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Autore: YouCould    10/04/2014    3 recensioni
Mattina d'estate. Una ragazza arriva al Campo Mezzosangue: indossa jeans neri, una camicia argentata da cacciatrice. Non ricorda nulla del suo passato. Conosce poco più che il suo nome: Bianca.
Dal testo:
[...]
Un ragazzino più piccolo di lei, circa sui 14 anni, si fece avanti sgomitando. Indossava un giubbotto nero da aviatore, sulla sua maglia nera era stampata l’immagine di un teschio. Alla cintura portava una spada di ferro nero. La sua carnagione era molto pallida, gli occhi neri. I capelli, neri e abbastanza lunghi, erano arruffati da tutte le parti, e gli ricadevano davanti agli occhi. Anche lui appariva stupito.
-B…Bianca?
[...]
[E' da un po' che mi ronza in testa quest'idea, quindi niente, eccola qui. Dato che alcune cose potrebbero creare confusione, una breve spiegazione: la storia è ambientata in un periodo imprecisato, successivo a Sangue dell'Olimpo. Capisco che alcune cose risultino incomprensibili al primo capitolo, ma tranquilli, tutto verrà spiegato nei capitoli a seguire (il primo è dal POV di Bianca, che non sa cos'è
successo al Campo). Potrebbero essere presenti spoiler della Casa di Ade, riguardanti il megaspoilerone su Percy e Nico (che conoscono tutti, ormai!). Quindi... nulla! Ecco qua, buona lettura :) ]
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Nico strinse i pugni. Non poteva assolutamente permettersi di piangere, soprattutto non davanti a Percy. Ma parlare di Bianca era come una pugnalata, sempre. Trasse un respiro profondo e si voltò verso l’unico in quella stanza che non lo faceva stare male: Jason. Il suo amico gli lanciò uno sguardo che sembrava voler dire “puoi farcela”. Chiuse un istante gli occhi, e ricominciò a parlare.
-Il problema è che… lei aveva deciso di rinascere. E l’ultima volta che sono andato a cercarla, ed è stato un anno fa, l’aveva già fatto. Quindi… non lo so.
Per essere una che si era appena sentita dire che forse era una ragazza tornata dagli Inferi senza nessun motivo preciso, e che se non lo era non avevano la più pallida idea di chi fosse, Bianca non sembrava neanche troppo sconvolta. Sospirò.
-Va bene. Io…
Si bloccò per un istante, chiaramente non sapendo cosa dire. Ci fu un istante di silenzio. Poi Percy prese la parola.
-Hai detto che non ti ricordi proprio… nulla?
Lei scosse la testa.
-Nulla, escluso il mio nome. E poi mi ricordavo come si raggiunge il Campo Mezzosangue, e che dovevo arrivarci. E poi… beh, si, ve l’ho già detto, no? Mi ricordo tutta la storia dei semidei e dei genitori divini, ma… non saprei dire qual è il mio.
-Quando Bianca è morta, non sapeva ancora di essere figlia di Ade.
Constatò Percy.
-Questo non significa niente. – ribattè Nico, piccato. Sapeva che non aveva senso, ma gli dava ancora fastidio sentire Percy parlare di Bianca. –I ricordi di coloro che tornano dagli Inferi… vengono cancellati,  nelle acque del Lete. Anche se lo avesse saputo, non se lo ricorderebbe.
Bianca sbuffò.
-Un attimo, prima hai detto “l’ultima volta che sono andato a cercarla”. Negli Inferi?
-Sono figlio di Ade.
Nico lo disse come se si trattasse di chissà quale malattia, ma d’altra parte suo padre era stato uno dei primi motivi che lo avevano allontanato dagli altri. Bianca annuì.
-E… voi?
Percy e Jason si presentarono. Bianca appariva molto stanca, e in effetti quella storia doveva averla provata parecchio.
-Ok, datemi solo un po’ di tempo per… rimettere insieme i pezzi, ok?
Jason annuì.
-Ti lasciamo riposare.
***
Una volta usciti dall’infermeria, Percy si voltò a guardare Nico.
