Serie TV > Da Vinci's Demons
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Autore: Verdeirlanda    10/04/2014    4 recensioni
*...Beatrice sospirò, guardò quel macabro dipinto che era diventata Firenze quella sera, e pensò a lui, era inevitabile pensare a lui. Dove sei Zoroastro, sei al sicuro, sei ferito, dove sei adesso?...
...."Andiamo via Nico." disse Zoroastro preoccupato "Andiamo alla bottega, lì saremo al sicuro con Andrea, Leonardo e Beatrice." Già, Beatrice. Pensò a lei. Si chiese se la ragazza fosse spaventata di fronte a tanta furia e follia, si disse che per fortuna alla bottega non correva pericoli. Almeno così credeva.*
La congiura dei Pazzi ha sconvolto Firenze, e questa rivolta, destinata ad essere sedata, non è altro che l'inizio di un'intricato intrigo ordito da Roma.
Leonardo Da Vinci, sua sorella Beatrice e il loro migliore amico Zoroastro si troveranno ad affrontare una situazione decisamente complicata, con l'aiuto ovviamente del giovane Nico, per evitare che Firenze soccomba.
E mentre tutto intorno a loro si sgretola e si ricompone con ritmo incalzante ed inaspettato, Beatrice e Zoroastro si confronteranno con il loro amore ancora mai dichiarato, destinato a rivelarsi e ad affrontare numerose tenebre prima di poter brillare senza paura alla luce dell'alba.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nico, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era sorta l'alba su Firenze, la luce del sole accarezzava delicatamente i tetti delle case, iniziava ad illuminare d'azzurro le strade, per poi lasciare spazio a una luce più calda e dorata.
Un nuovo giorno era iniziato, e l'assedio sembrava non voler aver fine.
Clarice aveva dormito nella camera delle sue figlie, si alzò dal letto di Maddalena, la più piccola, e guardò fuori dalla finestra. Nulla era cambiato i soldati dei Pazzi e la folla erano ancora in strada a reclamare le loro teste.
Guardò le due bambine, respirò profondamente per allontanare la paura che capitasse loro qualcosa di orribile.
Uscì dalla camera, attraversò i corridoi, incrociando alcuni soldati assonnati che avevano finito il loro turno di guardia.
Clarice raggiunse le cucine e vi trovò Beatrice: "Siete mattiniera come me." commentò.
Bea le sorrise: "Ho fatto un giro per controllare le ferite di alcuni soldati. Come state?"
"Ho dormito, ma non mi sento riposata. E Voi?"
"Ho recuperato un po' di energia. Vedrò di farmela bastare." rispose Beatrice.
"Cosa fate nelle cucine?" chiese Clarice, notò che Beatrice stava mettendo dei coltelli in una cesta.
"Mia nonna diceva che anche un coltello da cucina ben affilato può essere una buona arma. Così sto raccogliendo i più affilati e i più grossi...non si sa mai..." 
Clarice le sorrise: "Siete previdente ed organizzata. Avete detto Vostra nonna. Non sapevo aveste conosciuto i Vostri nonni."
Beatrice rispose: "Sì, loro sono sempre stati molto presenti nella mia vita, fino a che non se ne sono andati... Avevano una bottega di erboristeria, è così che ho iniziato, insieme a loro." sorrise.
"Vi hanno trasmesso una grande saggezza." commentò Clarice, poi prese uno dei coltelli, uno di quelli grossi da macellaio "Eh, sì, questa è una terribile arma nelle giuste mani." e ridacchiò nervosamente, poi tornò seria "Spero non si arrivi al punto di dover assalire i nemici con uno di questi..."
Beatrice le prese una mano nella sua: "Andrà tutto bene." disse semplicemente.
Clarice voleva piangere di fronte a tanta premura e gentilezza, ma non poteva. Era la signora di Firenze, fino al ritorno di suo marito era lei al comando, e chi comanda non piange, combatte.
Beatrice si accostò a una delle finestre, guardò fuori.
Clarice le chiese: "Cosa sperare di vedere?"
"Un aiuto forse. Un esercito amico deciso a sbaragliare i congiurati." rispose la giovane, anche se in realtà i suoi occhi cercavano di spingersi oltre ciò che si poteva vedere.
"Preghiamo Dio perché si avveri la Vostra speranza." disse Clarice.


"In confronto a questo, il mio piano di farci strada con le spingarde era quasi intelligente." commentò Zoroastro.
"Non essere disfattista!" rispose Leonardo.
