Ecco postato il
secondo capitolo di quella che potrà essere una saga senza fine (in effetti
stavo per farla a round robin.). Ovviamente, come si può vedere dal titolo,
questo chap è ispirato a…
Camera Cafè!
I giorni
si susseguivano quasi monotoni al Dipartimento Auror. Due vecchi amici si
trovavano davanti alla magica macchina del caffè.
«Vuoi
un caffè, Harry?» disse Ron preparando già un falci anche per l’amico da
inserire nella macchinetta in cambio di un caffè.
«Ok!»
disse l’occhialuto. Ron inserì la moneta nella fessura della macchinetta e
premette il pulsante dell’espresso.
«Qualcosa
di interessante?» chiese Ron all’amico che stava leggendo la Gazzetta del
Profeta con le spalle appoggiate al muro.
«Se
ti interessa lo stufato di Ippogriffo con contorno di ortiche della rubrica
“Magiche Ricette” allora sì.» rispose Harry voltando pagina.
«Allora
non mi interessa». Uno squillo di tromba annunciò che i due caffè erano pronti
e Ron si precipitò a prenderli prima che la macchinetta decidesse di bersi il
caffè al posto suo, con la scusa di aver interpretato la sua scarsa velocità
nel ritirare le tazze come “non voglio più il caffè”. Quella storia della
macchinetta che beveva i caffè degli altri era già costata a Ron un sacco di
Galeoni…
In
quel momento arrivo Hermione.
«Ciao»
disse lei. Ron si voltò con tanta foga da versarsi il caffè addosso. Ron diede
il caffè che non si era buttato addosso ad Harry e corse a prepararsene un
altro. Intanto Hermione chiese:
«Come
va qui?»
«Bene!
– rispose Harry – non abbiamo niente da fare!»
«Capita
agli Auror…» assenti Hermione.
«Tu
cosa ci fai qui?» chiese Ron
«La
macchina del caffè del mio piano non funziona, così sono venuta qui – disse
Hermione – Non è che me ne offriresti uno?» fece poi con un sorriso innocente.
Ron che dal suo canto era troppo gentile e troppo spaventato dalla reazione che
sua moglie poteva avere se non gli dava quel caffè, gli diede il suo e fece per
aprire il borsellino: gli restavano due falci in tutto. Proprio in quel momento
arrivarono Seamus Finnigan e Dean Thomas.
«Com’è
affollato questo posto…» fece ironico Ron.
«Voi
due che ci fate qui?» chiese Harry
«Ci
lavoriamo» rispose Seamus.
«Al
Ministero? Non lo sapevo…» fece Ron
«Be’
– spiegò Dean – visto che Rowling ha dato un lavoro solo a voi tre più Fred e
George…»
«Mentre
di noi si è totalmente dimenticata» aggiunse Seamus
«Abbiamo
deciso anche noi di lavorare come Auror, visto che è il lavoro più conosciuto,
e di rompervi un po’ le balle…» finì Dean.
«Meglio
così – fece Harry – più siamo meglio
è, qui non c’è un piffero da fare!». Detto
questo Ron tornò a concentrarsi sulla macchinetta, ma Seamus e
Dean gli
arrivarono alle spalle e gli fregarono le due falci che teneva in mano.
«Ehi,
non potete farlo, sono mie!»
«Suvvia
siamo appena arrivati, fai gli onori di casa!» disse Dean. Ron era rossissimo
mentre i due arrivati inserivano la monete per prendersi il caffè. Hermione lo
guardò per un po’ prima di dirgli:
«Dai,
prendi questa» e gli tese una falce. Ron la guardò.
«Allora
gli avevi i soldi!!!» fece veemente
«Non
ti ho mica detto di non averli – gli disse Hermione – ti ho chiesto solo di
offrirmi il caffè!». Il rosso la fulminò con gli occhi ma prese la moneta che
lei gli offriva e corse alla macchinetta a farsi questo benedetto caffè.
Hermione prese la Gazzetta che Harry aveva finito di leggere e la sfogliò.
«Oh,
le Sorelle Stravagarie si sono divise!» fece Hermione eccitata alla notizia.
«Di
chi è quell’articolo?» chiese Ron mentre la macchinetta emetteva il suo squillo
di tromba.
«Di
Rita Skeeter! – rispose Harry – Quindi non sarà neanche vero!». Hermione parve
un po’ delusa dalla notizia di un falso scoop.
«È
proprio una bugiarda!» esclamò furiosa arrotolando il giornale e posandolo sul
tavolo lì accanto. Di colpo arrivò un urlo e un rumore sordo di due cose che
sbattono: Ron stava urlando contro la macchinetta prendendola a testate.
«Perché?
Perché? Perché questa macchina del caffè ce l’ha con me? PERCHÉ?»
«Che
è successo?» chiese Seamus
«Si
è bevuta il mio caffè!» disse Ron con le lacrime agli occhi (lacrime che non si
sa se fossero dovute alla sofferenza dell’ennesimo caffè mancato o dalle
ripetute botte in testa).
«Oh,
Ron, mi dispiace!» fece Hermione.
«Nessuno
ha una moneta, vero?» fece il rosso sconsolato. Tutti scossero la testa.
«Io
ho lasciato i soldi a casa» disse Harry
«Anch’io»
disse Hermione
«Idem!»
fece Seamus
«Che
hai detto?» gli chiese Dean
«Idem,
vuol dire uguale.» spiegò Seamus
«Ah,
idem anche per me allora!» disse Dean. Ron sconsolato disse:
«Tanto
vale che torni in ufficio, a ricominciare il castello di carte!»
«Vengo
anch’io! – disse Harry – adoro vedere quando cade tutto il mazzo quando sei
arrivato all’ultima carta.»
«Vengo
pure io!» esclamò Seamus
«IDEM!»
fece Dean giulivo.
«Uffa,
io non posso! – disse Hermione – devo andare subito a catalogare tutti gli Elfi
Domestici che lavorano ad Hogwarts incidendo lo stemma delle quattro case
inciso sul loro sedere!»
«Che
schifo!» fece Ron.
«Che
vuoi farci…» disse lei avviandosi all’ascensore tutta sconsolata. Harry, Ron,
Seamus e Dean si avviarono tutti verso l’ufficio di Harry e Ron senza un
occhiata alla macchinetta del caffè che, presa dal rimorso della tristezza di
Ron, gli stava preparando una tazza di caffè gratis.
Eccomi di nuovo! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se
era un po’ corto. Se volete recensire…