-Allora, che ne dici?
-Perché io?
-Beh, sei tu il figlio di Ade, no? Ci capisci più di tutti noi. Che ne pensi?
Penso che sei un idiota, Jackson.
-Non lo so. Ve l’ho detto. Tutto questo non ha senso. Io…
Scosse la testa. Quei due giorni l’avevano logorato. E come se non bastasse, era anche arrivato Percy, che cercava di aiutarlo senza rendersi conto che gli faceva più male. Per fortuna, Jason venne in suo soccorso.
-Credo che Bianca non sia l’unica che ha bisogno di riposare. Nico, non hai dormito praticamente mai da quando è arrivata. Dovresti rilassarti qualche ora. Questa storia ci ha stressato tutti.
Nico capiva che in realtà Jason l’aveva detto solo per toglierlo velocemente da quella situazione d’impiccio con Percy: il suo amico sapeva che lui dormiva poco e niente, ma gliene fu grato.
-Hai ragione. Credo che...
Senza terminare la frase, si voltò e si avviò verso la cabina di Ade. Jason lo seguì.
-Come stai?
-Non sto.
In teoria non avrebbe avuto senso, ma era esattamente così che Nico si sentiva in quel momento. Era come se lo avessero prosciugato da ogni emozione. Nonostante lo stupore, il nervosismo, la paura e l’allegria che si erano alternati nei giorni precedenti, ora non provava assolutamente nulla.
-Pensi che sia lei?
-Te l’ho detto. Non lo so. Se lo fosse… Dei, Jason, non ci sto capendo nulla. Sul serio. Forse sarebbe meglio se lei non lo fosse. E’ che… per cinque anni, non ho fatto altro che pensare come sarebbe stato se ci fosse stata lei. Ora potrebbe essere qui, davvero. Ed è… strano.
Jason rimase in silenzio. A Nico dispiaceva addossargli tutte le sue preoccupazioni, ma il figlio di Giove era l’unico con cui si sentiva di parlare liberamente.
-Come mai stavi parlando con Percy quando sono arrivato?         
-Questa è una domanda a tradimento.
Jason accennò un sorriso.
-Può darsi…- concesse –ma lo volevo sapere davvero. Che è successo?
-Ero con Bianca. E lui, beh, è arrivato, “per parlare”, ha detto. Ma ha parlato soprattutto lui.
-E di cosa avete parlato?
-Di Bianca, no? Credo che si senta ancora un po’ in colpa. In realtà, non lo so. Non sono granchè, come empatia.
Lo disse con una punta di rimorso. Forse non era vero, ma a volte Nico pensava davvero che non capisse niente di quello che gli accadeva intorno.
-Senti, faccio un salto nell’arena, ok? Ho bisogno di sfogarmi.
Jason annuì.
-Dopo andrai da Bianca?
-Credo di si.
***
Alla fine, Nico si allenò poco e niente. Era così stanco per non aver dormito per niente in quelle due ore, che aveva menato due fendenti contro un manichino ed era caduto a terra, perdendo i sensi. Quando si risvegliò, era steso nella polvere, e due grandi occhi verdi lo fissavano da vicino. Un po’ troppo vicino. Nico sobbalzò.
-Percy, ma che cavolo…?
Il figlio di Poseidone era chino su di lui, ma si rialzò velocemente.
-Ero venuto ad allenarmi e ti ho trovato svenuto. A dire la verità, per un attimo ho creduto che fossi morto.
E la cosa ti sarebbe dispiaciuta, Percy?
-Si, beh, ho i nervi un po’ logorati. Con tutta questa storia di Bianca…
Tra i due cadde il silenzio. Percy abbassò lo sguardo.
-Beh, allora credo che… andrò a vedere se si è svegliata.
Borbottò Nico. Si voltò e si avviò verso l’infermeria. Sentiva su di se lo sguardo di Percy che lo seguiva, ma non si voltò.
