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Autore: PiccoloPianeta    16/04/2014    4 recensioni
Preso dal prologo: "Con un gesto rapido, si tolse maglietta e reggiseno, rivelando alla luce neon del bagno i segni bluastri e le ferite insozzate di sangue che le tappezzavano la carnagione pallida. Non era un bello spettacolo."
(Shika/Tema, Hida/Tema)
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Hidan, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Triangolo | Contesto: Nessun contesto, Naruto Shippuuden
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Il sapore della violenza
 

 

Prologo

 



Il mouse strofinava nervosamente sul legno della scrivania in un rollio implacabile di clic che avrebbero fatto venir il mal di testa a chiunque. Naoko si passò stancamente la mano sinistra sul viso, mentre con la destra continuava a guidare la freccetta sullo schermo del pc, senza una meta precisa, come era consueta fare quando era particolarmente in ansia. Aveva passato la notte completamente insonne, ed era ormai esausta e le palpebre le pesavano innaturalmente sugli occhi spenti.
Erano passate ben sei ore da quando la sua figlia adottiva, Temari, era uscita di casa sbattendole la porta in faccia, sorda ai suoi rimproveri e alle sue minacce di imporle una severa punizione. 
<< Ma stai zitta, Naoko, non sei neanche mia madre, non mi puoi impedire di uscire. E ti vorrei ricordare che sono maggiorenne e vaccinata...! Ora devo proprio andare... Ciao! >>
Sospirò. Era impossibile avere un dialogo normale con lei. 
Con un gesto spazientito, Naoko chiuse il computer portatile che le illuminava il viso cereo di una strana luce blu, e subito fu inghiottita dall'oscurità della sua camera da letto. I suoi occhi, piano, piano si abituarono al buio, e dopo qualche minuto, si decise ad alzarsi dalla vecchia e scomoda sedia di mogano che le avevano regalato i suoi genitori per il suo trentaseiesimo compleanno. 
<< Auch! >> bofonchiò sottovoce, mordendosi la lingua. Come al solito, senza alcun preavviso, una delle sue emicranie prese a infuriarle dentro la testa, costringendola a sedersi sull'ampio letto matrimoniale dove dormiva il piccolo di casa, Gaara. 
Con gli occhi più azzurri che Naoko avesse mai visto in un bambino, Gaara era un ragazzino sveglio e intelligente, ma decisamente poco propenso alle parole. Naoko lo amava con tutto il cuore, dalla prima volta che lo aveva visto aggrapparsi saldamente al suo fidato pullover grigio topo. 
Lei non poteva avere figli, così aveva deciso di ospitare i tre nascituri di sua sorella maggiore, morta in un brutto incidente d'auto assieme a suo cognato più di dieci anni prima, nella sua modesta villetta di campagna. Una villa davvero niente male, l'aveva definita prontamente Kankuro, il fratello di mezzo. Questi aveva solo qualche anno in meno della sorella, Temari. Certo, doveva ammetterlo, non era un tipo particolarmente brillante, ma alla donna non aveva mai creato problemi. Al contrario della sorella. 
Esatto. Perché la quasi diciannovenne Temari, ragazza con un corpo sinuoso e al contempo generoso, con occhi di un micidiale color verde smeraldo e capelli sempre acconciati in quattro codini sbarazzini dietro la nuca, sembrava aver preso gusto nel vedere la povera Naoko sbraitare e farsi in quattro per rimettere in sesto i casini che la ragazza causava in giro per l'università, o per il quartiere.
Naoko non ce la faceva più. Ancora una volta, portò lo sguardo sul suo orologio da polso: le sei e quarantatré. Imprecò a bassa voce per non rischiare di svegliare Gaara, e uscì dalla camera a passi svelti, ignorando il dolore pungente che le investiva la cute, con fitte sempre più acute e ravvicinate.
Dopo aver percorso il breve corridoio senza finestre, apprestandosi ad entrare nel piccolo salotto, quasi non urlò di stupore nel trovarsi di fronte a sé la figura di Kankuro che la osservava con occhi preoccupati, ingombrando l'entrata della stanza, vagamente illuminata dalle prime luci del mattino.
<< Naoko, mh... Tutto bene? >>, le chiese studiando attentamente le occhiaie scure che rigavano il volto della donna. Prima che questa potesse rispondere però, Kankuro riprese a parlare con foga. << Temari, non è ancora rientrata. Cazzo, scommetto che è con quel deficiente di un Nara! Se solo lo prendo, giuro... Giuro, che gli spezzo il collo in due... ma di netto! >> Kankuro batté un pugnò sul muro del piccolo salottino, cominciando ad andare avanti e indietro per tutto il perimetro della stanza. Naoko si grattò la testa distrattamente, entrando nella sala e osservando il giovane Kankuro che, ancora una volta, era in preda all'ossessione che la sua amata sorella potesse trovarsi chissà dove assieme a quel ragazzo dall'aria annoiata che molte volte la stessa Naoko aveva scorto di sfuggita assieme a Temari.
No. Temari non era uscita con quel Shikamaru Nara. Ne era più che certa. Qualcosa di indefinibile, dentro di lei, diceva che la ragazza nascondeva un segreto poco piacevole dietro quella facciata di insolenza che la contraddistingueva. E poi, per quanto quel Nara avesse uno degli aspetti che Naoko non concordava nell'essere tra i più adatti, la donna non pensava affatto che fosse un ragazzo di cui non ci si potesse fidare. Lo si vedeva in faccia. Forse poteva definirlo ad una prima occhiata poco interessante, con quella sua aria distratta e pensierosa, ma non di certo pericoloso. 
Con grande tristezza, Naoko pensava a come fossero degenerate le cose negli ultimi tempi con la sua figliastra. Temari non le permetteva neanche più di toccarla o di entrare in camera sua. E non lo permetteva neanche ai fratelli. 
Era un delirio. Un vero delirio, pensò rassegnata, lasciandosi cadere con tutto il corpo sul divano, posto al centro della minuto salotto. Senza accorgersene, Naoko chiuse gli occhi, sfinita, piombando in un sonno profondo.

