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Autore: Koa__    18/04/2014    7 recensioni
La relazione tra Spock e il capitano Kirk visto in tre fasi cruciali del loro rapporto: amici, fratelli, amanti.
[TOS]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa è l’ultima delle tre storie. Ringrazio chi ha seguito questa breve raccolta e chi l’ha letta e commentata. I vostri pareri al solito mi sono tanto preziosi, quindi un grazie sincero. Ho deciso che scriverò anche la “versione di Spock” e che sarà composta da tre shot che pubblicherò in un futuro prossimo (chi mi segue sa che non faccio aspettare troppo tempo, anzi sapete bene che ho il problema opposto ovvero di pubblicare troppo velocemente). Sto già in ogni caso pensando alle storie di Spock, ma per arrivare a scriverle dovrò avere la mente sgombra, perché l’immedesimazione che attuo su di lui è complessa, specie l’arrivare ad una il più possibile che s’avvicini. Sono già al lavoro però, sto riguardando la TOS e ho già scritto i titoli, che saranno identici, ma in vulcaniano ^.^

Per il momento è tutto. Vi auguro Buona Pasqua (mangiate tanta cioccolata, eh) e grazie per essere arrivati fino a qui.
Koa




Amanti



James T. Kirk ha scoperto di recente che il suo primo ufficiale Spock è un amante appassionato. Nonostante la natura vulcaniana dominata dalla logica, gli imponga di non esprimere quasi mai i sentimenti che prova, durante il sesso sa essere forse più irruento e passionale dello stesso Jim. Ovviamente il fatto di per sé ha dell’incredibile, ma in effetti fin dalla prima volta in cui si sono baciati, Spock è stato così molto poco vulcaniano che a Kirk non è restato altro da fare se non boccheggiare, mentre la sua lingua morbida gli torturava il collo. Ancora adesso, al ricordo, le sue ginocchia tremano ed una certa eccitazione lo accende facendolo fremere. Non sa bene come è stato che hanno cominciato a fare sesso, ma (di fatto) la maggior parte delle notti in cui non c’è nulla da fare e il turno beta non riscontra problemi in navigazione, lui e il suo ufficiale scientifico si rotolano tra le lenzuola. Dopo, non ne parlano mai e anzi, a dire il vero non ne hanno ancora mai discusso eppure la cosa va avanti da più di due mesi. Si baciano, fanno l’amore e in maniera così appassionata ed irruenta da fargli, oh, credere che niente più abbia senso nell’intero universo. Poi invece nulla; né un accenno, né niente. Tra l’altro il suo Spock è talmente virile, che spesso Jim perde cognizione di sé. Proprio lui, che ha sempre un pensiero per la sua nave e per l’equipaggio prima d’addormentarsi, quando invece si trova a fare l’amore con quel vulcaniano la mente gli si annebbia e i sensi sono talmente sovreccitati, che teme d’esplodere.


No, forse non è esatto l’affermare che ci sia esclusivamente del sesso tra di loro perché in simili faccende è piuttosto esperto e nessuno lo ha ridotto in quel modo. Mai anima viva gli è entrata così dentro, da ridurlo a riflettere sulla notte passata insieme per gran parte della giornata per poi fremere d’aspettativa per la notte che arriverà. Non può trattarsi esclusivamente di fratellanza, dai sarebbe ridicolo pensarlo, c’è ben altro tra loro e d’altra parte anche Bones ne è più che convinto. Sì, McCoy sa ogni cosa naturalmente, e non che Jim gliel’abbia detto di proposito. Beh, in pratica è andata in questo modo: è successo una sera in cui Jim era in vena di confessioni, lui e il dottore stavano davanti ad un paio di boccali di birra e ancora adesso non sa come gli sia scappato. Magari l’alcool, l’atmosfera di complicità che si crea quando è con il suo amico medico o forse il sapore di luppolo e di malto sulle labbra o ancora la lingua molto più sciolta del normale, ma di fatto glielo ha detto a bruciapelo.

