Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    06/04/2014    7 recensioni
Cosa succede se, all'improvviso, tutta la tua vita diventa un incubo da cui non riesci a svegliarti?
Cosa puoi fare se tutti sembrano credere che tu abbia fatto l'unica cosa per te inconcepibile?
Semir si troverà ad affrontare la prova forse più difficile della sua vita... ha davvero tentato di uccidere il suo migliore amico?
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fidati di me

“Semir… non… non è colpa t… tua…”
Semir si sentì gelare alla frase sussurrata da Ben, ma lo spavento per lo svenimento dell’amico e la preoccupazione  per la sua salute presero il sopravvento.
Iniziò a chiamarlo freneticamente senza risposta sino a che finalmente piombarono nella stanza Max e due paramedici che spingevano una barella, strappandogli  quasi con la forza Ben dalle braccia per portarlo via di corsa.
Semir rimase seduto a terra, circondato dal sangue del suo amico che ormai gli aveva inzuppato i jeans, più senza forze neppure per alzarsi.

 
“Semir…” la voce della Kruger sembrava arrivare da lontano.
Semir alzò gli occhi e vide il Commissario che gli porgeva una tazza fumante. “Qualcosa di caldo le farà bene…” gli disse sorridendo.
Ormai erano almeno due ore che Semir era seduto sulla panchina fuori la sala operatoria, per l‘ennesima volta in pochi giorni a chiedersi cosa stava succedendo dietro quelle porte ermeticamente chiuse.
Kim Kruger riprese il suo posto, seduta accanto al suo poliziotto e Semir la guardò con gratitudine; mai come in quella occasione le era immensamente grato.
Poco prima aveva sentito al telefono la sua piccola Aida che al posto di essere spaventata sembrava addirittura eccitata per l’avventura vissuta.
Andrea era fermamente intenzionata a portarla comunque da una psicologa, ma per questo c’era tempo… il necessario era che la bimba stesse bene, e Semir sapeva che in quella piccola donna c’era più forza di quanto gli altri potessero aspettarsi.
Ma in ogni caso non aveva saputo e potuto rispondere all’ultima domanda che gli aveva rivolto alla piccola “Quando torna a casa zio Ben?”
Già, quando torna a casa? Si chiese anche Semir, che non desiderava altro che un po’ di normalità. Tornare a  casa da sua moglie e dalle sue figlie, tornare a lavorare con Ben, tornare  a quello che era il suo mondo.
“Heiss e Decker stanno spifferando tutto, è bastata la prospettiva di passare tutta la vita in galera e stanno facendo a gara a chi parla per primo.  Poco fa mi ha chiamato Dieter, dice che entrambi hanno confermato che lei è stato drogato in quel magazzino e che il denaro che hanno ritrovato a casa sua l’hanno messo loro per incastrarla…”
“Bene” si  limitò a sussurrare Semir che continuava a guardare nel vuoto
“Come  ci avete trovati?” sussurrò alla fine Semir.
“Beh le sembrerà strano ma deve ringraziare “gonna di acciaio” che mi ha creduto e mi scarcerato dopo che Bohm mi aveva arrestato. Quando siamo arrivati al magazzino abbiamo trovato la cassa che Hartmut aveva spostato ed il passaggio sotto la stessa ancora aperto. L’abbiamo seguito e ci siamo trovati all’aperto a circa trecento metri dall’entrata del magazzino. Poi  è  bastato seguire le tracce dei veicoli…”
 “E Kalvus?”
“Si è chiuso in un mutismo assoluto, l’unica cosa che chiede è di vedere per l’ultima volta la nipote”
Semir sospirò. In fondo quella era una perfetta nemesi, l’uomo che voleva colpirlo negli affetti più cari, che voleva indurlo ad essere il carnefice di uno dei suoi figli, era rimasto vittima del suo stesso gioco ed era  diventato carnefice della nipote, l’unico affetto che gli era rimasto.
“Semir… perchè non sembra sollevato? Mi sembra che si stia chiarendo tutto…” chiese la Kruger guardandolo negli occhi.
“Non posso essere sollevato fino a che non vedo Ben uscire da quella porta e Max  non mi dice che sta bene…”
“Ben è forte, ha superato tanto, starà bene e finalmente tutti potremo buttarci alle spalle questa storia”
Kim gli sorrise, ma Semir aveva il cuore pesante al pensiero della frase  sussurrata dall’amico prima di svenire.
“Non è colpa tua… non è colpa tua…” Semir non riusciva a pensare ad altro che a quella frase mentre fissava immobile le mattonelle del pavimento

