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Autore: Flam92    11/04/2014    2 recensioni
Stava accogliendo le anime nel Regno di Hel come ogni giorno da che ne aveva memoria. Non c'era troppo da spassarsela in quel luogo, ma era grata ad Odino per averla relegata in quella landa desolata, lontana da tutto e da tutti. Questo, però, implicava che stesse lontana anche da suo padre, che tanto amava. In un attimo di tregua lo localizzò, era ad Asgard. Si concentrò un attimo, e subito gli apparve accanto.
"Padre!" esclamò. "Ho voglia di andarmene per un po' su Midgard, creare scompiglio qua e là..ma purtroppo non posso."
Loki sorrise. "Và su Midgard, alle anime dei morti ci penserò io."
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Hela si ergeva ora trionfante di fronte a Jane, pregustandone la morte. La sollevò, quasi con delicatezza, in modo che Thor potesse assistere impotente mentre poneva fine alla vita della donna che amava.
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Resterà impunito il gesto della Dea degli Inferi?
***Lavare i piatti fa molto male! E la mia mente malata partorisce questo genere di cose XD Spero lo troviate interessante e magari un po' diverso dal solito.***
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jane Foster, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 – Thor ed Hela.
 
Quando Hela vide arrivare Hugin, si chiese cosa mai volesse Odino da lei. Il corvo era già passato per il suo Regno quel giorno, quindi le fu chiaro all’istante che il Padre degli Dei avesse una richiesta da sottoporle.
Allungò il braccio per far sì che l’animale vi atterrasse, un gesto tipico del falconiere che richiama il proprio compagno. Hugin si posò sulla mano di Hela, gli artigli a graffiarle la pelle. Richiuse le ali e si diede una scrollata, quindi riferì il messaggio alla Dei degli Inferi. Per poco la donna non scatenò la propria ira contro il volatile, umile messaggero senza colpe.
Ambasciator non porta pena…
“No Hugin. Dì a Odino che Thor può scordarsi di entrare in Hel: Jane sta già riposando, sarebbe inutile. Va’!” congedò il corvo con un gesto stizzito.
Cos’è oggi? Il giorno delle gite turistiche e delle visite ai parenti?
Piuttosto seccata, Hela si diresse al proprio castello con l’intento di riposarsi un po’. Si distese sotto le coperte leggere e chiuse gli occhi. All’inizio era tutto nero, un sonno senza sogni. Poi giunsero le immagini.
Un uomo dalla figura non ben definita: sin intuiva essere alto e snello, il volto incorniciato dai capelli corvini; non ne distingueva i tratti, il colore degli occhi non era ben visibile, la bocca una semplice linea retta. Aveva una certa eleganza nella postura. Nel sogno, Hela si chiese se fosse un nobile. Infine, ecco le voci. “Loki” mormoravano, e qualcos’altro che non riuscì a cogliere. La figura prese ad allontanarsi con passo calmo, come se stesse passeggiando. Hela iniziò a seguirlo, correndo per raggiungerlo, ma più correva, più l’uomo si faceva distante nonostante continuasse a camminare. Sentì la propria voce intimargli di fermarsi, ma venne ignorata. Esasperata, si fermò, le braccia lungo i fianchi e il fiatone. Le voci erano aumentate, crescendo anche di intensità: “Loki”, “Padre”, erano le uniche parole che riusciva a comprendere. D’un tratto, e con un impeto spaventoso, quelle voci si trasformarono in urla. Tutto si fece improvvisamente buio. Rimasero solo due occhi rossi come braci ardenti che la fissavano.
