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Autore: fuoritema    20/04/2014    5 recensioni
[OS | 1910 parole | Tobias!Child and Evelyn, Andreya OC and daddy]
«Mal di testa?» chiese in un soffio, avvicinandosi a lei. Evelyn assentì leggermente, tirando una mano fuori dalla coperta. Tobias gliela strinse forte, poi si sedette affianco a lei.
«E’ stato lui?»
Questa volta la donna scosse la testa, sorridendo alle domande adulte di suo figlio. Aveva solo sette anni, ma aveva già capito come funzionava, a casa loro. «Non fare quella faccia, ometto. Vieni qui» gli fece posto sotto le coperte. […]
«Se vuoi ti racconto una storia. Ti va?» chiese passandogli una mano sulle guance, con l’intenzione di asciugargli le lacrime.
Tobias fece sì con la testa, convinto.
(Dal testo)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Evelyn Johnson-Eaton, Four/Quattro (Tobias)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'This house no longer feels like home'
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Note di inizio pagina:
Innanzitutto, grazie per aver aperto questa OS. Credo però di dover spiegare alcune cose, prima di lasciarvi alla lettura. E' una storia a montaggio incrociato: quando vedete i tre asterischi centrati vuol dire che siamo passati da Tobias ad Andreya o viceversa. E ora devo spiegare anche chi è lei. Andreya, meglio conosciuta come André, è un'Intrepida, di tre anni più piccola di Tobias. E' la figlia di un vecchio Capofazione, Nathan, e conoscerà il nostro  Quattro solo un anno più tardi. E' una giovane Divergente (Intrepida-Candida) e non riesce a stare un attimo ferma. Credo di aver detto lo stretto necessario e ora vi lascio alla lettura.
Talking Cricket 

 




Quando il Bene si fuse con il Male
 
 



La porta si aprì con un cigolio, rivelando la figura di un bambino dai capelli scuri, con un cappuccio grigio calcato sul viso. Si muoveva svelto, guardandosi continuamente attorno.
«Mamma?» sussurrò facendo entrare la mano nella camera che aveva appena aperto. «Sei qui?» la sua voce tremava leggermente, come fosse sul punto di scoppiare a piangere da un momento all’altro. Aveva gli occhi rossi e gonfi, le guance bagnate da piccole e lucide lacrime.

«Mamma?» mormorò nuovamente, mangiandosi parte della frase mentre si passava una mano sulla faccia. Continuò a camminare nel corridoio, pressato dai due muri, spaventato dal buio che aveva avvolto la casa come un cupo mantello. Si sentiva solo il cadenzato rumore dei suoi passi, incerti.
«Tobias?» gli rispose una voce poco lontana da lui. Il bambino parve ravvivarsi mentre un piccolo sorriso si faceva posto sulle sue labbra. Avanzò fino a dove credeva provenisse, per poi fiondarsi nella camera. Sua madre lo guardava stanca, con la testa poggiata sul cuscino.
«Mal di testa?» chiese in un soffio, avvicinandosi a lei. Evelyn assentì leggermente, tirando una mano fuori dalla coperta. Tobias gliela strinse forte, poi si sedette affianco a lei.
«E’ stato lui?»
Questa volta la donna scosse la testa, sorridendo alle domande adulte di suo figlio. Aveva solo nove anni, ma aveva già capito come funzionava, a casa loro.
«Non fare quella faccia, ometto. Vieni qui» gli fece posto sotto le coperte. Il piccolo le si accoccolò vicino, poggiando la testa sulla sua spalla con un sospiro. Si sentiva al sicuro con lei: era la migliore mamma del mondo, anche se non gli faceva regali e non usciva mai a giocare con lui. Gli voleva bene, un bene poco dimostrato ma sincero.
«Se vuoi ti racconto una storia. Ti va?» chiese passandogli una mano sulle guance, con l’intenzione di asciugargli le lacrime. Tobias fece sì con la testa, convinto.