 
Quando alzò finalmente gli occhi Semir vide Konrad Jager che gli stava di fronte, in piedi ed immobile. Il vecchio aveva un aspetto orrendo, la barba incolta e i vestiti sporchi, l’ombra della persona raffinata che aveva sempre conosciuto.
“Come ha potuto farlo?? Come ha potuto?” gli disse con voce risentita.
Semir lo guardò in silenzio.
“Mi sono sempre fidato di lei… ho sempre creduto all’affetto che portava verso mio figlio…” bisbigliò Knrad con occhi che esprimevano rabbia
Semir lo guardò senza capire bene a cosa si voleva riferire….
“Come ha potuto permettere che mio figlio, nelle condizioni in cui era, dopo tutto quello che aveva già passato, mettesse di nuovo a rischio la sua vita?? Si è almeno preoccupato d stabilire quanto fosse pericolosa quella sostanza che gli avete iniettato???” Konrad era furioso
“Mi scusi sig. Jager, lei ha ragione ma Ben ha insistito e Max Weiss mi aveva assicurato…”
“Ben??? Ben farebbe qualsiasi cosa per lei, e questo lei lo sa bene e se n’è approfittato, Quanto a Weiss vedremo cosa ne dirà la commissione medica di controllo di quello che ha fatto”
“Papà smettila, calmati, non puoi dubitare dell’affetto che Semir prova per Ben” intervenne Julia, mentre  arrivava alle spalle del padre.
“Io… io non farei mai del male a Ben… avevano preso Aida…” balbettò Semir  con le lacrime che gli salivano agli occhi
“Già me l’hanno detto. Ma lei ha scelto di mettere in pericolo volontariamente la vita di Ben… lasci perdere il dolore che ci avete procurato, ma questo non glielo perdonerò mai…” fece alla fine Konrad mentre veniva praticamente trascinato via dalla figlia.
Semir tornò a fissare le mattonelle.
Il vecchio Jager aveva ragione: quanto profondo poteva essere il suo affetto per Ben se aveva consentito che  gli iniettassero una sostanza potenzialmente letale? Quanto profondo poteva essere il suo affetto per quel ragazzo se l’aveva colpito, quasi massacrato in quel magazzino?

 
I minuti passavano silenziosi e sempre più angoscianti per Semir.
Era completamente apatico e senza forze, non si interessava neppure al fatto che era arrivato Bohm, che meno tracotante del solito, stava parlando fitto con la Kruger.
Frammenti di conversazione gli arrivavano
“Bohm lei non è testardo è decisamente stupido… cosa altro vuole ancora? Jager le ha già detto che non è stato Gerkan a colpirlo, e se anche fosse così lui non ne ha alcuna colpa, ha agito sotto l’influenza della droga…”
“Di cui non abbiamo trovato traccia nel sangue però…” provò a obiettare Bohm, ma si vedeva che era ben conscio che la storia gli era sfuggita dalle mani; era un ultimo disperato tentativo.
“Anche questo le è stato spiegato, è una sostanza diversa rispetto a quella che spacciavano abitualmente, la nipote di Kalvus l’aveva modificata per farla sparire in breve tempo dal sangue. Abbiamo anche trovato i campioni nella valigetta della ragazza…”
“Sarà… ma voglio  parlare di nuovo con Jager appena possibile…” fece stizzito Bohm
Kim vinse la tentazione di mandarlo a quel paese e pensò solo alla scena che si sarebbe goduta  nel momento in cui Ben confermava la sua versione dei fatti.
Aveva  tutta l’ intenzione di fare rapporto a quel cretino e farlo relegare alla unità cinofila, fosse l’ultima cosa che faceva nella sua carriera.

 
Finalmente un esausto e sudato Max uscì dalla sala operatoria togliendosi la cuffietta verde dai capelli.
Semir lo guardò con aria smarrita e terrorizzata, ma subito Max gli  fece un gran sorriso.
“Tutto bene, il colpo non ha leso i tendini né i vasi sanguigni… sta bene si è anche svegliato e fra un po’ lo portiamo in stanza…”
Tutti i presenti tirarono un sospiro di sollievo.
“Fra un po’ ti faccio andare da lui, appena lo sistemano, non fa altro che chiedere di te…” fece poi Max ed ancora una volta Semir notò uno sguardo di risentimento in Konrad.
Chissà se con il tempo sarebbe riuscito a ricucire i rapporti con l’anziano imprenditore.

