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Autore: Blue Fruit    06/04/2014    3 recensioni
Kurt Hummel è il ragazzo perso che tutti vedono, ma di cui nessuno si preoccupa.
E' il ragazzo intelligente, ma che non ha nessuna possibilità di dimostrarlo.
E' il ragazzo che non ha un posto nel mondo e nessuna speranza di trovarlo.
La famiglia Anderson deciderà di dargli una possibilità, perchè ognuno di noi ne merita una.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Puck/Quinn
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo VII

Alla Ricerca di un Qualcuno

 
Kurt non sapeva con esattezza ciò che stava facendo, ma voleva andarsene da lì, da quella scuola.
Era solo il secondo giorno, eppure si sentiva già stanco di tutto.

I suoi movimenti si fecero meccanici, la sua attenzione fu spostata tutta su pensieri niente affatto sereni, e i suoi passi lo portarono alla Casa, esattamente il luogo che poco prima aveva nominato a Blaine.

Era stata una risposta di getto la sua, ma dove avrebbe potuto recarsi, se non lì?
Quello era l’unico luogo che potesse definire, anche solo marginalmente, familiare.

 Bussò alla porta, siccome non possedeva più il suo paio di chiavi.
Questo lo fece sentire un po’ estraneo, ma la porta si aprì velocemente e gli occhi vispi di Cassidy gli fecero tremare il cuore.

 “Kurt!” Urlò felice la bambina.

 Il ragazzo non ci pensò due volte: l’avvolse e la strinse forte, sentendo che la piccola stava facendo lo stesso con le sue esili braccia.

“Ma perché sei tu ad aprire la porta? Non sei un po’ troppo piccola, Cas?”

 “No no, io sono grande.” Rispose risoluta lei, spostandosi i lunghi capelli biondi dalle spalle.

 “Sei una bambina grande, va bene.” Acconsentì Kurt. Quella piccoletta sarebbe diventata una prima donna.

“Dove sono Miky e Samuel?”

 “Hanno trovato due famiglie per l’affidamento, sono via da tanti giorni.” Disse lei, evitando di guardarlo in faccia. Cassidy era visibilmente triste per la perdita dei due amici.

Kurt inclinò la testa, ma non la guardò con occhi pieni di pietà perché sapeva quanto fossero irritanti, preferì regalare alla piccola il suo primo e vero sorriso della giornata, incoraggiandola con lo sguardo a non pensarci.

 “Presto una famiglia molto fortunata verrà a prendere anche te.”

 “Mi piacerebbe, ma non so.” Rispose la bambina, ora triste.

 Kurt le porse la mano:
“Mi accompagni da Maddy?”

 La bimba la afferrò e si incollò al suo braccio, contenta di poter sfuggire a quella forzata e noiosa solitudine che le era toccata.

 



 Kurt sapeva che quella vecchietta fosse dolce ed emotiva, ma non pensava che potesse avere una reazione simile nel rivederlo.

 Lo prese per le guance -sì, proprio per le guance- e gli diede un rumoroso bacio sulla fronte.

Si allontanò quel poco che le serviva e lo squadrò da capo a piedi:
Gli tirò dal fondo il blaizer per eliminare possibili pieghe, gli chiuse il bottone centrale, strinse eccessivamente la cravatta e gli lisciò con precisione le spalle.

Sorrise compiaciuta fino ai capelli, ma a quel punto fece una smorfia di disappunto.

“Sei tutto in disordine, caro.” Disse Maddy.

 Kurt si allontanò e riprese fiato. Quella donna sapeva come diventare troppo invadente.

 “Tranquilla Maddy, sto bene così.”

 “La signora Anderson viene ancora qui di tanto in tanto, mi ha raccontato tante belle cose su di te.”

 A Kurt venne quasi da ridere. Se Martha avesse saputo come si era comportato poco prima con suo figlio probabilmente non sarebbe stata poi così entusiasta di lui.

 “Vedi quindi di rigare dritto giovanotto, intesi? So che puoi fare grandi cose, se solo ti decidi a mettere la testa a posto e ad applicarti.”

 “Ma io mi sono sempre applicato, la mia media è sempre stata molto buona.” Sentì il bisogno di puntualizzare lui.

 “Ti devi applicare nella vita gioia mia, lascia perdere la cultura. Apriti al mondo, fai le tue esperienze e divertiti, intesi?” Maddy gli posò la mano sulla spalla e lo guardò sorridendo.