Quando la trovò, Bianca stava decisamente meglio: era già in piedi e si aggirava per l’infermeria. La gamba destra, che era rimasta ferita, era bendata accuratamente. Sebbene da quella parte zoppicasse leggermente, sembrava piuttosto rinvigorita. Quando vide Nico, sorrise.
-Ehi.
-Stai meglio?
-Si. Se escludiamo il fatto che non mi ricordo assolutamente nulla, si.
Nico la guardò un istante. C’era qualcosa, nella sua voce, che Nico non ricordava. Non sembrava corrispondere a quella di Bianca.
-Ti va di uscire? Ti faccio vedere il campo.
***
Bianca sembrava entusiasta del campo. Spalancò gli occhi alla vista delle stalle con i pegasi, sorrise allegramente salutando le Ninfe e probabilmente si sarebbe lanciata immediatamente a scalare il muro dell’arrampicata se Nico non l’avesse fermata ricordandole della gamba ferita. Come ultima tappa, il figlio di Ade la portò al laghetto delle canoe: sedettero insieme sul pontile, spalla contro spalla. In quel momento, era così facile pensare che fosse davvero la sua Bianca, che finalmente sua sorella era tornata, che tutti i suoi problemi si sarebbero risolti.
-Allora non ti ricordi proprio niente?
Lei scosse la testa.
-Niente. Speravo che poteste dirmi qualcosa di più, ma…
La ragazza si infilò nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Quel gesto… Nico gliel’aveva visto fare così tante volte, quando era tesa. Era così simile a Bianca, con quegli occhi scuri che però brillavano in modo allegro.
-Perché mi fissi?
Bianca lo riscosse dalle sue riflessioni.
-Sei proprio uguale a lei. Sai, anche Bianca aveva quel tic di mettersi i capelli dietro le orecchie.
-Pensi che io possa essere lei?
Nico era abbastanza stufo di sentirsi porre quella domanda, quel giorno. Però era Bianca, no? Meritava una spiegazione.
-Non lo so. Credo che la cosa più probabile sia che tu sia uscita dalla Porta di Orfeo, però prima i tuoi ricordi sono stati cancellati nelle acque del Lete. E’ possibile che, nel periodo in cui le Porte sono state aperte, non abbiano pensato a controllare l’uscita di Orfeo e tu sia… non so, uscita, così. Oppure erano così concentrati sulle Porte che non hanno prestato molta attenzione alle rinascite, e tu sei rinata come una ragazza di 16 anni, che sarebbe l’età che Bianca avrebbe dovuto avere se fosse stata viva.
Cadde il silenzio. Nico capiva bene che per Bianca doveva essere stressante, tutto quel tempo passato a parlare del modo in cui era morta e rinata. Nico ebbe un illuminazione improvvisa.
-Posso farti una domanda? Potrebbe sembrarti stupida, però…
Lei annuì, incitandolo a continuare.
-Qual è il tuo colore preferito?
Bianca ci pensò un secondo, socchiudendo gli occhi.
-Il verde- decretò infine.
Per Nico fu una pugnalata. Teneva ancora, su un tavolino nella sua stanza, il berretto verde di Bianca. Quando l’aveva comprato, aveva detto semplicemente “è un bel colore, no? Credo che sia il mio preferito”.
-Anche Bianca amava il verde.
Se l’aggettivo terreo si poteva usare per descrivere un tono di voce, sarebbe quello che avrebbe usato Nico. La sua voce suonava vuota, ma allo stesso tempo carica di dolore e di rimpianto. Bianca non disse niente. D’altra parte, cosa avrebbe potuto dire? Mi dispiace per tua sorella? Anche se fosse stato vero, sarebbe suonato falso. Si, ora che mi ci fai pensare, probabilmente sono Bianca? Sarebbe stato falso. No, sono sicura di non esserlo? Sarebbe stato triste.
