Appoggiò
un braccio contro il vetro della finestra e guardò la strada. Le
macchine sfrecciavano velocissime anche a quell’ora della notte.
Gli piaceva guardarle correre dal suo attico, lo rilassava.
Ma
quella notte, neanche quella visione riusciva a calmarlo.
«Quindi
sei venuto a riscuotere…» commentò con voce sommessa.
«Avevamo
accordato un mese, mi sembra» rispose un uomo con un completo rosso
acceso, seduto su una poltrona a due posti qualche metro dietro di
lui.
Teneva le gambe incrociate e sorseggiava un drink, con
assoluta noncuranza nei confronti dell’espressione cupa del suo
interlocutore.
«Non
c’è modo di posticiparlo?» chiese quest’ultimo
voltandosi.
L’uomo seduto rise di gusto. Poi lasciò cadere
pesantemente la schiena sullo schienale della poltrona e agitò il
bicchiere pieno.
«Il grande e potente Stevenson, l’uomo più
ricco e importante del mondo, che mi implora di posticipare la
riscossione dei suoi “tributi”..! Quale onore!»
Stevenson
si voltò nuovamente verso la finestra.
«Possiamo parlare un po’,
prima? Voglio chiederti alcune cose»
L’uomo guardò l’orologio
a pendolo antico che teneva Stevenson nel suo attico e commentò:
«Sono le 23, alla scadenza manca un’ora, sono arrivato in anticipo
proprio per questo!»
Stevenson si allontanò dalla finestra e si
sedette di fronte al suo ospite, sospirando. Giocherellava
nervosamente con la sua fede nuziale finemente decorata, tenendo lo
sguardo basso e appoggiandosi sulle sue ginocchia.
«Ah!»
esclamò l’uomo «Bell’anello! Un mesetto fa avevi una fede di
stampo classico, che mi sono perso?»
«Non sai cosa ho fatto
durante questo mese?»
L’uomo scosse la testa sorridendo.
«Te
lo racconterò, se vuoi… Ma dopo dammi il tempo di porti le mie
domande…»
L’ospite fece cenno di accordo e si allontanò
dallo schienale allungando nuovamente la mano verso la bottiglia di
alcol che si trovava sul tavolino tra i due divani.
«Quando
mi hai dato questo grande potere, ho passato il primo giorno pensando
a come sfruttarlo… Sapevo di poter fare qualsiasi cosa, sapevo che
se me la fossi giocata bene, avrei potuto vivere il mese migliore
della mia vita… Ricordi che mia moglie aveva un amante, no? Bene, è
stata la prima cosa che ho voluto gestire…
Non potevo chiedere
il divorzio, non sono uno stinco di santo e ho pochi soldi, mentre
lei, aiutata da quel… bastardo… sarebbe riuscita a trovare un
avvocato capace di mettere la giuria contro di me… No, dovevo fare
qualcosa di più. Per prima cosa, ho deciso di scommettere sulle
corse di cavalli, qui è un business più grande di quello che tu
puoi immaginare, credimi, ma non riuscivo a vincere una singola
scommessa… Mi ero illuso che il mio dono comprendesse
l’infallibilità, ma in effetti non rientrava nell’accordo.
Ma
poi ho ricordato: potevo fare qualsiasi cosa. Ho utilizzato metodi
illeciti. Non mi importava, dovevo avere la mia vendetta sulla
società e sulla vita, anche se tutto sarebbe finito, dovevo sentirmi
potente almeno una volta…»
L’uomo
appoggiò il bicchiere sul tavolino.
«Ti ho concesso un mese in
cui avresti potuto fare qualsiasi cosa avessi voluto e che sarebbe
stato “resettato” a patto che non ti fossi fatto ammazzare…»
si sdraiò sul divanetto «Non è poi così tanto, un mese»
«Lo
so, ed è proprio questo che mi ha spinto ad usare mezzi illeciti.
Corruzione, sabotaggio e omicidio sono diventati all’ordine del
giorno, per me. Da quando, grazie a questi metodi, sono riuscito a
vincere una scommessa da parecchi milioni»
«Ora la cosa si fa
interessante!» esclamò l’uomo ridendo «Guarda fin dove riesce ad
arrivare un uomo sapendo che può fare ciò che vuole!»
Stevenson
posò l’anello su un tavolino e versò l’alcol in un bicchiere,
nervosamente ma in silenzio.
«Quei soldi mi servivano per le
pratiche del divorzio» continuò sorseggiando il suo drink «Ma
quando tenni in mano l’assegno della vittoria, mi resi conto che
potevo andare oltre, molto oltre»
Pose il bicchiere mezzo vuoto
sul tavolo e tornò a giocherellare con l’anello.
«Il mio
“rivale” era un grande manager della finanza e volevo vendicarmi
fino in fondo. Acquistai parecchi pacchetti azionari di varie
società, diventando in breve tempo quasi un suo pari. Quando lui si
rese conto di quanto stavo diventando influente in appena una
settimana, si rese conto che la guerra era aperta. L’unico
vantaggio: la mia libertà.
Ho gettato via tutto ciò che avevo in
quella discarica che era la mia cantina e l’ho risistemata. L’ho
trasformata in uno studio dove pianificare nel dettaglio ogni mia
mossa, per riuscire sempre a farla franca. Sono riuscito in qualche
piccolo “colpo”, inizialmente, surclassando i miei rivali con
vari metodi molto basilari. Ma per concludere in bellezza, avevo
bisogno di qualcosa di più…»
«Sto ascoltando…» commentò
l’uomo sorridendo.