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Autore: Dinde    07/04/2014    1 recensioni
Summer troppo Forte
Calum troppo fragile
Estate e Inverno
Caldo e freddo
ma tutto porta solo a una cosa
La primavera
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Furry
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“Sum, sisi, secondo me non è una buona idea ma se ti vuoi divertire fa come vuoi, poi non venire a piangere da me”disse lei in tono duro, non potevo vedere la sua faccia ma sapevo che aveva girato gli occhi al cielo.
“har no, ecco, è solo per divertimento, non mi affezionerò a nessuno prometto!” dissi io rassicurandola, non volevo seriamente affezionarmi a nessuno e per nessun motivo.
“okok, io ti devo lasciare che devo aiutare mia mamma” mi salutò lei, chiudendo subito senza nemmeno ricevere una mia risposta, sono arrabbiata con lei , non mi sono mai affezionata a nessuno tranne a lei e ora che voglio divertirmi no, deve sempre fare rogne. Conoscerò una o due persone la chat e finita lì. Su omegle ci sono andata un casino di volte ma parlavo solo con ragazze e volevo provare a parlare anche con ragazzi così per provare ma lei è contraria , farò di testa mia.
Arrivo a casa, mia mamma sta preparando la cena è bello vedere quanto si impegna per darmi da mangiare, dopo quello che è successo a papà mi fa piacere vederla così attiva e così felice. Vado in cucina a salutarla vorrei mangiare qualcosa ma aspetterò.
Salgo in camera mia ancora troppo fredda per togliersi il maglione, tolgo le mie amate vans le lascio lì in camera per terra. Vado verso l’armadio e lo apro per prendere il computer, e trovo lì la mia figura riflessa nello specchio, provo disgusto, dovrei togliere un po di carne. Prendo il computer e lo accendo, ci vorranno cinque minuti, come sempre con questo computer dell’era dei dinosauri. Appena si accende vedo la nostra foto, mia e di papà è di qualche anni fa prima che morisse, mi manca tantissimo ,era il mio eroe, e lo è tutt’ora quello che ha fatto è stato così da supereroe ma mi manca preferivo non fosse un supereroe e fosse qua con me, amavo le sue battute orribili che alla fine erano le più belle.
Vado sulla pagina di google e cerco “omegle” uno dei tanti siti di chat possibili a questo mondo. Non digito nessuna parola per cercare persone che avessero lo stesso interesse cerco persone a caso. Arriva un messaggio
“ciao”
“heii”
“piacere Mark”
“piacere mio Summer”
“di dove sei e quanti anni hai?”
“beh sono di Londra e ho 19 anni te?”
“ londra anche io e ho 20 anni J”
“ aw ok “
“come sei fatta?”
“come mai lo vuoi sapere”
“così, per sapere con chi parlo”
“oh, ok. Allora, sono alta, capelli mori mossi e occhi scuri. Te?”
“ alto, capelli chiari e occhi chiari J”
“oh ok”
“hai facebook”
“uhm si perché”
“così ti posso aggiungere lì”
“non so… ok sono Summer Parks”
“io Mark Duncan”
“ok.”
“chiudo qua e ti cerco lì”
“ciao.”
Chiuso,non so se fidarmi o no, ma un amico in più su fb non fa male a nessuno, non ci parlerò molto poi lo elimino. Apro facebook “nuova richiesta d’amicizia da parte di Mark Duncan”
Accetto e subito arriva un messaggio
“hei bellissima”
“…no”
“ti chiamo per videochiamata”
“no io direi di no”
“si o ti vengo a cercare sotto casa”
“no…”
“dovresti aver paura”
“infatti ne ho ma voglio essere forte…”
“oh che bello la tipica ragazzina forte ye, viva la vita, no… adesso tu accendi quella fottuta cam e noi facciamo la video t e tu fai quello che ti dico se no vengo sotto casa tua e ti uccido ok? Bene”
“ok…”
*videochiamata da mark* accettai, avevo paura non sapevo cosa sarebbe successo, non sapevo come reagire, accettai, per un momento tenei la cam chiusa. Poi lui mi obbligò ad aprirla minacciandomi, aveva la voce modificata e il video chiuso, esitai un po ma dopo aprì la cam. Lui è stato in silenzio per dieci secondi, credevo che mi gruardasse e poi chiuse. Avevo paura non sapevo cosa sarebbe successo poi ripartì la chiamata, il suo video era sempre chiuso appena accesì senti la sua voce, diceva “ciao Machi , da questo hai capito che ti conosco e che ti sorveglio, quello nelle foto non sono io come avrai capito e non mi chiamo nemmeno Mark, credo che non ti scoprirai mai chi sono se farai tutto ciò che ti dico, non succederà nulla ne a te ne alla tua famiglia”
Machi, come faceva a conoscere il mio soprannome, poteva essere solo uno di recitazione.  Si,dello spettacolo che si svolgeva ogni anno nel teatro della mia città e mia mamma mi obbligava ad andarci perché così mi sarei fatta degli amici, ma mi stavano tutti altamente sulle palle, tranne Liz lei era ok, le piaceva la stessa musica che piaceva a me, ma negli altri aspetti era davvero una palla. C’erano solo quattro maschi, John (lo sfigato, quello che viveva nel mondo dei videogiochi anche se mi piaceva parlare con lui, trovato dolce il modo in cui si approcciava al mondo dei videogiochi), Ken (uno che se la tirava come se ce l’avesse solo perché era biondo e alto), Sam (lo trovavo carino e basta, era un emarginato, trovavo questo lato tanto bello quanto orribile) e infine Logan (uno di quei pazzi pervertiti che parlavano solo di sesso e di figa anche se nei confronti delle donne aveva molto rispetto). Il mio dubbio cadde su di lui, tutti gli indizi riportavano a lui, la sua ossessione per il sesso, beh questo era l’unico indizio e anche quello schiacciante.