***
Dato che nessun dio sembrava deciso a riconoscere Bianca, venne deciso di comune accordo che avrebbe dormito nella capanna di Ade. A Nico l’idea sembrava alquanto strana, aveva sempre dormito da solo: però dato che credevano che Bianca fosse figlia di Ade, sembrava la soluzione migliore. Sistemarono una branda sulla stessa parete dove si trovava il letto di Nico, in modo da lasciare il resto della capanna libero. Erano pochi i ragazzi al campo che avevano visto la Casa 13, probabilmente solo Jason. E ovviamente Hazel, che in quel periodo si trovava a Nuova Roma insieme a Frank. Avrebbe potuto essere scambiata per un antro degli orrori misto ad una casa in stile moderno: le pareti erano di granito e torce verdi illuminavano l’ambiente, ma la parte inquietante finiva qui. Sparsi per la stanza, c’erano tavolini bassi e poltrone a sacco. Nico aveva deciso che la tappezzeria sarebbe dovuta essere verde speranza, in onore di Bianca. E così era. Non si era mai spiegato come, ma l’aria profumava di cioccolato. Nel complesso, la casa sembrava accogliente, cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato dalla Cabina di Ade. Anche Bianca sembrò stupita, entrando. Indossava un pigiama che le avevano recuperato nello spaccio del Campo: peccato che non ci fosse la taglia, e le stava enorme. Le maniche penzolavano allegramente di 10 centimetri oltre i polsi, e si era dovuta rimboccare una ventina di volte i pantaloni. Dopo che si fu sistemata a letto, sembrò notare il tavolino con la fotografia di Bianca, ma non disse nulla. Forse era troppo stanca per fare domande, o forse non voleva turbare Nico. Comunque fosse, il figlio di Ade apprezzò il suo silenzio.
-Buonanotte, Bianca.
Disse allungandosi verso l’interruttore.
-Buonanotte, Nico.
Il re degli Spettri posò la testa sul cuscino, e in quello stesso istante cominciò il sogno.
***
Stava correndo per la foresta del Campo. Inseguiva una ragazza di cui non riusciva a vedere il volto, con lunghi capelli neri e un vestito bianco svolazzante. Ogni volta che aveva l’impressione di essere abbastanza vicino da poterla toccare, quella spariva per riapparire metri e metri più avanti, in una corsa senza fine. All’improvviso la ragazza scivolò a terra e cadde in una voragine nera. Nico non fece in tempo a fermarsi che anche lui venne inghiottito dall’oscurità. Non vedeva nulla, intorno a lui c’era solo buio, buio e altro buio. Una voce raschiante si insinuò piano nella sua mente, come un sussurro gelido, che gli fece rizzare i capelli sulla testa.
Ma bene, Nico di Angelo, e così  sei ancora vivo? Interessante.
Nico cercò di rispondere, di gridare, ma l’oscurità lo intrappolava.
Non credi di aver già perso troppo? Sei in grado solo di portare sofferenza ovunque tu vada. E sarà esattamente quello che farai quando verrai da me. Perché ci verrai, presto, e perderai tutti quelli a cui tieni. E non potrai fare nulla per salvarli, di nuovo. Però devi venire da me, vero? Tu ne hai bisogno. Tu hai bisogno di risposte.
Preparati, allora. Perché quando verrai, io sarò qui ad aspettarti.
NdA
Ce l’ho fatta! Sono andata avanti, con un ritardo tipo stratosferico *si inginocchia chiedendo perdono*. Ma un po’ per il fatto che questo capitolo è stato un parto, un po’ che ho dovuto scrivere la One Shot sulla Pernico non sono proprio riuscita a pubblicare prima. Comunque mi farebbe piacere sapere la vostra opinione anche sulla OS, se volete la trovate sul mio profilo. Parlando nel capitolo, l’ho già detto: è stato un parto e, a dire la verità, ancora non mi convince. Però se mi faceste sapere la vostra opinione tramite una recensione *occhioni da cucciolo* ve ne sarei grata!
Grazie tantissimo a tutti coloro che hanno inserito la storia tra Preferiti, Ricordati e Seguiti e che hanno recensito, vi adoro!
Alla prossima, BShallows.
P.S.: descrizione più dettagliata della Casa di Ade in “Nothing Left To Say”, la OS sulla Pernico.
  
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