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Autore: Quinny El FW    19/04/2014    1 recensioni
Quinn è rimasta vittima di un incidente che l'ha costretta sulla sedia a rotelle, non sa quanto ci rimarrà se per poco o se per tutta la vita quello che sa è che oggi è un grande giorno per lei e deve tornare al McKinley dai suoi amici del Glee che ricorda uno ad uno ed in particolar modo Santana.
Sola in camera Quinn passa il tempo a pensare a com'era e a come potrebbe essere, ma il tempo trascorre e sembra che nessuno si vada ad interessare di lei per darle aiuto e deve provvedere da se od almeno così sembra...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray | Coppie: Quinn/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo VI 
"Non è obbligatorio che tu stia lì"

 
Santana continuava a spingermi la carrozzina per farmi fare il “Tour” della scuola quasi come se non la conoscessi insomma. Era carino però e molto dolce da parte sua. 
-“San la conosco la scuola non c’è davvero bisogno che mi porti ovunque…”- dissi accennando un sorriso che non so se lei poteva vedere posando poi le mie mani sulle mie insensibili gambe ed improvvisando inutili massaggi a quest’ultime muovendo le mani su e giù sul pantalone. 
-“Non lamentarti sempre Fabray, ora andiamo in un bel posticino…”- mi rispose Santana e la vidi abbassare la testa in modo che i nostri sguardi si potessero incrociare perfettamente poi lo distolse per continuare a spingere la mia sedia verso l’uscita. Dove voleva portarmi? 
Nemmeno il tempo di fiatare che mi, o forse dovrei dire “ci” ritrovammo in cortile al di sotto delle scalinate. Non c’era quasi nessuno fatta la sola eccezione di pochi ragazzi che ripassavano seduti sui gradoni. San mosse la mia sedia fino a portarmi accanto all’ultimo gradino e si sedette di fronte a me, ovviamente sul secondo blocco di asfalto, e mi iniziò ad osservare ed osservare ancora e ancora e ancora e…. insomma si è capito. Non disse assolutamente nulla il che mi metteva ansia e non poca se devo essere sincera:-"Che c'è? Qualcosa non va?- domandai preoccupata, ma lei sorrise si alzò e mi prese in braccio come si fa con i bambini in modo delicato posando le mie insensibili gambe su una delle sue braccia e la mia schiena, tenendola dal basso, su l'altra. Misi le braccia attorno al suo collo reggendomi e la vidi iniziare a salire le scale e vidi la mia sedia lì ferma sotto allontanarsi sempre di più diventando sempre più piccola mano a mano che salivamo:-"Santana, ma che fai? La mia sedia...dove andiamo ora?"- domandai senza capire le sue ntenzioni. 

Per me, Santana Lopez, era strano anche solo immaginare che qualcuno si potesse fidare di me, figuriamoci fidarsi ciecamente come stava facendo Quinn. Continuai a reggerla forte tra le mie braccia ed a salire le scale fino ad arrivare in cima:-"La tua sedia non ti serve ora, ci sono io."- dissi semplice e le sorrisi lasciandole un leggero bacio sul naso approfittando che tutti erano a lezione e nessuno poteva vederci:-"Dimmi dove vuoi andare principessa e sarà fatto."- dissi dolce guardandola attendendo la sua risposta. 

