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Autore: Directioner_2001    11/04/2014    2 recensioni
*TRATTO DAL DICIASSETTESIMO CAPITOLO*:
"Cominciamo gli Hunger Games.
Gli Hunger Games è vendicare, non uccidersi.
Ed è questo che dobbiamo fare io e David.
Vendicare i nostri tre amici.
Cuori spezzati, lacrime che scendono.
Questi sono gli Hunger Games.
Amicizia e amore: cosa prendere e cosa lasciare.
Ho preso l'amore, mi hanno ripagato con l'amicizia.
Ora inizia la rivoluzione.
In questo istante."
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Bimba Mellark, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io vi ucciderò, in un modo o nell'altro. '
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Capitolo Undici.


-Pronta a sorridere?- mi chiede Jennifer.
Siamo ormai all'inizio del nostro viaggio verso la morte.
La parata dei tributi.
Indossiamo tutti e due lo stesso vestito, ma lo ha voluto più stretto.
Il mio, si può dire che è normale.
Nè largo, nè stretto.
A pennello.
-Sì, e te?- dico sarcastica.
E lo so che l'ho ferita, infatti mi rivolge uno sguardo truce e fulminante.
-Sì...David!- urla lei dalla gioia, andandogli incontro, e poi buttarsi su di lui.
Come ieri.
David mi guarda stranito e cerca di non urlare per il dolore procuratogli dallo stivale di Jennifer che a talvolta calpesta il suo piede.
-Vieni con me!- urla Jen, portandolo verso il carro.
-Posso venire io con te?- chiede dolcemente invece Matt indicando il posto libero accanto a me.
Annuisco, e lui ci sale, mentre io do uno sguardo ai cavalli bianchi e immacolati.
-Chissà perchè sono bianchi e non neri...- ipotizzo.
E' strano.
Per tutti gli anni, anche per le edizioni della Memoria, i cavalli erano come la pece, NERI.
E adesso?BIANCHI?
-Io non so nulla.- risponde Matt, stranito.
Lo è perchè non ha mai visto gli Hunger Games.
Quindi è indifeso, e non sa cosa succederà.
E non lo so neanche io.
-E' ora!- urla un inserviente di Capitol City.
Mi spingono sul carro, e l'unica persona che ho visto prima di partire è stata David, distoglie lo sguardo da me e annuisce alla più grande, che gli regala un bacio all'angolo della bocca.
RIBOLLO DI RABBIA!
**************
-Meravigliosa.- grida nervosa ma soprattutto INVIDIOSA la povera Wright.
Mi piace vederla così, dopotutto.
Se lo merita pienamente.
-Sì, Capitol mi ama.- rido scendendo dal carro con l'aiuto di Matt.
La risata di Matt fa a capire all'orso (la favolosa invidiosa ma spudoratamente stupida Wright) che è meglio smammare, prima che le sfiori la guancia con le nocche chiuse in un pugno bello e forte.
-Non sei troppo cattiva con lei?- mi fa notare Matt.
-Lo sono, ma lei più di me.- chiarisco, prendo la sua mano (ovvero il polso) e lo trascino fino all'ascensore, che dividiamo benevolmente con David e la Wright( talvolta costretta da David ad entrarci).
E nel frattempo che tutti e tre litigano per il poco spazio, io lacrimo silenziosamente rigirando il vecchio bracciale d'oro regalatomi da Madlyn quando la sua ora fatale era giunta.
L'ho vendicata.
Dovrei sentirmi fiera?
No.
Distrutta, infelice, perfettamente triste.
Così, sì.
Matt se ne accorge, ed è il primo ad abbracciarmi mentre Jennifer si lamenta di quanto io sia una bambina.
Che mi dimostro così non mi importa.
Se sto male, l'unico che reagisce nel momento è Matt.
David sente, vede e basta.
Non fa nulla, se c'è la Wright.
[...]
Le porte dell'ascensore si aprono e io esco in fretta correndo verso camera mia.
-Guarda questa bambina, ma la vedi?!- grida con la sua voce stridula la bionda.
David non risponde, per adesso.
Annuisce e basta, lasciandola sola nel salotto mentre turbato se ne va in camera sua, che è accanto alla mia, pergiunta.
