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Autore: Linster    18/04/2014    2 recensioni
Era una ragazza introversa, tranquilla e fino a poco tempo prima era anche ottimista, ma dopo certi avvenimenti non era più così. Sapeva di non essere più la stessa, ma non era cambiata, perché quei lati del suo carattere erano ancora lì da qualche parte, sepolti sotto tutta la sofferenza subita negli ultimi tempi.
[...]
Lei era ancora lì, che aspettava di essere trovata.
***
Lui non era esattamente quello che si poteva definire un bravo ragazzo, anzi, era tutto il contrario. Le sue passioni più grandi erano gli alcolici, le sigarette e le ragazze. Era il tipo che raramente s'impegnava in qualcosa, ma quando lo faceva, lottava fino allo strenuo per raggiungere il suo obbiettivo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

 
Where are you and I'm so sorry 
I cannot sleep I cannot dream tonight 
I need somebody and always.

-Blink 182, Miss you




Jimmy era da così tanto tempo che non la vedeva. L'ultima volta risaliva a prima dell'incendio, poiché lei, dopo di esso, scomparve nel nulla. 
Nessuno sapeva dove si trovasse, con chi fosse o cosa stesse facendo.
Però la sua fuga era comprensibile. Quella notte aveva perso i suoi genitori, gli unici parenti che le rimanevano in vita, e che l'avevano amata più di qualsiasi altra persona al mondo. 
Lei aveva un legame particolarmente profondo con loro, e non riusciva nemmeno ad immaginare il suo dolore in quel momento.
Quindi la capiva, e non poteva essere arrabbiato con lei per averlo abbandonato. Non poteva davvero.
Anche se aveva sentito moltissimo la sua mancanza negli ultimi mesi. 
Da quando se n'era andata, lui passava i pomeriggi lì, su quella scogliera che si trovava di fronte alla vecchia casa di Angel, aspettando che lei tornasse.
Era difficile ammetterlo, ma ogni qualvolta che suonava la loro canzone, piangeva. Non riusciva a trattenersi, perché lui era una persona sensibile alla musica. Sebbene in quel caso fosse sensibile soprattutto alla sua assenza. 
Era come se ogni volta che la pensava, un vuoto gli squarciasse il petto.
Aveva passato dei momenti bellissimi con lei quando erano piccoli, amavano suonare insieme e comporre canzoni. Erano due geni della musica. Quei due, quando una delle due famiglie andava a trovare l'altra, erano sempre rinchusi nella stanza dell'altro con uno strumento in mano.
Poi accadde quel che accadde, e lei sparì dalla circolazione.
Lui l'aveva pensata molto in quegli ultimi tempi, sopratutto dopo l'accaduto. Però non sapeva dove cercarla. Ma in quel momento, per caso, l'aveva ritrovata.
Non riusciva a credere che lei si trovasse lì davanti a lui. Per un attimo pensò che fosse tutto un gioco della sua immaginazione, quindi si sfregò le mani sugli occhi, ma niente.
Lei era lì per davvero.

Lì per lì non seppe dire se era esattamente identica a come la ricordava, perché era buio. Però, quando lei gli rivolse un sorriso, inclinando leggermente il capo nella sua direzione, e illuminata dalla luce lunare, si accorse che quello non era il sorriso che era abituato a vedere sul suo volto. Quello era un sorriso stentato, stanco, privo di sentimento. Un sorriso di una persona troppo ferita nella vita.
Un sorriso che non le aveva mai visto addosso.


Lui si risvegliò improvvisamente dai suoi pensieri. Si avvicinò e si sedette accanto a lei. La guardò, cercando di scorgere nell'oscurità, quel suo sguardo che amava tanto, che lo faceva sentire al sicuro. Ma quello sguardo non c'era più. Al suo posto vi erano degli occhi spenti, vuoti, tristi.
«Come stai, Angie?» le chiese stupidamente, poiché sapeva benissimo la risposta.
«Se ti dicessi che sto bene, mentirei. Ma non parliamo di questo. Come stai tu?» disse, sospirando.
«Bene, ma ora sto meglio. Era da un po' che ti cercavo, e ora capita così, per caso.»
Lei sorrise, confortata da quelle parole, perché almeno c'era qualcuno al mondo che dimostrava di tenerci ancora a lei. 
«Cos'hai fatto duranti quest'ultimi mesi?» le domandò.
«Ho visitato un po' di posti: New York, Las Vegas, San Diego, Seattle, New Orleans, Philadelphia...» gli rispose, pensierosa.
Lui la guardò nuovamente. Aveva mille domande da porle, ma non riusciva a decidere cosa fosse meglio chiedere, e soprattutto se fosse adatto riempirla di domanda la prima volta che la vedeva dopo mesi. Così lasciò che il silenzio li avvolgesse.
Ma egli poi lo ruppe, chiedendole se voleva ritornare ai vecchi tempi con lui, per qualche minuto. Lei acconsentì, sentendosi strana. Erano passati anni dall'ultima volta che avevano suonato insieme.
Lui le prese la chitarra dalle mani, e inziò a fare quella magia con le corde che la ammaliava tutte le volte. Anche lei la sapeva suonare, e abbastanza bene, ma lui era dieci volte migliore di lei.
Riconosceva quella canzone, erano quella che cantavano sempre quando erano bambini. Quando sentì l'attacco, iniziò a cantare con Jimmy, ed insieme squarciarono di nuovo quel silenzio che si era fatto troppo rumoroso per le orecchie di entrambi.