Sorrisi al bacino di San ed a come mi chiamò ed arrossì:-" io...beh io non credo di voler andare in qualche posto particolare di questa scuola..."- dissi semplicemente sorridendo ancora timidamente ascoltando poi la sua pronta risposta:-" e chi ha detto che il posto deve essere a scuola?!" , stava sorridendo.Conoscevo i suoi sorrisi e quello era decisamente il suo sorriso dolce e birbantello :-" vuoi evadere dalla scuola con me in braccio senza nemmeno portare la carrozzina?"- domandai non riuscendo ad immaginare che questo coincidesse al suo piano :-"Esattamente Fabray, non ho intenzione di metterti su quella sedia, ti terrò io tutto il tempo.Dimmi solo dove andare."- mi rispose ed io sorrisi incredula ed innamorata:-"Mi sarebbe sempre piaciuto andare vicino quel laghetto al parco abbandonato ...i miei non mi ci portavano mai, mi picerebbe star lì con...con la persona che amo."- risposi sorridendole sincera,era un desiderio stupido ma davvero lo volevo e volevo dar da mangiare ai cigni ed alle papere. Lei mi sorrise, mi guardò e domandò:-"Sono io la persona che ami?"- non dovetti pensarci nemmeno un istante che le risposi di si dolcemente perdendomi per l'ennesima volta in quei suoi occhi magnifici... 
:-"Ti amo anche io... e ora andiamo al laghetto."- disse poi sorridendo e si incamminò con me addosso all'uscita, si guardò intorno e uscì evadendo :-"Santana,non potrai reggermi tutto il giorno, ti stancherai!"- dissi prepccupata davvero per lei :-"non preoccuparti Q. non sei pesante e per me è un onore...e poi siamo quasi arrivate."- rispose. Santana è testarda e se si era messa una cosa in  testa nulla le avrebbe fatto cambiare idea. Arrivammo al parco che non era molto distante da scuola almeno per uno che ha delle gambe funzionanti ed al laghetto, non c'era nessuno. Santana si chinò e mi posò sul prato delicatamente, io non riuscì subito a tenermi in equilibrio bene o male seduta facendo peso sulle braccia e sulle mani e mi ritrovai stesa sul prato :-"sono un disastro..." - dissi semplice piena di imbarazzo e di vergogna, ma lei poi si stese accanto a me e le sorrisi :-" No, invece, ce ne stiamo un po' stese e poi diamo il cibo alle papere che ne dici? Non devi aver timore ci sta una Lopez con te."- mi disse sorridendo dolcemente ed io mi voltai guardandola e contemplando a pieno la sua meraviglia e ancora non capendo come fosse possibile che non ci fossimo mai aperte l'un l'altra lasciando così voce ai nostri reali sentimenti :-"Ti amo"- dissi semplice guardandola e lei,Santana Lopez, si avvicinò a me rotolandosi sull'erba fresca e profumata di quel parco ben curato e pieno di margherite e tromboncini di ogni colore, mi mise una mano ad abbracciarmi sopra l'ombelico dove ancora avevo sensibilità e mi strinse.
La vidi chiudere gli occhi e sentì le sue labbra poggiarsi sulle mie, il bacio fu intenso e molto lungo non so quanto ma a me parve durare un'eternità e sentì le sue mani scendermi su e giù per la schiena e le sentì sotto la mia maglia andando verso il seno, la bloccai un momento :-" sei sicura di volerlo fare?Dall'ombelico in giù non sento nulla e siamo in un luogo pubblico anche se abbandonato..."- volevo farlo,volevo farla mia finalmente, ma volevo che anche lei fosse d'accordo e che quel posto magico diventasse da ora in avanti il nostro luogo. Lei sorrise un attimo prima poi di sussurrarmi:-"Nessuno viene in questo posto da anni, è pure recintato dai lati che conoscono tutti, non verrà nessuno...e si io voglio assolutamente farlo... ... ma tu? Te la senti?"- mi domandò.La sua domanda era sincera e la apprezzai capendo che anche lei ci teneva a che io fossi consensiente :-" ... si io lo voglio fare...mi fido di te, non verrà nessuno." dissi sorridendole e vedendola sorridere felice:-"il nostro non sarà un rapporto di solo sesso te lo prometto...ti amo Quinn."- mi disse dolcemente prima poi di tornare a baciarmi facendomi istintivamente chiudere gli occhi e le sentì la mano sotto la maglia e le sentì palpare il mio seno, feci un piccolo verso che cercai di soffocare non so nemmeno io come e le misi una mano a mia volta sotto la maglia passandola sul suo seno e toccandolo, sentendo poi i suoi baci corrermi dal collo all'ombelico, le accarezzai la schiena e scesi fino al suo sedere palpandoglielo mettendo una mano nella sua gonna dei Cheerios poi abbassai lo sguardo per vedere lei   che stesse facendo e la vidi con una mano nei miei pantaloni :-"li non sento nulla...è inutile...forse è tutto inutile..."- dissi sospirando triste :-" non è inutile... e stai andando alla grande... ti descrivo quello che faccio se vuoi e secondo me qualcosa la sentirai..."- mi rispose sorridendo ed io continuai a toccarle il sedere era semplicemente perfetto.
