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Autore: _Branwen_    18/04/2014    0 recensioni
«Ehi, donna dagli occhi verdi, già vai via?» le chiese.
«Certo, ne approfitto per cercare Iago, magari mi saprà dare una mano.»

Dante e Lucia, in alcuni momenti random, la cui chiave è una parola che dà il titolo a ogni mini-testo.
Buona lettura.
#1 Gelosia.
#2 Tatuaggio.
#3 Make-up.
#4 Posta.
#5 Tè.
#6 Musica.
#7 Melodia.
#8 Viaggio.
#9 Matita.
#10 Lacrime.
#11 Cinema.
#12 Computer.
#13 Abbraccio.
#14 Sete.
#15 Vacanze.
#16 Underneath their skin.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dante, Lucia
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unnecessary words'
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Vacanze.

Essere un cacciatore di demoni è un lavoro pericoloso, impegnativo, pieno di difficoltà e anche molto stressante oltre che stancante, ma Lucia tendeva a vedere il buono anche in una professione così particolare.
Non appena aveva saputo che il prossimo incarico li avrebbe portati in Italia le si illuminarono gli occhi; non era mai stata lì e voleva, anche se il lavoro sarebbe stata la priorità di entrambi, immergersi in quel Paese così ricco di storia, cultura e classicità, le stesse di cui aveva spesso letto nei suoi libri e che, da sognatrice, ha sempre sperato di poter assaporare un giorno.
Non vedeva l'ora di andare a visitare Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Roma, e magari altri posti a lei cari solo sulla carta, fino a quel momento.
Si era stupita del fatto che i demoni a cui avrebbero dovuto dare la caccia si trovassero e agissero in città molto grandi e, a quanto pareva, anche in pieno giorno.
Probabilmente erano delle creature che avevano imparato a passare inosservati tra la folla, forse avevano anche le spalle coperte dalla legge, che poteva chiudere un occhio su certi avvenimenti di cronaca che potevano essere insabbiati, catalogati come semplici tragiche fatalità o altro.
Lucia aveva già deciso: lavoro o meno, si sarebbe goduta l'Italia e le sue bellezze come se fosse stata in vacanza e quando si metteva una cosa in testa nessuno poteva fermarla.
La prima tappa sarebbe stata una delle più antiche città universitarie d'Europa e Lucia, eccitata, per prima cosa chiamò il call-center per la prenotazione di due biglietti della mostra che si teneva a Palazzo Fava, per ammirare i pittori olandesi del Seicento e quello che probabilmente era ed è tuttora il quadro più famoso di Jan Vermeer.
Infatti, appena arrivati e dopo aver riposato il giusto per riprendersi dal volo, Lucia si vestì di tutto punto e invitò Dante, anzi, lo costrinse, a fare altrettanto per uscire e visitare Bologna.
«Andiamo, Lucia, vuoi davvero andare a vedere una mostra sul cibo?» chiese Dante un poco stupito. La ragazza voleva fargli una sorpresa.
Alcuni mesi prima, quando erano stati chiamati per proteggere la famiglia di un collezionista d'arte ucciso da dei demoni, Lady e Trish si erano meravigliate del fatto che Dante avesse espresso la richiesta di poter vedere più da vicino i quadri autentici che il defunto aveva nella sua galleria privata; avevano immaginato che tra quelle tele potesse albergare uno spirito maligno, non sarebbe stato strano, molto spesso le evocazioni del male si nascondono negli oggetti comuni per poter agire al meglio e ghermire nuove anime.
Era stato anche il pensiero dell'acchiappa-demoni, ma a Lucia non sfuggì un sorriso quando l'uomo si ritrovò davanti il San Giovanni Battista.
Quelle grandi ombre, la luce data da un panno cremisi, i lembi di pelle visibili nella penombra, avevano lasciato in Dante un senso di mistero, anche di indefinitezza e non appena lo disse alla compagna, che aveva intuito che l'arte aveva suscitato qualcosa in lui, affermò con naturalezza che questo era il bello di ogni forma d'arte, che regala emozioni e sensazioni diverse per ogni persona che si avvicina a essa.
Lucia sperava che anche i pittori dei Paesi Bassi potessero rendere Dante astonished, come amava dire.
«Beh, sai, l'Italia è anche la terra della buona cucina, penso non ci sia nulla di male nel compiacerci dei capolavori culinari; inoltre potremo osservare la gente e se percepiamo qualcosa, non trovi?»
«Sì, hai ragione, ma guardati, sembri uscita da quel film in bianco e nero, Vacanze bolognesi» commentò Dante osservando la ragazza e la sua mise.
Un vestito leggero a fiori, i capelli rossi raccolti sotto un cappello, dei grandi occhiali da sole... sarà stato anche il clima caldo, quasi estivo, come anche l'ambiente allegro che si respirava, ma Lucia sembrava una vera e propria turista uscita da un film d'epoca.
«No, ti sbagli, quello è Vacanze romane» fece lei accigliata dall'errore di lui «e dai, goditi anche tu il sole e la città, ci spacciamo per una coppietta in vacanza, daremo meno nell'occhio. Con i tuoi pantaloni di pelle, il trench e chissà cos'altro desteresti molto più sospetto rispetto a come sei vestito. Però fattelo dire, stai bene, con la camicia.»
Con un sorriso, Lucia lo prese sottobraccio e Dante si fece contagiare dalla sua allegria.
Alle volte Lucia appariva entusiasta come una bambina, lasciando che la sua dolce ingenuità emergesse, affiancata come sempre dalla voglia di conoscere, sperimentare, divertirsi e vivere ogni momento assieme a lui con rinnovata gioia.
Arrivati a destinazione, Dante scoppiò in una sana risata.
«Lo sapevo che non si andava a mangiare, ma a nutrirci di cultura.»
Lucia sorrise e andò un attimo a ritirare i biglietti che aveva prenotato, per poi porgerne uno a Dante.
«Se vuoi andare a ingozzarti di pizza, potrai sempre farlo, ma come ti ho detto, voglio visitare l'Italia, senza “se” e senza “ma”.»
L'uomo alzò le mani al cielo e con tono fintamente rassegnato, ma divertito replicò «Sarà così anche nelle prossime mete, vero? Se non altro a Firenze potrò visitare Palazzo Auditore. Non nascondo che quei luoghi del videogioco mi hanno stregato.»
«Dante... gli Auditore erano dei violinisti, vissuti ai tempi degli Stradivari, i liutai, non esiste il palazzo di questi Assassini, magari, se sei fortunato, però, possono sempre mandarti un piccione con un contratto di assassinio.»
«E tu me lo dici così? Ti rendi conto che hai smorzato il mio entusiasmo in un colpo?»
«Ma va', ti aspetti al Vaticano le congiure degli Illuminati? Non tutto quel ch'è oro brilla...»
«Né gli erranti son perduti, lo so, ma qui non luccica nulla. Che peccato, ma meglio saperlo.»
Prese Lucia per i fianchi e la baciò lì, all'ingresso della mostra, mentre alcune persone si erano soffermate a osservare quella strana coppia di turisti che parlavano inglese.
«Beh, Cicerone, vogliamo andare?»