Intanto i ragazzi osservavano da lontano i movimenti dei due, rimanendo perplessi quando iniziarono a cantare insieme. Era come se l'avessero fatto altre mille volte, cantavano in sincronia con una naturalezza sconcertante. Ma non sapevano che effettivamente, era davvero così.

La canzone finì, ed entrambi si guardarono di nuovo, sorridendo. Jimmy posò la chitarra a terra, poi si avvicinò ad Angel e l'avvolse in un abbraccio, che lei ricambiò subito. Era da tanto che non abbracciava qualcuno, anzi, l'ultima volta era stato il giorno dell'incendio. Il giorno in cui aveva perso i suoi genitori.
Prima di staccarsi, lui le sussurrò all'orecchio: «Mi sei mancata tanto, Angelo Splendente», di cui non scorgo più la luce, avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne.
«Mi sei mancato anche tu, James»
Lui accennò un sorriso alla sua risposta, poi si ricordò cosa stava facendo qualche minuto prima, e le chiese se volesse unirsi a lui e i suoi amici.
Lei rifiutò, da qualche tempo non amava più la compagnia di altre persone. Le piaceva stare sola con il suo dolore, sola con sè stessa.
Ma lui insistette, minacciandola che altrimenti l'avrebbe portata di peso come faceva quando erano piccoli. 
Lei rifiutò nuovamente, ma quando lo vide avvicinarsi a lei con quello sguardo colpevole, cambiò subito idea.
«Va bene, Jimmy. Starò un po' con voi, d'accordo?» disse, arrendendosi.
«Era proprio la risposta che aspettavo» rispose James, sorridendo sornione.
Così, camminando fianco a fianco, lui si diresse verso il punto in cui si trovavano prima i ragazzi, e dove, a quanto pare, erano ancora.
Si avvicinò a loro, cercando di avvertirli con uno sguardo di non fissare le ragazza, che altrimenti si sarebbe sentita a disagio. Peccato che era alquanto difficile al buio. Quando furono gli uno difronte agli altri, Jimmy la presentò ai ragazzi che erano ancora un po' perplessi.
«Ragazzi, lei è Angel, una mia amica d'infanzia» esordì Jimmy con un sorriso.
Il ragazzo più basso, e con un'aria scettica, pensò Angel, fu il primo a farsi avanti. «Io sono Johnny, piacere»
Dopo le si presentarono Matthew -un ragazzo che era un armadio, ma che esprimeva una dolcezza inaudita- , Zachary, -un ragazzo abbastanza cupo che stava mangiando un sandwich-, ed infine si fece avanti l'ultimo ragazzo che pareva si chiamasse Brian.
Quando le loro mani si strinsero in una presa amichevole, fu come se una scossa elettrica li attraversasse, e rimasero lì, impalati, a bearsi di quella sensazione contrastante che percepirono nel loro petto.
Poi, si staccarono, quasi sentendosi in colpa da quella sensazione che li aveva catturati per quei lunghisssimi dieci secondi.
Lui se ne uscì con una domanda che provocò un sussulto al cuore di Jimmy. «La nostra Angel ha un cognome?»
«Ghosts» rispose lei con un fil di voce.
E quando i ragazzi udirono quel nome, non risero per la sua stranezza o inquietudine, ma rimasero scioccati nel ritrovarsi difronte quella ragazza che aveva visto i suoi genitori morire dinanzi ai suoi occhi.




















Angolo dell'autrice

Eccomi di nuovo qui! Allora, intendiamoci, mi piace avere una fine ad effetto, e vi chiedo umilmente venia se vi ho fatto prendere un infarto. :')
Ho aggiornato in fretta, ma solo perché ho già scritto i primi cinque capitoli e poi siamo in vacanza, yeah! :D
E sono finalmente riuscita anche a fare un banner, anche se è uscito un po' una merdina, ma spero vi piaccia comunque. Tanto la perfezione non esiste, giusto?
Comunque, vi auguro buona Pasqua in anticipo c:

Al prossimo capitolo, 
MonsterOfFire
  
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