Ad un certo punto non so bene cosa stesse realmente facendo, ero troppo concentrata a baciarle il collo, sentì una forte emozione ed un brivido corrermi dentro.Ansimai più forte e ancora di più gemendo credo stesse arrivando al punto x:-"c-che stai facendo?"- domandai ingenua con il fiato corto baciandole il collo lasciandole dei piccoli succhiotti :-" sto arrivando al punto del piacere, sono dentro... senti qualcosa?" mi rispose domandando, ma io non sentivo e così le misi una mano rapidamente sul seno staccandola un po' da me per poi timidamente dire:-"Ora credo che possiamo pensare alle papere,non trovi?"- domandai sperando che la mia storica amica e forse fidanzata mi avrebbe compresa al volo ed avrebbe capito il mio enorme imbarazzo nel non sentire nulla, nel non sentir piacere ne nulla.
Non l'avrei digerito facilmente di aver nello stesso giorno baciato la mia migliore amica, d'esserci confessate amore e questo... 
Vedendola sorridere sorrisi anche io e cercai a mala pena posando le mani sulla fresca erba di tirarmi su, ma i risultati furono praticamente tutti vani e la frustazione che provai dentro fu talmente tanto grande che mille parole e mille ancora non basterebbero a descriverlo e così quasi a voler dimenticare la sua presenza o forse solo volendo non ricordare di essere lì con Santana e che era stata lei a scegliere di venirci senza la carrozzina scostai lo sguardo guardando dal lato opposto un punto vuoto qualsiasi mentre rimanevo stesa. 
Il silenzio che si respirava nell'aria in quest' istante era quasi più del vento che frusciava tra le foglie facendole muovere e facendo quasi inattentamente cadere al suolo quei piccoli boccioli e delicati fiori rosati e senza nemmeno accorgermene mi ritrovai il corpo pieno di quei cosini e dei delicati fiorellini di pesco o di ciliegio.
Il ghiaccio si iniziò a sciogliere quando lei,Santana, vedendomi forse sorridere per la natura e lo scenario mi mise una mano sulla pancia ben sapendo che la sentivo e lasciandomi un leggero bacio sulla guancia sinistra dicendomi :- "Sei bellissima...non devi aver alcun imbarazzo"- io mi limitai a voltare di nuovo lo sguardo verso di lei potendoci così guardare nuovamente negli occhi e le dissi quasi in un sussurro :-"... se non mi imbarazzassi non sarei io.-" lei sorrise ed io chiusi gli occhi posando la mia testa sulla sua. 

Non so quanto dormì so solo che quando riaprì gli occhi la luce era diversa, il cielo era come rosato e le nuvole erano basse e così definite da poter sembrare ovatta, chinai lo sguardo e vidi che Santana stava lanciando del pane a dei passerotti stando posata sul mio seno, la mia testa era invece sulla mia spalla. Alzai una mano per accarezzarle la testa,ma fu proprio in quel momento che vidi una cosa che non potette non farmi ridere: un candido piccolo anatroccolo bianco era posato sulla testa di Santana e non sembrava aver alcuna intenzione di muoversi. 
