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Autore: NorwegianWinds    15/04/2014    2 recensioni
Alex è un giovane musicista allo sbando: è appena stato cacciato dalla sua band, i We Love Thighs, e non sa cosa fare del proprio futuro. Tra tostapani molesti, amici fedeli, pornobimbe silenziose, vecchie guide ed ex mogli alla ribalta, riuscirà Alex a ritrovare la propria strada e la propria musica?
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Passo i giorni successivi in mezzo alle scartoffie della sala prove. E' veramente messa male, un sacco di debiti che saldo il più rapidamente possibile. La notizia del mio acquisto, unita a quella del concerto imminente, fa scalpore e il mio nome appare su tutti i tabloid inglesi. Le interviste si quintuplicano, arrivano offerte da case discografiche prima ancora che mi abbiano sentito suonare un solo pezzo.

Sono perplesso.

Non ho mai saputo come muovermi in questo mondo. E adesso men che meno. Dopo i due mesi più crudeli e intensi della mia vita, i più veri, mi ritrovo nuovamente catapultato nel mio antico regno luccicante, capriccioso e volubile.

Qui non si tratta più di musica, si tratta di spettacolo, tutto qui.

Per adesso mi adeguo. Voglio arrivare al concerto. Quel dannatissimo concerto rimandato per troppo tempo. Per fortuna sta organizzando tutto Dawson, che si sta rivelando un gran pezzo di manager. Non solo ha fatto in modo di diffondere la notizia in tutta l'Inghilterra, ha chiamato tutti i critici delle più famose riviste di musica e ha promesso di far entrare gratis quelli che avevano preso il biglietto per il mio precedente (e inesistente) concerto, ma ha anche fatto in modo che l'intera serata venga registrata in presa diretta.

Mi chiedo però se in tutto questo abbia contattato Nereide, per cui sicuramente nutre ancora un'antipatia innata.

Senza di lei non posso combinare niente, la mia mano è ancora conciata abbastanza male.

Non ho più avuto sue notizie. D'altronde, non le ho chieste. Ma so che se la cava. Una come lei sopravvivrebbe anche a una bomba atomica.

So anche che non abbiamo bisogno di prove. Ci ritroveremo sul palco.

E poi, se anche volessi provare, non ne avrei il tempo... Riordinare la mia (nuova?) vita è più difficile di quanto pensassi. Però piano piano sto risolvendo praticamente tutto.

Certo, c'è ancora una piccola questione in sospeso che non ho le palle di risolvere... Sì, parlo proprio di Debbie.

 

Il rumore stridente di un amplificatore appena acceso mi frantuma i timpani e mi riscuote dai miei pensieri. Esatto. Questa sera è la sera. E' arrivata prima ancora che me ne rendessi conto e sono coperto di sudore. Dawson ne approfitta per svolazzare intorno a me e detergermi la fronte.

- Andrà tutto bene, Alex, vedrai. Fuori dall'Interzone c'è una coda chilometrica. Tutte quelle persone impazziranno per te -

Queste parole, invece di rincuorarmi, mi fanno venire voglia di vomitare.

Butto giù un whisky liscio come se fosse acqua. Poi guardo l'ora e ne butto giù un altro.

Sono le dieci, e le porte dell'Interzone si apriranno fra mezz'ora esatta.

Finalmente, guardandomi intorno, mi rendo conto di una disastrosa, catastrofica, apocalittica assenza.

- Dawson...- farfuglio spasmodicamente, - Nereide. Lei non c'è. Tu... Cos'è successo? Non l'hai chiamata? -

Per un attimo temo una sfuriata del mio amico, che invece sorride bonariamente davanti al mio panico totale.

-... Tu mi sottovaluti, Alex -.

- E sottovaluti anche me - dice una voce alle mie spalle, affilata come un rasoio.

Mi volto. Con un gesto da epilettico mi ritrovo a chiedere il terzo whisky.