***

Quasi due ore più tardi, la serratura della porta principale girò lentamente, e questo semplice rumore strascicato fece scattare come una molla Naoko dal divano, completamente sveglia e vigile, mentre Kankuro, come una furia, si precipitava verso la l'entrata di casa, pronto ad aggredire a suon di rimproveri la sorella.
<< Temari, ma che diavolo combini! Sono le otto e tu... t... >>, le parole gli morirono in gola. Kankuro trasalì, fermandosi di fronte alla figura stravolta della sorella. 
Temari aveva i codini completamente disfatti, e i capelli di quel particolare biondo cenere le scendevano fino alle spalle, disordinati. Gli occhi erano incrostati del eye-liner della sera prima, e sulle sue labbra non c'era traccia del rossetto rosso che si era messa con tutta calma prima di uscire. << Che diamine vuoi, seccatura di un fratello... >> sussurrò infastidita, mascherando malamente uno sbadiglio con una mano laccata di un brillante rosa shock.
Naoko accorse accanto alla figliastra, in preda alla preoccupazione più atroce. Non era arrabbiata, non faceva parte del suo carattere serbare rancore, e l'emicrania era anche passata, si trovò a pensare. Ma Dio solo sa quanta ansia stava provando in quel terribile momento.
Temari sollevò il mento, strafottente, come se le condizioni e l'ora in cui fosse rientrata a casa, non la toccassero minimamente. << Vado in camera, ho sonno, oggi salto l'università... Non mi va proprio di andarci, ciao. >> 
Naoko la bloccò a metà strada, facendo ricorso a tutta la sua determinazione. << Temari cosa ti è successo? Dove sei stata? Mio Dio! >>, e così dicendo, prese subito a toccare la maglietta a maniche lunghe della figlia adottiva, soffermandosi a lungo nei punti in cui era più stropicciata del normale e incrostata di un qualcosa di simile al fango. 
<< Tsk. >> Temari la allontanò con un brusco scatto in avanti, facendola barcollare pericolosamente all'indietro. Kankuro la prese al volo, allibito. La donna aveva le lacrime agli occhi.
Temari percorse velocemente il corridoio e si chiuse in bagno, sbattendo per l'ennesima volta la porta in faccia alla sua famiglia.

