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Autore: ImUnique    17/04/2014    2 recensioni
La sveglia era suonata ormai già da un quarto d'ora, ma la voglia di
mettere i piedi a terra no esisteva. Era il primo giorno di scuola, anzi,
il primo giorno del secondo anno di liceo. Charlotte non ne voleva sapere
niente del liceo Mckinley; odiava quel posto. Non era una ragazza molto
popolare, aveva sempre vissuto all'ombra di sua sorella Marley. Tutte
e due avevano i capelli castani , occhi azzurri e labbra carnose, erano
entrambe molto carine, ma quella su cui cadeva più lo sguardo era Marley. Ma quest'anno le cose sarebbero cambiate, Charlotte avrebbe fatto nuove amicizie, il glee sarebbe diventata la sua nuova casa, e avrebbe passato un anno meraviglioso.
O almeno credeva sarebbe stato tale...
-
"Guarda, che ho capito il tuo giochetto!"
"Quale giochetto?"
Chiedo io perplessa.
"Basta che tu me lo dica!"
"Mi dica cosa?"
"Se vuoi scopare devi solo dirmelo!"
-
Avevamo già provato tante volte quella canzone. Ma, non avevo ancora tirato fuori le mie vere emozioni. E non ce la facevo più. Dovevo mettere in chiaro le cose.
Arrivato al centro del palco, mi metto a fissarlo nei suoi occhi neri. Sono belli e profondi, come pozzi.
"Allora, proviamo."
Genere: Erotico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO 27
YOUNG AND BEAUTIFUL

-Harry-
Girato su un fianco, non stacco gli occhi di dosso alla splendida creatura che sta accanto a me. Da più di un'ora dorme beata tra le coperte, già sono le quattro del pomeriggio, ma ne Marley ne la signora Rose sono tornate a casa. Le passo, delicatamente, un dito dalla fronte fino al mento su e giù, per più volte. Charlotte è bellissima, e penso sia la cosa più fantastica che mi sia mai capitata. Con cautela, le do un bacio sulla guancia, mi tolgo le coperte di dosso, e mi rinfilo le mutande e pantaloni. Giro un po' per la sua stanza, e curioso tra gli scaffali della sua libreria. Sul piano superiore della libreria trovo un album da disegno in cartone nero, chiuso con un elastico. Probabilmente non dovrei guardarlo, ma sono troppo curioso per non farlo, perciò decido di aprirlo, e scoprire quali cose ci sono in esso. Su tutte le pagine, sono presenti numerosi ritratti di ragazze, scritte, adornate con fiori e altre robe. Rimango affascinato da quei disegni. Poi arrivo ad una pagina, una pagina diversa dalle altre. Mentre tutti i disegni erano in bianco e nero, fatti a matita, su questa pagina, sono presenti numerose macchie rosse, e al centro di esso c'è una frase scritta con la stessa cosa con cui sono fatte le macchie. Leggo più e più volte, perché non riesco a credere veramente che ci sia scritto tutto ciò. Sbatto a terra l'album, e svelto sveglio Charlotte. Mille emozioni mi frullano per la testa, il mio cuore ha iniziato ad accelerare i battiti cardiaci, e sto iniziando a sudare come un maiale. Charlotte mugola, e inizia a rigirarsi su sé stessa, tirando verso di se le coperte. La scuoto con forza, finché non vedo che spalanca gli occhi. 
"Si può sapere cosa ti succede? Lasciami dormire!"
Io la fisso serio. Ritorno davanti alla libreria, e raccolgo l'album da disegno da terra. 
"Non dirmi che hai sfogliato i miei disegni."
Io non dico una sola parola, avanzo verso di lei, senza smettere di fissarla serio, le mostro la pagina con le macchie rosse, e le chiedo:"Cosa sono queste macchie e perché al centro del foglio c'é scritto 'arrivo papà tra poco sarò con te'?"
Charlotte, fissa per un po' la pagina, e si avvolge più e più volte la coperta attorno a se. Spalanca la bocca per iniziare a dire qualcosa, ma non produce alcun suono. Così io mi siedo davanti a lei e le dico:"Ti prego dimmi che non hai tentato il suicidio."
Charlotte, china la testa, e una lacrima le scorre lungo la guancia per poi cadere sulle coperte. 