Nereide è qui, o meglio, una sua versione altamente potenziata, pornograficamente parlando. Con un vestitino nero, lucente, cortissimo e senza maniche, che lascia intravedere il reggiseno di pizzo. Di pizzo sono, ovviamente, anche le calze, che aderiscono con grazia tentatrice alle gambe esili, infilate negli inseparabili anfibi.

Ha gli occhi truccati di nero, da gatta, i lunghi capelli scuri cotonati e le labbra scarlatte. E praticamente non mi degna di uno sguardo.

Vista così, potrebbe quasi sembrare maggiorenne. Per un istante realizzo che non le ho nemmeno mai chiesto quanti anni abbia, poi la mia mente si azzera un'altra volta davanti al vestito che segue l'incavo delle sue cosce.

Nel caso non si fosse ancora capito, io amo le cosce.

Balbetto qualcosa di molto stupido del tipo è bello vederti, grazie di essere venuta.

- Già, già - taglia corto lei, algida, - Allora, muoviamoci a fare questo concerto -.

Sale sul palco senza aspettare risposta, si china a collegare la sua chitarra all'amplificatore (ennesimo azzeramento della mia mente) e inizia ad accordarla.

- Me la ricordavo un po' meno arrabbiata - dice piano Dawson.

- Anche io, a dire il vero - sussurro. C'è sicuramente qualcosa che non va. Vorrei dirle qualcosa, ma è il momento di aprire le porte dell'Interzone e entrare in camerino.

E' una stanza minuscola e io resto in piedi, con le viscere annodate per la fifa e per il whisky, a fissare la mia faccia stravolta davanti allo specchio.

Non un grande spettacolo. Eppure un tempo mi dicevano che ero piuttosto carino.

La mia piccola, furiosa pornobimba si lascia cadere indifferente su una sedia e si accende una sigaretta.

Fuori, il vociare della folla che riempie pian piano il locale aumenta, fino a invadere completamente anche il camerino. Non riesco a trovare la calma necessaria per ripassare i testi, riscaldare la voce, eccetera. Dalla gola mi escono solo gorgoglii strozzati.

Questa è la mia ultima occasione.

Il pubblico mi chiama a gran voce; Dawson, dopo un piccolo discorso inaugurale, mi annuncia.

E' ora.

Nereide si alza e con uno sguardo mi incita ad uscire.

Io respiro a fondo, muovo due passi incerti, mi appoggio alla soglia del camerino...

E così rimango.

Bloccato. Paralizzato. Le mie mani artigliano lo stipite di legno e i miei piedi sono ostinatamente puntati contro il pavimento.

Fuori le grida aumentano. Mi aggrappo ancora di più alla porta.

Nereide, spazientita, mi arriva alle spalle e esclama - Avanti, sfigato che non sei altro, fuori di qui! - e col delicato piedino rivestito dell'anfibio mi sferra un calcio nel culo così forte da catapultarmi, incespicante e tremante, sul palco. Il pubblico ammutolisce di colpo.

Ecco, bell'ingresso di merda per iniziare il concerto più importante della mia vita.

I riflettori sono puntati addosso a me, non vedo nessuno giù dal palco, ma so che mille volti mi stanno fissando in attesa che io dica o faccia qualcosa.

A me sembra troppo stupido dire buonasera grazie di essere qui questo è il mio nuovo progetto solista e volevo dirvi quanto apprezzo che voi siate venuti dopo avere cercato di linciarmi e dopo avermi distrutto la casa e la reputazione. Perciò sto zitto. Loro stanno zitti.

Silenzio generale, insomma. Penso che potrebbe essere un progetto sperimentale new age, poi mi riscuoto e mi ripeto ancora che sono nella merda.

E' Nereide, ancora una volta, a tirarmi fuori.

Semplicemente, candidamente, attacca a suonare la prima canzone. E fanculo le presentazioni, sembra che ci sia scritto sul suo bel musino. Tanto lei non parla comunque.

