro, si scontro con un Jin distratto.
«Jin, ma dove cavolo guardi?»
«Ah? Oh, scusa Mitsui. Guarda là» fece
la Guardia,
indicandogli un gruppo di ragazzi praticamente spaparanzati sul
pavimento come
barboni.
In piedi c’era il conoscente di Akagi,
quell’Isao, che parlava con un compagno dai capelli rosso
scuro e alto quanto
Fujima. La maglia nera indicava il nome di Kaoru Hiroya.
«Ma non mi dire…» ghignò
Mitsui: quello era la
guardia dell’Ichihara, il “tiratore
scelto” di Chiba. «E’
basso…» notò poi.
«Non mi sembra che sia mai stato un problema…
anche
Miyagi e Fujima lo sono».
«Giusto. Ci sta fissando o sbaglio?»
Borbottò
ancora Mitsui.
Infatti il giocatore li stava effettivamente
guardando, ma senza boria; anzi, più che altro si stava
slogando un polso a
furia di salutare.
«Certo che quelli dell’Ichihara sono tutti troppo
amichevoli…» bofonchiò, ma Jin sorrise
«Forse voi siete troppo abituati i
teppisti che frequentate… E poi, è anche per
quello che non hanno molti rivali,
anche se sono primi».
«Già, a differenza vostra eh?»
Frecciò Mitsui.
L’altro non fece una piega «E voi, che picchiate
qualcuno una partita sì e l’altra pure?»
«D’accordo, mi sto zitto che è
meglio».
«Ah eccovi. Stavamo per darvi dispersi»
ghignò
l’allenatrice. «Allora tutti carichi?»
«Visto che si rompono il muso da due giorni a
questa parte direi di sì» mugugnò Ayako.
«Per ora abbiamo perso tre titolari…»
fece notare
Akagi, guardandosi intorno e notando l’assenza di quei tre
mentecatti di Jin,
Rukawa e Sendo.
«Torneranno all’ovile, quando litigheranno con
qualcuno» liquidò Ayako, muovendosi in avanti.
«Mah, succede sempre. Io ho perso quel demente di
Kiyuwa e il Capitano, tanto per cambiare».
Le due manager sospirarono all’unisono, del tutto
sconfitte dall’idiozia dei loro compagni.
«Grazie» fece gaiamente, afferrando gli Onigiri
di tonno.
«Akira Sendo!» Chiamò una voce alle sue
spalle e
il ragazzo sorrise bonario, come suo solito «Akira
Miasami» replicò copiando il
suo tono solenne.
Akira inarcò un sopracciglio e allungò una mano
che Sendo strinse «Ho visto la tua intervista in
televisione».
«Già, sanno essere molto insistenti»
commentò
quello, guardandosi intorno.
Sendo annuì educatamente. Peccato che non fosse
per niente convinto delle sue parole, che gli erano sembrate fasulle
quanto
fintamente modeste. E di lui aveva sentito abbastanza per non credergli
affatto.
«Tu sei stato bravo a non far trapelare quello
che pensavi» frecciò, infatti, il giocatore del
Ryonan.
«Sono cose che penso realmente» replicò
l’altro,
vagamente sdegnato.
Sendo lo scrutò in silenzio, poi scrollò il capo
con un sospirò «Quindi ti crederesti inferiore di
me?»
Miasami ebbe uno scatto e strinse i pugni «Ci
vediamo in campo, Sendo».
«Contaci» Rispose lui, indifferente. «Ah,
si sono
raffreddati gli Onigiri!» Esclamò, poi una voce
autoritaria risuono per la palestra.
«Buonasera a tutti! E soprattutto ai nostri
ospiti di Kanagawa che, come ogni volta, hanno deciso di partecipare a
questa
splendida Manifestazione in onore del nostro presidente Anzo Koyushu.
La
Cerimonia inizierà tra qualche minuto, prego ogni squadra di
ordinarsi secondo
le proprie assegnazioni. Grazie».
Ci fu un trambusto di spostamenti e urla varie,
ma alla fine le quattro squadre partecipanti e i numerosi spettatori
erano al
proprio posto. Il Kanagawa si trovava in fila, con Fujima nelle vesti
di
allenatore effettivo e Ayako in primis. Per non farsi fracassare i
timpani,
Fujima aveva acconsentito anche ai rompiballe dei loro compagni di
mettersi in
fila come riserve, cosicché le fila della loro squadra erano
belle piene.