 “Certo, certo.” Rispose in modo accondiscendente Kurt.

Quella non era proprio la giornata adatta per sentirsi dire di dover essere più aperto verso il mondo. Proprio no.
In quel momento avrebbe voluto tanto prenderlo a calci, il mondo. Rinfacciargli due cosine e dirgli che era proprio un grandissimo stronzo.

 “Derek?” Chiese, sperando di poter congedarsi senza essere troppo frettoloso. Non voleva essere scortese con Maddy, ma in quel momento non si sentiva dell’umore adatto per sorbirsi un discorso di quel genere.

 “E’ nel suo ufficio. Verrai ancora a trovarmi?” Chiese con dolcezza la donna.

“Assolutamente sì.” Rispose leggermente intenerito lui, prima di essere trascinato in un abbraccio.

 



 “Posso entrare?” Chiese Kurt, sbucando dalla porta dell’ufficio di Derek.

“Kurt?” Chiese l’uomo, decisamente sorpreso.

“Sorpresa?” Disse Kurt, infilando le mani in tasca ed entrando.

 “Dimmelo tu. Quell’uniforme di dona molto.” Sorrise Derek.

 “Non so se è ciò che voglio.” Rispose secco Kurt.

 “E’ solo il secondo giorno di scuola, hai tutto il tempo che vuoi per abituarti.”

 “Non lo so.” Rispose, scrollando le spalle.

 “Kurt, posso essere schietto con te?”

 Il ragazzo annuì, incuriosito.

 “Non capisco perché tu sia venuto qui, da me intendo. Sono felice che ogni tanto tu possa passare di qui a farci un saluto, ma scommetto che questa non è una visita di cortesia.
Vedi Kurt, ora tu hai una vera famiglia. Non è qualcuno che è pagato per prendersi cura di te e che quindi fa solo il suo lavoro, sono delle persone che vogliono farlo perché ci tengono tanto a te.
So che in questo momento probabilmente mi starai odiando, ma io sto solo cercando di fare la cosa giusta per te.”

“E’ il tuo lavoro.” Completò Kurt, decisamente senza parole da quel discorso.

 “E’ il mio lavoro.” Confermò l’uomo, che si alzò e cercò di abbracciare il ragazzo.

Kurt si ritrasse, contrariato. Si sentì tradito, perché Derek era sempre stata una persona importante nella sua vita e ora si stava rifiutando di ricoprire quel ruolo, lasciandolo senza un punto di riferimento importante.

 “Me la sono cercata.” Derek cercò di sdrammatizzare.

 Kurt lo guardò fisso, restando volutamente in silenzio.

 “Non fare l’esagerato, potrai comunque venire qui ogni volta che vorrai. Solo che io non sono la persona che stai cercando in questo momento.”

 “Non lo sei mai stato.” Disse Kurt, in tono amaro.

 “Sono stato realmente così pessimo?”

 “No, non del tutto.” Kurt abbassò la testa, ora imbarazzato. Lui e Derek non erano soliti parlare di sentimenti e di certo il giovane non avrebbe ammesso ora di essere realmente molto affezionato al suo assistente sociale.

 “Fuori di qui, ragazzino!” Rispose Derek, in tono scherzoso.

 Kurt gli rispose con una linguaccia e, non sapendo più cosa dire o cosa fare, decise di uscire.
Fece un cenno di saluto con la mano e Derek rispose con un occhiolino.

 “A presto, Kurt!”

 



 
Kurt ci mise un po’ a decidersi ad entrare, ma alla fine aprì la grande porta e fece il suo ingresso al teatro di Westerville.
Scelse di andare da David, quindi.

Non che avesse preferenze nei confronti dei coniugi Anderson, ma in quel momento sentiva il bisogno di avere una figura maschile diretta e concisa. Le donne, per quanto dolci e comprensive potessero essere, in casi come questo si dimostravano troppo troppo prolisse.

Ecco perché alla fine optò per David, il solare ed entusiasta signor Anderson.

 “Kurt? Ma che ci fai qui? Non dovresti essere a lezione o a scegliere qualche club?” David saltò giù dal palco per raggiungerlo.

 “Non credo di essere dell’umore giusto, in questo momento.” Disse semplicemente, scrollando le spalle.