"Sostenere che sia impossibile utilizzare la tua macchina volante per arrivare fino a palazzi Medici non è essere disfattisti, ma realisti e molto legati al concetto di sopravvivenza!" commentò Zo "Ti ricordi quando l'abbiamo provata tre anni fa? Io ricordo bene la mia gamba rotta."
Leonardo alzò gli occhi al cielo: "Ho apportato dei miglioramenti da allora."
"Sì, e Nico quasi si è ammazzato quando il cavo si è rotto. Se non fosse stato per quegli alberi il vento lo avrebbe portato via." disse Zoroastro "Senza contare il fatto che la tua invenzione non passerebbe inosservata, ci abbatterebbero con le fecce." 
"Ecco, QUESTO è un commento costruttivo, non le altre cose che hai detto..." rispose Leonardo "Va bene, ragioniamo, dobbiamo raggiungere il palazzo senza essere visti. Proposte?"
"E se ci travestissimo?" azzardò Nico.
"Anche travestiti non ci lascerebbero entrare." rispose Leonardo.
"Beh ma messer Lorenzo potrebbe rivelarsi una volta arrivati lì..." disse nuovamente Nico.
"Non farebbero in tempo ad aprire che la folla ci sarà addosso per uccidermi." rispose il Magnifico "Dobbiamo arrivare direttamente dentro il palazzo, purtroppo non c'è alternativa."
Zoroastro chiese: "Quanto possono resistere dentro il palazzo?"
Lorenzo sospirò: "Se parliamo di acqua e provviste di cibo direi una settimana, dieci giorni. Ma il problema è che la folla potrebbe espugnarlo prima, spero che i miei uomini abbiano armi e soldati a sufficienza."
Leonardo riflettè, poi schioccò le dita: "Ma certo! È così ovvio! So come arrivare a palazzo Medici senza essere visti."
"Come?" chiese Nico emozionato, lo era sempre di fronte all'inventiva del suo maestro.
"Non possiamo arrivarci dall'alto, ci arriveremo dal basso." rispose solenne Da Vinci.


Piero Da Vinci raggiunse Clarice e Dragonetti nello studio di Lorenzo, e non portava buone notizie.
"Quindi nessuno ci aiuterà? Gli alleati di Firenze resteranno a guardare la nostra rovina?" chiese incredula la donna.
Da Vinci annuì: "Non vogliono rischiare, hanno sentito le voci secondo cui Roma sia d'accordo con i cospiratori."
"Solo una voce dite? Per me è una certezza." disse Dragonetti.
"In verità non lo sappiamo. Un centinaio di soldati sono mercenari romani, ma la Santa Sede non si è pronunciata." spiegò Da Vinci "Ad ogni modo, tutti pensano che Roma sia coinvolta, se si schierano con noi lo faranno contro il Papa, e nessuno vuole rischiare la scomunica."
Clarice battè un pugno sulla scrivania, infuriata: "Vili, codardi! Ce ne ricorderemo quando tutto sarà finito! Guai a loro se avranno bisogno di..."
"Mia signora!" la interruppe Valerio, l'aspirante segretario "Questo soldato porta notizie di Vostro marito." e introdusse nella stanza un uomo alto vestito di grigio, tutti lo guardarono.
"Lorenzo? L'avete visto?" esclamò Clarice speranzosa.
"Sì madonna, e ho parlato con lui, è ferito in modo grave, ma è al sicuro. Ha avuto la forza di scrivere un messaggio, mi ha ordinato di consegnarlo solo a Voi." si avvicinò alla Orsini, lei annuì, allungò una mano.
L'uomo in grigio mise una mano nella tasca della giacca, ma invece di una lettera ne estrasse un pugnale e gridò: "Morte ai tiranni!" e si scagliò contro Clarice.
La donna urlò, Valerio nel frattempo aveva assalito Da Vinci, lo aveva bloccato e gli puntava una lama affilata alla gola.
L'uomo in grigio non ebbe fortuna, Clarice lo scansò e Dragonetti lo uccise con un colpo della sua spada, ora entrambi guardavano il povero Da Vinci preso in ostaggio.
"Ora madonna date ordine di resa e aprite le porte!" disse Valerio.
"Maledetto!" sibilò Piero.
"Zitto! Ora, ripeto, fate aprire i portoni e arrendetevi, consegnate la città ai Pazzi" disse di nuovo Valerio.
"Siete un traditore e uno stupido! La mia vita non vale la resa dei Medici mia signora!" gridò di nuovo Da Vinci.