“Max… dirti grazie è poco. Io non so… davvero non so cosa sarebbe successo se non ci fossi stato tu….” Semir aveva le lacrime agli occhi.
“Io l’ho fatto volentieri Semir e ho fatto il mio dovere di medico, che non significa solo curare le malattie” e Max dicendo queste parole guardò intensamente Konrad.
“Di questo dovremo discutere un attimo Gerkan, i civili non vanno coinvolti in operazioni che possono mettere a rischio la loro vita. Lei ha rischiato molto dottor Weiss..” fece la Kruger
“Ma no Commissario, è stato tutto molto… eccitante!!” rise Max e a Semir non sfuggirono gli sguardi  che il medico lanciava a Kim.


“Allora andiamo da Ben?” fece Max facendo strada a Semir verso il corridoio
“Dì un po’ Semir… che tu sappia il Commisario Kruger ha un fidanzato? Un compagno?”
Semir sorrise. “Chi? Manico di scopa? No No non mi risulta” rise piano ma poi si pentì
“Scherzo Max…  Kim Kruger è una donna eccezionale, anche se forse un po’ autoritaria”
“A me piacciono le donne forti, di potere…”
“Bene, allora è perfetta” rise ancora Semir.

 
L’allegria  di Semir scemò immediatamente non appena arrivarono alla stanza di Ben.
Entrando l’angoscia prese possesso della sua anima nel vedere il giovane, sempre pallidissimo, steso nel letto.
“Ehi….” gli fece Ben appena lo vide.
“Tu la devi smettere, sono vecchio ormai e tu mi farai morire di paura un giorno o l’altro”  disse Semir avvicinandosi e prendendo la mano dell’amico.
“Esagerato… mica sei così decrepito” sorrise Ben
“Aida?” chiese poi
“Tutto a posto, si sente una specie di eroina e non vede l’ora di raccontare quello che è successo alle sue amiche…”
I due rimasero a conversare per un po’ e Semir informò Ben di tutto quello che era successo.
“Hartmut… il nostro genio non si smentisce mai….” disse alla fine Ben
“Già, ma devo ringraziare tutti  quelli del Distretto, se non fosse stato per loro…”
“Noi siamo una famiglia…”
Improvvisamente però Semir divenne serio.
“Ben… qui fuori c’è di nuovo Bohm, insiste nel parlarti…”
Il ragazzo sbuffò infastidito, ma un senso di inquietudine lo prese.
“Ben… ti prego mi devi dire la verità, se te la ricordi, su quello che è accaduto nel magazzino, io lo devo sapere” fece Semir sentendo di nuovo le lacrime che gli salivano agli occhi.
Ben guardò con aria interrogativa l’amico, facendo con gli occhi cenno verso Max
“Max sa tutto, non ti devi preoccupare. Ma  non devi più mentire, neppure a Bohm. Ti prego, io devo sapere la verità…” Semir ormai era in lacrime, devastato dallo stress e dalla fatica
Ben guardò il suo amico e ripensò a quello che aveva ricordato.
“Ti prego… io devo sapere cosa ho fatto n quel magazzino… e perché… perché prima mi hai detto che non è colpa mia…”  singhiozzò ancora Semir
Ben non ricordava bene cosa aveva detto prima di svenire, ma aveva ben chiaro quello che ora doveva fare.
“Prima di svegliarmi ho ricordato sai…non sei stato tu. E’ stato un uomo di Decker. Poco prima di colpirmi ti sei fermato, ma l’uomo di Decker che era dietro di te ha preso lui la sbarra e…. e…”
I bip dei monitor di sorveglianza si fecero frenetici.
"Ok ok… stai calmo ragazzo…” disse subito Max
“Davvero?” sussurrò Semir
E  Ben si ricordò di guardalo negli occhi; Semir diceva sempre che capiva all’istante se lui gli stava mentendo perché non lo guardava negli occhi.
“Sì davvero” fece con aria sicura fissandolo negli occhi.
“Ok… ora Ben deve riposare” intervenne Max.
Semir si alzò dalla sedia per uscire, ma l’ansia, lo stress, il calo di zuccheri per non aver mangiato nulla in  quei giorni richiesero il loro tributo.
Il mondo iniziò a girare in tondo sino a che il buio non si impossessò della mente del piccolo ispettore che piombò a terra svenuto.
 


