Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: _Arika_    15/07/2008    3 recensioni
Nel mondo del futuro è inverno. Mirai no Trunk e Mirai no Bulma mandano avanti le proprie vite, Trunks con il liceo e Bulma con le invenzioni.
Ma un giorno arriva una terribile notizia.
I Cyborg stanno cominciando a distruggere i cimiteri.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: 17, 18, Bulma, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SOFFIA IL VENTO by Chiara ( lealidiicaro@libero.it o http://lantrodidedalo.iobloggo.com )


PARTE TERZA: NEBBIA


-E così sarebbe questo il cimitero...

C17 avanzò sulla neve mentre C18 si guardava attorno. Il luogo era più grande di quanto avevano pensato, ma non così grande da tenerli occupati troppo a lungo. Avevano volato due ore prima di arrivare, e anche se non avevano in alcun modo dissipato energia la noia stava cominciando a farsi sentire.

Nascosta dietro un cespuglio a pochi passi da loro, Bulma si premette una mano sulla bocca.

Era istinto di sopravvivenza? Con ogni probabilità sì, puro e semplice desiderio di portare a casa la pelle e cucinare ancora la cena per Trunks.

Era egoistico pensarlo, ma in quel momento sarebbe stata disposta a scavare e tirare a fuori dalla terra uno ad uno quei cadaveri, pur di tornare a casa.

C 18 prese in mano una manciata di neve.

-Chissà perchè ma ci avrei scommesso che non ci sarebbe stato nessuno.

Sentendo le gambe che cominciavano a intorpidirsi, Bulma pensò che forse Trunks aveva dimenticato le chiavi in casa. A quell'ora lei sarebbe già dovuta esser tornata.

Magari Trunks in quel momento era sulla soglia di casa a chiedersi dove fosse.

E lei non si era neanche messa un po' in ordine nel caso la polizia ritrovasse il suo cadavere nel cimitero.

C 18 alzò le braccia al cielo stiracchiandosi.

-17, io non ho voglia di mettermi a scoperchiare tutti questi cosi, diamo un'occhiata in giro poi torniamo domani.

Bulma vide le scarpe di C 18 muoversi nervosamente sul posto. Faceva freddo, molto freddo, e con ogni probabilità il volo li aveva infreddoliti ancora di più rispetto al normale.

Bulma non sentiva più la gamba destra. Pensò con paura a cosa sarebbe successo se il piede avesse ceduto. Sarebbe caduta a terra con una gamba bloccata dal formicolio, loro l'avrebbero vista, sarebbe stata la fine. Era stata davvero stupida. Venire al cimitero proprio quel giorno, proprio in quel momento, venire al cimitero...

(smettila)

forse anche con la speranza di incontrarli...

(piantala)

e scoprire che non era vero niente.

Le scarpe di C17 tornarono verso C18.

-Sì, anch'io non ho voglia. Andiamo a farci un giro in campagna.

Bulma si tolse la mano da davanti alla bocca e prese fiato lentamente.

Adesso sapeva che loro erano veri. Se ne rese conto solo quando sentì la paura che le attorcigliava lo stomaco.

Loro erano veri, in carne e ossa davanti a lei.

Era un processo strano, il convincersi che tutto questo poteva anche non essere vero. Il cominciare a pensare che i cyborg potevano essere delle invenzioni, che non potevano esistere esseri in grado di scoperchiare tombe solo perchè "ne avevano voglia". Bulma ripensò a quello che le aveva detto Red al commissariato. La gente stava perdendo la ragione. Se si girava per strada non si capiva più che insultare un passante che ti urtava non era un buon comportamento. Il limite fra bene e male si era assottigliato.

O il limite fra il vero e il falso, come nel suo caso.

Bulma pensò a quando due o tre notti prima aveva sognato Vegeta. Lei aveva la stessa età di adesso, Trunks era lo stesso. Eppure accanto a loro c'era Vegeta. Erano un famiglia felice, avevano passato le ultime vacanze al mare e Vegeta si era addolcito. Non da cambiare radicalmente, ma quel che bastava per una vita da sogno. L'aveva visto in cortile, coricato sull'amaca mentre i fiori di ciliegio cadevano dagli alberi. Stava riposando per l'allenamento, con le braccia dietro al testa e un'espressione tranquilla in volto. Lei era in cucina con Trunks, finiva di ornare di panna una torta e lo guardava.

I cyborg non c'erano.

Il vento diede una sferzata al cimitero e Bulma si svegliò dai propri pensieri. I cyborg erano immobili davanti al cespuglio, in silenzio.

Bulma guardò le loro scarpe a pochi centimetri da lei. Sembrava stessero aspettando qualcosa, come se l'avessero vista o avessero percepito la sua presenza.