Mentre suona l'intro mi sembra un po' rigida. Come se la rabbia che si portava addosso prima la frenasse. Poi solleva il viso e mi guarda, io sorrido, sapendo che il mio gesto non verrà mai contraccambiato.

Poco importa. Succede qualcosa di più importante. Le sue mani, bianche e affusolate, prendono il volo.

Il suono della sua chitarra, così pregno, sensuale, avvolgente e malinconico, si propaga nella sala in onde languide. Sembra un incenso afrodisiaco: un brivido percorre il pubblico.

E io non posso fare altro che guardarla, la ninfetta sotto i riflettori, e inseguirla con la voce, raggiungerla per intrecciarmi a lei, ringraziarla dentro di me per aver trasformato così le mie canzoni, per averle create insieme a me. Tutti a fine serata diranno che sono un fenomeno, che è stato il concerto dell'anno, che il mio talento è prodigioso, che la mia voce è incredibile e non capiranno, non sapranno mai che è stata lei, con le sue fitte trame di note, con la lenta scalata delle dita sulle corde, a creare l'intreccio magico e vibrante di questa sera.

Suoniamo per due ore, le canzoni si dilatano all'infinito, ci sono assoli, ci sono strofe nuove, variazioni melodiche. E in queste due ore non diciamo un cazzo, a chi o a cosa servono le parole? Due ore in cui c'è solo la musica, c'è la mia voce e c'è la sua chitarra, il resto dei nostri corpi non esiste più.

E poi, all'improvviso, è finito.

Alla musica si sostituisce un boato di applausi scroscianti e grida estasiate.

Mi sento esausto, libero. Felice. Guardo Nereide. Il suo bel viso stanco è come soffuso di una luce nuova, sulle sue labbra c'è l'accenno di un sorriso divertito e soddisfatto.

Accenno un inchino alla folla urlante e uno a lei. Finalmente parlo, adesso posso permettermelo, ringrazio. Presento lei, la mia ninfetta con la chitarra, semplicemente per nome. Non so quale sia il suo nome completo e non ha importanza.

A sua volta, lei si avvicina al microfono e presenta me. Il mio nome è seguito da un'ovazione generale.

Come avevo intuito, nessuno ha capito che da solo non sarei mai riuscito a fare niente di tutto questo.

Lentamente rientriamo nel camerino, con la camminata di chi crede di essere in una bolla di sapone.

Mi chiudo la porta alle spalle, afferro Nereide per un braccio e la stringo a me.

Circa cinque secondi dopo, la mia lingua si è intelligentemente infilata tra le sue labbra. Lei si aggrappa ai miei capelli, preme il suo corpo morbido e fresco contro il mio, scarno e sudato marcio.

Poi mi morde con forza un labbro e si allontana bruscamente

- Se provi un'altra volta a sparire dalla circolazione dopo avermi scopata, ti ammazzo, lo giuro - dice con uno sguardo che conferma che ha tutta l'intenzione di fare quello che ha appena detto.

Spalanco la bocca, attonito.

- E' per questo che prima eri così incazzata? -

- Io ti ho avvertito - risponde soltanto, continuando a fissarmi con quello sguardo esplosivo.

La attiro di nuovo verso le mie labbra - Non sparirò - dico con un sorriso.

Nereide sembra soddisfatta della risposta, visto che praticamente mi inchioda allo specchio.

Non faccio in tempo a godermi la sbalorditiva carica erotica di questa ragazzina pulsante tra le mie braccia, che la porta si spalanca di colpo.

La mia adorata pornobimba fa un salto all'indietro da gatto spaventato e qualche istante dopo mi ritrovo spiaccicato addosso un altro corpo, più alto e più formoso e avvolto da una nube di capelli dorati.

Quando si dice che i nodi vengono al pettine...

Debbie mi sorride splendente, ignorando la cuginetta alle spalle, che si è appoggiata al muro e mi guarda sarcastica.

Questa è una situazione molto, ma molto pericolosa.