Però poi si scoprì che non era lui, e questo “Mark” continuava a chiamarmi mi chiedeva di fargli vedere il reggiseno se no mi avrebbe aspettata fuori dal teatro dove provavamo e mi avrebbe uccisa, a me faceva paura. Continuò così per alcune settimane mancava poco alla prima forse qualche giorno non ricordo, il fatto è che Mark non mi aveva più chiamato per qualche giorno, pensavo si fosse stufato e invece mi inviò un messaggio, scriveva “Stella Mara si innamorò di Shakespeare al chiaro di luna, senza che nessuno la salvasse…”
Non sapevo cosa significasse quella frase, avevo paura troppo paura anche per respirare, scoppiai in lacrime, sperai solo che qualcuno mi avrebbe salvato. Il giorno seguente c’erano le prove generali per lo spettacolo, erano di sera, avevo ancora più paura, stavo andando a piedi perché la fottuta macchina di mia mamma era rotta, bene. Arrivai davanti al solito bar che non ricordo il nome anche se ci passavo ogni dannata volta. Sentii urlare il “Machii” e poi un fischio, non mi girai, accellerai il passo ma l’uomo mi prese e mi butto in un vicolo, era addosso a me, potevo vedere i suoi occhi da sfigato addosso, non era vestito come sempre, aveva dei jeans e una maglietta di una band che non conosco, era John.
“Hei Machi, sono Mark, piacere” mi sussurrò all’ orecchio queste parole, rimasi di ghiaccio, cercai di togliermi dalla mia presa ma lui stringeva più forte
“te ti muovi ancora giuro su iddio che ti uccido davvero” mi disse lui a denti stretti. Passò le sue labbra viscide lungo il mio collo, erano bavose e mi facevano schifo, poi salì fino alla bocca io piangevo le lacrime mi rigavano il viso arrivavano fino alla sua bocca ma lui sembrava non le notasse. Continuavo a ripetermi qualcuno mi salverà ma passò qualche minuto ma niente. Vidi un ombra, mi girai, incontrai il suo sguardo, capì subito che c’era qualcosa che non andava, si avvicinò a John con passo felpato, nemmeno io lo sentivo che sapevo stava camminando. Gli arrivò dietro le spalle,  lo tolse da dosso di me in così poco tempo che non si era nemmeno accorto di quello che stava succedendo, lo prendeva a calci e pugni, gli urlava di lasciarmi stare di non toccarmi più e di fuggire perché se l’avesse beccato l’avrebbe ucciso John era troppo spaventato e fuggì via, il ragazzo si avvicinò e mi aiutò ad alzarmi aveva degli occhi bellissimi anche se non c’era molta luce ma quel poco che c’era bastava per illuminarglieli.
“piacere Calum” disse sorridendo amavo il suo sorriso, era famigliare.
“grazie per avermi salvata” volevo abbracciarlo, ma era uno sconosciuto e non mi sembrava opportuno, tremavo tutte, lui mi diede la sua giacca, era così dolce e premuroso.
“Di solito a Stella Mara non succedono queste cose” oddio stella mara, ricollegai tutto, la frase la via la notte…
“se vuoi ti posso accompagnare a casa” non so come mi lasciai convincere ed ero salita sulla sua moto, avevo una paura da cani ma almeno sapevo di poter tornare viva a casa. Arrivammo davanti alla porta di casa mia. “ beh ciao, non mi hai detto il tuo nome” “Summer” “oh allora devi essere calda come essa” queste parole mi avevano ferita perché io non ero assolutamente calda non era l’estate ma dissi semplicemente “eggià” “ beh se mi vuoi cercare mi trovi al bar” “ciao Sam” “ciao Cal”.
Il ragazzo si allontanò non lo vidi fino alla prima dello spettacolo.