Bulma smise istintivamente di respirare e rimase immobile. Stava per crollare dal dolore alla gamba quando le quattro scarpe di fronte a lei si sollevarono da terra. I cyborg volarono via e si allontanarono verso la città. Bulma aspettò ancora, poi di colpo di accasciò sulla neve e respirò tutta l'aria che potè.

La neve aveva ripreso a scendere, sottile come spilli, sul suo volto. Era viva, e questo era l'importante.

Aspettò che il formicolio alla gamba si placasse, poi si alzò scuotendo via la neve dai vestiti. Fece qualche passò avanti tornando sul vialetto. E fu solo allora che si accorse della scia di impronte che aveva lasciato sulla neve andando dietro il cespuglio.

La collina del cimitero era coperta di neve immacolata e intoccata, tranne che per una serie di impronte fino alla tomba di Vegeta e un'altra dallo spiazzo battuto su cui si erano posati i cyborg fino al cespuglio.

Avevano capito che era lì ma non l'avevano uccisa. Bulma impallidì. Avevano capito che era lì. L'avevano vista. Eppure non l'avevano uccisa. Non ne avevano voglia.

Per la prima volta Bulma pensò di essere la donna più dannatamente fortunata del pianeta.

E quindi da donna dannatamente fortunata ritornò in sè e prese il cellulare.

-Pronto, Trunks? Sono io, sono andata un attimo al cimitero...no, non ho incontrato nessuno stà tranquillo, aspettami ai Tre re che non ho avuto il tempo di cucinare. Prendiamo qualcosa lì. Dieci minuti e arrivo. Ciao.


Trunks accompagnò Alissa fino a casa, due vie prima del ristorante Tre re.

La ragazza cercava di tenerlo occupato, parlando di scuola e cinema. Stava cercando di rallegrarlo, di fargli dimenticare la notizia.

Arrivarono davanti a casa di Alissa, una piccola costruzione di inizio secolo lasciata in eredità di generazione in generazione.

-E’ carina- disse Trunks, guardando gli infissi intarsiati delle finestre.

Alissa aprì lo zaino per prendere le chiavi. –E’ particolare in una città quasi tutta nuova.

Trunks pensò che sarebbe stato un peccato se i cyborg fossero arrivati lì, anche solo per quella piccola casa.

-Il centro storico è davvero bello- disse, continuando a fissare le finestre.

Alissa trovò le chiavi e richiuse lo zaino. –Già, secondo me è la parte più bella.

Rimasero alcuni secondi in silenzio, poi Trunks dovette spostarsi dalla strada per l’arrivo dei camion della raccolta dei rifiuti.

-Bhè- disse, sistemandosi lo zaino su una spalla –allora io vado.

Alissa sorrise. –Ok, ci vediamo domani a scuola.

-Ok, ciao.

-Ciao.

Trunks si diresse verso il ristorante guardando attentamente il marciapiede per non prendere le lastre di ghiaccio e scivolare. Non c’era nessuno in giro, o meglio nessuno che non fosse costretto ad esserci. Qualche studente, addetti alla nettezza urbana, lavoratori in pausa pranzo. Trunks esaminò la via principale su cui si affacciava il Tre re.

Bulma era sulla soglia che lo aspettava, con i pantaloni neri che metteva per andare a fare la spesa e il cappotto dello stesso colore.

Trunks la raggiunse agitando una mano.

-Scusa il ritardo- disse, dando un bacio sulla guancia alla madre –ho accompagnato Alissa a casa.

Bulma mise il cellulare nella borsa. –Non ti preoccupare, entriamo?

Entrarono nel Tre re scuotendosi i vestiti e lasciando l’ombrello all’entrata. Bulma si sfilò la sciarpa e la mise nella tasca del cappotto che lasciò all’entrata.

Si sedettero a un tavolo vicino alla vetrata. Il locale era mezzo vuoto, ma l’atmosfera era comunque calda e tranquilla.

Bulma prese il menù bordato di rosso. –Ho una fame che mangerei un lupo, vediamo cosa c’è di buono.

Trunks annuì con la testa e si concentrò sul menù.

Il Tre re era un posticino tranquillo, non per gente chic ma nemmeno per studenti. Lui e sua madre ci andavano d'abitudine, quando lei tornava tardi dal laboratorio o quando il sabato sera lui non aveva impegni. E non poteva nascondere la cosa non gli dispiacesse. Dacchè Trunks se ne ricordasse, sua mamma non aveva mai mancato l'appuntamento settimanale al Tre re, non per un uomo, non per un lavoro.

Soprattutto non per un uomo.

Ma c'era stato uno, qualche anno prima, con cui aveva creduto la madre stesse facendo sul serio. Un bel tipo, moro con gli occhi chiari e la mascella quadrata. Un manager, probabilmente. Non l’ideale per sua madre, comunque.

