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Autore: _isafan99_    07/04/2014    1 recensioni
Non tutto era perduto. Potevo ancora incontrarlo.
Potevamo ancora stare insieme.
Strinsi nella mano il ciondolo d’argento respirando profondamente e poi lo lasciai ricadere sul petto, dove c’era il cuore. Batteva, sì batteva, ma ad un ritmo nuovo. Eterno.
Avevo 17 anni.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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~~Delailah pov’s

Mason mi svegliò alle 7.00, annunciando che saremmo dovuti essere là entro 20 minuti.
Aprii velocemente le ante dell’armadio e tirai fuori un paio di jeans blu un po’ stracciati sulle ginocchia (immaginate la mia sorpresa quando scoprii che andavano di moda!!) e una canottierina bianca che si stringeva sotto il seno per poi allargarsi nella parte inferiore.
Mi sistemai i capelli in uno chignon con un elastico e mi passai un po’ di fard sulle guance, dato che sembravo morta.
Ridacchiai a quel pensiero.
Al contrario di Rosmary, che si faceva diventare gli occhi neri fino a sembrare una strana specie di panda, a me non piaceva truccarmi, non ne avevo bisogno. Le ciglia erano già scure e lunghe di loro e facevano risaltare abbastanza gli occhi. Solo la mia pelle era talmente bianca e senza segni che sembrava porcellana, quindi le davo un po’ di colore, ma quello era il massimo del mio ‘trucco’.
Mi guardai ancora nello specchio a muro di fianco al guardaroba per vedere che fossi tutta in ordine e nel riflesso notai una figura dietro di me. Per un attimo ebbi un tuffo al cuore e mi girai di scatto … non era lui, non era il mio Louis.
- Non si bussa?! E se fossi stata nuda??! – gli chiesi cercando di nascondere la delusione nel vedere lui e non qualcun altro.
- Beh, se fossi stata nuda … - sorrise Mason divertito, appoggiato alla porta con le mani in tasca - … sarebbe stato un bello spettacolo … proprio bello! –
Mi lanciai contro di lui e atterrammo sul letto.
- Sei proprio uno scemo, lo sai? – gli chiesi ridendo a poca distanza dal suo viso.
- Almeno ti ho fatta ridere … - mi accarezzò una guancia.
Gli feci una linguaccia e mi spostai mettendomi a gambe incrociate sul materasso.
- Allora, che c’è? – lo guardai negli occhi.
Mason si sollevò appoggiandosi su un gomito, sorridendo.
- Volevo essere sicuro che ti stessi preparando per il tuo ennesimo-primo giorno lavorativo. – si sdraiò a pancia in su e mise le braccia dietro la testa – Ma, soprattutto, perché Ros ci sta mettendo anni per truccarsi e non sapevo a chi rompere le scatole. –
- Ah, non per sapere se stavo bene, ma perché non c’era Ros da rimproverare! – feci il finto broncio e lui mi guardò restando un attimo in silenzio.
- Già - disse infine facendo spallucce.
Presi un cuscino e glielo tirai in faccia.
Il biondo mi guardò con lo sguardo di chi ha intenzione di fartela pagare.
Mi alzai appena in tempo e il cuscino che mi aveva lanciato lui finì contro il muro per poi cadere a terra. Cominciò a rincorrermi in giro per la casa. Ci ritrovammo in sala, una da una parte del divano e l’altro dall’altra. Provai uno scatto per scansarlo, ma lui mi precedette e mi abbracciò buttandomi sul divano e bloccandomi col suo corpo.
- Chiedimi scusa! – disse cercando di sembrare serio, fallendo.
- No, mai!! – esclamai sfidandolo.
- Ah sì? – cominciò a farmi il solletico che sapeva non potevo reggere. Infatti cominciai a ridere come una pazza dimenandomi, cercando di scappare.
- OKAY, OKAY!! SCUSA! – mi arresi tra una risata e l’altra – SCUSA, HO DETTO SCUSA! TI PREGO BASTA!! –
Lui si fermò guardandomi con un’espressione da vincitore dipinta sul volto e ghignando.
- Sì, sì, gongola … - sbuffai divertita togliendomelo di dosso.
- Delailah, - mi mise una mano sulla spalla – quando capirai che NESSUNO  mi batte? –
- Come no, ceeerto!! – lo spintonai – Troverò il tuo punto debole! –
- Avete finito di comportarvi come bambini o devo aspettare che concludiate prima di andare a lavorare? – Ros comparve con i soliti vestiti neri e le palpebre dello stesso colore e, senza degnarci di uno sguardo, aprì la porta uscendo.