 
Calum’s pov
Odiavo l’inverno, sì, lo odiavo, troppo freddo, troppo distaccato, troppo crudele. Odiavo anche questo bar “Stella Mara” non aveva senso come nome, lo trovavo insensato, ma ogni volta che lo ripetevo a mio padre lui non mi dava retta, odiavo anche lavorare lì, con tutti quei cazzo di leccaculo perché a mio papà quando girava l’embolo ne licenziava alcuni be tutti tranne me perché venivo pagato meno degli altri perché mio papà diceva “vivi sotto il mio tetto, una parte me la devi dare per l’affitto” non contestavo sapevo che se avevo qualcosa da dire mi avrebbe picchiato ma a sangue non come si picchia il fratello. L’unica cosa bella della mia famiglia è mio fratello Cody, ha solo 11 anni, capelli scuri e occhi chiari come mia mamma. Quanto mi manca però anche io avrei fatto come lei, scappare con uno più bello e più giovane, si l’avrei fatto più di sfuggire a questo uomo malato di soldi e di figa si perché ogni volta che chiudevamo lui andava a puttane soprattutto il sabato e la domenica mi diceva che doveva pulire e andare, mi ero insospettito, una volta lo seguì, non puliva nemmeno chiudeva subito e andava a farsi delle troie mentre io dovevo correre a casa per aiutare il mio fratellino e pagare la babysitter che lo curava praticamente sempre. E’ simpatica si chiama Tina veniva a scuola con me, vi viene dietro praticamente da quando ho la memoria e mi dispiace che a me lei non piaccia ma su cambia piccola ce.
Comunque era Venerdì e vedo qualcosa di bellissimo passarmi davanti, cammina veloce, sguardo basso, sembra che voglia scappare, voglio seguirla. Però vedo uno di quei ragazzi maniaci, ubriachi, malati di figa che non ne vedono una da quando sono nati in senso letterario. Segue quella splendida creatura, lei se ne accorge cerca di correre finisce in un vicolo e lui la segue, ho paura finisca male, come credo che succeda. Li vedo lì, lei si dimena lui la bacia, che scena orribile, anche se lei conosce il suo nome e lui il suo non vuol dire che siano amici anzi. Lei mi guardò, era bellissima, era un’estate bellissima, si, mi ricordava l’estate, stava piangendo, era orribile quella scena, odiavo vedere la gente piangere era una cosa che non sopportavo, allora decisi di agire, mi avvicinai lentamente dietro di lui lo scaraventai via da lei gli urlai di non farsi più vedere, per nessun motivo al mondo perché se lo avessi rivisto l’avrei ucciso e credevo a tutte le parole che dicevo perché nessuno poteva ferire quella povera ragazza quella povera estate, al sua bellezza sovrastava l’orrore di quel posto e il suo profumo la puzza di piscio che c’era dentro. Era la mia estate almeno credo.
 Lei intanto si era accasciata a terra, io l’aiutai a sollevarsi sembrava molto più calma, non so dove li ho visti ma quegli occhi mi erano famigliari,  non so come ma li conoscevo, le porsi la mia mano e mi presentai lei mi ringraziò, sembrava così fredda, le diedi la mia giacca tanto non era una grande perdita. La riaccompagnai a casa appena saliti sulla moto avrei voluto dirle qualche frase da effetto
“non so come e quando ma io ti ho già visto” nono troppo banale
“ti amo” si va beh
“sai, mi sembra di conoscerti, forse ti ho vista nei miei sogni” ok no forse troppo sdolcinata per i miei gusti troppo sdolcinata
“ sei una stella” si, e io una merda”
“dalla luna e ritorno” ma che cazzo e?
“alla mia anima piace la tua dovremmo farle conoscere” ok questa non è male però boh la tengo se non ne trovo altre migliori.
Appena riinizio a pensare lei mi dice che sono arrivato a casa sua, anche questa casa mi sembra famigliare, e comunque devo dirle la frase e, o cielo il suo nome glielo chiedo subito.
Si chiama Summer oddio l’estate lei è la mia estate quella che aspettavo da tempo, vorrei dirle la frase ma ormai e tardi e devo andare le dico che può trovarmi al bar se vuole la saluto con l’appellativo di Sam e non so nemmeno perché.
Durante il viaggio non faccio a che pensare a lei, che sarà la mia estate e tutto ciò che le riguarda sarà fottutamente perfetto come essa. Ho trovato un’ altra frase
“tu sei la mia estate, io il tuo inverno, ho io bisogno di te quanto tu ne hai di me”. Troppo banale ma mi piace e non so perché, forse perché  è proprio quello che è, lei l’estate io l’inverno. Appena arrivo a casa vedo la babysitter con mio fratello che dormono, la sveglio chiamandola Sam e non so nemmeno ora perché, è tutto cos’ strano, prendo in braccio mio fratello e lo porto su nella su camera è così dolce quando dorme.
E’ passata esattamente una settimana e io continuo a pensare a lei, oggi devo andare a vedere lo spettacolo del mio amico logan era un pazzo pervertito ma simpatico, odiavo quei cazzo di spettacoli ma lui mi ha detto che c’è una che si chiama Summer e spero proprio sia lei, allora mi vesto bene, tutto tirato a lucido.
Arrivo lì ed eccola in tutto il suo splendore, recita, balla, e canta è fottutamente perfetta come l’estate.
LEI è LA MIA ESTATE
  
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