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Autore: Haruma    09/04/2014    6 recensioni
Ricordo vagamente come sono riuscito a scappare da Cato.
Credo che il veleno degli aghi inseguitori abbia fatto effetto anche su di lui, altrimenti non mi avrebbe di certo trafitto solo la gamba che adesso brucia da morire.
[Cosa avrà pensato Peeta prima che Katniss andasse a soccorrerlo? || Leggermente angst]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: Consiglio di ascoltare la canzone Peeta di Jonathan Thulin. Diciamo che è a questa che mi sono ispirata per scrivere. Ecco il link: Peeta.


I wanna live, bake the bread and pour the wine
I wanna love all the world and all that’s mine
I wanna dream precious pearls and, Everdeen,
I wanna fight for the right and know it’s mine

And go where the wind blows, and go where the wind blows
Don’t you wanna go? Show them what you’re made of,
Anywhere it takes us, just go,
Following the war drum, anything for freedom



«Sei  qui  per  darmi  il  colpo  di  grazia, dolcezza?»  
Sto soffocando qui affossato in questa pozza piena di sangue mischiato a fango. Sono ricoperto completamente da sassi e terriccio che fortunatamente mi stanno mimetizzando aiutandomi a sopravvivere. 
Sopravvivere. Certo... Un ragazzo mezzo moribondo sta cercando di restare vivo anche se sa che sarà impossibile.
Ricordo vagamente come  sono riuscito a scappare da Cato.
Mancava poco; sarei andato subito all'altro mondo. Credo che il veleno degli aghi inseguitori abbia fatto effetto anche su di lui, altrimenti non mi avrebbe di certo trafitto solo la gamba che adesso brucia da morire.
Sono conciato molto male. Tra tagli vari, punture, lividi e quant'altro non so proprio come riuscirò a tirare avanti per le prossime ore. Credo di avere anche qualcosa di rotto ma non ne sono del tutto sicuro.
Immagini sfocate si susseguono nella mia testa da un periodo abbastanza lungo. Ricordo di essermi arrampicato su una parete rocciosa molto scivolosa, di aver cercato -con quella poca lucidità che mi ritrovavo e mi ritrovo tutt'ora- di cancellare invano le macchie di sangue che avrebbero fatto da insegna. 
Il Ragazzo Innamorato è qui. 
Da quanto sono rifugiato in questo posto? Minuti... giorni? A chi staranno dando la caccia i Favoriti oltre me e... Katniss? 
È tutto così così difficile da collegare... 
L'unica cosa di cui sono certo è che sì, forse nessuno riuscirà ad uccidermi; non saranno in grado di trovarmi, né di riconoscermi così come sono conciato. Ho avuto l'opportunità di scegliere di morire per una ferita alla gamba che sta facendo vistosamente infezione; non so se ritenermi fortunato oppure no.
È da un po' di tempo che mi ritrovo a scrutarmi intorno, sto tutto il giorno fermo a non spiccicare parola, a respirare appena. Sono troppo stanco.
Prima mi piaceva osservare i piccoli particolari, ammirarli semplicemente. Il fatto è che non ero così ossessionato, quasi affezionato come lo sono ora.
Tutto mi sembra troppo poco, troppo distante. Un tempo potevo dare le cose per scontato; avrei potuto vedere un tramonto ogni pomeriggio, avrei potuto portare sacchi ovunque, invece adesso è tutto per l'ultima volta, di vitale importanza.
Darei qualsiasi cosa per risentire l'odore di farina, assaggiare anche un minuscolo pezzetto di pane, dipingere tranquillamente, abbellire una torta elaborata anziché usare fanghiglia e muschio per mimetizzare la mia faccia malconcia. Mi piacerebbe rivedere mio padre mangiare degli scoiattoli e complimentarsi con me per il lavoro ben svolto, ascoltare i miei fratelli ridere e prendermi in giro perché sono un buono a nulla, e ammetto che mi manca parecchio anche l'indifferenza che aveva mia madre nei miei confronti; anche udire le sue stridule urla... avere un suo ceffone mi farebbe sentire meno solo. Preferirei tutto, fuorché morire in questo modo, da vigliacco, da ferito, da debole quale sono.
Panem non si sarà fatta una buona idea di me. Non sono riuscito a proteggerla abbastanza.
Chissà cosa starà facendo con il veleno degli aghi inseguitori in corpo...
Chiudo le palpebre cercando in qualche modo di ritrovare la pace, mi assopisco lentamente.
Il suono improvviso di un cannone mi fa svegliare di soprassalto; dopo qualche minuto un altro tuono simile al precedente sovrasta tutti gli altri mormorii. 
Chi staranno ammazzando? 
Il cielo è limpido, e dopo un po' è tutto ritornato alla tranquillità. L'unica cosa che si può ascoltare è lo sgorgare ininterrotto dell'acqua del torrente e un cinguettare armonioso. 
Credo sia questa la cosa più crudele degli Hunger Games. 
Una persona muore, gli strateghi ci avvisano e dopo il nulla... come se non fosse successo niente, come se nessuno avesse perso la vita, come se proprio quella vita non avesse mai avuto senso. 
Vorrei volare in alto -proprio come stanno facendo quegli uccellini-, trapassare le nuvole con la stessa facilità con cui Cato mi ha infilzato con la sua preziosa spada.
Questa notte appare il sigillo: sono morti il Favorito dell'uno e la ragazzina dell'undici. Cerco di capire chi possa essere stato ad ammazzarla e chi possa aver ucciso lui. La mia mente avvelenata non è più in grado di fare collegamenti ben precisi.