 David gli diede un’occhiata veloce e sorrise:
“Saresti un perfetto Tony dei giorni nostri.”

 “Scusa, chi?”

“E io che provavo ancora fiducia nell’istruzione.” Sospirò David.

 “Comunque, hai bisogno di qualcosa?” Chiese curioso il signor Anderson.

 Kurt non era il tipo da ammetterlo, ma sì, aveva bisogno di qualcosa.
Nello specifico, aveva bisogno di un qualcuno in grado di ascoltarlo senza intervenire o senza giudicarlo; non chiedeva di certo di essere capito, ma almeno di essere accettato.
Era chiedere poi così tanto?
Probabilmente sì.

Nessuno vuole mai ascoltare i problemi di un adolescente perché o sono considerati banali e noiosi, oppure sono imbarazzanti o ancora impegnativi, ma più di tutto sono troppo reali e concreti.
La verità è che gli adulti, pur avendo molta più esperienza, ancora non saprebbero come risolverli.

 “Se ti dicessi di non voler più tornare alla Dalton, tu come reagiresti?” Lo mise alla prova Kurt.

 “Ti chiederei: quale pizza preferisci?” Rispose tranquillo David.

“Eh?!” Kurt strabuzzò gli occhi, preso alla sprovvista. Di solito era quello a mettere in difficoltà le persone con le sue risposte pungenti e dirette, non il contrario.

 “Hai capito perfettamente Kurt, ti ho chiesto se ti va di mangiare una pizza con me, questa sera. Martha è uscita con le sue amiche, possiamo passare un po’ di tempo insieme, se ne hai voglia.”

 Kurt rimase per qualche secondo con la bocca semi aperta, tentando in vano di soppesare i pro e i contro.

Si limitò ad annuire, un po’ perché non aveva la minima intenzione di tornare alla Dalton e un po’ perché la tranquillità con cui David affrontava la vita era per lui una cosa inspiegabile e affascinante.
La invidiava a dirla tutta, perché lui invece era esattamente il contrario.

 “Bene, prendo la giacca e andiamo.”

 “Per me ai formaggi.” Aggiunse, ascoltando il suo stomaco gorgogliare di felicità e sollievo. Era stato così preso dagli eventi della giornata da dimenticarsi di pranzare.



 
Kurt e David si diressero con le pizze direttamente in mansarda, portandosi dietro le posate e due bicchieri di plastica dalla cucina.

 “Decidi tu cosa vuoi vedere.” Disse David, indicandogli un grosso scaffale pieno zeppo di dvd.

 “Ci sono alcuni video dei tuoi spettacoli?”

 “Ce ne sono molti, a dire la verità.” David si imbarazzò un pochino e indicò lo scaffale di destra.

 Kurt si alzò e con uno sguardo curioso cominciò a leggere i vari titoli.

 “Questo.” Disse, porgendo una custodia a David.

 “Oh oh, ‘Riccardo III!’ Sei un buon intenditore, Kurt.”

Passarono più di due ore sul divano, vicini ma non troppo.
Kurt gli fece molte domande e rise nel vederlo con addosso gli abiti di scena.

 “Wow, ma allora sei realmente bravo come tutti dicono.” Disse alla fine del video.

 David rise:
“Oh, ma grazie Kurt!”

 “Hai mai recitato tu?” Gli chiese.

“Mai, neanche una volta. Però mi piacerebbe provare. Penso che recitare si un bellissimo modo per uscire da se stessi per un po’.”

 “Questo è vero, ma non bisogna vedere il teatro come una semplice fuga temporanea, deve esserci anche la passione per la recitazione in sé, l’amore per il personaggio e per la storia che stai per raccontare.
Devi emozionare ed emozionarti, non scappare.”

“Sembra che io non sappia fare altro.” Buttò lì Kurt, sentendosi preso in causa da quelle ultime due parole.

 “Se scappi è perché qualcosa non ti piace, o ti fa paura.” Disse con cautela David, osservando con attenzione le reazioni del ragazzo vicino a lui.

 “Non mi piace la Dalton, non mi piace stare così tanto a contatto con i miei coetanei, non mi piace il confronto con loro e non mi piace dover litigare con Blaine.” Kurt parlò a raffica, sapendo bene che se si fosse interrotto non avrebbe più avuto il coraggio di riprendere.

 “E di cosa hai paura?” Chiese David, con sguardo serio.