"Stai zitto ho detto! Vi ucciderò, lo giuro su Dio! Non vi lascerò trascinare tutti noi in questo inferno! Le porte madonna, oppure io..." Valerio non terminò la frase.
Clarice inorridì vedendo la bocca del giovane riempirsi di sangue.
Valerio lasciò il suo prigioniero cercando disperatamente di respirare, cercò di portare la mano dietro la sua testa, gli altri non compresero subito il perché, poi fu chiaro.
Un coltello da cucina era stato conficcato nel suo collo, sotto la nuca.
Valerio si voltò e guardò in faccia il suo assassino.
Da Vinci mormorò: "Beatrice..."
La ragazza però non guardò suo padre, il suo sguardo era fisso negli occhi di Valerio, che dopo un istante cadde a terra, morto.
Clarice pensò che nelle mani di Beatrice quel semplice coltello da cucina era stato davvero una terribile arma, e guardò la ragazza, era immobile, le mani e il suo vestito azzurro scuro erano sporchi del sangue schizzato dalla ferita di Valerio. 
Beatrice alzò lo sguardo verso suo padre, il labbro inferiore le tremava leggermente, deglutì, riuscì a mormorare solo "Papà..."
A Piero Da Vinci si strinse il cuore.
Ricordò improvvisamente quando lei aveva 6 anni ed era caduta da un muretto, e si era sbucciata le ginocchia e i palmi delle mani. Lui era corso da sua figlia, era seduta per terra, si guardava le ferite sporche e sanguinanti, poi aveva guardato lui respirando profondamente, aveva sul viso un'espressione stupita e spaventata.
La stessa che aveva ora.
"Papa..." mormorò lei di nuovo, e Piero l'abbracciò, come fece quel giorno di tanti anni prima, le accarezzò i capelli.
"Tranquilla bambina mia."


Leonardo frugò freneticamente tra gli scaffali: "Dove dove dove diavolo è? Ecco!" esclamò.
Prese la pergamena e la dispiegò sul tavolo.
"Signori, queste sono le fogne di Firenze!" disse.
Zoroastro, Nico e Lorenzo si chinarono a guardare il foglio su cui era disegnato un intricato labirinto di gallerie.
"Siamo scappati dal Duomo attraverso le fogne, ed esse ci porteranno a palazzo Medici." spiegò Leonardo "Non proprio dentro il palazzo, ma nei giardini. Basterà seguire questi cunicoli..." col dito seguì un percorso ben preciso.
"Come avete questa mappa?" chiese Lorenzo.
"L'ho disegnata io. Ho passato mesi ad esplorare le fogne." rispose Leonardo.
"ABIAMO passato mesi ad esplorare le fogne..." commentò Zoroastro.
"È stato molto impegnativo, sono stato ore con le gambe nei liquami fino alle ginocchia."
"SIAMO stati ore con le gambe nei liquami fino alle ginocchia..." precisò Zo.
"Per non parlare dei ratti, enormi ed agguerriti che mi hanno quasi azzannato i testicoli..."
"Quelli erano i MIEI testicoli!" esclamò Zoroastro alzando gli occhi al cielo, scatenando la risata di Nico.
"Ed è accurata questa mappa?" chiese Lorenzo.
"Molto accurata." sorrise Leonardo "Entreremo da qui, è un tombino fuori dalla bottega, e sbucheremo qui." puntò il dito sulla mappa "L'uscita si trova nel chiostro del Vostro giardino."
"Bene, allora andiamo, armiamoci di torce..." disse Zoroastro.
"Non così in fretta amico mio. Come ho detto dobbiamo scendere da un tombino qui fuori, e non sarebbe sicuro farlo adesso alla luce del sole. Dobbiamo aspettare che sia buio, se qualcuno ci vede saremo in pericolo." 
Zoroastro guardò l'amico, purtroppo aveva ragione, e annuì, per poi allontanarsi nel cortile della bottega, si appoggiò al muro e guardò in direzione del laboratorio di Beatrice.
"Porteremo Bea in salvo presto Zo, abbi fiducia." gli disse Nico raggiungendolo "E poi la conosci, è molto forte, sono sicuro che sta bene."
Zo sorrise di fronte all'ottimismo di quel biondo ragazzino.


Beatrice era in una delle sale da bagno di palazzo Medici.
Lentamente si sfilò il vestito azzurro, lo appoggio su uno sgabello, lo guardò, vedeva solo le macchie di sangue. 