«C’era una volta un uomo forte e coraggioso. E anche intelligente, sì, come gli Eruditi. In lui si concentravano tutte le virtù. Dalla calma dei Pacifici alla giustizia dei Candidi. Non diceva mai bugie e aiutava sempre tutti, nei momenti giusti e per ragioni perennemente nobili.» Tobias aveva la bocca aperta, come per gustare catturare tutte le sue parole. Evelyn lo guardò, prima di continuare. «Nessuno, prima di lui, era stato così perfetto. C’era anche un uomo cattivo. Non aveva virtù, neppure una: neppure la più piccola e insignificante. Era crudele, bugiardo, egoista.»
Il bambino si rannicchiò tra le coperte, cullato dalla storia.
 

***
 

«Papà!»
Andreya corse incontro all’uomo che era appena entrato dalla porta, saltandogli in braccio. La bimba sbuffò, strofinandosi contro la sua faccia. La barba di Nathan, appena accennata, le pizzicava leggermente il viso. Era bello l’odore del suo papà: sapeva di torta, di allenamento e di cuoio, dovuto forse al sacco da box con il quale si allenava.
«Non dovresti essere a letto, ora?»
La bambina scosse la testa convinta. «Ma’ ha detto che ti potevo aspettare.»
Nathan scambiò un’occhiata alla moglie, sorridendole leggermente. Le posò un bacio sulle labbra, cingendole la vita con le braccia forti.
«Bleah… Che schifo! Potevate avvisare!» esclamò Andreya, coprendosi gli occhi con un’espressione disgustata. L’uomo rise, poi la prese in braccio e la portò via come un sacco di patate. Lanciò uno sguardo complice alla moglie, come per dirle che ci pensava lui, a quel piccolo tornado.
La bambina cercava di divincolarsi dalla stretta, emettendo dei piccoli gridolini. Riuscì perfino a liberare una gamba dalla stretta ferrea del genitore, per poi mettersi a testa in giù.
«Dove mi stai portando?» chiese infine, ridacchiando leggermente.
«A letto, ragnetto.»
«E dai! Ma’ aveva detto che potevo restare a mangiare con voi!» sbottò Andreya. Aveva un angolo della bocca sporco di cioccolato, i capelli corti le ricadevano scomposti sulle spalle. Suo padre si fermò un attimo per osservarla: infagottata nel pigiama, sembrava più uno spiritello che una bambina.
«La mamma aveva detto che potevi rimanere ad aspettarmi. Non rivoltare le cose.» L’uomo la posò sul letto, rimboccandole le coperte.
«Me la racconti una storia?» Chiese la piccola, alzandosi di scatto.
«Sì. Ma, se lo faccio, tu stai calma e non dai fastidio agli ospiti?»
Andreya assentì, pensierosa, andandosi ad affiancare all’uomo seduto sul materasso.

«Vediamo… - si passò le dita sulla rada barba scura, per poi continuare – Un tempo il Bene e il Male erano due persone differenti. Uno era bianco, uno era nero. Uno era coraggioso, buono, altruista, e tantissimo altro, mentre l’altro era esattamente il suo opposto: era vile, egoista, crudele, testardo. Uno viveva nel mondo di sopra, quello che conosciamo noi; l’altro in quello di sotto, popolato da ombre e spiriti.»
 
 
***
 
 
Tobias sbadigliò, accoccolandosi ancora di più sotto le coperte, al caldo.
Sua madre gli scompigliò leggermente i capelli, poi sistemò meglio il cuscino dietro alla sua testa. Il bambino emise un gemito allo sfregare di quel tessuto contro la sua schiena.
«Ti fa tanto male? Ci penso io…»
Il piccolo scosse la testa con convinzione. Non voleva che la sua mamma si preoccupasse per lui: lo faceva troppo spesso, ultimamente, anche difendendolo da punizioni che si meritava.
Represse l’ennesimo sospiro, mutandolo in una smorfia.
«Sto bene… Davvero – disse in un soffio – Continua.»
Evelyn gli prese nuovamente la mano, stringendola tra le sue, prima di continuare.