 “Di non saper gestire tutto questo. Ho rovinato il rapporto con Blaine con una sola frase, ma quanto mi ci vorrà per rimettere le cose a posto? Come farò a controllarmi la prossima volta?
Non ne sono capace e basta, non c’è niente che io posa fare. Tanto vale che lasci perdere.”

“Vuoi vedere le stelle con il telescopio?” Propose David.

 Kurt lo guardò malissimo. Lui aveva appena mostrato al signor Anderson tutte le sue paure e questo cambiava discorso?
Fu come se Kurt avesse ricevuto uno schiaffo in pieno volto.

 “Forza, può essere d’aiuto.” Disse l’uomo, cominciando a smanettare con quella ferraglia bianca.

 “Non vedo come.” Rispose Kurt, ormai risentito.

 “L’Universo è infinito, giusto?”

Kurt annuì.

“Possiamo vederne solo una parte insignificante, ma essa rappresenta già qualcosa di enorme e di praticamente sconosciuto.
Ora pensa a noi, piccoli abitanti della Terra, e confrontaci con l’immensità dell’Universo.”

“Siamo insignificanti.” Rispose Kurt, ancora più giù di prima.

 “Visto e considerato cosa abbiamo costruito no, non siamo proprio così insignificanti.
Con questo discorso non voglio farti sentire una nullità, ma voglio che tu riesca a ridimensionare i tuoi problemi.
Guarda lì fuori, Kurt. Dai un’occhiata al cielo stellato di questa sera.”

 Kurt sospirò e volse lo sguardo al cielo, giusto per accontentare David.

Dopo pochi istanti si rese conto che, in fondo, il signor Anderson non aveva proprio tutti i torti.
Non avrebbe saputo definire quella sensazione che stava crescendo dentro di lui, insediandosi in ogni sua cellula, ma dopo qualche istante cominciò a sentire un lieve senso di pace farsi man mano sempre più forte e stabile.

 Sospirò, come a voler espellere tutto ciò che questa nuova sensazione stava minuziosamente staccandogli di dosso.

 “Ma come… Com’è possibile?”Chiese allora, non sapendosi spiegare quello che stava succedendo.

 “Quando ci sembra che tutto vada a rotoli abbiamo bisogno di tempo per scaricare la rabbia, per piangerci addosso e poi per meditare su ciò che abbiamo fatto, sperando di trovare una soluzione.
La tua mente sta lavorando a più non posso Kurt, ma così facendo sta ingrandendo anche il più piccolo dei problemi.
Hai bisogno di distrarti, non di rimuginare.
A cosa stai pensando ora?”

 “A quanto questo cielo sia bellissimo. Ci sono così tante meraviglie lì fuori solo, wow. Non so come descriverle.”

 “E non ti sembra che i tuoi problemi siano in realtà molto più semplici da risolvere?”

“Ma sarà una sensazione passeggera.” Rispose Kurt, guardando David e staccando quindi lo sguardo da quel cielo.

 “Non se tu la vorrai conservare.” Sorride l’uomo.

 “Secondo te cosa dovrei fare?” Chiese Kurt, senza mezzi termini.

Il cielo era uno spettacolo e il discorso di David era stato molto bello, ma a lui sembrava ancora di non avere assolutamente nulla di concreto in mano.

 “Prendere in mano la situazione, decidere chi vuoi realmente essere e cominciare a lottare per diventarlo.
So che iniziare una vita dal principio non è facile Kurt, ma se non lo farai ora più avanti sarà troppo tardi.
Chiediti il perché di alcuni tuoi comportamenti e modifica quelli che non ti piacciono, fatti degli amici e divertiti.
Quando avrai bisogno di aiuto io e Martha saremo qui, per te.”

 Kurt fu colpito da quelle parole, ma non impressionato. Qualcosa dentro di lui si mosse, ma capì di non essere del tutto soddisfatto perché sperava che David avesse le risposte e le soluzioni già pronte per lui, mentre invece l’uomo gli aveva in pratica detto di dover rimboccarsi le maniche e iniziare tutto da capo.

 “Grazie per il consiglio.” Rispose, un po’ amareggiato.

 “Pensa a ciò che ti ho detto, ok?”

 Kurt annuì, sentendo in cuor suo di essere più sollevato, anche se il suo tormento non era stato del tutto placato.

