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Autore: Ranyadel    10/04/2014    5 recensioni
Sette ragazzi. Un concorso. Una villa. Un anno. Segreti e malattie. Problemi mentali e non, che possono essere risolti solo da una cosa. Un inganno, scoperto troppo tardi. Amore.
***
"Ti prego... aiutami ad uscirne. Non voglio più essere malata." Implorò Elyse piangendo. Zayn la cullò fra le braccia. "Ne uscirai, te lo prometto." Sussurrò dolce prima di darle un bacio sulla fronte.
***
"Perchè lo fai? Perchè sei arrivato a farti pestare? Perchè continui a starmi vicino, ad aiutarmi, nonostante sia una persona orribile? Nonostante abbia sempre rifiutato il tuo aiuto?" chiese lei con le lacrime agli occhi. Lui le alzò il mento con un dito. "Lo sai perchè." sussurrò prima di baciarla dolcemente.
***
"Abby, non sono più sicuro di niente, so solo che ti amo."
***
Harry sorrise, mostrando le irresistibili fossette. “Quindi è vero? Disturbo della quiete pubblica, non va bene!” disse poi con tono di sussiego. “Oh, ma smettila, tanto siamo fuori servizio!” disse Liam ridendo prima di portare una mano dietro al collo di Harry e avvicinando i loro visi fino a lasciargli un lieve bacio sulle labbra.
***
Spero di avervi incuriositi!!!!
(Copyright)
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Lou, andiamo al parco?” chiese Abigail, sporgendosi sul bordo del divano. Louis la guardò perso. “Ma… ma c’è la partita!!” esclamò Niall scandalizzato. Harry, Liam e Zayn annuirono. Dalla loro espressione, sembrava che Abigail avesse bestemmiato in aramaico antico con accento ostrogoto. Erano tutti e cinque seduti sul divano, con la TV accesa. Il segnapunti della partita segnava ancora 0-0, al decimo minuto. Abigail sporse il labbro all’infuori. “Ok, andrò da sola.” Disse con un tono da cane bastonato. Prese Chiara per mano e le mise il giubbotto, prima di uscire di casa. Era a metà vialetto, quando sentì un: “Aspetta!” si voltò e vide Louis che correva verso di lei, mentre lottava per mettersi la giacca di jeans. Niall, sulla porta, era a bocca aperta. “Ok, non sei innamorato, sei completamente pazzo! Non hai mai rinunciato alla partita!” urlò il biondo. Abigail e Louis si misero a ridere, mentre lui la raggiungeva. Chiara esultò. “Grazie, Lou.” Disse solo Abigail prima di avvicinarsi a lui e baciarlo dolcemente. Chiara si coprì gli occhi, facendoli ridere di nuovo. Louis la prese in braccio, scoccandole un bacio sulla guancia.

In un quarto d’ora arrivarono al parco. Chiara corse subito verso lo scivolo, con gli occhi che luccicavano. Abigail la seguì per evitare di perderla di vista, mentre Louis le guardava con un sorriso che non riusciva a mandare via. Ripensò alla conversazione con Zayn del giorno prima, quando lui aveva accennato a come sarebbe avere un figlio. Louis guardò Abigail e Chiara e pensò che doveva essere una cosa stupenda.