Accanto a loro, nella fila centrale, c’era
l’Ichihara in nero e rosso; l’allenatore, Koichi
“il demone” Kendo, e il Caposquadra
amico di Akagi avanti a tutti. Rukawa, tra Maki e Sendo, si
girò verso la
squadra nero-rossa e si ritrovò di fronte un tipo strano;
osservò la sua maglia
e con un sussulto lesse il nome Haranobu Aki, numero 13.
Così, quello era lo Youkai dell’Ichihara.
Rukawa si girò, intercettò lo sguardo di Sendo e,
con un movimento del capo,
gli indicò il ragazzo di fronte a sé. Sendo
sorrise e si accostò a Rukawa,
sussurrando «A quanto pare, Ryota si è fatto
soffiare il primato dell’altezza».
Infatti, Aki era basso quanto il playmaker dello
Shohoku, ma più magro e sottile. I capelli erano scuri e
lunghi e il viso quasi
infantile; sembrava un ragazzino delle medie.
A quanto pare anche lui parlava poco, perché
mentre i compagni approfittavano del silenzio per blaterare cretinate,
quello
se ne stava con le mani in tasca, perso nei suoi pensieri. Il
presidente della
Manifestazione, Hattori Yudo, ricominciò a parlare e la
tensione crebbe alle
stelle.
«E dopo cinque anni, la Celebrazione Koyushu
riprende vita… Quest’anno avviene a Chiba e
Kanagawa a portato i suoi giocatori
migliori. L’allenatore Anzai di Kanagawa ha designato Kenji
Fujima come
sostituto a causa della sua impossibilità i partecipare agli
incontri…»
«Questa mi è nuova!» Sbottò
Hanamichi, ma Kiyota
gli pestò un piede «Deficiente, è una
scusa! Manco questo capisci…»
«Oahhh! L’avevo capito, certo,
Nobuscimmia!»
Esclamò a braccia incrociate il rosso.
«State zitti là dietro!»
Sussurrò Akagi, davanti
a tutti gli altri.
«Eiko Hisae, Koichi Kendo e Kito Katamura sono
stati designati come allenatori rispettivamente dello Shiroi,
dell’Ichihara e
del Narashino».
«Ma sentili questi imbecilli di parte!»
Esclamò
Mitsui, mentre il palazzetto sembrava tremare agli applausi del
pubblico di
Chiba.
«Il Torneo…» continuò ancora
il presidente. «Si
svolgerà, come ogni anno, in modo inconsueto, ben lontano
dallo schema diretto
dei tornei tradizionali. Lo scopo era permettere una sfida equilibrata,
dove
tutte le squadre potessero sfidarsi e incontrarsi sul campo di gioco.
Il
calendario prevederà le prime due gare, il giorno sette e
l’otto Luglio, tra lo
Shiroi e L’Ichihara».
A quell’annunciò, ci fu un boato di fischi e
applausi sparsi e i giocatori di Kanagawa poterono quasi sentire le
scosse che
si mossero tra Isao Katsumi e Heiji Hisae. Era una rivalità
continua, come lo
era stata tra lo Shoyo e il Kainan; l’Ichihara soffiava il
titolo allo Shiroi
da sei anni a questa parte.
«La seconda partita vedrà gli ospiti del Kanagawa
scontrarsi con il Nara di Katamura».
Sendo si girò verso la terza fila in blu del
Nara, incontrando lo sguardo di Miasami. Gli sorrise, salutandolo con
la mano:
quella era una sfida bella e buona e aveva tutta l’intenzione
di vincerla.
«Ehi» lo chiamò Rukawa, senza girarsi.
«Cosa, Kaede?» Domandò il Playmaker del
Ryonan,
fissandogli le spalle.
«L’unico che deve batterti qui, sono io».
Sendo sorrise «Lo terrò a mente».
Il terzo giorno sarebbe stato di pausa, mentre
quello dopo avrebbero incontrato i loro coinquilini e la preoccupante
Eiko
Hisae.
Poi sarebbero stati spettatori per ben due
partite e avrebbero giocato direttamente l’ultimo giorno.
Come calendario dei
giochi non era perfetto e le partite per squadra erano solo tre, ma non
era
quello il punto della situazione.
