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Autore: Amrita    19/04/2014    1 recensioni
Serendipità: trovare fortunosamente una cosa mentre si sta cercando qualcos'altro.
Caro diario, ancora non ci posso credere! Sono riuscita a sistemare tutti i miei impegni per oggi e riuscirò ad andare alla première di "Charlot"! Vedrò Robert dal vivo! Non ci posso ancora credere, mi sembra un sogno... e semmai lo fosse davvero, non provate a pizzicarmi!
Ho ancora due ore per prepararmi, dato che sembra che dovrò andare da sola. Cosa dovrei indossare?Fa dannatamente freddo fuori e... sta anche nevicando! Come se non bastasse...

Nota: ripubblico questa storia con qualche modifica dopo averla cancellata per sbaglio (sigh).
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«OMMIODDIO SONO LE 6!» strillò Valentina, quando il suo sguardo cadde casualmente sulle lancette dell'orologio sul muro di fronte a lei. Improvvisamente, tutta la sua pigrizia svanì. Si alzò dal letto con un salto, facendo rimbalzare tutti i libri e fumetti su di esso, e corse a razzo verso l'armadio. Aprì le ante e, la disperazione ebbe inizio; il contenuto del mobile era paragonabile all'Apocalisse per gli abiti vecchi, rovinati e sgualciti che sembravano essere esplosi al suo interno.
«Mannaggia a me! Non ho mai voglia di comprare vestiti nuovi e quando mi servono mi ritrovo solo questa robaccia!» esclamò, dando una testata di ammonizione su una delle ante. Scelse gli abiti più decenti che aveva, cioè una maglietta di Batman, l'unico paio di jeans presentabili del suo vestiario e una giacchetta non troppo leggera.
Ammirò quasi soddisfatta il suo outfit, per poi notare che, oddio!, aveva decisamente bisogno di lavarsi i capelli.
Si spogliò gettando i vestiti a terra e corse nella doccia. Riuscì, miracolosamente, a lavare e strigliare i capelli in un lasso di tempo minore dei soliti 80 minuti. Li raccolse in un asciugamano sulla testa, rinfilò velocemente i vestiti e, presa da un moto di pazzia, decise di truccarsi (cosa impensabile normalmente, sempre per via della rinomata pigrizia).
Dopo essere riuscita a creare qualcosa di guardabile, iniziò ad asciugarsi i capelli. 
Suonarono al citofono.
Valentina sobbalzò e guardò l'orologio: le 7.10.
«Cavolo.»
Corse al citofono, strillò uno «Scendo subito!» e tornò all'asciugacapelli, senza dar tempo al suo interlocutore di dire nulla.
Quando i capelli smisero almeno di gocciolare, Valentina decretò che erano asciutti abbastanza per uscire e così fece.

Robert la stava aspettando davanti al portone, il naso per aria mentre guardava chissà cosa.
Quando sentì il portone aprirsi, spostò lo sguardo su Valentina, soffermandosi particolarmente sui capelli umidi e già un po' increspati.
«Spero che i tipi della toeletta si siano almeno ricordati di metterti l'antipulci» commentò, piegando lievemente la testa di lato.
Valentina sbuffò «Molto divertente. No, comunque devo farti i miei complimenti: sei riuscito ad arrivare ai tasti del citofono senza l'aiuto di uno sgabello!»
Robert le lanciò un'occhiataccia, ma poi rise, alzando le mani «Ok, ok, questa me la sono cercata. Adesso andiamo» disse, poggiandole una mano sulla schiena.