«Faccio sesso con Spock.»

Ancora ricorda l’espressione del dottore, così come ha bene in mente i suoi occhi sbarrati, le labbra spalancate e l’evidente boccheggiare. Le domande che sono seguite sono state un qualcosa di snervante, sa di non averle sentite tutte, ad un certo punto si è perso tra tante raccomandazioni e mille e più rimproveri. Però, deve ammettere, che non tutto quel che Bones gli ha detto erano vaneggiamenti (dati dallo shock) perché c’è una domanda a cui non ha mai risposto. È realmente solo sesso tra di loro? Non è soltanto da quella sera che ci pensa, in effetti lo fa da tempo. Quel dubbio gli vortica in testa da tanto e, lentamente, lo sta portando a considerare ancora i suoi sentimenti.


La prima volta che ha incontrato il suo primo ufficiale, Kirk ha sperato che tra di loro potesse nascere un’amicizia. Qualcosa sul genere dello scambiarsi quattro chiacchiere mentre giocano a scacchi, ma poi è come se la loro relazione gli fosse sfuggita dalle mani. Sono sì colleghi, ma il loro è un rapporto professionale che va al di là della semplice collaborazione. È come se fossero in simbiosi e l’uno nella mente dell’altro. Sente di volergli bene come ne vuole a Sam ad esempio, ma c’è di più. Gli piace fare sesso con lui, e qui sta il punto, perché per quanto il tutto sia erotico e orgasmico, deve ammettere che è la simbiosi a sconvolgerlo. Quell’affinità emotiva e cerebrale che si hanno e non soltanto quando sono a letto, ma soprattutto mentre lavorano. C’è un qualcosa di indefinito che aiuta Jim a capire cosa pensi Spock, che gli permette di leggere tra le righe delle sue mille e più espressioni facciali.  Pertanto no, non può esserci solo sesso asettico e fine sé stesso tra loro; non è possibile. Non sa cosa ne pensi il suo amante in proposito, non parlano mai dopo che hanno finito perché tutte le volte il vulcaniano si defila e sparisce nella notte. Jim non lo ferma, né Spock chiede di restare. E il mattino seguente è come se non fosse accaduto nulla. Addirittura, il capitano spesso s’impone di non cedere alla tentazione di chiedergli se gli sia piaciuto o se, magari, abbia voglia di dormire insieme. Perché il farlo, parlare, implicherebbe tante altre cose tra cui discutere o il darsi un appuntamento e non è ipotizzabile dato che non preventivano mai nulla. Di solito basta guardarsi e semplicemente capita. Quando il silenzio cala (dopo che hanno finito di giocare a scacchi) e la tensione cresce, le iridi si fanno di fuoco, i sensi si acuiscono e i loro corpi si attraggono l’un l’altro, spinti da una forza che sembra magnetica. Dare un nome a tutto quello spaventa James Kirk, si può dire che lo terrorizza e il motivo è puro e semplice: gli vuole bene. Prova del sincero affetto verso il suo primo ufficiale, ma sa che ciò che sente va oltre un legame fraterno ed è ben lontano dall’amicizia. In effetti, ed è strano, è come se fosse le tre cose insieme. Suo amico. Suo fratello. Il suo amante. Ed è stordito da tante sensazioni, perché non ha mai provato niente di simile per nessuno. Ma ci deve fare i conti e lo deve fare in fretta perché ne va della sua sanità mentale, lui è il capitano e non può permettersi d’avere distrazioni. Non può passare tutto il giorno a fantasticare su che cosa sente per Spock, deve darsi una risposta e lo deve fare per la sicurezza di quei quattrocento uomini che dipendono da lui. Per l’Enterprise.