Hela si svegliò di colpo, spostando con violenza le lenzuola, che caddero in parte sul pavimento. Aveva il fiato corto ed era immersa in un bagno di sudore. Si portò una mano al petto, dentro il quale il cuore batteva talmente forte che Hela temette sarebbe esploso. Poco dopo, realizzò di avere anche un forte mal di testa. Calmati respiro e battito, se lo fece passare e andò in bagno. Il grande specchio le rimandava l’immagine di una donna per metà in stato di evidente corruzione, ma non era quella la parte strana del suo aspetto. Era l’altra metà a presentare dei problemi: si ritrovò a studiare il proprio volto tirato, la pelle talmente sottile da far risaltare le ossa sottostanti. I capelli neri incollati dal sudore sembravano radi e avevano perso tutta la loro brillantezza. Si guardò il braccio sano e scorse con facilità il reticolo di vene bluastre. Tornò a fissare il proprio volto, la profonda e scura occhiaia sotto l’occhio di un verde insolitamente spento, le labbra secche e spaccate. Le sembrava di essere invecchiata di colpo.
“Che mi è successo?” sussurrò.
Si spogliò in fretta e si fece un bagno bollente mentre si risanava. Si sentiva come se avesse prosciugato il proprio corpo praticando un’infinità di incantesimi. Cosa che non era accaduta.
A meno che quel sogno non c’entri qualcosa
I crudeli occhi rossi tornarono alla mente di Hela con violenza.
Chi sei tu che turbi i miei sogni? Cosa sei? si chiese.
Era la prima volta che le apparivano quegli occhi, ma intuì subito che dovevano appartenere all’uomo dai capelli corvini. Le voci avevano mormorato il nome di suo padre. Che fosse quello il suo aspetto? E cosa significava dunque il rosso dei suoi occhi? Non era da attribuire ad un essere che avesse il suo aspetto.
Si rivestì e tornò ad accogliere le anime dei defunti. Avvertì l’arrivo dell’Asgardiano prima ancora che il Bifrost si aprisse appena fuori dai cancelli di Hel.
Grazie Odino, per avermi dato retta..
Thor apparve dal Bifrost, avanzando con passo svelto, gli occhi che mandavano lampi e il volto atteggiato ad un’espressione a metà fra il risoluto e l’incazzato.
“Fermati, Asgardino! Hel non è posto in cui i vivi possano mettere piede.” Gli intimò Hela.
“Eppure so che un uomo ha provato ad accedervi.” Nonostante la protesta, il Dio del Tuono fece come gli era stato ordinato.
“Hai detto bene, Thor Odinson: ha provato, ma l’ho rispedito indietro, proprio come farò ora con te.” Ribattè lei.
“Ho un buon motivo per presentarmi al tuo cospetto, Hela. Fammi vedere Jane.”
“Impossibile, sta già riposando. Odino ne è stato informato.”
“Lo so bene. Ma so anche che puoi richiamare alla vita i defunti.”
“Solo se le loro anime non sono ancora andate a riposare. Thor, mi dispiace, ma non puoi entrare.” La Dea degli Inferi fu irremovibile.
Thor si arrischiò a camminare fino alla soglia dei cancelli, giungendo faccia a faccia con la sua interlocutrice.
“Voglio solo vederla.” Aveva gli occhi lucidi.
Una parte di Hela voleva solo prendere a calci nel culo il Dio del Tuono fino ad Asgard, per dargli una lezione e inculcargli in quella testa dura che quando diceva “no” era “no”. Purtroppo un’altra, minuscola, parte fu mossa a compassione per la perdita subita dall’Asgardiano e si scostò, concedendogli di entrare.
“Seguimi. Sappi che il tempo che trascorrerai in questo Regno sarà molto breve. È pericoloso concedere un simile lusso a qualcuno che sia ancora in vita.” Si incamminò verso il luogo in cui l’anima di Jane riposava.
“Grazie.”
“No, non devi ringraziarmi.”