Mi misi il cellulare in tasca (anche quello era stato una grande scoperta!) e mi infilai la giacca di jeans che avevo lasciato appesa all’appendi abiti di fianco alla porta d’ingresso.
Uscimmo e Mason chiuse la porta alle nostre spalle. La rossa era già nella macchina, che Mason si era procurato la sera prima dopo cena (dicendo che aveva bisogno di fare una passeggiata), al posto del passeggero.
- Ma che ha? – chiesi al mio amico.
- Valla a capire … - si sedette al posto del guidatore e mise in moto la Porsche nera.
*****
Arrivammo davanti al luogo dove si sarebbe tenuto questo concerto ed entrammo.
Subito un tipo di mezza età (il capo?) si avvicinò a noi stringendo la mano a Mason.
- Voi siete gli aiutanti, dico bene? – sorrise.
- Esatto. – Mason ci circondò le spalle.
- Fantastico! – il suo sorriso si spense in un attimo – Tu, biondino, vai da Ted, ha bisogno di aiuto con le luci. Tu, rossa, - Ros ebbe un fremito – vai a cercare Linette, ti dirà che fare. E tu, – infine riferendosi a me – tu mi servi per i ragazzi. –
Eh?? In che senso “servo per i ragazzi”???
Lo seguii e arrivammo in una stanza piena di tavolini con sopra bibite e altri snack, specchi e sedie.
Una donna dai capelli color miele mi si avvicinò.
- Ti lascio a lei, buon lavoro. – il mio accompagnatore (di cui non avevo ancora afferrato il nome) si dileguò.
- Piacere, sono Megan. – disse la donna davanti a me, aprendosi in un enorme sorriso e porgendomi la mano dalle unghie laccate di rosa.
- Delilah. – ricambiai il sorriso.
- Felice di conoscerti! Tra un po’ dovrebbero arrivare i ragazzi per le prime prove sul palco, sai per controllare luci, telecamere … io sono la truccatrice e là in fondo ci sono Charlie, Kristine e Lauren, le mie aiutanti. – disse indicando tre ragazze in un angolo della stanza che discutevano di un prodotto – Poi dovrebbe arrivare anche Rita, la parrucchiera. -
- Se hai già quattro assistenti, come posso aiutarti? – chiesi un attimo confusa.
- Tu dovrai occuparti della band: portar loro bibite, cibo … insomma, assicurare che non manchi niente, mentre noi ci occuperemo del loro aspetto. – mi spiegò.
- Ah. Sarò tipo la loro cameriera … - riassunsi.
- Ehm … sì, si può dire anche così. – fece una risatina acuta che mi irritò un po’.
Megan mi fece fare un po’ il giro di quel posto e mi accorsi che era immenso e ovunque andassi c’erano elettricisti, persone che correvano di qua e di là come impazzite, altre che sbraitavano … un po’ un delirio.
Come se non bastasse ogni suono che mi arrivava alle orecchie era amplificato (a causa di ciò che ero) e mi stava venendo l’emicrania.
- Ti spiace se vado un attimo in bagno a rinfrescarmi? – chiesi.
- No cara, vai pure, ma fai in fretta: dovrebbero arrivare tra poco. – mi rispose Megan avviandosi verso i suoi allievi.
Entrai nel bagno delle donne, che era completamente vuoto, e respirai. Quest’ultima cosa non fu una grandissima idea: c’era un odore nauseabondo che mi pizzicava il naso.
Ma almeno non c’era odore di sangue ed era silenzioso.
Mi sciacquai le mani e mi bagnai un po’ dietro il collo: c’era qualcosa …
Abbandonai i miei pensieri e uscii da quel posto puzzolente.
Mi incamminai verso la zona dove avrei dovuto lavorare tenendo la testa bassa. Non riuscivo a capire cos’era quel senso di inquietudine che all’improvviso mi aveva invaso lo stomaco.
Ero talmente con la testa tra le nuvole che, svoltando un angolo, non mi accorsi di un ragazzo e gli andai a sbattere contro. Feci finta di perdere l’equilibrio e il ragazzo mi prese per il braccio sorreggendomi, anche se non ne avevo alcun bisogno.
Alzai lo sguardo e … fui sicura al 100% che in quel momento il mio cuore smise di battere, per un momento fui morta davvero. Ed in un attimo ero lì, ma non ero lì … stavo in piedi, ma in realtà stavo volando … anzi, stavo nuotando in quei bellissimi occhi blu oceano … i SUOI bellissimi occhi!
- Louis … - riuscii solo a dire.
  
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