 
“Semir…. Semir…” la voce di Andrea svegliò Semir dal piacevole senso di torpore in cui si trovava
Aprì lentamente gli occhi e vide il dolce viso della sua donna che gli sorrideva
“Come ti senti?” chiese la donna
“B… bene ma che è successo?” fece lui cercando di mettersi seduto. Ora si rendeva conto di essere steso a letto in una stanza d’spedale. Qualcuno gli aveva attaccato una flebo al braccio.
“Stai giù, sei svenuto e Max dice che devi restare qui almeno per stanotte  perchè sei completamente disidrato” fece Andrea spingendolo  di nuovo supino.
“Le bambine? Ben?” chiese preoccupato il marito
“Tutti bene,  ora devi stare solo tranquillo e riposarti”
Semir si appoggiò sui cuscini, effettivamente era stanchissimo.
Dall’esterno sentiva Kim e Bohm che discutevano nei corridoio.
“Non creda che sia finita… avete vinto una battaglia, ma io non mi arrendo…” diceva Bohm con voce isterica
“Mi creda Bohm quanto è vero che mi chiamo Kim Kruger la vedrò a condurre i cani antidroga all’aeroporto” rispose beffarda il Commissario.
Semir sorrise al pensiero di Bohm alla polizia cinofila.
Si sentiva sereno.
Ben lo aveva guardato negli occhi e gli aveva detto che non era stato lui.


 
Max aspettò che Konrad Jager uscisse dalla stanza di Ben prima di rientrare, ma non potè fare a meno di incrociarlo sulla porta.
“Se non la denuncio è solo per esaudire il desiderio di mio figlio, ma quello che ha fatto è inqualificabile…” gli disse stizzito mentre si allontanava appoggiato alla figlia.
“Tuo padre è  decisamente incazzato…” fece  Max entrando nella stanza
“Gli passerà, gli passa sempre ormai è abituato… Come sta Semir?” rispose Ben
“Sta bene non ti preoccupare, è stato solo lo stress e la mancanza di zuccheri”   
Max controllò di nuovo i parametri sui display.
“La settimana prossima puoi iniziare la riabilitazione, ti metteremo in piedi presto vedrai”
Ben sorrise, ma Max negli occhi gli leggeva il tormento.
“Ben… posso sapere perché hai mentito a Semir?” chiese il medico a bruciapelo.
Il giovane lo guardò stupito.
“Ma no…”
“Non provare ad ingannarmi… Semir ti ha creduto perché vuole disperatamente credere di non essere stato lui a colpirti in quel magazzino, ma noi sappiamo che non è così…”
Ben lo guardò incredulo mentre una lacrima gli scendeva sulla guancia.
“Io… non posso dirglielo, non posso, non potrebbe sopportarlo, hai visto anche tu  la reazione che ha avuto prima. E poi non è colpa sua quello che è successo, era sotto l’effetto di quella droga”
“Proprio per questo dovresti dirgli la verità” si oppose il medico
“Tu non lo conosci come lo conosco io, si farebbe prendere da assurdi sensi di colpa, non se lo perdonerebbe mai, non riuscirebbe a superarlo, non riuscirebbe più ad avere fiducia in se stesso… e soprattutto non riuscirebbe più a lavorare con me, probabilmente non riuscirebbe più nemmeno a guardarmi…”
“E tu? Tu riuscirai a lavorare ancora con lui con questo peso? Io sono un profano in materia ma so che per andare di pattuglia insieme bisogna avere una fiducia piena l’uno nell’altro,  e per quanto tu voglia o faccia questi traumi non si superano facilmente. C’è spesso bisogno di un aiuto professionale”
“L’unica cosa che voglio è non perderlo, né come partner né come amico, come invece succederebbe se gli dicessi la verità. Ed in ogni caso stavolta tocca a me proteggerlo, io me la caverò in un modo o nell’altro”
Max sospirò.
“Io sono solo il tuo medico, è mio compito invitarti a valutare la situazione, poi la scelta è tua ed io sono tenuto al segreto professionale, ma pensaci bene…”
Ben continuava a piangere silenziosamente.
“Ora preparati alla tua lauta cena… minestrina senza sale…” fece Max sorridendo per  risollevare il clima.
“Che schifo…” fece Ben asciugandosi le lacrime, con un smorfia disgustata “Non si potrebbe avere un panino?” 
 