Rimasero in silenzio per la breve durata del loro tragitto. Da ogni lato, lunghi blocchi di pietra ospitavano le anime di coloro che riposavano. Sembrava uno dei cimiteri di Midgard, senza bare né corpi in decomposizione, solo le ormai eteree anime dei defunti. Hela si fermò davanti ad una di esse. Thor cadde in ginocchio allungando le mani al volto di Jane, accarezzandolo. Riposava da pochi giorni e la sua anima era ancora tangibile.
“Jane..” singhiozzò Thor. “Apri gli occhi Jane.”
Hela si allontanò quel tanto che bastava per lasciargli un po’ di privacy. Non reputava utile ripetergli per l’ennesima volta che ormai la sua donna era perduta per sempre, non le avrebbe dato comunque retta.
Lo vide alzarsi all’improvviso, di scatto, furente. Lacrime di disperazione e dolore si mischiavano a lacrime di rabbia. Rabbia verso di lei.
“Tu l’hai uccisa!! E tu la riporterai indietro, adesso!” prese Mjolnir e lo fece roteare minacciosamente.
“Cosa? Non me sono mai andata da qui, non posso averla uccisa!” Hela fu svelta a sguainare Nightsword, grata a sé stessa per averla sempre al fianco. Parò prontamente il colpo di martello, che mancava di precisione ma era pieno della forza scaturita dalla rabbia del Dio del Tuono.
“Sta zitta!” Thor menò un altro colpo.
Hela lo schivò e lui finì a terra a seguito del suo stesso impeto. Subito lei lo tenne giù, puntandogli la lama alla nuca.
“E ora fermo, Asgardiano. Il tuo tempo su Hel sta giungendo al termine e non vorrei ritrovarmi a spiegare ad Odino che suo figlio è perito su Hel per colpa della propria cocciutaggine. E metti via quel dannato martello.”
Si spostò rinfoderando a sua volta la spada. Thor si alzò, paonazzo, ma non disse nulla e le diede retta.
Poco prima di lasciarlo uscire, Hela gli prese il gomito, trattenendolo.
“Non so perché tu mi stia incolpando della morte della tua fidanzata, a stento so chi sia mio padre..”
“Lo sai?” chiese Thor incredulo.
“E’ stata Jane a svelarmi il suo nome, ma a quanto pare non deve importagliene nulla di sua figlia. Ad ogni modo, non l’avrei riportata in vita. Non l’ho mai fatto in passato, non vedo perché avrei dovuto concederti un simile favore, soprattutto considerato il modo in cui mi hai attaccata e trattata. Mi dispiace per la tua perdita, Asgardiano, ma se dovessi rivederti sappi che non avrò pietà di te nuovamente. Oggi.. oggi si è trattato di un caso. Vattene ora, la tua anima riposerà nel Valhalla, fra qualche centinaio di anni.”
Senza aspettare che reagisse in qualche modo, lo spinse fuori dai cancelli che davano accesso al suo Regno, si voltò e se ne andò.
 
“Heimdall, apri il Bifrost.” Mormorò Thor, sapendo che il Guerriero d’Ebano lo avrebbe sentito.
Ritornare su Asgard non fu come se lo era immaginato. Credeva davvero che Hela avrebbe acconsentito, che le avesse detto che Jane non stava riposando e poteva riaverla indietro. Invece, Loki aveva avuto ragione, e questa volta, purtroppo, non poteva fargliene una colpa. Sapeva che Hela non aveva mai incontrato Loki col suo vero aspetto, quindi era da escludere che fosse tutto un piano contorto del fratello per causargli altro dolore.
Nonostante ciò, decise di recarsi nelle segrete a sfogare la propria frustrazione.
“Te l’avevo detto.” Sorrise beffardo Loki non appena lo vide dirigersi verso di lui.
“Taci. Sappi che incolpo tanto te quanto tua figlia per la morte di Jane.” Mentre parlava, aprì la cella, richiudendosela poi alle spalle.
“Sai, iniziavo a sospettarlo.” Lo stuzzicò con tono ironico e subdolo.