Aveva ucciso un uomo.
Cercò di scacciare questo pensiero, si chinò sul catino e si sciacquò il viso più e più volte, si lavò il collo e le braccia, fino a far sparire tutto il sangue che le era schizzato addosso.
Si asciugò e iniziò a rivestirsi.
Clarice le aveva detto di prendere alcuni vestiti puliti dalla lavanderia, e Beatrice nel sceglierli era stata decisamente non convenzionale.
Suo padre bussò alla porta che aveva finito di rivestirsi.
"Entrate." disse lei.
Piero varcò la soglia, la guardò: "Cosa ti sei messa addosso?"
"Qualcosa di molto più comodo." rispose lei acconciandosi i capelli in una crocchia.
Aveva preso degli abiti maschili dalla lavanderia, dei pantaloni di pelle scura e una camicia verde chiaro. 
Piero scosse la testa: "Lo trovo un abbigliamento sconveniente, tuttavia...volevo sapere come stai. Eri piuttosto scossa."
"Sto bene."
"No, non è vero." disse suo padre avvicinandosi "Sei sconvolta, ed è normale che tu lo sia. Io volevo solo dirti grazie, grazie di avermi salvato la vita oggi."
Bea abbozzò un sorriso: "Non potevo permettere che ti uccidesse..."
"Lo so, e so quanto ti è costato farlo. Il tuo gesto coraggioso è stato ammirevole. Grazie Beatrice." le sorrise Piero "Quando hai finito Clarice vorrebbe parlarti." le disse prima di congedarsi.
Beatrice rimase per un po' nel bagno, si sentiva smarrita. 
Un gesto ammirevole, così suo padre aveva definito il suo sgozzare un uomo. Sapeva di aver fatto l'unica cosa possibile, era stato inevitabile, aveva salvato suo padre eppure...eppure...qualcosa la turbava. 
In quel momento più che mai sentiva di aver bisogno di Zoroastro, di parlare con lui, di sfogarsi con lui, di sentire la sua voce che la rassicurava, aveva bisogno delle sue braccia in cui rannicchiarsi, anche di piangere stretta al suo petto.
Poche persone l'avevano vista piangere, lei non lo faceva mai in pubblico, serbava le lacrime per quando era da sola, perché nessuno vedesse la sua debolezza, perché nessuno dubitasse del suo carattere forte e combattivo.
Ma con Zo era diverso, lui l'aveva vista piangere molte volte, e di fronte a lui non si vergognava delle sue lacrime, non si vergognava a mostrargli la sua fragilità. Perché lui la conosceva e non dubitava mai di lei. Zoroastro sapeva che asciugate le lacrime lei sarebbe tornata più forte di prima.
Sospirò, aveva ucciso un uomo, e aveva bisogno di sentire Zoroastro dirle "Va tutto bene principessa, va tutto bene.", ne aveva così bisogno che chiuse gli occhi e provò ad immaginarlo.
Respirò profondamente alcune volte, poi raggiunse Clarice in uno dei saloni.
La Orsini si voltò nel sentirla entrare e strabuzzò gli occhi: "Abbigliamento interessante."
"Ho optato per qualcosa di più comodo di una gonna. Volevate vedermi?"
"Sì mia cara, come state?"
Bea sospirò: "Abbastanza bene."
Clarice le sorrise: "Avete avuto un notevole coraggio oggi. Dovete essere fiera di Voi stessa."
"Fiera? Di aver ucciso un uomo?" commentò Beatrice "Perdonate il mio sarcasmo Clarice, non volevo mancarVi di rispetto. Ma non vado fiera di quello che ho fatto."
"Avete salvato Vostro padre..."
"Ho ucciso un uomo." la interruppe Beatrice "Lo so, ho salvato mio padre ma...non riesco a non sentirmi un poco in colpa."
Clarice le sorrise: "Questo perché siete più buona e caritatevole di quel vile assassino." le accarezzò materna il viso "E questa bontà Vi permette di difendere chi amate."
Beatrice sentì le lacrime pungerle gli occhi, si allontanò con garbo perché Clarice non le notasse: "Avete bisogno di altro mia signora?"
"Dragonetti teme che durante la notte i nostri nemici possano attaccarci sfruttando la nostra stanchezza. E in effetti non chiederei altro al Signore se non qualche ora di sonno ristoratore, ma è mio compito rimanere di guardia con il capitano per decidere una strategia in caso di pericolo. Potreste stare Voi con le mie figlie, per tranquillizzarle e metterle a dormire?"