Nocche che bussano.
Colpi di testa.
Chi è?
-Avanti.
-Ehi...
-Che vuoi tu?- sbuffo rimettendo il capo sul grande cuscito rivestito di seta.
-Non mi vuoi neanche più vedere?
-Alla faccia del "soffro anch'io qui", l'unica cosa che soffre sono io e tu non fai altro che guardarmi piangere!!- urlo.
-Scusa, non è colpa mia.
-E di chi è?
-....- resta muto.
-Appunto.- rispondo, mi alzo dal letto stanca di starlo a sentire e quando lo respingo scontrandomi con lui, vado in salotto a vedermi qualcosa in tv.
Domani inizierà l'addestramento, e so che sveglierò Matt e me ne andrò prima che si faccia l'alba.
**************
Sono le 5 di mattina.
Io e Matt siamo già a tavola, servendoci da soli.
Io non ho ancora indossato la tuta, così sono andata a fare colazione con canotta e pantaloncino corto di un pigiama qualsiasi.
-Torno subito.- gli dico, lui annuisce e io vado in camera a prendere la divisa da mettermi.
Apro il cassettone più grande della mia camera, e prendo la prima tuta che mi capita a tiro.
La indosso in fretta, anche le scarpe e corro insieme a Matt per entrare nell'ascensore e andarcene prima che l'alba cresca.
[...]
-Wow.- esclama Matt, alla vista delle armi.
Dalle più innocenti alle più letali.
-Non ti ci affezionare troppo eh!- rido.
-Io vado in quella postazione, ci vediamo dopo.- mi lascia un bacio sulla guancia e contento con tutta la felicità in corpo che gli sprizza dai pori si dirige nella postazione coltelli.
-Cucù!!-  ride lui.
Chi lui?
DAVID.
Sbuffo girandomi verso di lui, e sono quasi stupita del fatto che non stia dormendo a quest'ora del mattino.
-Perchè sei sveglio?
-Ti ho seguita.
-Sei un'idiota, Matt se ti vede, PER ME sono guai seri!!- dico sottovoce, per non urlare.-Lasciami in pace, Frost...te lo dico esplicitamente e dolcemente.
-Lo so...- ride.
I suoi dolci gesti, spariscono nell'aria.
Il suo sguardo deluso e cattivo è un misto nei suoi occhi neri con sfumature rosse.
Rosse come il sangue.
E immaginerò quando le sue pupille diventeranno rosse del tutto, quando vedranno il mio sangue scendere lungo la sua affilata ascia.
********************
L'ora di pranzo è silenziosa, nella sala del nostro piano.
Sguardi veloci, rumore di cucchiai sbattuti, l'acqua che scorre nel bicchiere di cristallo, piedi che tremano.
E' così che passano i giorni, quando siamo a tavola.
Rotolo nel piatto le patate fatte al forno, e più le rigiro, più mi viene la voglia di non mangiarle affatto.
Alzo lo sguardo, e davanti ritrovo la persona che stamattina mi è sembrato un mostro, anzichè un principe.
-Non ho fame, scusate.- dico senza pensarci, e corro verso le scale che portano al terrazzo.
Mi affiaccio lungo il parapetto e sospiro, vedendo il sole ancora splendere sulla Capitol.
Da un alberello lì vicino, pieno di nocciole, ne prendo una girandola tra il pollice e l'indice, e con fretta la butto contro il campo di forza davanti a me, che me la rimanda immediatamente tutta bruciata.
La mangio, e subito faccio una smorfia di disgusto.
Il mio stomaco non accetta pollo con patate in forno con nocciole bruciate.
Davanti a me, c'è la porta della cupola- giardino, come io l'ho chiamata.
La primavera è appena iniziata, e mele ma soprattutto ciliege sono già mature.
Alcuni fiori sbocciano, altri appassiscono cadendo verso il basso, con lo stelo curvo.
Decido di entrarci.
Ho bisogno di stare nella natura.
E non mi sento abbastanza "bene" qui.
Faccio un bel sospirone, e con tutte le forze che ho in corpo, entro nella cupola e mi sdraio sul tappeto di fragole.
Anche se la cupola sembra uno grande specchio, riesco a guardare le nuvole bianche che mi volano sopra.