Raggiunse Abigail, che si era seduta su un’altalena e si dondolava piano. Lei gli sorrise. “Grazie per essere qui.” Disse solo. Lui ricambiò il sorriso, portandosi dietro di lei e cingendole le spalle. Le loro mani si intrecciarono al livello dello stomaco di Abigail. La ragazza si appoggiò a lui, rischiando di sbilanciarsi sull’altalena. Rimasero qualche minuto così, prima che Chiara arrivasse con un mazzolino di margherite in mano. Abigail si chinò per sollevarla sulle proprie ginocchia. “Cosa c’è, piccola?” chiese con tono dolce. Lei le porse le margherite. “Fai una ghillanda, pel favole?” chiese poi. “Cos’ha detto?” chiese Louis ridacchiando stranito. “Dai, non sa dire la R.” fece invece Abigail, prendendo le margherite e iniziando a intrecciarle. “Non sono mai stato capace di fare ghirlande.” Disse Louis, sedendosi accanto a lei per vedere le sue dita abili che veloci gestivano più di sette steli. “È semplice, guarda: devi solo fare una treccia, poi quando sta per finire lo stelo prendi un’altra margherita, incastri lo stelo in un foro e continui.” Spiegò lei, facendogli vedere poco a poco come fare. Poi guardò i due e si mise a ridere. “Non so chi di voi due sia più attento.” Disse solo. Louis si voltò verso Chiara e la vide concentratissima, con gli occhi che seguivano ogni movimento delle dita di Abigail. “Davvero sono ridotto così male?” chiese poi. Abigail rise ancora di più. “Guarda che Chiara non è messa male.” Disse poi. “Lei no. Ma lei ha quattro anni ed è una bambina. Io ne ho quasi ventuno e sono tecnicamente un uomo nonostante dentro sia un bambino, comunque di genere maschile. È normale che a lei piacciano le ghirlande, non è normale che piacciano a me.” Spiegò Louis. Abigail inarcò un sopracciglio e storse la bocca in una smorfia. “Sei incredibilmente sessista, con questo discorso.” Fece notare. “Lo so, ma…”

“Sai che io sono cresciuta con i videogiochi di corse e guerre di mio fratello? E sai che mio fratello giocava con me con le barbie? Tralasciamo cosa succedeva a quelle malcapitate.”

“Cosa succedeva?”

“Le impiccavamo.”

“Oddio, è inquietante.”

“Lo so. Vuoi provare?”

“A impiccare le barbie?”

“A fare ghirlande.” Precisò lei ridacchiando. Louis annuì e prese gli steli dalle mani della ragazza. Appena lei la abbandonò, la treccia si sciolse, mentre Louis tentava smarrito di fermare gli steli che si separavano e Abigail rideva. “Non vale, hai le dita più sottili di me!” fece lui, mentre anche Chiara ridacchiava. Si lasciò scappare un sorriso. “È una questione di velocità, Lou.”

“Lo so, infatti sono molto veloci, questi steli, a distruggere il tuo lavoro.”

“Devi esserlo più di loro.”

“Facile dirlo. Guarda, le margherite cadono come se stesse piovendo!” disse poi, sollevando quello che rimaneva della ghirlanda per far notare come i fiori, una volta liberi, precipitavano a terra. Abigail si mise a ridere di nuovo. “Ok, ti aiuto.” decise alla fine. Si mise dietro di lui e mise le mani sulle sue, mostrandogli come intrappolare le margherite nella treccia. “Ora prova tu.” lui riuscì a fermare una margherita e urlò un'ovazione. “Sono un genio!” fece poi, mentre Abigail si sentiva male dalle risate che la squassavano. “Quanto deve essere lunga?” chiese Louis. “Un metro, anche di più. Devi fare due giri.” lui sbiancò. “Quanto tempo ho?” domandò poi. “Non abbastanza.”

“Temevo questa risposta.” disse lui rassegnato.

***

“Scommetto che ami i cani.” disse sicuro Niall. “No, i serpenti e i gatti.” rispose Gemma con un ghigno. “Scommetto che il tuo colore preferito è il rosa.” Gemma inarcò un sopracciglio e si indicò: maglietta verde, pantaloni color menta, converse bianche con i lacci color smeraldo, fascia verde  militare, ombretto color prato. “Stai scherzando. Ti prego, dimmi che stai scherzando.” supplicò. Lui ridacchiò. “Comunque no. È il verde.”

“Scommetto che ti piace la musica classica.” fece infine Niall. Gemma sospirò. “Senti, vogliamo parlarne, del tuo problema con il gioco d'azzardo?” chiese poi, con tono comprensivo. Niall scoppiò a ridere. “Ti stavo prendendo il giro.” disse poco dopo. “Oh Dio, grazie, mi stavo preoccupando seriamente.” fece lei sospirando di sollievo. “Cosa fai ad Halloween?” chiese poi. Lui fece spallucce. “Boh.”