«Il secondo Favorito caduto in battaglia» mormoro piano sorridendo ironicamente.
Il freddo si fa sentire. I piedi intorpiditi, la punta del naso congelata, la congestione alle mani; l'acqua al mio fianco non mi aiuta di certo a ritrovare calore. Si stava così bene al sole il pomeriggio precedente.
La mattina mi sveglio molto presto. Il mio sonno ormai è continuamente interrotto, apro gli occhi di soprassalto e comincio a guardarmi intorno intontito. Non faccio altro oltre a riflettere su pensieri sconnessi e senza senso. 
La giornata è calda; molto rispetto alla notte. 
Stare ammassato in un solo posto senza riuscire a muovermi mi ha reso il corpo tutto intorpidito; l'unica cosa che posso fare è allungare il collo e sorseggiare un po' d'acqua. 
Non saprei dire da quanti giorni è che non mangio ma non me ne faccio un problema, non ne ho voglia e comunque non sarei in grado nemmeno di procurarmi un filo d'erba nelle mie condizioni. 
Sono in una sorta di trance. Ci sono momenti in cui non capisco niente, altri in cui vedo le cose appannarsi e altri ancora in cui la ragione si impossessa di me per qualche minuto imprecisato. 
Il mio stato di dormiveglia viene arrestato dal suono delle trombe. In cielo non viene proiettato nessun morto ma subito dopo la voce di Claudius Templesmith rimbomba per tutta l'arena. 
Non è l'annuncio di un festino, c'è stata una sorta di cambiamento nel regolamento iniziale. 
Quest'anno due tributi dello stesso distretto possono vincere insieme.
Non so se essere felice o turbato per questa modifica.
Katniss sa che sono ancora vivo, che sono gravemente ferito? Non può volere anche la mia vittoria. Dovrebbe odiarmi.
Non mi sono comportato da valido alleato, sono sceso a compromessi con i Favoriti... L'ho letto il disprezzo nei suoi occhi quando mi ha visto insieme a loro. Dovrebbe desiderare la mia morte.
Forse però è cambiato qualcosa... le ho dato la possibilità di fuggire quando Cato le era quasi alle calcagna. Non penso ricordi cosa sia successo. Era sotto l'effetto del veleno, non si reggeva in piedi. Chissà come è riuscita a dileguarsi.
Non vorrei che mettesse a repentaglio la sua vita per un moribondo. Che se ne stia nascosta su un albero!
Passo l'intera notte a considerare le varie possibilità che Katniss si preoccupi per me, il che è probabile visto che è sincera e ha una specie di debito nei miei confronti.
Se non le avessi buttato il pane quel giorno, chissà cosa sarebbe successo.
Aver pensato tutto il tempo a Katniss non ha fatto altro che confondermi le idee. 
Credo sia da egoisti sperare in un suo aiuto in questo momento, dopo tutto quello che ha subito per colpa mia. 
Si prospetta la mattinata più afosa passata in arena. Il cielo si illumina subito dei raggi cocenti del sole. Cerco di bere un sorso d'acqua quando vedo una farfalla dalle mille sfumature posarsi su quella che sembrerebbe una roccia fangosa ma che in realtà è la mia mano. 
Vorrei poter prendere tempere e pennelli per dipingerla su una tela immacolata. 
È così graziosa, così  tranquilla... in perfetto contrasto con tutto quello che succede qui dentro. I ragazzi muoiono, uccidono, non hanno tempo per osservare la bellezza di queste creaturine. 
Scruto attentamente l'insetto. Sarà di sicuro l'ultima farfalla che avrò il piacere di osservare. 
Quando l'esserino vola via dalle mie dita, in lontananza noto una figura esile avvicinarsi cautamente. 
Scorgo una treccia bruna rimbalzare da una parte all'altra delle spalle piccole. 
Non credo ai miei occhi. Non è possibile, non può essere vero! 
Si tiene ai massi, cercando di muoversi lentamente alla ricerca di qualcosa o... qualcuno. Me
La sento chiamare il mio nome a bassa voce, «Peeta! Peeta!» mormora leggermente allarmata. 
È qui, a pochi passi, tenta di trovarmi. 
Forse un barlume di speranza c'è, magari riuscirò a tornare a casa, stare anche solo un po' con lei, poterle parlare o ascoltarla. 
«Sei qui per darmi il colpo di grazia, dolcezza?» la mia voce debole e roca sovrasta appena gli altri rumori. 
La scopro girarsi di scatto dalla mia parte e sento il cuore battermi così forte in gola che non sono più tanto sicuro di morire per avvelenamento del sangue. 



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Ciao a tutti! Non ho mai pubblicato una fanfiction in questa sezione; mi limito a leggerle e devo dire che la maggior parte sono tutte bellissime.
Che dire... diciamo che questa one-shot è stata più che altro una cosa strana da scrivere. Mi ha colpito molto la canzone sopracitata e così ho cominciato a riportare i miei pensieri dapprima sul cellulare e poi sul pc.
Inizialmente mi sono letteralmente scervellata su dove potesse essere stata ambientata ma poi ho optato per il torrente dove Peeta si è nascosto mimetizzandosi e devo dire di essere soddisfatta.
Spero davvero di non aver fatto troppi errori e di non essere andata nell'OOC -è una cosa che mi tormenta- e mi auguro di ricevere almeno qualche commento.
Alla prossima ♥

   
 
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