- Oh Alex - esclama, - E' stato assolutamente meraviglioso, incredibile... Tu sei così bravo e le canzoni... Mi ci sono ritrovata così tanto... -

Debbie nelle mie canzoni?

-... Ho ritrovato noi -.

Ecco, questo non mi piace per niente.

Imbarazzato ringrazio e dico beh, ora forse dovremmo andare di là, insomma, è pieno di gente e...

E Debbie mi posa un dito sulle labbra.

- Aspetta, Alex. Sai, l'ultima volta che sei stato da me... Insomma, eri disperato, era la sera che Dawson ti aveva cacciato di casa...-

Scatto nervoso e attento della pornobimba, che si irrigidisce.

Cerco di catturare il suo sguardo e di mimare con le labbra le parole "Posso spiegare tutto", rendendomi conto nello stesso istante che sto dicendo una banalità squallidissima per coprire una realtà ancora più squallida, cioè che sì, sono andato a letto con Nereide la notte dopo aver scopato con Debbie e per farmi accogliere a casa sua ho raccontato una balla e ora sono stato brillantemente smascherato.

Debbie è inarrestabile.

- Beh, nella tua tristezza io ho sentito il bisogno di prendermi cura di te, starti accanto, e non solo facendo l'amore... -

Altro scatto nervoso. Elettricità che invade lo stanzino minuscolo.

Qualcuno mi salvi. Perché nessuno mi tira fuori da questa situazione di merda?

- Quello che sto cercando di dirti, caro, è che ho capito di essere ancora innamorata di te. Lasciarti è stato l'errore più grande della mia vita, ma ero giovane... Ora so che io e te abbiamo un futuro, che ci ameremo, che avremo una famiglia... -

- Debbie - cerco debolmente di obiettare, - Mi sembra un po' avventato fare questi discorsi ora, insomma, dovremmo parlarne con calma... -

La mia ex-e-a-quanto-pare-ancora-innamorata moglie si morde il delizioso labbro - Bè. Non sono discorsi troppo avventati in realtà. Vedi, l'altra cosa che volevo dirti è... Alex, sono incinta, ed è tuo figlio! -

Questa frase ha l'effetto di un pugno dritto nello stomaco. Boccheggiante, mi accascio a terra.

Quando sollevo lo sguardo, vedo la porta del camerino oscillare. Nereide non c'è più.

Debbie mi aiuta a rialzarmi e mi accarezza il viso con aria comprensiva.

- In... Incinta? -

Si stringe nelle spalle - Tesoro, lo so che è una notizia sconvolgente... Neanche io so come sia potuto succedere -.

Improvvisamente ho un flashback di Debbie che, nuda come Dio l'ha fatta, fa una verticale di mezz'ora contro il muro dopo aver scopato, e io che rido come un idiota, senza capire che questa donna che, ora lo so, è completamente fuori di testa, mi sta incastrando vita natural durante.

E oltretutto non la finisce più di parlare.

- E' il nostro bambino, Alex. E' quello che ci riunirà, quello che ci farà ricostruire la nostra vita insieme... Una vita nuova e bellissima!-

Non mi arriva più neanche una parola. Rimane a galleggiare vuota tra le orecchie e il cervello, senza mai andare a fondo.

Nel frattempo Debbie mi bacia e mi trascina fuori. Vengo investito dalla luce abbagliante dei flash e da un coro infinito di voci.

Debbie sorride smagliante ad ogni foto e risponde a innumerevoli domande.

E' di nuovo alla ribalta.

Che scoop.

La coppia storica che si riunisce proprio la sera del grande debutto solista di Alex Caviezel. La bellissima modella e il musicista sfigato.

Lei resta per tutto il tempo aggrappata al mio braccio, e sembriamo proprio due teneri piccionicini. In realtà Debbie praticamente mi ghermisce con forza, per impedirmi di levare le tende.