“Perfetto. Esther ha dato un'altra festa in maschera, il tema te lo puoi immaginare.” disse con un gran sorriso. Niall fece una faccia perplessa. “Che giorno è oggi?” chiese. “Il 17 ottobre.”

“Quindi abbiamo ancora tempo per decidere, no?”

“Sì, ma Esther dà sempre un largo preavviso. In prima liceo io e Luke sapevamo delle feste con tre, quattro mesi di anticipo.”

“Ok, timeout. Chi è Luke?”

“Un mio amico. Diciamo, il mio migliore amico da sempre. Perché? Geloso?”

“Sì.” rispose lui, abbracciandola e stampandole un bacio in fronte. Lei sorrise.

***

Elyse stava mettendo a posto la sua stanza – impresa molto ardua – quando sentì bussare alla porta. Andò ad aprire e rimase sorpresa nel trovarci Elsa. “Ciao Elyse, come stai?” chiese con quel suo tono pacato. Elyse sembrò ricordarsi solo in quel momento che quasi la metà delle persone sotto quel tetto era in cura da lei. “Bene, direi. Vieni, siediti pure.” disse, infastidita. Non aveva più bisogno di essere trattata come una malata mentale, forse questo non lo aveva ancora capito. “No, non preoccuparti. Volevo solo sapere se stai bene. Sai, ho ancora il giro di molte persone da fare. Ti sei tagliata di nuovo? Mi sembri più in forma del mese scorso.”

“No, non mi taglio più. E sì, sto meglio, grazie. Ora, dato che sei di fretta, ti lascio andare.” disse velocemente, prima di chiudere la porta con un “ciao” svogliato. Rimase con l’orecchio attaccato alla porta, per sentire che effettivamente Elsa se ne stava andando. Chiuse la porta a chiave e corse verso il comodino, aprendo quell’unico cassetto. Frugò fra quaderni e fogli sparsi, poi la trovò. La sua lametta. Maledetto il momento in cui Elsa aveva nominato il tagliarsi. Nonostante non ne avesse più bisogno, provava un’incredibile attrazione verso quel metallo lucente, quasi fosse la sua droga. Erano due mesi che era sepolta lì e lei credeva di non averne più bisogno. E allora come mai era lì, a guardarla con desiderio? Non voleva tagliarsi. Ma come spiegarlo, quando quel luccichio metallico sembrava volerla ipnotizzare? Rabbrividì e buttò la lametta sul fondo del cassetto, chiudendolo subito dopo. No, doveva resistere. Per lei, per Zayn, e per tutti quelli che le avevano dato fiducia. Forse fu per questo che non si accorse di qualcuno che apriva la porta tentando di non far rumore. Si risvegliò dal suo stato di terrore quando qualcosa premette sul suo viso e lei si addormentò, stordita da un odore dolciastro.

***

Quando si svegliò, la notte, era in mezzo alla stanza. Gemette, portando la mano alla testa, che pulsava. Doveva essere caduta, aveva un gran bernoccolo. Si passò la mano sugli occhi, ancora gonfi di sonno, ma sentì qualcosa bagnarle il viso. Aprì finalmente gli occhi e urlò: le sue braccia e le sue gambe erano ricoperte di sangue. Sotto di esso, la pelle era piena di tagli. Anche le vecchie cicatrici erano state riaperte. “Zayn!” urlò inorridita, sull’orlo di un pianto isterico. Sentì dei passi frettolosi su per le scale e la maniglia della porta si abbassò. “Elyse, cosa succede? La porta non si apre, perché ti sei chiusa a chiave?” chiese Zayn dall’altra parte. Elyse rimase paralizzata. La porta era chiusa a chiave dall’interno, era da sola in stanza, le finestre erano chiuse. Era stata lei a farsi quei tagli? Le sembrava l’unica spiegazione logica, eppure non poteva essersi tagliata tanto nel sonno. Si alzò barcollante e aprì la porta. Quando la vide, Zayn impallidì e indietreggiò. “Cosa hai fatto?” chiese con un filo di voce. “Non… non ho fatto niente. Te lo giuro, mi sono svegliata così. Non so cosa sia successo, ma ti prego, aiutami.” Disse prima di cadere a terra, con le gambe che non la reggevano più. Non riusciva a distogliere lo sguardo dalle braccia piene di sangue. Zayn le si avvicinò e le prese i polsi, distendendo le braccia. Il gesto fu talmente brusco che un taglio si riaprì. “Ahia.” Gemette lei. “Cosa è successo?” chiese Zayn. “Non ne ho idea, mi sono svegliata adesso ed ero tutta tagliata, su gambe e braccia.”