-"Ti prego non ti muovere, devo farti una foto questa me la devo conservare."- dissi ridendo e sentendo il piccolo sbuffo di Santana il che mi faceva divertire ancora di più era logico che sapesse d'aver qualcosa in testa e di non poterci far nulla a quanto pare il piccolo non parlava lo spagnolo :-" Quanto devo star ferma, non voglio che questo coso mi spappoli la testa o mi lasci un ricordino tra i capelli ne le sue penne!"- disse Santana di tutta risposta ed io continuai a ridere quasi a soffocarmi, con lo stomaco che faceva male e con le lacrime agli occhi mentre allungando il braccio prendevo il cellulare di Santana dalla sua borsa per far la foto :-" Io non dicevo a te, Lopez, parlavo all'anatroccolo."- dissi semplice ridendo e preso il cellulare selezionai la macchina fotografica ed iniziai a scegliere l'inquadratura perfetta :-" fai un sorriso su Sannie"- dissi ridacchiando :-Oh non è per nulla divertente... muoviti. "- rispose sbuffando e smettendo per un momento di cibare i passerotti :-"Suvvia fammi un sorriso." insistetti e non appena ne fece uno,anche se solo accennato, scattai quel capolavoro di foto prima poi di sentire uno strano cip cip troppo vicino a me, decisamente troppo vicino. Tolsi il cellulare mettendolo nella manica della mia maglia e voltai lo sguardo per vedere di cosa si trattasse e vidi che avevo le spalle e tutto il corpo, dalla pancia in giù dato che sul seno avevo Sannie, pieno di passerotti che mi becchettavano mangiucchiando briciole di non si sa cosa poi realizzai che doveva essere Santana a starmi lanciando briciole addosso per farli venire :-"smettila di lanciarmi briciole addosso! Mi...mi stanno... oddio... mi stanno..."- dissi iniziando a ridere :- ...mi fanno il solletico con le loro zampette! Ti prego basta!"- dissi ridendo, soffrivo il solletico ed anche molto, ma Santana sembrava divertirsi moltissimo a questa visione :-" Se ti consola l'anatroccolo mi sta facendo uno strano massaggio alla testa."- disse ridendo e voltando il capo in modo da potermi guardare, amavo il suo sorriso ed amavo il modo nel quale rideva. Era semplicemente meraviglioso. 
"-Vuoi tornare a casa Fabray?"- mi domandò ed io scossi la testa per dire no... "voglio stare con te non muoio dalla voglia di tornare a star sola a casa mia con mia madre che o non c'è o è troppo occupata per star con me." dissi semplice cercando di non deprimermi e vidi San far volar via gli uccellini con le mani e liberandosi dell'anatroccolo in modo da alzarsi e mettersi stesa di nuovo, ma stavolta su di me e reggendosi su con i gomiti standomi così vicinissimo :-" Non è obbligatorio che tu stia lì sai?"- mi domandò palesemente non avendo terminato la frase eppure io non capivo, cosa mi voleva dire e perchè non lo diceva, perchè parlava a puntate. La guardai con aria interrogativa aspettando una spiegazione più chiara che però non sembrava voler arrivare. San mi baciò dolcemente e si alzò, mi prese in braccio e si avvicinò alla riva del laghetto posandomi sotto un albero e posandomi la schiena al tronco del secolare salice che era quasi così lungo da "annegare" nell'acqua cristallina del laghetto. Si sedette al mio fianco e mi diede del pane iniziando silenziosamente a lanciarlo nel lago alle papere. 
:-" Che mi vuoi dire Santana? Non so indovinare..."- dissi timidamente in un sussurro, ma lei non sembrava ancora intenzionata a dirmelo, non voleva o non ora ultimare la frase iniziata pochi attimi fa con quella domanda ed io ero dolcemente curiosa :-" In che senso non è obbligatorio che io stia lì? Finisci la frase te ne prego..."- dissi aspettando, ma nulla continuava a dar da mangiare alle papere e così iniziai a far anche io prendendo del pane, spezzandolo prima in mano e poi lanciandolo sperando che la spiegazione non avrebbe tardato ad arrivare. 
  
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