"Ero depressa."
"Non è comunque un buon motivo per togliersi la vita, anzi non ci sono buoni motivi per togliersi la vita."
Le dico io con un pizzico di rabbia nella mia voce.  
"Tua mamma lo sa?"
Charlotte scuote la testa, in una maniera quasi impercettibile; io guardo le coperte, e sospiro.
"E Marley?"
"No."
Dice lei con la voce spezzata dalle lacrime. 
"Ma non hai pensato a cosa avrebbero passato se solo tu lo avessi fatto veramente?"
La sento singhiozzare, io alzo la testa e la guardo in faccia. Gli occhi le sono diventati rossi dalle lacrime, e delle occhiaie da mascara le sono comparse sotto di essi. 
"Ti prego dimmi perché lo hai fatto."
Charlotte tira su col naso e distoglie lo sguardo da me, si asciuga le guance con il dorso della mano, e comincia:"Ero depressa te l'ho detto."
"Charlotte."
Lei gira lo sguardo di nuovo su di me.
"Non provare a mentirmi."
Le lacrime le scorrono giù per le guance fino al collo, veloci. Charlotte fa un respiro profondo, e poi abbassa lo sguardo sulle sue mani, si tira su le ginocchia fino al mento, e si fascia ancora di più il corpo con le coperte. 
"Che ero depressa è vero. Ma lo ero perché non valevo niente per nessuno, e qualsiasi cosa io facessi, giusta o sbagliata, tutti mi paragonavano a Marley. E io odiavo tutto ciò. Per lo più venivo bullizzata a scuola, per fortuna che quest'anno mi tirano solo le granite in faccia, perché l'anno scorso mi avevano rubato i vestiti nell'armadietto della palestra e io per tutta la giornata ho girato a scuola con una maglietta che diceva 'Lesbica', perché chi mi aveva rubato i vestiti aveva lasciato quella e dei pantaloncini strappati nel mio armadietto."
Io rimango a bocca aperta, incredulo di ciò che ha detto. So che anche io ne sarei rimasto distrutto se mi fosse capitata una cosa così, ma di sicuro, non avrei mai tentato il suicidio. 
"Posso capire che tu ne fossi uscita distrutta da tutto ciò, ma perché proprio il suicidio? Charlotte si ha una sola vita, perché?"
Lei mi guarda inespressiva. Piange e basta, respira, e non parla. Così, io mi alzo dal letto, le prendo la mano, e l'alzo da esso, intanto lei, con l'altra mano si tiene premuto contro il petto il lenzuolo. Le metto le mai sulle guance e appoggio la mia fronte sulla sua. Mi dondolo sulle gambe, e di conseguenza anche lei lo fa, cercando un qualche assurdo modo di cullarla. Poi socchiudo gli occhi, e quel poco che vedo è il pavimento, e i nostri piedi su di esso.
"Non farlo mai più. Hai capito?"
Charlotte, lascia la presa dal lenzuolo, e mi fascia le braccia attorno alla vita, stringendomi e stritolandomi. Io le fascio le mie intorno al collo, e le accarezzo la testa dolcemente, la bacio sul collo, e poi prendendola in braccio, come di solito si vede prendere uno sposo la sua sposa, la poso sul letto dolcemente, e le lascio un delicato bacio sulle labbra; ed infine uno sulla fronte. Lei si rannicchia tutta in un angolo del materasso, e ancora con le lacrime agli occhi si addormenta. Io mi stendo accanto a lei, per un po' sto steso sulla schiena a fissare il soffitto, naufrago nei miei pensieri. Poi appena prima di addormentarmi, mi giro, verso Charlotte, e le metto un braccio intorno al corpo, e l'attiro verso di me, con la paura di poterla perdere e di non poterla più stringere. 

-Marley-
Le sue mai, scendono giù lungo la mia vita fino ad arrivare ad inizio coscia. Jake mi bacia, in modo frettoloso il collo, lasciandomi su di esso una leggera sensazione di umido. Sento che adesso la mano, va dalla via fino all'interno della mia coscia, così io come un movimento meccanico, gli metto le mani sul petto, e lo sposto da me.
"Jake per favore non me la sento."
"Ma dai piccola, io non ti resisto, e neanche tu secondo me."