«La città primordiale, dove vivevano, era divisa in due parti da un lago ghiacciato. Sopra viveva il Buono, con tutti i suoi amici, mentre dall’altra il Cattivo e i suoi spiriti neri come la pece. Era semplice: i bianchi non potevano scendere così come i neri non potevano salire. Certe volte, però, qualcuno dei buoni spariva senza lasciare tracce. Succedeva così, in un soffio, e tutti si accorgevano della sua scomparsa.»
Tobias si lasciò scappare un piccolo “oh” di meraviglia, stringendo forte la coperta a sé.


«Così, un giorno, il capo di tutti i buoni decise di intervenire. Si mise in viaggio verso la barriera che divideva i due mondi, con pochi ma fidati compagni. Fu un viaggio lungo e tortuoso – cercò di dare un tono forte a quei due aggettivi – in cui molti persero la vita. Quando infine giunsero al capolinea, videro uno spesso strato di ghiaccio, dietro al quale ombre oscuravano la vista.»

Il piccolo rabbrividì inconsciamente. Le ombre gli facevano paura, così come l’essere rinchiusi da qualche parte, l’oscurità che minacciava di venirlo a prendere. Eppure Marcus lo puniva così lo stesso, incurante del fatto che suo figlio si sentiva morire, rinchiuso lì dentro. Sentiva le pareti stringersi attorno a lui e il respiro gli si faceva improvvisamente corto e ansimante.
Evelyn si fermò un attimo, per riprendere fiato. Si accorse dell’espressione nel volto del bambino, così lo strinse forte a sé, ma lui si scostò. Non voleva essere debole: era un bambino forte, lui, e la sua mamma doveva capirlo. Ma era così difficile essere coraggiosi.
Tobias avrebbe dato tutto se stesso per riuscire, almeno una volta, a non avere paura di suo padre.
 

***
 

Nathan posò lo sguardo su sua figlia, passandosi le mani sulla rada barbetta che aveva rifiutato di tagliarsi, nonostante i continui rimproveri della moglie. Andreya sembrava un piccolo folletto sovraeccitato: non era capace di stare ferma un attimo. L’uomo sorrise, pensando che loro due erano proprio simili, che sua figlia aveva preso più da lui che da chiunque altro. Era strana, Andreya, era perfino capace di cambiare espressione del viso in un soffio: passava dalla calma apparente, dovuta alla stanchezza, al movimento più inarrestabile.
L’uomo le passò una mano tra i capelli neri, scompigliandoglieli leggermente, prima di continuare a narrare la storia.

«Il Buono disse allora ai suoi compagni di non toccare nulla all’interno del Regno delle Ombre, perché era risaputo: chi lo faceva sarebbe rimasto lì a vita. Poggiò la mano sulla parete ghiacciata, facendole compiere cinque cerchi.» Nathan disegnò nell’aria il simbolo fatto dall’eroe della storia, venendo presto imitato anche dalla bambina.
«La parete si aprì con uno scatto e gli uomini entrarono, il Buono davanti a tutti. Richiusero la porta con cura, per non far uscire gli Spiriti. Dentro era tutto buio: non una luce filtrava dal soffitto, e l’aria era calda ed afosa, ma anche gelida.»

«Com’è possibile?» chiese Andreya, arricciando una ciocca di capelli sul suo dito.
«Non lo so. – Ammise Nathan, ma poi aggiunse – Se vuoi scoprirlo potresti scendere laggiù.»
La piccola scosse la testa, sorridendo leggermente.

«Dove ero rimasto prima che tu m’interrompessi, folletto? Ah… sì.
I compagni percorsero la via che portava al Signore del Male tutti compatti, senza far vedere che avevano paura. Però, quando arrivarono lì davanti, nessuno ebbe il coraggio di entrare, tranne il Buono. “Andate” disse, mimandogli di tornare indietro, “ma ricordate di chiudere la porta.” I suoi compagni annuirono prima salutarlo e sparire nel buio della caverna. Il Buono si avvicinò alla porta, poi bussò.
“Chi è che osa interrompere il mio sonno?” esclamò una voce dall’interno.»
Nathan alzò il tono, seppellendo la figlia tra le coperte.
«Il Buono, allora, entrò di colpo. “Sono io e voglio dirti di smetterla di rapire la mia gente” esclamò, puntandogli il dito contro. L’altro sogghignò, e le pareti fecero rimbombare la sua risata molte volte.
“E come pensi di fare?”
“Proponendoti uno scambio” spiegò il Buono.»

