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Autore: metaldolphin    19/04/2014    1 recensioni
ATTENZIONE! SPOILER del capitolo finale del manga della serie "Sigma" (e quindi del finale dell'intera storia).
Si conclude la tragicomica vicenda di Sousuke Sagara e Kaname Chidori.
La battaglia è stata dura e tutti ne porteranno per sempre i segni.
Versione adattata alla narrazione, ma fedele allo svolgimento della vicenda.
Sarà precisato quando il racconto, ad un certo punto, diverrà di mia invenzione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andrey Kalinin, Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonostante il dolore che le opprimeva il cuore, Kaname aveva comunicato con suo padre negli USA.

Non era più arrabbiata con lui, non poteva più esserlo, dopo ciò che aveva passato, dopo le scelte compiute....
Se avesse assecondato la volontà di Sofia, avrebbe avuto sia la sua famiglia che Sousuke, ma quell’imbranato non sarebbe mai stato il Sagara che conosceva e che aveva imparato ad amare. Sarebbe stato un normale ed ordinario studente su cui avrebbe inutilmente cercato la cicatrice a forma di croce sulla guancia sinistra.

Riscrivendo la storia non sarebbe mai stato allevato nel sangue e nelle battaglie, ma non sarebbe più stato lui.

Non aveva quindi concluso l’operazione desiderata da Leonard e Kalinin, era riuscita a soppiantare la coscienza rancorosa di Sofia e il Taros era rimasto silenzioso ed abbandonato, prima di essere distrutto da quella maledetta bomba atomica… la stessa che le aveva portato via lui.

Non era ancora riuscita ad accettare la sua scomparsa.

Forse, non avere nemmeno dei resti su cui piangere, rendeva la cosa ancora più irreale, strana ed inconcepibile… come se non potesse essere vera.

L’aveva salvata innumerevoli volte, fino all’ultimo, anche nel Taros, dove le sue parole dure l’avevano spinta a combattere e a ribellarsi e a vincere: era stato lui a farla reagire, stimolandola e facendole capire che doveva essere lei e soltanto lei a prendere le sue decisioni.

Si sollevò dal divano su cui si era lasciata cadere.
Mancava da scuola da più di un anno e non avrebbe più voluto metterci piede: tutti quei momenti con lui, anche i più esasperanti, le pesavano sul petto, ma sentiva che era suo dovere tornare dalla sua classe,  spiegare quanto accaduto e scusarsi.
Senza dimenticare di far sapere loro di Sousuke….

Guardò l’uniforme scolastica ordinatamente appesa come al solito, come dovrebbe essere nella normale vita di una studentessa del liceo.

Era tornata a casa, ma una volta giunta ai cancelli della scuola, esitò.
Poteva davvero tornare a quella normalità? Si sentiva estremamente fuori luogo e a disagio.
Le note della tradizionale canzone che chiudeva la cerimonia di consegna de diplomi le giunse allegra, spiazzandola.
Se ne era dimenticata… era un giorno importante per gli altri.

Improvvisamente si sentì chiamare: i suoi compagni l’avevano vista e una commossa Kyoko le si fiondò addosso, in lacrime.
La guardò e notò i cambiamenti che erano avvenuti durante quella lunga lontananza. Non portava più i codini alti e nemmeno i grandi occhiali tondi che le nascondevano il viso grazioso.
In un primo momento, Kaname non riuscì a capire come riuscisse a non portarle rancore, dopo quanto accaduto per causa sua, ma fu sommersa dall’abbraccio collettivo dei compagni, felici di saperla tornata, sana e salva.

Allora riuscì a lasciarsi andare all’affetto dei compagni, con gli occhi lucidi. Fino a quando l’amica le porse la fatidica domanda: -Piccola Kana, dov’è Sagara?- e le lacrime scesero copiose a bagnarle le guance.
Non riusciva ad accettarlo neanche lei, come poteva spiegarlo agli altri? Come poteva raccontare che Sousuke si era sacrificato per lei?

Trovare le parole giuste era difficile…
-Sousuke… non… io…- mormorò, quando qualcuno ed un grosso fracasso la interruppero: -Ehi, ma quello non è Sagara?

Sgommando e scivolando su uno scooter, Sousuke si lanciò in corsa e, rimettendosi in piedi, spolverata la scura uniforme della scuola, gridò al loro indirizzo: -Che ve ne pare? L’ho riportata indietro come avevo promesso, no?
Con gli occhioni color cioccolato sgranati, persi nel guardare quello che doveva essere un fantasma, Kaname lo guardò avvicinarsi a lei col suo solito passo sicuro e rigido da soldato e non riuscì a parlare.
 
   
 
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