***

Temari non era mai stata una ragazza particolarmente violenta. Testarda, be', quello sì. Tenace, molti direbbero. Ma violenta no, non si addiceva affatto a una come lei. Pensava alla violenza come una cosa lontana anni luce da tutto ciò che conosceva.
Finché la morte dei suoi genitori aveva sconvolto la sua famiglia.
Gaara era diventato ancora più taciturno e solitario e Kankuro morbosamente geloso. E lei inevitabilmente, per un po', aveva dovuto badare a loro, ed era dovuta crescere di colpo, da bambina qual era, a ragazza responsabile di due vite umane.
Poi erano andati ad abitare dalla sorella di sua madre, Naoko, che si era offerta di ospitarli dopo qualche mese dall'incidente, non sopportando l'idea che i suoi nipoti fossero spediti in qualche orfanotrofio a vivere come dei poveri ragazzini abbandonati dal destino e dal mondo. 
Le era subito piaciuta, questa Naoko a Temari, fin dal primo istante, e anche i suoi fratelli erano dello stesso avviso. E per un attimo, solo per un piccolo istante, Temari aveva pensato che forse, dopo tutto, le cose si sarebbero messe a posto, e la violenza non avrebbe mai più fatto irruzione nella sua breve vita. 
E si era aggrappata saldamente a questa idea, tanto che aveva persino fatto conoscenza con un ragazzo che le piaceva, al liceo, un certo Shikamaru Nara, e lo frequentava ancora adesso, anche se in modo più sporadico.
Ma ancora una volta, con prepotenza, la vita le aveva rivelato quanto potesse essere imprevedibile, e all'università, compiuti i diciotto anni d'età, aveva conosciuto la persona che l'avrebbe cambiata per sempre.
Era un ragazzo alto, con dei capelli assurdamente chiari, che aveva cercato di abbordarla nel parcheggio della scuola. Temari, purtroppo, che non si tirava mai indietro di fronte a una sfida, e si era fatta trasportare dai sui infimi giochetti.
E ora ci era dentro fino al collo.
Non poteva scappare, e per quanto Temari fosse un tipo a cui non era facile far abbassare la testa, non aveva potuto far niente quando Hidan aveva minacciato apertamente di uccidere tutta la sua famiglia dopo che lei gli aveva semplicemente detto che non le interessava più passare il suo tempo assieme a lui, e alla sua banda di idioti.

***

Temari si guardò allo specchio con disprezzo, sputando contro il vetro e aprendo in tutta fretta il rubinetto. L'acqua irruppe nel lavandino con il solito scorrere veloce, distraendola dal dolore lancinante che provava in mezzo alle cosce.
Con un gesto rapido, si tolse maglietta e reggiseno, rivelando alla luce neon del bagno i segni bluastri e le ferite insozzate di sangue che le tappezzavano la carnagione pallida. Non era un bello spettacolo. 
Temari sbuffò adirata, mormorando il nome di Hidan insieme a qualche parolaccia mentre, con grande fatica e qualche goccia di sudore a imperlarle la fronte, cercava qualcosa per pulirsi e medicarsi dentro l'armadietto del bagno.
Quel bastardo, pensò fuori di sé, non ci è andato piano neanche questa volta.
Triiiin
Temari sobbalzò, colta alla sprovvista dalla suoneria del suo cellulare. Posò garze e bende e accese il display del telefonino, dove spiccava una foto di un ragazzo addormentato sul banco con espressione tranquilla. Era Shikamaru, ovviamente. Era l'unico a sapere di Hidan e della sua situazione critica. Spense il cellulare con un clic e lo posò sul bordo del lavandino. Troppo tardi. Nessuno poteva più aiutarla.
Continuando a spogliargli faticosamente, con movimenti lenti, fece scivolare giù i jeans attillati, rimanendo in culottes.
Chiuse gli occhi, riaprendoli con estrema lentezza.
Dopodiché, guardò nuovamente la sua figura allo specchio, non riuscendo quasi a trattenere un grido di rabbia e disperazione. Cercò di osservare con estremo distacco le sue gambe ricoperte da linee di sangue scuro che scendevano dalle mutandine, fino ai piedi scalzi.
Non aveva mai provato un dolore così intenso, dal sapore decisamente amaro. Il sapore della violenza.




Cosa ne pensa PiccoloPianeta.
Vi ringrazio infinitamente per i consigli, la continuerò.
Grazie per aver letto, a tutti. Grazie a chi recensirà. Grazie per il vostro tempo. 
   
 
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