Andreya si alzò di colpo, non riuscendo a stare ferma, e picchiò la testa contro il muro. Se la massaggiò leggermente, guardando il padre come a volerlo rendere colpevole per quello che le era successo. Nathan rise: sua figlia aveva proprio la testa dura.

«Era facile, come scambio: il Buono si era offerto come merce per salvare la sua gente. Lui sarebbe morto, ma tutti gli altri avrebbero vissuto in pace e armonia. L’altro lo guardò un attimo, chiedendosi come facesse ad essere così coraggioso, poi gli tese la mano per suggellare quell’accordo. L’eroe la strinse, poi si sentì mancare e cadde per terra.»

«Non è morto, vero Nathan?» chiese Andreya. Non lo aveva mai chiamato papà, non sapeva neppure perché, ma Nathan le piaceva molto di più, come suono.
«Se mi dai il tempo, te lo dico, altrimenti, se m’interrompi un’altra volta, mi alzo e vado in salone. Poi la fine te la devi inventare.»
La bambina annuì.

«Il capo degli Spiriti, però, non riuscì a toccare neppure con un dito il Buono. Erano troppo diversi, l’uno dall’altro. Il Cattivo sentì una forza che lo stava attraendo verso il corpo. Cercò di opporsi, ma alla fine cedette. Da quel giorno, Bene e Male si fusero e nacque l’individuo che conosciamo ora.»
«E i compagni?»
«Loro? Riuscirono a dimenticarsi di chiudere la porta e fecero uscire tutte le Ombre che si fusero con i Buoni. La barriera venne distrutta.»
Nathan si fermò un attimo. Osservò sua figlia, che continuava a guardarlo, aspettando forse un continuamento del racconto.

«Nessuno può essere perfetto. Ci sono i pregi e i difetti in ognuno di noi. Però ci sono persone che non possiedono una sola virtù» ammiccò verso la bambina, circondandole le spalle con il braccio.
«I Divergenti» continuò la piccola, con un sorriso. Sapeva che suo papà era uno di loro e sperava di esserlo anche lei, pur sapendo che era meglio non esserlo.
«E, stando ai miei calcoli, tu sarai come me» le sussurrò l’uomo nell’orecchio, scostandole i capelli neri da davanti.
«’Notte, piccola Divergente» aggiunse, rimboccandole la coperta.
Sua figlia era in pericolo, proprio come lui, ma l’avrebbe protetta ad ogni costo.
E di questo poteva essere certo.
 

 
 
 
 


 NDA:

E mica vi potevo lasciare da soli... Sarebbe stato egoista!
Vi ringrazio nuovamente, per aver letto tutto questo sgorbio, di ben 1900 parole :3 Voglio solo dirvi una cosa, solo per farvi morire travolti dai feels. Il padre di André, Nathan, verrà scovato dagli Intrepidi e finirà un po' come Al, ma il suo corpo non verrà ritrovato. Sono cattiva e lo so... Andreya riuscirà a tenere la sua Divergenza nascosta e si incontrerà varie volte con Tobias, anche dopo Allegiant. Ho già scritto una OS su di loro, quella sulla prima paura di Tobias (si chiama "Altezza"). Ho anche in cantiere una sul loro primo incontro, ma non la pubblicherò prima di fine Maggio e forse è meglio così. La storia che narrano ai figli, sia Evelyn che Nathan, è inventata da me (e fa schifo). 
E niente... Ho scritto una fluff su Divergent! Wow <3
Tanti saluti dal Grillo Parlante. 

Talking Cricket
PS: Vi ringrazio nuovamente e ringrazio anche prideal160 che ha letto per prima questa OS.

 


TA TA TA TA PUBBLICITA'

E' per il tuo bene [Quarta paura di Tobias]
Il ripostiglio [Seconda paura di Tobias]
Torna con lo scudo o su di esso [long 69esimi Hunger Games]































 
  
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