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Autore: Agnese_san    09/04/2014    1 recensioni
LUGLIO 1944
I suoi occhi si aprirono al rumore, la consapevolezza di dove si trovava non arrivò immediatamente. Da qualche parte tra il buio e la luce, rifletté, strizzando gli occhi per aggiustarli alla silenziosa semioscurità che la circondava.[...]
L’uomo le dava le spalle, piegato sopra un piccolo dispositivo a forma di cono. Scintille illuminarono per un momento la caverna, proiettando un arco d’argento contro l’alto soffitto. Immaginò che si trattasse di una saldatrice. [...]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liz Parker, Max Evans
Note: Missing Moments, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Guardandola, lui si tormentò per il suo errore. Lei era rimasta immobile, eccetto che per il tremore delle mani che toccavano maldestramente i suoi vestiti. Aveva gli occhi spalancati, le labbra aperte, mentre le inumidiva con la lingua. Il suo sguardo teso non si distaccò mai dal suo obiettivo. Sfortunatamente, l’obiettivo era lui.

Aveva fatto un errore enorme. Il piano che era stato portato avanti per anni, con accurata precisione, stava cominciando a complicarsi e lui era responsabile del danno che aveva fatto. Alla sua prima uscita, aveva già infranto una delle regole cardinali.

Naturalmente, era stato consapevole del rischio. Lui stava solo occupando quel corpo, ma era il corpo di un uomo e lei era una donna. Ricordava chiaramente che la sessualità umana era stata discussa, quando la missione era ancora agli stadi iniziali. La fisiologia delle due razze non era poi così differente. Gli stessi antenati che avevano popolato il suo pianeta, avevano popolato anche la terra. Ma era stato troppo preso dal suo scopo e troppo sicuro di sé ed aveva messo da parte la possibilità di qualsiasi incontro sessuale con gli umani.

Non avrebbero potuto esserci interazioni con gli umani, se non a livello essenziale. Ciao. Come stai? Senza offrire alcuna informazione e rispondendo alle domande con un semplice si o no. Quel corpo era un recipiente – che poteva essere usato solo per poche ore alla volta, perché non riportasse danni permanenti.

Ma il veicolo dell’uomo si era rotto, così lui non aveva avuto altra scelta che, per metterla in semplici termini terrestri, chiedere un passaggio. Arrivare alla caverna era un imperativo. Aveva scelto la Terra perché aveva una grande varietà di terreno. E quel deserto era stato giudicato perfetto per nascondere il manufatto, che i suoi nemici desideravano ardentemente.

Non aveva avuto intenzione di far del male alla donna. La cosa più saggia, sarebbe stata guarirla, cancellarle la memoria e, dopo averla riportata alla sua macchina, lasciarla andare per la sua strada. Ma c’era qualcosa – qualcosa in quei profondi occhi scuri – che lui aveva visto, quando le lo stava guardando dal retrovisore. C’era stato un momento, più veloce del tempo, in cui i suoi capelli erano stati pieni di vento. L’attrazione, quasi magnetica, che aveva provato per lei, per la sua voce calda, per la sua risata e l’aura gentile che brillava attorno alla sua pelle.

"Bene." la sentì dire "Di dove sei?"

Dimenticata l’urgenza della sua missione. Lui decise di dirle la verità. Una volta che le avesse cancellato la memoria, lei non avrebbe comunque avuto la possibilità di ricordare quell’incontro. Avvertì un’improvvisa fitta di confusione … come se desiderasse che lei potesse ricordarsi di lui … in modo che potesse capire e sapere che, dopotutto, non era pazza e che le sue fantasie erano vere. Mise da parte quel desiderio. Non poteva permettersi di essere così sconsiderato. E, anche se non lo sapeva, lei avrebbe potuto distruggere il suo piano, senza nemmeno rendersene conto, se lui avesse continuato ad allontanarsi dal suo dovere e dalla sua missione.

La presenza di lei lo attirò e le andò vicino. L’aura che la circondava tremolò leggermente, come un miraggio che si increspa alla luce del sole. Lui scosse la testa e raddrizzò le spalle. Era arrivato il momento di essere deciso e di lasciarla andare. Non poteva rischiare di essere scoperto.

"Credo che tu lo sappia." le disse quietamente, allungando la mano per toccarle, finalmente, i capelli. Le sue dita formicolarono alla loro morbidezza e lui respirò il loro profumo. "Hai visto quello che ho fatto."

Nel profondo del suo cuore, lei lo sapeva. I suoi occhi, da soli, sarebbero bastati a tradirlo. Lei sapeva istintivamente, che lui non proveniva dalla Terra. Il suo comportamento era regale, quasi maestoso. Ebbe l’improvvisa rivelazione di trovarsi davanti ad un grande potere. Provò il quasi irresistibile bisogno di fargli un inchino. Invece, gli prese la mano che lui aveva infilato tra i suoi capelli e se la posò su una guancia.

Quel piccolo gesto segnò la rovina di lui. "Non hai paura?" le chiese, la voce pervasa di meraviglia. "Io non ti spavento?"

"No." mormorò lei. "Non ho paura di te."