E' Dawson a capire che c'è qualcosa che non va. Corre da me, mi sottrae delicatamente alle grinfie di Debbie e dice con un sorriso - Scusa, dolcezza, te lo rubo per qualche istante, devo parlargli di alcune cose... In fondo, sono il suo manager! -

La mia diabolica ex-moglie fa un'adorabile smorfia fintamente corrucciata, arricciando le labbra e alzando gli occhioni al cielo; dopodiché si gira di nuovo verso le telecamere.

Dawson mi trascina verso il bancone, mi sbatte in mano altri due whisky lisci, che bevo d'un fiato. Ora va un po' meglio. Poi mi dà una leggera scossa alle spalle e mi lancia le chiavi della mia (nuova) macchina.

- Se n'è andata mezz'ora fa, Alex. Muovi il culo e vai a cercarla, qui ti copro io -

Sono già fuori dal locale quando lo sento urlarmi dietro - Però poi non sparire, cazzo! -

Dannazione, è la seconda volta che me lo sento dire stasera.

Mi lascio cadere in macchina e prego di non incontrare polizia in giro, vista la quantità d'alcol che ho nel corpo. Premo l'acceleratore.

Trovo Nereide che cammina lentamente, chitarra in spalla, circa cinque isolati più in là.

A quest'ora gli autobus per la periferia sono finiti, e lei sta facendo la strada a piedi.

Rallento fino ad andare piano quanto lei, che sicuramente mi ha visto, ma mi ignora bellamente.

Abbasso il finestrino - Senti... - le grido, - Possiamo parlarne un attimo? -

Nessuna risposta. Mi guarda per un istante con occhi di ghiaccio e poi di nuovo è voltata dall'altra parte; non rallenta neppure la camminata. La sua soave manina mi fa un gesto poco carino.

Ci riprovo, non posso permettere che se ne vada così, Nereide, non andartene, sono stato un cretino è vero lo ammetto ma non avevo la testa a posto e ero ubriaco e non sapevo dove andare e ho fatto La Più Grande Cazzata di tutte le cazzate e Debbie è pazza scusa lo so che è tua cugina ma oggettivamente parlando è innegabilmente, indiscutibilmente, inconfutabilmente pazza.

La piccola ninfa ferita ignora anche questo mio sproloquio joyciano.

- Puoi almeno fermarti un attimo, eccheccazzo? - sbotto, esasperato.

Lei si ferma di colpo, si gira di nuovo verso di me, e il suo viso è l'emblema del disprezzo - Lasciami in pace, Alex. Seriamente. Mollami - sibila.

Non si prende neanche la briga di insultarmi. E sì che le farebbe un gran bene. Si sa che le donne che reprimono le emozioni negative sono le più pericolose quando poi esplodono.

Quindi voglio che parli, per una volta. Voglio che mi perdoni, voglio che si sfoghi, o almeno che mi dica qualcosa, qualunque cosa...

Sparisci.-

Bè, ha parlato.

Questo fa male.

Ma, mia piccola bomba a orologeria, non mi avevi appena minacciato di ammazzarmi se fossi sparito dalla circolazione un'altra volta?

Era un momento così perfetto, così unico. Non si ripeterà mai più, non proveremo mai più la miriade di sensazioni di quel preciso istante.

Perché Debbie è entrata a rovinare tutto?

E capisco che è andata a puttane ogni cosa. Che devo lasciar andare la mia pornobimba. Non posso fare altro; seguirla ancora peggiorerebbe la situazione. Fermo la macchina, accosto al marciapiede e la guardo allontanarsi nella notte, minuscola e leggera, pregando perché si volti indietro a guardarmi. Non lo fa, ovviamente.

Quando infine è sparita dalla mia visuale, inghiottita dal buio e dalle strade umidicce di Manchester, giro la macchina e ritorno all'Interzone.

Debbie si riaggrappa a me cinguettando felice, Dawson mi scruta con aria preoccupata, i flash e le telecamere imperversano.

Sono una rockstar, e sono completamente a pezzi.

  
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