Thor si girò sferrandogli un pugno, ma la figura del Dio degli Inganni tremolò e sparì con un sorriso furbo.
“Riprova, Thor. Prima o poi colpirai quello giusto.” Esclamò allargando le braccia.
Le copie di Loki riempirono l’intero spazio della cella in cui era rinchiuso, le risa echeggiarono al suo interno. Thor estrasse il martello e iniziò a colpire a caso gli ologrammi, facendoli sparire uno ad uno. Quando ne rimase uno soltanto, un sorriso di trionfo gli affiorò in volto.
“Non è stato così difficile, fratello.”
Loki, terrorizzato, alzò le mani nel disperato tentativo di proteggersi dal colpo di Thor, ma il Mjolnir si abbattè su di lui con immensa violenza, rompendogli le ossa delle braccia. Si accasciò al suolo dolorante.
Thor gli diede un calcio per girarlo a pancia in su, ma prima di sferrare l’ultimo colpo, venne bloccato dalla risata di Loki, il quale rideva di lui come un folle, lasciandolo sbalordito e confuso. Poi sparì tremolando, ma le risa continuarono alle spalle del Dio del Tuono. Proprio fuori dalla cella di Loki.
“Oh, Thor, resto pur sempre il Dio dell’Inganno. Pensavi che mi sarei fatto massacrare? Goditi la prigionia, fratellone.” Si prese beffe di lui facendo tintinnare il mazzo di chiavi delle segrete.
“Loki, apri immediatamente la cella!” urlò Thor.
Ma lui si era già voltato e si dirigeva a passo tranquillo verso l’esterno.
Sparito dalla vista di Thor, ne prese le sembianze, consegnò le chiavi alla guardia e si diresse alla sala del trono recuperando il proprio aspetto. Come immaginava, trovò Odino seduto sul suo scranno, che lo fissò sbalordito ma non ebbe il tempo di chiamare le guardie. Loki non glielo permise.
“Ora, Padre degli Dei, permetterai a quello sciocco del tuo figliastro di tornarsene su Jotunheim a scontare la propria pena, ci siamo intesi? Ucciderò chiunque proverà a mettermi i bastoni fra le ruote o morirò nel tentativo, ma francamente non credo che la mia dipartita sia vicina. Quindi, ora ti lascerò libero dalla morsa in cui il mio incantesimo ti ha imprigionato, e chiamerai una sola guardia perché mi scorti da Heimdall col preciso ordine di aprire il Bifrost per ricondurmi al mio Regno natale.”
Attese un istante prima di liberarlo. Odino lo fissò torvo con l’unico occhio rimastogli, ma chiamò una sola guardia come gli era stato chiesto.
“Conduci Loki da Heimdall, tornerà nella sua enorme prigione di ghiaccio e vento.”
Soddisfatto, Loki sorrise e si incamminò.
 
Giunto su Jotunheim, il Dio dell’Inganno si diresse svelto alla caverna dove aveva trovato riparo, la sua umile dimora. Accese un fuoco e si distese sulla pelliccia che usava come letto. Era giunto il momento di pensare e meditare. Sapeva di poter inviare visioni alla figlia, era riuscito ad entrare nei suoi sogni, condizionandoli. Presto, avrebbe trovato il modo di raggiungerla di persona, su Hel, per parlarle e, sperava, restituirle in qualche modo la memoria.


N.d.A.
Eccomi finalmente ad aggiornare :D Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che spero sia di vostro gradimento :3
Ringrazio Destiel_Doped, Loki__Laufeyson, MamW, obiwankenobi, Princess_Klebitz per aver inserito la storia nelle Seguite; Fandom_Fan per averla inserita nelle Preferite e Merkeling per averla annotata nelle Ricordate. Infine un grazie ulteriore a  Loki__Laufeyson e MamW che recensiscono lasciandomi le loro opinioni <3
Al prossimo aggiornamento,
baci,
Flam.

 
  
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