"Ma certo Clarice, con piacere." le sorrise Beatrice.
Clarice la abbracciò, inaspettatamente, e le disse: "Noi donne Beatrice abbiamo ricevuto da Dio il diritto naturale a concepire e partorire.  Pertanto, secondo me, abbiamo il diritto divino e naturale di proteggere i figli, poco importa se sono nostri o di un'altra donna, lo facciamo con ogni mezzo possibile, ad ogni costo, è un istinto che ognuna di noi possiede." si staccò da lei e la guardò negli occhi "So che se sarà necessario le difenderete come se fossero figlie del Vostro grembo, oggi ho avuto la conferma del Vostro valore."
Beatrice annuì, certo che avrebbe difeso quelle bambine, avrebbe fatto di tutto per impedire che venisse fatto loro del male.
Clarice la guardò ancora con occhi lucidi, mormorò un "Grazie." prima di congedarla.
Era come se la Orsini presagisse qualcosa di orribile, forse era solo paura, o forse era quell'istinto di cui le aveva parlato, ma non le fece ulteriori domande.
Uscita dalla sala Beatrice si appoggiò di nuovo a una delle finestre per scrutare, il cielo era tornato limpido nonostante ci fossero alcuni incendi in periferia, poteva vederne il grigio fumo in lontananza.
Mancavano poche ore al tramonto, di nuovo le tenebre sarebbero scese a portare ristoro, ma non per lei e per gli altri nel palazzo. Per loro l'oscurità avrebbe portato una vigile e angosciosa attesa, e forse la fine di tutto.


Leonardo aiutò il Magnifico a scendere nelle fogne.
"Presto! Prima che ci vedano!" sibilò.
"È notte Da Vinci, è buio, non c'è nessuno in strada..."
"Sì, sì, Magnifico, ma sbrigateVi." tagliò corto Leonardo.
Dopo Lorenzo scesero Nico, che passò le torce al suo maestro, e Zoroastro, il quale richiuse sopra di loro la grata del tombino.
"Ora muoviamovi velocemente ed attenti a dove mettete i piedi." consigliò Leonardo "Il percorso è lungo e intricato. In un'ora dovremmo arrivare a palazzo."
I quattro si incamminarono in quel complesso labirinto di gallerie guidati da Leonardo e dalla sua mappa.
Zoroastro chiudeva la fila, e mentre avanzava tra liquami e carcasse di ratti pensò a Beatrice. Ovviamente non era l'atmosfera a indurlo a pensare a lei, era la sua preoccupazione.
"Ti prometto che mi prenderò cura di te..."
Dio, erano passati anni da quella promessa. Erano ragazzini, aveva conosciuto da poco Beatrice, gliela aveva presentata Leonardo una notte che erano andati di nascosto a vedere le stelle cadenti.
Ogni tanto Beatrice seguiva il fratello nelle sue bislacche avventure, Zoroastro aveva potuto conoscerla meglio, e gli piaceva quella nanerottola impertinente e curiosa.
Ma lui e Bea non avevano davvero legato fino a quel giorno di settembre in cui l'aveva difesa.
Stava tornando a casa quando incrociò Beatrice, correva malconcia e piena di graffi, col vestitino sporco e strappato. Dietro di lei un gruppo di ragazzini, gli stronzetti del paese, correvano gridando. Zoroastro le era andato incontro, lei si era istintivamente rannicchiata fra le sue braccia.
"Cosa è successo?" le chiese.
"Mi hanno buttata a terra e presa a calci." disse piangendo.
I ragazzini si erano fermati, li guardavano e ridevano. Uno di loro apostrofò Zoroastro: "Oh, il bastardo figlio dei mori! Guardate, che bella cucciolata di bastardi!" e tutti risero.
Zoroastro non ricordava cosa gli era passato nella testa a quelle parole, ricordava solo di essersi scagliato contro quello stronzo e di avergliene suonate così forte da pietrificare gli altri ragazzini, erano ammutoliti e intimoriti.
Quando ebbe finito con lui gli aveva sicuramente rotto il naso, e i suoi amici dovettero sorreggerlo per portarlo a casa.
"Se toccate ancora Beatrice, se le date fastidio, giuro che vengo a cercarvi tutti e vi riduco peggio di lui!" aveva gridato verso di loro, poi era tornato da Beatrice, che lo guardava con quei grandi occhi verdi, ora rossi e gonfi di pianto "Dai, andiamo a pulirti."