Risponde lui riprendendo a baciarmi il collo e iniziando a sbottonarsi in modo affrettato e goffo i pantaloni. 
"Veramente Jake, basta!"
Grido io scostandomi da lui, alzandomi dal letto. 
"Si può sapere che ti prende? Cosa ti costa farlo verginella?"
Dice lui mettendosi in ginocchio sul materasso. Io gli do uno schiaffo in faccia. E senza dire una parola esco da casa sua, prendo la macchina e mi avvio verso casa. Mentre sono alla guida, inizio a piangere come una fontana, e disperata accendo la radio per deprimermi con qualche canzone d'amore. Ma proprio nel bel mezzo della mia performance di 'Everybody hurts' inizia a squillare il cellulare. È Jake, ma, appena letto il suo nome, poso di nuovo il cellulare nella borsa, e riprendo a tenere fissi gli occhi sulla strada. Di nuovo, il cellulare squilla, ma questa volta, è Harry, cosa inaspettata, perché il ragazzo di mia sorella dovrebbe chiamarmi? Oh dio, magari Charlotte sta male! Accosto subito all'angolo della strada e frettolosa rispondo alla chiamata:"Pronto!"
Dico in modo squillante e preoccupato.
"Scusa Marley se ti disturbo, ma non è che potresti passare a casa mia a prendere alcune cose, mia mamma dovrebbe aver lasciato tutto all'ingresso."
Faccio un sospiro di sollievo, almeno non è successo niente a Topogigia. 
"Si certo non c'è problema."
"Grazie a dopo."
"Ciao."
Rispondo io solamente. Premo di nuovo il piede contro l'acceleratore, e mi avvio verso la casa di Harry. 
Dopo poco mi trovo davanti ad essa. Parcheggio la macchina, metto le quattro frecce, e mi incammino verso la casa. Suono il campanello, e nell'istante in cui ho premuto su di esso, la porta si è spalancata. Sobbalzo per un istante non aspettandomi che si sarebbe aperta subito. Liam, il fratellastro di Harry, da quello che ho capito, sta in piedi sulla porta a fissarmi. 
"C-ciao scusa devo prendere delle cose di Harry."
"Ehm, si, si, scusa adesso le cerco e te le do."
Mi risponde lui guardandosi attorno.
"Vuoi accomodarti intanto?"
"Mh si."
Liam, mi apre ancora di più la porta, fissandomi con un sorriso ebete e tenero. Io ridacchio come una bambinetta, ed entro in casa. Mi sento in imbarazzo e pure non so come mai. Mi batte forte il cuore, ogni volta che sento lo sguardo di Liam su di me. Sorrido in modo ebete,e per non farlo vedere, mi nascondo dietro ai capelli la faccia. 
"Allora cerchiamo."
Dice lui battendo le mani. Cavolo quanto è carino. No Marley, tu hai già un ragazzo ricordi? Non ci pensare neanche. Scuoto la testa, per scrollarmi di dosso il pensiero di Jake, che vada a farsi fottere quel coglione pervertito. 
Liam, nel frattempo cerca per le stanze le cose di Harry. 
"Allora...a che anni sei?"
"Quarto, tu?"
"Si!"
"Hahaha, come?"
"Cioè, no scusa, si cioè. Volevo dire si anche io."
Liam, mi guarda ridendo, e facendo una faccia da ebete. Poi si avvicina a me, e con un sorriso mi porge qualcosa. Sono troppo impegnata a perdermi nei suoi occhi marroni per accorgermi di cosa mi sta porgendo.
"Ecco qua tieni pure."
"Eh! Cosa? Ah si le cose di Harry. Si grazie. Scusa il disturbo."
"No ma va, cioè tu non disturbi."
Sorrido come una cogliona. E non riesco a fermarmi. Lo bacio, sulle labbra, e dannatamente carino e sexy, che non riesco a resistergli. Lui mi fascia le braccia attorno alla vita e mi alza da terra. Poi appena mi riposa sul pavimento, io mi stacco da lui, e lui fa lo stesso con me, ci fissiamo per un po', poi io apro la porta di casa e dico:"A domani."
"Non vedo l'ora."
Risponde lui. Oh dio. Ho davvero fatto quello che ho fatto?
 
  
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