E non ne aveva. Non c’era niente di cui avere paura. Il calore della mano posata sulla sua guancia, le fece tremare le ginocchia e le fece avvertire un volo di farfalle che, dallo stomaco, salì verso la sua bocca, con un dolce gusto di stupore.

Lentamente, lui fece scendere la sua mano sulla spalla di lei e poi al bottone del giacchetto. Spinse il bottoncino di madreperla nell’asola e fece scorrere il morbido tessuto lungo le sue braccia, fino a che non si fermò all’ansa dei gomiti. Sfiorò con il pollice le lentiggini sparse sul collo di lei, fino all’attaccatura dei capelli, poi fece scorrere lo sguardo giù per tutto il suo corpo.

A lei non importava più chi lui fosse. O di come fossero finiti in quella caverna. Era sospesa nel tempo, ipnotizzata dallo sguardo di lui. In quel momento, lui era tutto quello che importava. Lei non era nemmeno più sicura di respirare ancora. Non ci furono timori, quando lui si avvicinò e la circondò con la sua essenza, mentre il suo sguardo di fuoco avvolgeva tutto il corpo di lei, come quello di un predatore che studia la sua vittima. Lei avvertì la crescita del desiderio e l’accelerare delle pulsazioni, mentre lui le avvolgeva attorno il suo incantesimo, come fragili fili di seta. Il tempo si fermò, mentre lei cadeva nella tela che lui aveva tessuto.

Lui non riuscì a fermare le sue labbra. Quelle di lei stavano dando ordini al suo cuore. Avvertì una strana delizia, quando lei si sollevò sulla punta dei piedi per accettare il suo bacio. Gli fece pensare ai petali di un fiore in boccio, che si dischiudevano. E più lui la assaggiava profondamente, più lei sbocciava.

Il tocco delle labbra di lei gli riempì il cuore di una miriade di colori. Lo spirito brillante che era solo di lei si gonfiò al suo interno e invase il suo essere. Le pulsazioni ed il battito del cuore di lei, invasero i suoi sensi, passando attraverso la sua pelle. Bruciando, ardendo, fino a che lui temette che il corpo che stava occupando, avrebbe potuto estinguersi per combustione.

Tutto quello che gli era stato detto, e che lui aveva creduto, andò in frantumi con quel bacio. Solo la sua promessa sposa avrebbe dovuto avere il potere di aprire la connessione. Non era possibile che un’umana potesse farsi breccia nelle barriere della sua anima.

Cercò disperatamente di allontanarsi da lei, ma lei si appoggiò ancora di più contro di lui, il piccolo corpo di lei che cercava di fondersi col suo. La mano di lei che era posata sulla sua spalla, stava stringendo anche il suo cuore e lui si perdette in quella sensazione.

Avvertì l’unione delle loro menti, la cosmica connessione di vite vissute molto tempo prima. Il risveglio. L’abbraccio dei giorni passati e degli amori macchiati di lacrime. Lui carezzò quei ricordi e il corpo che aveva rubato rispose all’onda della passione. Lui conosceva quella donna.

Quello non poteva succedere. Trattenendo il respiro, la allontanò da sé, schiarendosi la mente dalla nebbia in cui lei lo aveva sospinto. Lui era lì per uno scopo. Il suo mondo era in guerra e lui non poteva perdere tempo amoreggiando con gli umani.

"Mi dispiace," le disse, con voce roca. "ma devi andartene. Non puoi rimanere qui."

Lei allungò un braccio per toccarlo, ma lui si tirò indietro. Lei cercò di trattenere le lacrime. Non gli avrebbe permesso di vederla piangere. Non sapeva nemmeno perché volesse piangere. Ma la tenerezza del suo bacio e la perdita del suo abbraccio l’avevano scossa. Qualunque cosa stesse accadendo tra loro, non era possibile.

"Guardami." le sussurrò, prendendole il viso tra le mani. "Ora cancellerò i ricordi che hai di me. Tu non ricorderai più niente, di tutto questo."

Lei avvertì la nota di tristezza nella sua voce e sollevò gli occhi per piegarsi alla sua volontà.

Con grande dispiacere, ma sapendo che era necessario, lui cominciò il processo che avrebbe cancellato ogni consapevolezza del loro incontro. La corsa in macchina, il bacio. Cancellò ogni ricordo del loro breve contato dalla mente di lei. Il suo corpo crollò in avanti e lui la prese tra le braccia per portarla fuori dalla caverna e lasciarla nella sua macchina.

A mezza strada, sul sentiero, lui la sentì stiracchiarsi. E rimase stupito, quando le braccia di lei si avvolsero attorno al suo collo e le labbra gli sfiorarono la gola.

"Io mi ricordo di te." disse lei, la voce che tremava contro la sua pelle.

Lui si immobilizzò, il cuore che gli martellava nel petto, mentre cercava di capire quello che poteva essere successo. Perché la pulizia della mente non avesse avuto effetto. Poteva esserci una sola spiegazione. La sua promessa sposa non era la sua anima gemella. Guardò la donna umana che teneva tra le braccia. Come poteva essere successo?

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