La portò a una fontana lì vicino, e la aiutò a pulire le ginocchia sbucciate e i graffi in faccia.
"Ma cosa ti hanno fatto..."
"Stavo tornando da casa dei nonni e mi hanno presa in giro, dicono che sono una strega perché sono giudea e perché i miei nonni fanno pozioni magiche. Io li ho mandati a quel paese, ho risposto che erano dei porci, e loro mi hanno aggredita, mi hanno strattonata, buttata per terra e mi hanno presa a calci." iniziò a piangere "Dicono che sono una strega perché ho ucciso la mia mamma..."
"Tu non sei una strega e non hai ucciso la tua mamma. È solo successo, capita a volte che una donna non sopravviva al parto. Non è colpa tua." le disse pulendole il viso con un fazzoletto bagnato "Ecco, ora va meglio. Ascoltami. Non puoi farti trattare così, devi difenderti quando degli stronzi ti danno fastidio. Ti insegnerò io."
"Davvero?" chiese lei tirando su col naso.
"Sì. Ti insegnerò a tirare pugni e calci, anche altre cose come usare un bastone, così potrai difenderti se torneranno a darti fastidio." rispose Zoroastro.
Beatrice gli sorrise, poi chiese: "E se non riuscissi a difendermi da sola?"
"Ne diventerai capace, vedrai, ho visto come tieni testa a Leonardo, sai essere forte quando serve. E comunque...io ci sarò sempre per darti una mano. Ti prometto che mi prenderò cura di te piccoletta." le sorrise.
E Beatrice ricambiò quel sorriso, dicendo che anche lei lo avrebbe fatto, e Zoroastro aveva riso.
Da allora era stato così, loro due sempre insieme, inseparabili, una vita passata prendendosi cura l'uno dell'altra, l'uno accanto all'altra.
Zoroastro fu felice quando finalmente arrivarono al tombino nel chiostro, non vedeva l'ora di rivedere Beatrice ed assicurarsi che stesse bene.
Ormai lei era perfettamente capace di difendersi da sola, era una ragazza testarda e forte, ma una promessa è una promessa, e lui non avrebbe mai lasciato la sua principessa a combattere da sola.
La sua principessa, già. Gli piaceva chiamarla così. E da tempo la sentiva sua più che mai...
Leonardo lo destò dai suo pensieri: "Zo, mi hai sentito? Ci servono le tue doti da scassinatore per aprire il tombino."


Le figlie di Clarice ascoltavano incantate la storia che Beatrice gli stava raccontando.
"E poi, e poi?" chiese la piccola Maddalena.
"Alla fine Sansone con le sue braccia possenti distrusse le colonne dell'edificio, e lo fece crollare, così sconfisse tutti i Filiatei!"
Le bimbe esultarono, saltellando sul letto.
Beatrice rise di fronte a tanto entusiasmo: "Ora però dovete mettervi a dormire! E non protestate, è la terza storia che vi racconto."
Le bambine si alzarono per infilarsi la camicia da notte, in quel momento la porta della camera si aprì.
Beatrice guardò la persona appena entrata e commentò: "È educazione bussare prima di entrare nella camera di una fanciulla padre..."
"Perdonatemi." disse il sacerdote "Clarice voleva che passassi dalle bambine per una preghiera..."


Nell'ombra, Riario attendeva.
Mercuri aspettava solo il suo segnale.
"Volete agire ora mio signore?"
"No." rispose il conte, accarezzando la criniera del suo andaluso nero "Non ci muoveremo fino a che il sole non sarà alto, voglio che ci illumini mentre lo faremo."


"Mio signore!" sul volto di Piero Da Vinci si allargò un sorriso "Sono lieto di vedere che siete vivo!"
"Tutto grazie a Vostro figlio, lui mi ha salvato dai nemici in Duomo e mi ha condotto fin qui." rispose Lorenzo.
Lui e gli altri erano riusciti ad entrare nel cortile, delle guardie si erano subito avvicinate temendo si trattasse dei nemici, e invece avevano avuto una piacevole sorpresa, il loro signore era tornato.
"Ora che siete qui sbaraglieremo i nostri nemici signore!" disse entusiasta uno dei soldati.
Lorenzo sorrise di fronte a questa esultanza: "Lo faremo, Firenze non cadrà nelle mani di quei briganti! Ma adesso Vi prego Da Vinci, fatemi vedere mia moglie."