Mi lascio trasportare dal venticello debole che fa rovesciare qualche foglia caduta mesi fa, che mai è stata tolta.
Chiudo i miei occhi stanchi, e mi accuccio in me stessa mentre una dolce melodia mi fa cadere in un sonno profondo.
[...]
Il mio capo sente qualcosa di morbido.
Cerco di capire dove sono sdraiata, e noto che Matt ha messo il mio capo sulle sue gambe.
-Ciao.- dice sorridendo.
-Ehi...- mi metto seduta, spaventata dalla sua presenza.- Cosa ci fai tu qui?
-Ti avevo vista mentre dormivi...e mi facevi tenerezza.
Ricordo  quella sera, quando mio padre ci chiuse in cucina a chiave, per far pace.
Eravamo solo noi.
Quella sera eravamo insieme.
Anche con David.
Ma abbiamo fatto pace.
Mi ha abbracciato.
Mi ha coccolato solo per un po', e via nel sonno.
Sento che sto diventando rossa in viso.
-Ti senti bene?Sei diventata rossa.- con due dita mi alza viso verso di lui, e annuisco.
Si convince da solo, e con le stesse dita mi accarezza i capelli, spostando alcune ciocche.
Ciò che mi sorprende adesso, è il fatto che è sempre rimasto sè stesso.
Si alza pulendosi i jeans, e mi porge una mano.
-Andiamo.- ride un po'.
Sorrido imbarazzata, e afferro la sua mano.
Me la tiene stretta, e non la lascia più.
Anch'io non voglio lasciarla.
Abbasso lo sguardo con il sorriso sul volto, e prima che possa scendere le scale che portano al salotto, col fare indifeso e incapace, si abbassa per sfiorarmi le labbra curvate verso il basso.
-Ti immagini, se con un salto potremmo volare?
-Magari, mi sa quanti voli avrei fatto?!?- rido.
-E se in un abbraccio potessi scomparire?
-Non abbracciarmi più.
-E se si potesse non morire?
-Potremmo, sai?- e ci penso, per davvero potremmo vincere anche questa volta.
Insieme.
-Davvero, potremmo ritornare a casa, ma come?- chiede, guarda il cielo azzurro.
Come i miei occhi.
-Un modo lo troveremo per tornare al Distretto 12.- rispondo convinta.
-Io vorrei tornare a casa, ma non voglio...
-Perchè?
-I miei sono scappati via, con mio fratello e mia sorella nei boschi...dopo che mi hanno detto che io sono...
-Sei?
-Sono stato adottato.
-Come?
-Mi hanno trovato per strada, e mi hanno accudito.
-M...mi dispiace.
-Non importa, l'ho saputo il giorno della Mietitura, mentre davo un ultimo sguardo a casa prima di avviarmi in piazza, ho sentito la voce di mia madre.
-Ah...
-Già.- annuisce.
Si appoggia al muro grigio e liscio, e scivola finchè non tocca terra.
Vederlo distrutto, solo e piccolo, mi fa solamente capire che lui è uno da salvare.
Mi chino sulle ginocchia, e chiudo le labbra a bocciolo, regalandogli un bacio sulle labbra rosse e gonfie per i morsi che da ogni giorno e ogni notte.
-Andiamo, hanno bisogno di noi.
-No, hanno bisogno di te, di me no...tu sei la vincitrice degli Hungr Games.
-Ma non centra nulla con questo! Andiamo!
-No...resto qui.
-Perchè credi che nessuno abbia bisogno di te?
-Perchè lo so.
-Perchè sei scemo, tutti abbiamo bisogno di te...io ho bisogno di te, Matt.- chiarisco, mettendomi accanto a lui.
Fa sì che il mio capo possa appoggiarsi sulla sua spalla, mentre lega un braccio attorno al mio collo mi regala anche un bacio sulla nuca.
-Io spero che sia per sempre.
-Lo sarà.
-Ti addormenterai di nuovo?
-Credo di sì...sono tanto stanca.
-Ti porto io.
-Mhh...okey.- mugugno.
Chiudo gli occhi, quando sento le mani di Matt premere dietro alla mia schiena e sotto alle gambe, mi solleva da terra e mi porta in camera... sotto le lenzuola di seta fresca.
  
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