Erano le nuove sfide, i nuovi rivali, la
possibilità di giocare con i nemici di sempre. Ritrovare un
Sendo e un Rukawa
nella stessa barricata, un Maki allenato da Fujima, un Akagi capitano
dell’
intera Kanagawa… sarebbe
stato un torneo
grandioso, su questo non avevano dubbi. Peccato che le sorprese
sarebbero state
molto più grandi di quello che si aspettavano.
Rieccomi. Questo capitolo forse non è perfetto, ma ho voluto
sacrificare un po’
l’aspetto comico, per dare anche uno spessore psicologico ai
personaggi. Si
cominciano a intravedere i primi problemi e di certo non gli ultimi.
Spero che,
andando avanti, anche i miei giocatori piacciano quanto quelli di
Inoue, anche se,
lo so, è impossibile superarli. Ora vorrei fare qualche
precisazione, quindi
abbiate pazienza.
I capitoli da ora in poi, saranno molto più lunghi,
perché ci saranno anche le
descrizioni delle partite. Questa è la prima fan fiction su
Slam Dunk non
introspettiva, quindi spero di riuscire a rendere le partite poco
noiose e
sempre interessanti. Ho notato che amate molto lo shonen-ai, e ammetto
che
alcune dannate del sito mi hanno trasmesso questa passione. Questa
fiction è
nata senza alcuna pretesa shonen, ma mi sono lasciata contagiare e ho
inserito
delle illusioni che avete trovato tutti. XD
Però, volevo sottolineare che questa fiction è
sportiva, quindi, allusioni a
parte, non ci saranno scene shonen ai vere e proprie, giusto
perché,
conoscendomi, si andrebbe troppo lontano alle liee guida del grande
Inoue,
rendendo la storia troppo romantica.
Ovviamente, ora ci sono i
ringraziamenti! Che dire, ragazzi tra poco le recensioni saranno
più lunghe dei
capitoli! Comincio ad adorarvi ed è un guai per voi,
sappiatelo.
Lucilla_
Bella: Bé, wow che
recensione! Sono contenta che ti piacciano tutti i personaggi e spero
che ti
piaceranno anche i nuovi! La tizia allenatrice si chiama Eiko. XD
Hai giocato a basket? Wow, stupenderrimo! Io volevo, ma mi sono resa
conto che
ormai ero grandicella per iniziare e il canestro non riuscivo a
beccarlo manco
da due passi. I nuovi capitoli saranno un miscuglio tra
demenzialità, partite e
introspezione, spero di riuscire ad amalgamarli e quindi di riceve
altri
possibili complimenti. ;P
Aka_z: Altra recensione chilometrica,
potrei iniziare a vantarmi ohohoh! XD
Come vedi lo shonen ai è ben camuffato, ma un pochino
c’è. Però mettere
l’avviso significherebbe doverlo rendere tropo evidente e
rompere così la
situazione che si è creata. Jin… bé
devo ammettere che come personaggio non mi
dice granché, ma visto che l’ho inserito,
cercherò di migliorare la sua
situazione da desolato. La storia del sorseggiare l’acqua era
fatta apposta: io
vi vedo e osservo tutto, quindi state attente! XD
20jp90: Ah, quindi non sono io, l’
impedita
con i nick? Mi fa piacere! Sì, in effetti Sendo è
un personaggio irritante (io
di carattere assomiglio a Rukawa), però secondo me si
compensano a vicenda. Più
in là, si vedrà l’aiuto che uno da
all’altro e viceversa.
Trilla: Grazie mille! ^^ Sono contenta che ti
sia piaciuta e Rukawa non considerarlo tanto
“povero”. XD
Scorpyon: Ti dirò, anche a me dispiaceva
non
inserirli, però quando ho visto che i Best of Kanagawa erano
quei cinque, ho
pensato che dovevo correre ai ripari. Mettere Akagi e Rukawa, senza
Mitsui,
Hana e Miyagi e come fare una storia incompleta, secondo me. In
più non potevo
non mettere Fujima, che è uno dei miei preferiti. Quindi li
ho messi tutti in
trasferta. E poi, come si vede già in questo capitolo, le
“ Riserve ” avranno
comunque un ruolo fondamentale. Grazi mille per i complimenti e spero
continuerai a seguire! ^^