Quattro mesi dopo


Tutto il Distretto era in fermento.
Era il primo giorno in cui Ben tornava di pattuglia ed in servizio attivo e tutti, dalla Kruger all’ultimo degli agenti, avevano tirato un sospiro di sollievo al pensiero di non dover più sopportare le paturnie del giovane, già tornato in servizio, ma per il solo lavoro di ufficio, una ventina di giorni prima.
Nessuno ce la faceva più a sopportare il suo cattivo  umore nell’essere relegato alla scrivania o lo sguardo da lupo affamato con cui guardava i colleghi che salivano in macchina per  l’inizio del servizio.
La Kruger si era ritrovata, senza neppure immaginarlo prima, a rimpiangere le auto distrutte e a desiderare che l’ispettore tornasse presto a  far danni sull’autostrada.
Solo Semir sopportava i capricci di Ben con infinita pazienza, come del resto aveva fatto in tutti quei mesi lunghi ed a volte difficili di riabilitazione.
“Bene ecco gli ordini di servizio… sparisca da quest’ufficio Jager… e non si faccia vedere sino alla fine del turno. Dobbiamo disintossicarci tutti” fece la Kruger passando la cartellina al giovane.
“Sì grazie capo” Ben era letteralmente entusiasta e si precipitò nel parcheggio dove l’aspettava Semir.
“Perché hai preso la BMW? Prendiamo la mia…” fece subito il ragazzo appena lo vide.
“No no, almeno per un’altra settimana guido io”
Ben non fece storie più di tanto, salendo in macchina eccitato.
Mentre guidava tranquillo lungo l’autostrada Semir sorrise nel vedere Ben che per l’ennesima volta si guardava  nello specchietto i capelli ancora cortissimi. Quelli e la cicatrice sulla tempia, appena sotto l’attaccatura dei capelli erano gli unici segni visibili di quanto erano successo nei mesi precedenti. Almeno dall’esterno.
“Max ti ha detto come è andata ieri era la cena con il colonnello dei marines ?” chiese il ragazzo richiudendo il parasole.
“E smettila… in fondo la Kruger è una bella donna… e a Max piace molto”
“Guarda che eri tu quello che diceva che aveva il fascino di un manico di scopa… beh come è andata?”
“Bene, a quanto mi ha detto, ma non si è sbottonato molto. Comunque ho invitato anche lui al barbecue  di domenica, così si rivedono”
“Semir calzette rosse…” rise Ben
“Appena finiamo il servizio passiamo a prendere le mie cose ok?” fece  poi il ragazzo
“Sinceramente non capisco questa fretta di tornare a casa tua… puoi restare ancora da noi… che male c’è? Andrea non sta tranquilla sapendoti da solo…” fece Semir, anche se in realtà era lui a non stare tranquillo.
Ben aveva passato tutta la convalescenza, dopo le dimissioni, a casa di Semir accudito dai coniugi Gerkan come un bimbo piccolo.
“Io sto bene e dobbiamo tornare alla normalità, mica posso stare in eterno a casa tua… anche perché la cucina di Andrea è ottima  ma porta problemi alla linea..” rispose Ben toccandosi lo stomaco. In realtà era ancora magrissimo.
“Anche per questo… lei mi tiene sempre a dieta se non ci sei tu.. ha la fissa del colesterolo”  
“Ha ragione, sei vecchio, devi riguardarti…” rise il giovane
“Comando a Cobra 11” gracchiò la radio.
“Dimmi Susanne…” Ben rispose alla chiamata
“C’è un bentornato in servizio per te. Rapina al distributore di benzina al km 230.  Copertura sino all’arrivo delle altre pattuglie”  disse Susanne
“Ok interveniamo” fece Ben mentre Semir accelerava verso il luogo indicato
 

Arrivati al distributore trovarono l’inferno.
I malviventi si erano asserragliati nel gabbiotto del benzinaio e sparavano all’impazzata verso chiunque gli arrivasse a tiro.
Fulmineo Semir bloccò la macchina ed i due scesero pistola in pugno, riparandosi dietro le portiere aperte.
“C’è una porta sul di dietro… Proviamo a prenderli alle spalle. Vai ti copro io…” disse Semir iniziando a sparare.
Ma Ben rimase bloccato.
“Ben!!! Vai!! ti copro io… fidati di me…” gli urlò l’amico
“Fidati di lui… Fidati di lui…” pensò freneticamente Ben.
 
FINE
 


Ecco la storia finisce così… in sospeso. Riuscirà Ben a fidarsi completamente di nuovo di Semir? O il suo inconscio non riuscirà a ricostruire il rapporto, pur sapendo Ben che non è stato distrutto per colpa dell’amico?  Gli dirà mai la verità?
Sono interrogativi che non troveranno risposte in questa storia. Forse nel seguito se lo scriverò, e se  voi volete che lo scriva.
Mi scuso ancora una volta per gli errori di battitura, per la prossima storia mi sono trovata un’ottima lettrice beta.
Non mi stancherò mai di ringraziarvi, chi legge in silenzio e chi recensisce. Grazie grazie e spero di non avervi annoiato troppo.
  
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