I due entrarono in un pub e Valentina arricciò subito il naso, già infastidita dall'odore di birra e alcolici del posto.
Robert la spinse velocemente verso il bancone.
«Uh, altro che sgabello, ti servirà una scala per salire su quelli!» ribadì ancora lei, indicando le alte sedie poste davanti al bancone. Ovviamente si guadagnò un'altra occhiataccia silenziosa.
«Due birre, per favore» ordinò automaticamente Robert, mentre cercava di sedersi sullo sgabello nel modo più esageratamente disinvolto possibile. 
Credo di averlo traumatizzato per sempre, ridacchiò Valentina tra sè e sè.
«Ehm, veramente per me va bene una Coca Cola, grazie» rettificò lei al barista.
Robert si girò a guardarla, curioso.
«Che c'è?»
«Ragazza, davvero tu entri in un pub e ordini solo una Coca Cola?»
«Problemi?»
Robert si limitò a scrollare le spalle, sorridendo. Con una velocità quasi disumana, il ragazzo ingollò due bottiglie di birra, mentre Valentina aveva a malapena bevuto la metà della sua bevanda.
«Hey, ma quella è una maglia di Batman?» chiese lui, indicando la maglietta di Valentina.
«Sì, mi piace questo genere di roba, sai, i supereroi!»
«Interessante» disse, per poi mettersi in posa, gonfiando il petto «Credi che potrei mai essere un supereroe?»
«Mah, ora che mi ci fai pensare mi ricordi un po' Tony Stark.»
Robert si limitò a guardarla, sollevando un sopracciglio.
«Iron Man?» suggerì lei.
«Ah, quello! Sì, sono figo abbastanza» rispose, tornando nella posa originaria.
«Oh, no, aspetta» riprese Valentina, come studiandolo meglio «Per salire sulle montagne russe del mondo dei supereroi bisogna essere alti almeno 180 cm o essere accompagnati da un genitore» disse ironica e Robert si sgonfiò all'istante.
Con un'espressione teatralmente shockata, mandò giù l'ennesima birra «Bada bene che non sono basso, sono solo compatto.»

Qualche birra di troppo più in là, Valentina notò che il suo accompagnatore iniziava ad essere davvero ubriaco (roba che non riusciva nemmeno a tenere in mano la bottiglia).
Si chiese come diamine aveva fatto ad ubriacarsi così, poi lo prese per le spalle «Ok, credo sia arrivato il momento di tornare a casa, hm?»
Robert cercò di divincolarsi, bevendo le ultime gocce di birra rimaste.
«Basta, hai bevuto fin troppo stasera» ripetè ferma «Ti riporto nella tua stanza, in quale albergo stai?»
Robert non dava, comunque, segni di voler rispondere e continuava a cercare di accarezzarle il viso, mentre le sue palpebre iniziavano a farsi pesanti.
Oh cacchio, se questo mi si addormenta quì come diamine faccio? pensò Valentina allarmata. Poi, senza pensarci troppo, lo portò a casa sua.
Una volta arrivata, buttò Robert, già bello che addormentato, di peso sul divano.
Non si scomodò nemmeno a metterlo in una posizione più confortevole, ce lo gettò e basta.
Mangiò qualcosa giusto per assorbire i litri di Coca Cola che aveva bevuto e poi andò a dormire.

Il mattino dopo, Valentina si alzò e si lavò il viso. Poi, sistemandosi la maglia resa oversize dal tempo, entrò in cucina.
In quel momento, rese la maglia ancor più oversize, tirandola giù fino alle ginocchia: aveva dimenticato di avere Robert in casa. Lui non sembrava farsi troppi problemi, comunque, visto come girava in mutande per la cucina come fosse a casa sua.
Valentina rimase a fissarlo per qualche minuto, poi trasalì.
«Buongiorno!» disse lui senza nemmeno girarsi.
«Ehm, buongiorno» rispose lei poco convinta, distogliendo lo sguardo controvoglia e avvicinandosi ai fornelli.
«Dormito bene?»
Valentina annuì «Tu?»
«Mah, forse avrei dormito meglio se avessi avuto una posizione decente» rispose, lanciandole un'occhiataccia.
«Non ne ho dubbi» rispose lei senza scomporsi, mentre si preparava tranquillamente un tè.
Robert alzò gli occhi al cielo, poi stette in silenzio per un momento.
«Ahem, ieri notte abbiamo...?» chiese senza fare troppi giri di parole.
Valentina arrossì «Cosa? No, no! Assolutamente!» disse, forse con troppa foga.
Robert ridacchiò «Be', forse dovremmo rimediare...»
Detto ciò, si avvicinò a Valentina. Le sciolse velocemente i capelli ricci, abbassadole anche la maglietta sulla spalla. Poi, scorrendo un dito lungo la sua schiena, arrivò a stringerle i fianchi con le mani. Avvicinandosi ancora, accarezzò il suo collo con le labbra, per poi soffermarsi sull'orecchio «...ma non questa volta» affermò, per poi allontanarsi.
Valentina, che si era irrigidita cercando di non far trasparire le emozioni, si rilassò all'istante.
Peccato, però.
   
 
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