«Lo amo?» Ma la domanda si perde tra i suoni della plancia, arrivando come un mormorio indistinto agli ufficiali presenti i quali si voltano e gli domandano cos’abbia detto. Lui però riacquista subito autocontrollo, nega, riprendendo dominio di mente e corpo e, mentre impartisce nuovi ordini, già si sta dando una risposta.



 
oOoOo



Il ponte panoramico è deserto a quell’ora della sera, il capitano si è ritirato lì per leggere i rapporti giornalieri che lo stesso primo ufficiale gli ha consegnato soltanto poco fa. Di solito se ne sta in cabina dove sa d’essere facilmente rintracciabile, ma in sere come quella sente d’aver bisogno di più che del proprio letto o di un buon libro. È quel posto che quello preferisce in tutta la nave. Adora lo scorrere delle stelle, gli è sempre piaciuto. Anche da giovane si perdeva in loro contemplazione e farlo adesso dopo tanto tempo ha un sapore insolito, odora di vita passata. Sa pazzamente d’erba tagliata e del profumo fruttato della bella Jenny Flinkmann, sa di panini al tacchino e fragole con la panna. A quell’epoca se ne andava in giro, da perfetto sbruffone qual era, con la consapevolezza che un giorno ci sarebbe andato sul serio nello spazio, come se ne fosse stato assolutamente sicuro. E lo scorrere del cielo stellato che può guardare adesso dall’Enterprise è ancora più bello ai suoi occhi di adulto, perché quando è lì sa d’esserci nel mezzo e non di vederle disteso su un prato poco lontano da casa, con una bella ragazza a fianco. No, quando va sul ponte panoramico sa d’esserci dentro, di star cavalcando l’onda dell’avventura come ha sempre desiderato fare. Forse è per quello che adora starsene lì da solo, o magari perché è sempre privo di gente e ciò gli dà modo di pensare. Già, pensare. E ultimamente non sono poi tanti gli argomenti che gli impegnano la mente; Spock e quello strano ed ambiguo rapporto che hanno, ha potere su tutto il resto.


Ci ha riflettuto a lungo e sa di non poter più andare avanti senza dirgli ciò che prova. Non permettersi ancora il lusso di essere il suo amante, d’avere il suo corpo senza poter possedere la sua anima. Lo ama e lo ha finalmente compreso. D’altronde, si è detto, come potrebbe non adorarlo? Perché se c’è una cosa che ha capito di Spock, è che è una persona meravigliosa. È eccitante certo, bellissimo ovviamente, ma quel che preferisce di lui non è solo la maniera con cui fa l’amore. C’è molto di più, ama la sua logica, lo snocciolare numeri e statistiche, la profondità di ciò che dice e l’incredibile espressività del suo sguardo. Forse è ottenebrato dall’affetto che sente, ma crede per davvero che Spock sia l’essere migliore che esista nella galassia. È giusto, ragionevole, fermo e coraggioso, nobile negli intenti, non mostra mai d’avere paura e averlo accanto un po’ lo rincuora. Perché se inizialmente era convinto che avere un vulcaniano in plancia gli sarebbe tornato utile, poi ha iniziato a pensare che fosse anche rassicurate l’averlo a fianco. Spock e il suo rigore vulcaniano, il suo sopracciglio arcuato e tutto quel discutere di logica…