L'angolo di Layla.


Ben ritrovati.
Questo capitolo è nato perché io e le mie colleghe e amiche stiamo prenotando i biglietti per la mostra di Vermeer e gli olandesi a Bologna e mi è venuto il pallino per questa mini-storia.
I riferimenti alle cose che adoro sono presenti in questo scritto, ma andiamo con ordine.
1) Caravaggio. Il quadro di San Giovanni Battista a cui mi riferisco è conservato a Monaco in una collezione privata. A me piace da impazzire Caravaggio e anche se sono atea, i suoi quadri religiosi sono per me bellissimi. Uno dei miei quadri preferiti in assoluto è proprio la Vocazione di San Matteo.
L'ho visto dal vivo e vi assicuro che è meraviglioso.
Ora il fatto che sono atea non vuol dire che mi renda una che disprezza l'arte religiosa; ci sono quadri, sculture, canti molto belli, chi lo nega?
2) Assassin'S Creed. Amo questa saga e amo Ezio in particolare, è il mio Assassino preferito. Sarà per il contesto storico (datemi il Rinascimento e mi fate felice), sarà perché siamo a Firenze... niente, è amore.
3) Tolkien. La frase "Non tutto quel ch'è oro brilla" parte proprio come matrice dal proverbio "non è tutto oro quel che luccica", cosa che un filologo come il Professore sfruttò a suo vantaggio nel capolavoro forse più noto. Ho voluto creare un rimando.
La storpiatura del film e della citazione velata a Dan Brown e ad Angeli e Demoni è voluta.
Come sempre, grazie a chi legge, a chi recensisce e a chi mette tra le preferite/ricordate/seguite la raccolta.
Alla prossima, spero presto,
Barbara.
   
 
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