“Anche la faccia.”

“Cosa?”
“Hai tre tagli sulla fronte e due per guancia.” Elyse sbiancò e si toccò il viso, sentendo subito un forte bruciore. “Dammi una mano a togliermi la maglietta.” Disse in fretta. Lui esitò qualche secondo, prima di obbedire. Scoprirono altri tagli sull’addome. Zayn si portò dietro di lei e si immobilizzò. “Non puoi esserteli fatti da sola.” Disse, sfiorando le ferite che le attraversavano la schiena. “Finalmente l’hai capito.” Sbottò Elyse, vicina ad una crisi di panico. Sentì un giramento di testa e crollò all’indietro. Zayn fu pronto a sostenerla. “Hai perso troppo sangue. Dobbiamo andare all’ospedale.” Disse allarmato. “Non capisco. Proprio oggi è venuta Elsa e mi ha chiesto se mi tagliavo ancora. Io ho detto di no e poi… ho preso la lametta. Ma non mi sono tagliata, lo giuro. Non so come, sono svenuta.” Disse tremante. “In che senso, sei svenuta?”

“Nel senso che ho sentito un odore strano e poi sono svenuta!” Zayn si guardò intorno. “Un odore tipo questo?” chiese, porgendole un panno bianco e portandolo davanti al naso. “Non annusarlo!” esclamò Elyse. Troppo tardi, Zayn era già a terra. Elyse imprecò. “Sei scemo o sei scemo?!” chiese poi. “Gemma! Harry!” urlò poi. I due arrivarono in poco e si presero un infarto nel vederla così. “Che è successo?!” chiese terrorizzata Gemma. Elyse spiegò loro quello che ricordava, fino a quando Zayn non era svenuto. Gemma lo guardò malissimo. “Che era stupido, lo sapevo già, ma non pensavo tanto.” Commentò. “Non è il momento di ridere. Gemma, chiama l’ambulanza, Elyse continua a perdere sangue.” Disse Harry agitato, prendendo dal bagno di Elyse un asciugamano e iniziando a pulire delicatamente i tagli di Elyse. “Ragazzi, cosa succede?” chiese Bridgette, arrivando nella camera. Appena vide Elyse, divenne terrea. Sembrò sentirsi male e se ne andò. I tre sentirono il rumore di una chiave che girava nella serratura.

***

“No, non può essere colpa mia.” Si disse. Eppure aveva trovato le mani sporche di sangue, quando si era ripresa. Una lametta era al suo fianco e Elyse era svenuta. Eppure era sicura di non aver fatto niente. Impallidì di colpo, mentre la soluzione del problema si faceva chiara nella sua mente. “È stata lei.” Si disse sicura.

 

 

 

*Angolo autrice*

 Che capitolo orribile. Perdonatemi, mi serviva mettere un po’ in crisi la situazione. Detto questo… davvero faccio così schifo? Insomma, otto capitoli senza mezza recensione :’( che tristezza!!! Ditemi dove sto sbagliando, posso sempre rimediare!!!

Boh. Io ho detto tutto.

Ciao (sniff sniff)…

  
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