 “E tu cosa ci fai qui?!” Martha fece capolino dalle scale.

“ Ciao amore. Kurt aveva bisogno di una serata un po’ tranquilla.” Sorrise David alla moglie.

“E di certo tu avrai chiamato la scuola per giustificare l’assenza di un alunno alle dieci di sera, vero?” Martha incrociò le braccia al petto.

 Kurt e David si guardarono in modo colpevole, perché  a nessuno dei due era venuto in mente.

“Quando imparerai a pensare prima di agire, Anderson?” Dalla stanchezza nelle parole di Martha sembrava non fosse la prima volta nella quale David si fosse dimenticato di qualcosa di importante.

 “Ora lo riporto subito al dormitorio, non ti preoccupare.” David corse a recuperare la sua giacca e le chiavi della macchina, mentre Martha ne approfittò per salutare velocemente Kurt.

 



 David lasciò Kurt nel parcheggio della scuola, salutandolo con un sorriso e un cenno della mano.
Il ragazzo ricambiò il saluto e corse velocemente all’ingresso.

La porta non era ancora stata chiusa a chiave fortunatamente, ma Kurt non ebbe il coraggio di accendere nessuna luce, preferì usare il live bagliore sprigionato dal display del suo cellulare per farsi strada nelle camerate.

Dalla tasca dei pantaloni tirò fuori la chiave della camera, ma si accorse che anche essa non era stata chiusa a chiave.
Entrò lentamente, sperando di non fare troppo rumore.
Come aveva previsto Blaine stava già dormendo beatamente, tutto raggomitolato su di un fianco.

 L’aria della stanza era calda e pesante, segno che il ragazzo poco prima di addormentarsi si era fatto una doccia.
Guardandosi intorno Kurt trovò i resti di una serata passata in compagnia di qualcuno. C’era qualche lattina di Cola sulla scrivania, una piccola pila di spartiti e dei fogli scarabocchiati con delle parole che sembravano poter appartenere a qualche canzone.

Kurt non si preoccupò neanche di cambiarsi, si buttò sul letto e guardò Blaine, dicendosi che per quel giorno andava bene così, che si sarebbe costretto ad addormentarsi e che l’indomani avrebbe sistemato tutto.

La stanchezza lo colse velocemente, trascinandolo in un sonno pesante e senza sogni.

 



 Blaine si svegliò con il solo obiettivo di mettere a tacere quella sveglia infernale, ma dopo il terzo trillo si accorse che qualcuno lo aveva già fatto per lui.

Kurt era appoggiato alla testata del letto con le braccia incrociate e lo sguardo pesante di chi non ha passato una nottata del tutto serena.
Blaine lo guardò con gli occhi semi chiusi per qualche istante, ripensando
a tutto ciò che era successo il giorno prima.
Si tirò su e incrociò le gambe, sbadigliando.

“Ciao Kurt.” Disse, con una voce molto più bassa del solito.

 “Ciao.” Rispose secco l’altro.

Blaine sospirò, ma non aggiunse nulla.

“Non vorrei essere così scontroso con te.” Disse a mezza voce Kurt.

 “Ti rendi conto che stiamo per avere la stessa discussione già avuta a casa, vero?” Lo interruppe Blaine, stropicciandosi gli occhi.

 “Non so in che altro modo io possa chiederti scusa.”  Rispose Kurt, sorprendendosi per quella frase.

“Basta una parola.” Blaine scrollò le spalle.

“Scusami Blaine, non avrei dovuto risponderti in quel modo.” Disse Kurt, in modo sincero.

“Scuse accettate, ma c’è un problema di fondo.”

 “Lo so, ma quello non è tutta colpa mia.”

 “Cosa intendi dire?”

 “Che mi sono sentito giudicato da te, Blaine. E oltretutto sembra tu voglia cambiarmi e dirmi cosa devo fare. E’ stato difficile da sopportare e mi sono sentito in difetto, per l’ennesima volta. Potresti, per favore, non farmi pesare il fatto di essere un completo casino?” Kurt era realmente ferito.

“Volevo solo esserti d’aiuto.” Si giustificò Blaine, preso alla sprovvista.

“Bè, non lo sei stato.” Ringhiò Kurt, cacciando una lacrima che stava combattendo per cadere dai suoi occhi.