Il flusso dei suoi pensieri s’interrompe dopo che percepisce il fruscio della porta, aprirsi. Non si volta, continua imperterrito a guardare quelle stelle che ama. Il suo primo ufficiale gli si avvicina, lo raggiunge con passo lento, calmo e studiato. Non lo può vedere in faccia, ma sa perfettamente quale espressione ha assunto e persino quali pensieri sta formulando. È allora che nasce in lui la consapevolezza d’avere solo due scelte. Può voltarsi e baciarlo, dando vita all’ennesima e strepitosa notte di sesso sfrenato. È sicuro che andrà a finire in quel modo se lo facesse, perché se si gira e non dice niente, ogni cosa tra loro proseguirà nel solito modo e le sue domande non avranno mai una risposta, i dubbi aumenteranno e lui starà ancora peggio. Però sa d’avere un’altra opzione, perché il capitano d’un astronave ha sempre una via d’uscita, e in quel caso può restarsene fermo dove si trova e parlare. Aprire il suo cuore, rischiando di mandare tutto all’aria. Non sa come potrebbe rispondergli o che cosa pensi Spock delle loro notti d’amore e questo lo rattrista, per la prima volta dopo tanto tempo non è affatto sicuro di quel che potrebbe pensare Spock. Ma deve rischiare e lo deve fare o rischia d’impazzire. Perciò non si volta e rimane con lo sguardo fermo a fissare quelle stelle che sì, ama alla follia e che gli danno quel poco di coraggio che riesce a racimolare, per poterglielo finalmente dire.

«Tutto questo deve finire, Spock» mormora, spezzando il silenzio. Ancora non si gira, ma è sicuro che abbia un sopracciglio arcuato e che non lasci trapelare niente, al di là di un lieve stupore. «Io e te non possiamo più essere amanti.»
«Posso domandarti il motivo?» Spock usa toni informali, perché non avrebbe senso non fare altrimenti. Non c’è irritazione nel tono di voce e in apparenza potrebbe sembrare che non gli interessi nulla, che la cosa non lo tocchi minimamente, tuttavia lo conosce abbastanza da poter affermare che non solo è stupito, ma decisamente contrariato. È allora che Jim si volta, perché adesso sa che le stelle non lo possono più aiutare, che loro non sono più sufficienti perché confessargli che lo ama è la cosa più difficile che abbia mai fatto.
«Non posso più fare sesso con te come se fossi una persona qualunque, io voglio dell’altro, voglio di più. È vero che non ne abbiamo mai parlato e che tra di noi c’era questa sorta di tacito accordo, che ci fa scappar via in piena notte come dei ladri dal letto nel quale abbiamo appena dormito insieme. Però io non voglio più tutto questo, che tu te ne vada intendo, ma che stai con me. Perché ti amo, Spock e voglio ogni cosa di te.»
«Non comprendo il significato di “ogni cosa”.»
«Essere in una relazione come due compagni; non solo amici o colleghi di lavoro, non soltanto amanti o fratelli. Io e te insieme.»