Era venuto a casa loro un paio di volte a cena, e Trunks ricordava che quell’anno era tornato dalla gita scolastica con il terrore di scoprire che aveva passato la notte da loro.

Appena entrato in casa aveva fatto qualche domanda, più sull’allusivo, ma sua madre aveva risposto in modo giusto a tutto.

Lui comunque non si fidava, così un pomeriggio che la Bulma era uscita aveva chiuso la porta, spento ogni elettrodomestico per avvertire subito il rumore della madre che rientrava, ed era entrato nella camera da letto di Bulma.

Aveva trovato il letto rifatto alla meglio, nessuna traccia di lenzuola cambiate o altro. Aveva frugato nei cassetti, niente abbigliamento da uomo.

L'ultima prova era stato il bagno.

Aveva passato a setaccio ogni singolo centimetro di quel luogo in cerca della prova incriminante. Un capello o un pelo scuro.

Era saltato fuori che l'unico pelo nero che aveva trovato era del gatto che i nonni avevano lasciato loro prima di trasferirsi in periferia.

Trunks ripensò che mentre frugava fra le cose della madre non sapeva neanche perchè stesse cercando quelle prove. Non era nemmeno particolarmente contrario alla relazione.

Si rendeva contro di starsi comportando come un marito geloso che fruga nella borsetta della moglie, e forse in parte era così.

Aveva la sensazione che un altro uomo in quella casa -che era sempre stata così pulita- avrebbe sconvolto il loro ecosistema.

E per questo non aveva sofferto troppo quando la madre le aveva confessato di aver troncato la storia.

-E' che non ho voglia di legarmi- la solita risposta.

Fine della trasmissione.

Scottata una volta, quella dopo Bulma Brief si era fatta furba.

Seduti al Tre re, madre e figlio posarono simultaneamente i menù sul tavolo.

Ordinarono due hamburger con patatine, un gelato per Trunks, e una pasta al pomodoro per Bulma. Il cameriere era un po’ lento, ma visto che non avevano fretta non si lamentarono.

Bulma sistemò la borsa sulla sedia accanto a lui e chiese a Trunks com’era andata a scuola. Parlarono del più e del meno, le solite domande di rito per istaurare un buon rapporto madre-figlio.

Stavano per cominciare a parlare del tempo, quando Bulma prese un fazzoletto dalla borsa.

-Ti consiglio di mangiare più che puoi-disse, senza guardare il figlio -stanotte dovremo darci da fare.

Trunks fissò la madre con aria interrogativa. -Darci da fare?

Bulma esitò.

-Oggi LI ho visti al cimitero.

Trunks credette di non aver sentito bene.

-COSA?

Il cameriere interruppe la conversazione portando la coca cola per Trunks e e il mezzo litro di bianco per Bulma. I due aspettarono che il ragazzo si allontanasse, poi Bulma si verso un po' di vino nel bicchiere.

-Erano venuti a vedere il luogo. Domani attaccheranno.

Trunks non riusciva a bere. Continuò a fissare la madre. -Ma ti hanno vista?

Bulma fece spallucce. -Nascondendomi ho lasciato delle impronte che probabilmente hanno visto, ma l'importante è che non mi hanno fatto nulla.

Trunks stava cominciando ad agitarsi sulla sedia. Per la prima volta pensò a cosa avrebbe fatto se a sua madre fosse successo qualcosa.

-Non devi andare in giro così da sola- disse, con tono serio.

Bulma era meno allarmata di quanto avrebbe creduto. Probabilmente con il tempo i cyborg le erano diventati indifferenti. O forse aveva avuto una paura terribile che ora cercava di nascondere. Se da una parte era capace di infuriarsi con gli stivali, dall'altra ci teneva a non mostrarsi mai fragile e indifesa.

-Non ti preoccupare Trunks, la prossima volta andremo assieme.

Trunks spezzò un altro grissino ma non lo mangiò.

-Ok. Comunque cosa intendevi con dobbiamo darci da fare?

Bulma guardò il figlio poggiando il bicchiere sul tavolo.

Il male minore che si può commettere. Nella mente di Bulma quella frase rimbombava come un'eco. Il male minore. Andare al cimitero con egoismo per non rischiare la vita anche di suo figlio.

Lasciare che i cyborg facessero cosa dovevano fare. Senza fermarli.

Fuori dal locale i vapori che salivano dal tombino proprio al centro della strada creavano uno strano effetto sulla sua vista. Sembrava quasi ci fosse la nebbia. Nella sua mente e in tutto il mondo attorno.

Ma non era reale, quella nebbia, e anche lei doveva tornare lucida e riflettere.

Bulma prese un grissino.

-Stanotte porteremo via le tombe.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: _Arika_