L'incontro fra i due coniugi fu commovente, Clarice abbracciò il marito, gli occhi azzurri le si riempirono di lacrime.
"Ho tanto pregato..."
"Ora sono qui. Hai difeso il nostro palazzo e la nostra città, Da Vinci mi ha raccontato del tuo coraggio..." le sorrise accarezzandole il viso.
Dragonetti si permise di intervenire: "Mio signore, dovreste affacciarVi alla finestra, dimostrare al popolo che siete vivo e che non siete sconfitto. Il solo vederVi farà tornare lucidi molti fiorentini."
"Avete ragione capitano." rispose il Magnifico "Datemi solo il tempo di bere un sorso d'acqua e di pensare cosa dire..." rise lievemente, era contento, tutto procedeva nel migliore dei modi, la sta città era salva, ne era certo.
Leonardo gli disse: "Troverete le parole giuste Lorenzo, e il popolo Vi ascolterà." e il Medici annuì.
Zoroastro si guardava attorno, i suoi occhi cercavano avidamente un segno della presenza di lei, si avvicinò a Piero per chiedergli dove fosse Beatrice, ma prima che potesse parlare si udirono delle grida e dei passi lesti.
"Maddalena, Luisa, Maria!" Clarice chiamò per nome tutte le sue figlie, preoccupata dalle loro urla, le bambine scendevano le scale di corsa, i loro viso mostravano un'intensa paura, Luisa si lanciò tra le braccia della mamma "Tesoro mio... Che accade?"
Fu Maria, la più grande, a rispondere mentre abbracciava Maddalena: "Beatrice mamma! È in pericolo, qualcuno deve aiutarla!"


Beatrice guardò la persona appena entrata e commentò: "È educazione bussare prima di entrare nella camera di una fanciulla padre..."
"Perdonatemi." disse il sacerdote "Madonna Orsini voleva che passassi dalle bambine per una preghiera..."
Beatrice scosse la testa, guardinga: "Strano padre Federico, Clarice mi ha detto nulla a riguardo."
"Oh, una richiesta di poco fa, ho pregato con lei nella cappella. Mi ha chiesto di recitare il rosario con le bambine prima che andassero a dormire." spiegò il sacerdote "Sarebbe passata lei stessa ma, sapete, era molto stanca e voleva solo coricarsi e riposare..."
Beatrice lo guardò, interrogativa: "Voleva andare a dormire, Vi ha detto così padre?"
"Sì figliola. Era stanca, ha detto di volersi concedere una notte di riposo." 
A quelle parole Beatrice che l'uomo le stava mentendo.
La ragazza sostenne lo sguardo di Federico, respirò con calma, prese tempo: "Mi sembra una buona idea, anzi, forse dovreste portare le bambine nella cappella a pregare, che ne dite. Bambine, svelte, venite con me e padre Federico, andiamo..."
"No, no, non è necessario, possono pregare qui, Dio è ovunque..."
"Oh no padre, credo davvero che sia meglio pregare nella casa del Signore in questi tempi bui..." disse Beatrice avvicinandosi alle bambine, sempre tenendo sotto controllo il sacerdote.
"Non è necessario cara, credetemi." disse lui avanzando, e muovendosi scostò le pieghe del suo abito talare, rivelando la punta di una lama lucente.
Beatrice la vide, Federico se ne accorse.
L'uomo estrasse un coltello molto lungo, che aveva precedentemente agganciato alla cintura, per avventarsi contro di loro, ma Beatrice fu più veloce di lui.
Aveva staccato dal muro uno specchio ovale e con esso colpì violentemente il sacerdote.
"BAMBINE, VIA VIA, CORRETE FUORI!" esclamò Beatrice spingendole fuori, le bambine, spaventate ubbidirono.
Federico rantolò, si rialzò e afferrò per i capelli Beatrice che stava seguendo le bambine.
"Puttana...strega..." le sibilò.
"Verme lasciami!" disse lei dibattendosi, vide Maria che si voltava e le urlò "VIA VIA! CORRI!" e la bambina le ubbidì tenendo per mano le sorelle.


"Maddalena, Luisa, Maria!" Clarice chiamò per nome tutte le sue figlie, preoccupata dalle loro urla, le bambine scendevano le scale di corsa, i loro viso mostravano un'intensa paura, Luisa si lanciò tra le braccia della mamma "Tesoro mio... Che accade?"
Fu Maria, la più grande, a rispondere mentre abbracciava Maddalena: "Beatrice mamma! È in pericolo, qualcuno deve aiutarla!"