Ed è la risposta di Spock a sorprenderlo, lì sul ponte panoramico e con lo scorrere delle stelle rapido, che sotto la potenza della curvatura appaiono come scie luminose. Esattamente lì, quello stesso James Kirk che ha visitato gli strani e nuovi mondi di cui aveva soltanto vagamente sentito parlare, e che mai si sorprende, adesso è sbalordito. Perché non se lo aspetta, perché in quel breve silenzio carico di tensione che è sceso tra loro dopo che gli ha detto d’amarlo, le espressioni di Spock si son fatte più cupe. Non crede nemmeno che un vulcaniano possa essere tanto illogico, ciò che dice infatti non ha senso perché loro non…
«Non è ciò che già abbiamo, Jim? Io e te come due compagni?» gli chiede, interrompendo i suoi pensieri. Inutile dire che rimane decisamente stupito; che razza di domande fa? Non si sono mai detti nemmeno d’amarsi, di notte spariscono l’uno dalla stanza dell’altro e non discutono di ciò che fanno. E tutto questo non è accaduto una sola volta, sono mesi che quei rapporti clandestini proseguono. Non solo non ne hanno mai parlato fra loro, ma nessuno ne è a conoscenza, solo Bones il quale comunque gli ha già fatto notare che, fare sesso, non fa altro che completarli e renderli una coppia vera e propria. Ma un conto è essere morsi dal dubbio che esista di più, o pensarci di tanto in tanto, un altro è avere la consapevolezza d’essere già in una relazione romantica. E per il suo primo ufficiale pareva decisamente ovvio.
«Non credo proprio, Spock. Facciamo sesso e la mattina dopo neanche ci guardiamo negli occhi. Non abbiamo mai parlato di quel che facciamo e delle nostre, delle…» incespica su quelle parole, nonostante glielo abbia praticamente già confessato, adesso che lo ribadisce sembra quasi assumere maggior valore. «Dei sentimenti che proviamo l’uno per l’altro» insiste Jim. «Sempre che tu ne provi, di affetto per me, perché sei così chiuso che non sembra che una metà di te sia umana. Il pensiero che parte dei tuoi geni siano simili ai miei mi pare del tutto impossibile.»
«Ed è necessario parlare?»
«Ma certo che sì! Spock, facciamo sesso e si presume che due come noi che lavorano tutto il giorno a stretto contatto debbano sapere cosa sono l’uno per l’altro, se due amici, due amici che fanno sesso di tanto in tanto e lasciano fuori i sentimenti, oppure una coppia vera e propria.»
«Cosa di preciso gradiresti per noi?» gli domanda Spock ad un certo punto, è allora che lo riconosce. È sempre lo stesso: diretto e sincero e poco incline a capire certe cose. Solleva il viso e lo guarda negli occhi, percepisce lo stesso tono indifferente di poco prima, la medesima parvenza di disinteresse e nei tratti del volto. Tuttavia c’è qualcosa in lui, forse il protendersi delle spalle e le mani non più intrecciate dietro la schiena, ma lungo il corpo, vibranti. Come se fremesse. Il che è decisamente atipico, dato che non si scompone mai e per nessuna ragione. La domanda che gli ha appena posto lascia ad intendere che è curioso, ma più che altro gli pare desideroso di sapere, quasi sia dominato da una lieve bramosia appena accennata. Come se desiderasse baciarlo o abbracciarlo, ma non avesse il coraggio di farlo. Ma magari è solo suggestione e tutto quel che percepisce è la sua tensione ed il proprio, di fremere. Pertanto prende un respiro profondo prima di farsi più vicino, dopodiché gli parla e lo fa sperando di non apparire troppo patetico.
«Voglio che me lo dici, Spock. Amarti la notte non mi basta più, voglio farlo sempre e come compagni. Io e te in una relazione. Voglio che parliamo di ciò che abbiamo e che la notte la trascorri tutta con me, se te ne vai alle tre del mattino è perché mi dici che hai da fare, non perché scappi senza svegliarmi. Ti amo e no, non posso farci niente. Sono certo che il fatto che sei il mio primo ufficiale non cambierà niente, entrambi manterremmo un rapporto professionale fuori dal nostro privato e sono sicuro che tu per primo non ti lasceresti offuscare dai sentimenti. Mi chiedi cosa voglio? Te, voglio te. Sempre.»


Il fatto che dopo aver detto quelle parole Spock lo abbia baciato, lascia ad intendere a Jim diverse cose tra cui la sensazione che ciò che hanno muterà radicalmente nei tempi a venire. Spock gli dice qualcosa (tra un bacio e l’altro) parole che non comprende, parole che gli sono sconosciute e di cui al momento nulla gli importa. Avranno tempo per discutere, adesso a Jim basta avere la certezza che lo facciano. Ora ha altro a cui badare perché la lingua di Spock sta lambendo le sue labbra, lo sta baciando in un modo diverso da come ha fatto fino ad ora. Non sono sfuggenti tocchi da amante, carezze rubate che si perdono in una notte evanescente, quelli sono baci che danno consapevolezza. Danno loro la sicurezza di stare insieme e dicono (finalmente) a tutta la nave, anzi all’universo intero che Jim e Spock da quel momento in avanti saranno un tutt’uno. Non sa, Jim, se sia per via delle loro dita intrecciate o per trasporto che Spock mostra d’avere, se sia perché lo sta baciando come si bacia un compagno di vita e non uno di letto, ma in quei tocchi ci sente amore. E non potrebbe essere più felice.


 
Fine
   
 
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