“Allora ti chiedo scusa, Kurt. Non volevo starti con il fiato sul collo. Tu non sei un casino, sei una bella persona.”

“Ti ho trattato malissimo e tu ora mi dici che sono una bella persona? Scusami, ma non ci credo.” Kurt lo guardò con diffidenza.

“Ho detto che sei una bella persona, non che tu sia perfetto. Kurt io vedo del buono in te, per questo voglio essere tuo amico.
Voglio poter creare un bel rapporto con te, darti una mano e passare un indimenticabile ultimo anno di liceo.
Quando sarò troppo pesante dovrai dirmelo e io cercherò di smetterla, ma allo stesso modo non me ne starò in silenzio quando ti vedrò fare qualcosa che non mi sembrerà appropriata.”

 “Ma poi torneremo a litigare.”

“No, non se troviamo un nostro equilibrio. Prima non sapevo di darti fastidio mentre ora sì, mi comporterò di conseguenza.
L’amicizia non dovrebbe anche aiutarci a crescere?”

 “Non lo so, forse.”  Rispose pensieroso Kurt.

 “Non voglio perdere il nostro rapporto.” Ammise Blaine, completamente sincero.

“Io neanche.” Annuì Kurt.

 “Quindi, amici in cerca di equilibrio?” Chiese Blaine, trattenendo un sorriso.

“Sì Anderson, basta che tu smetta di usare quel nome, è ridicolo.” Kurt rilassò il viso.

“Oh bè, siccome sei stato schietto ed educato nel farmelo notare cercherò di non farlo più.” Disse Blaine, portandosi una mano sul cuore con fare volutamente esagerato.

 “Sei un vero idiota.” Sorrise Kurt, sentendosi finalmente alleggerito.

 “Ehm, Kurt?”

 “Sì?”

 “E’ tardissimo…” Disse Blaine, indicando l’orologio con un cenno del capo.

 “Oh, cavolo!”

 “Il bagno è mio, devo mettermi il gel!” Blaine scattò in avanti verso la porta del bagno, ma anche Kurt si mosse velocemente.

 “Fuori dalle palle, Anderson! Tu ci metti mezz’ora a prepararti, io dieci minuti.”

Blaine abbracciò da dietro Kurt e cominciò a fargli il solletico, sperando di bloccarlo.

Kurt iniziò a ridere di gusto, con quella sua voce acuta e particolare, ma non si lasciò sopraffare e prese a solleticare il corpo di Blaine alla cieca.

Le risa del moro presto si unirono a quelle di Kurt e quest’ultimo si mosse di scatto per liberarsi, ma la presa di Blaine si rivelò essere estremamente salda, tanto che invece di separarsi i due finirono a terra, uno sull’altro.

 ‘Ecco perché alla fine riesco sempre a chiedere scusa a questo idiota, perché tira fuori la parte leggera di me. Quella che infondo mi piace.’ Pensò Kurt, prima di alzarsi e di richiudersi la porta del bagno alle spalle, esultando per la sua piccola vittoria personale.


 
Buona domenica a tutti! :D

Lo so, lo so. Vi chiedo umilmente scusa, mi perdonate?
Ho saltato un aggiornamento e mi dispiace tanto, ma non volevo fare le cose di fretta e la scuola mi stava soffocando.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, alla fine ho inserito una piccola scenetta fluff perchè a me sembrava giusto infilarcela lì dopo due capitoli non tanto sereni. Insomma, penso che un attimo di leggerezza se lo possa prendere questo Kurt, specie quando riesce a chiarirsi con Blaine. Una chimica c'è tra questi due, non riescono a tenersi il broncio per molto.
Spero che anche gli altri personaggi vi siano piaciuti, nel prossimo capitolo ci saranno dei nuovi arrivi e dei ritorni ;D

Grazie mille a tutte quelle persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Measureinlove, ItsColdOutside, Giin, ItsmeWallflower e Leana. E' stato bellissimo leggere le vostre reazioni, grazie perchè mi spronate sempre a dare il meglio <3

 Per farmi perdonare ecco una one shot, sempre sulla Klaine: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2543536&i=1 E' stata scritta per ridere, grazie ad una battuta di Giin fatta su twitter. Spero possa divertirvi ^^

Twitter:  https://twitter.com/Mcc_Blue

FB: https://www.facebook.com/BlueFruitEfp?ref=hl

Buona settimana :D

 
   
 
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