A quelle parole Zoroastro si avvicinò alla piccola: "Dove si trova Beatrice?"
"Nelle nostre stanze..." mormorò la bambina.
Con uno scatto fulmineo Zoroastro salì le scale, dietro di lui si affrettarono Leonardo, Nico e Dragonetti. 


"Puttana!" le urlò di nuovo il sacerdote scagliando Beatrice per terra nel corridoio.
Lei atterrò sulle ginocchia, il dolore fu atroce, ma per fortuna le ossa non si ruppero. 
Si guardò attorno, ma dove diavolo erano i soldati che Clarice aveva incaricato di stare a guardia della stanza?
Federico le assestò un calcio alla gamba, Beatrice urlò, provò a colpirla di nuovo ma questa volta lei gli afferrò la gamba e tirò con tutte le sue forze, facendolo cadere.
Devo ringraziare Zoroastro per avermelo insegnato, pensò lei alzandosi.
Nel corridoio erano esposte delle armature degli avi dei Medici, Beatrice afferrò la spada di una di esse, la alzò in assetto di difesa.
Le tornarono in mente le assurde lezioni che le avevano impartito Zoroastro e Leonardo su come usare una spada, i cui risultati erano stati più che altro esilaranti data la goffaggine di Beatrice, ma nonostante la tecnica imperfetta aveva imparato le basi di scherma per tirare fendenti e per difendersi.
Federico si alzò, ridendo: "Pensate di potermi fermare?" prese la spada di un'altra armatura  "Volete duellare?"
Beatrice lo guardò negli occhi: "Se Vi avvicinate giuro che..."
Federico non attese la fine della frase, si lanciò all'attacco. Bea gridò parando i colpi, erano forti, pesanti, inferociti.
Un colpo la ferì lievemente al braccio.
"MERDA!" gridò allontanandosi, per poco non le cadde la spada.
Il sacerdote rise: "Usate un linguaggio volgare degno di una strega."
"Ma che dite! Non sono una strega!"
"Non è quello che mi hanno riferito." rispose lui avvicinandosi.
Beatrice indietreggiò, il taglio al braccio non era profondo ma bruciava e sanguinava, guardò dietro di sé, il corridoio stava per finire: "Chi Vi ha detto..."
"Voi praticate la magia nera tramite le Vostre pozioni spacciate per medicamenti! Voi sapete come irretire un uomo e condurlo lontano dalla retta via, non è vero? Satana Vi ha ceduto parte della sua astuzia e del suo potere in cambio di illecite e lascive carezze!" commentò Federico.
Beatrice scosse la testa: "Siete un folle fanatico e perverso!"
"E Voi la puttana dei demoni dell'Inferno. PentiteVi ora ragazza, chiedete a Dio di salvare la Vostra anima..." si avvicinò di più.
Beatrice respirò profondamente, pensa, pensa a ciò che Zoroastro e Leonardo ti hanno insegnato, ricorda quando duellavi con loro, ti hanno detto che non si deve mai indietreggiare, la miglior difesa è un attacco preciso.
Beatrice raccolse tutte le sue forze, e scattò in avanti brandendo la spada con entrambe le mani, cercando di ignorare il dolore al braccio.
Questa volta fu Federico ad arretrare, parò alcuni fendenti, ma uno gli sfuggì, e Beatrice riuscì ad affondare di lungo la spada nel suo torace, lasciandovela incastrata.
Federico cadde, urlando, scalciò e cercò di estrarre la lama, ma ormai il sangue gli riempiva i polmoni, il cuore era lacerato.
Guardò Beatrice con odio, mormorò qualcosa, un'offesa, un'imprecazione, una preghiera, chi poteva saperlo, e poi morì.
Beatrice si appoggiò al muro, respirava con affanno, si portò una mano alla ferita, sentiva la testa pesante e vuota allo stesso tempo.
Guardava il cadavere davanti a lei, l'ennesimo che aveva visto in quei giorni, il secondo uomo perito per mano sua.
Anche questa volta aveva ucciso, in nome di quell'istinto e di quel diritto divino e naturale che ci spinge a difendere chi amiamo.
Poi sentì il suo nome.
"Beatrice...Bea!" si voltò e vide Zoroastro correre verso di lei, era lontano ma lo vedeva.
Mosse un piede per andare da lui, ma le mancarono le forze, tutto divenne sfocato, e Beatrice svenne, e tutto intorno a lei fu avvolto da un velo nero.












  
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