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Autore: Hibrid    21/04/2014    4 recensioni
Il mio respiro si fa pesante. Le mie unghie fanno così tanta pressione nel palmo della mano che un rivolo di sangue cola a terra.
Tremo, tremo come una foglia. Katniss e Prim sono al sicuro, ma mio fratello? Io sono davvero al sicuro?
Effie si avvicina alla boccia e sembra che il tempo si sia fermato.
Estrae quel biglietto e quasi mi sento morire.
La sua bocca si apre, e io resto col fiato sospeso.
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Madge Undersee
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non posso lasciare che mio fratello venga brutalmente portato via da Capitol City per essere poi ucciso nell’Arena.
Senza pensarci una seconda volta urlo:
“Mi offro volontario come tributo!”
Lo sguardo della piazza si muove su di me, e incrocio lo sguardo di Katniss, che è diventato più scuro e cupo.
Una lacrima le solca il viso, ma io non posso fare niente. Non posso correre da lei e consolarla, non posso stringerla tra le mie braccia.
Rory urla, scalcia. Non c’è modo di farmi tornare indietro ormai.
Salgo sul palco riluttante, pallido come un lenzuolo.
“Allora, come ti chiami?” mi domanda Effie Trinket, avvicinando il microfono alla mia bocca.
“Gale Hawthorne” cerco di far sembrare la mia voce il più sicura e ferma possibile, ma raggiungo scarsi risultati.
“Rory è tuo fratello, non è vero?”
Annuisco, stordito. Madge ed io ci stringiamo la mano, e prima che i Pacificatori ci spingano dentro il Palazzo di Giustizia, riesco a cogliere lo sguardo triste di Katniss, che fa di tutto per nascondere le lacrime.
Mi siedo sul divanetto di velluto, appoggiando i gomiti sulle gambe e stropicciandomi gli occhi.
“Avete 5 minuti” la voce di un Pacificatore mi fa sobbalzare, e vedo la mia famiglia in lacrime che corre ad abbracciarmi.
Lascio perdere le effusioni, e comincio a parlare.
“Ascoltatemi. Non voglio tessere in più con il vostro nome, vi daranno una quantità maggiore di cereali, e con la selvaggina che Katniss vi porterà riuscirete a sopravvivere” li vedo annuire. Abbraccio i miei fratelli, uno per uno, cercando di trattenere le lacrime.
Abbraccio poi mia madre, che a stento trattiene le lacrime. L’ho vista piangere solo una volta, durante il giorno della morte di mio padre.
“Prenditi cura di loro” le dico, prima che i Pacificatori li trascinino via.
Una Katniss distrutta entra in stanza e si fionda tra le mie braccia.
“Non farli morire di fame” con quelle frase riusciamo a capirci, e restiamo in silenzio per i restanti 5 minuti.
Il suo respiro caldo mi riscalda il collo. Le accarezzo i capelli, facendo scivolare le dita lungo la sua treccia scura e leggermente scompigliata.
“Il tempo è scaduto” un Pacificatore porta via Katniss, lasciandomi solo e impaurito.

Sono seduto sul treno di Capitol City, di fianco a Madge.
“Non vedete che meraviglia? Nonostante restiate qui per così poco potete godere di tutto questo anche voi!” la voce acuta di Effie Trinket mi fa tremare il respiro.
“Quando arriverà il nostro mentore?” domanda Madge.
Non è la prima volta che sento la sua voce, ma il suo tono mi lascia stupito.
E’ un tono freddo, cupo, duro rispetto al solito.
Solo ora mi prendo il privilegio di guardarla seriamente.
I capelli biondi, leggermente mossi, sono luminosi e ben curati.
Gli occhi grigi, è quella l’unica cosa che ha in comune con noi del Giacimento.
Le curve al punto giusto, la pancia piatta e un’altezza considerevole mi fanno pensare a quanto sia bella.
Non l’avevo mai guardata così a fondo.
“Vado a cercarlo, sarà sicuramente nella carrozza bar” ci dice Effie, scomparendo dietro la porta scorrevole del treno.
“L’hai mai conosciuto?” le domando, cautamente.
“No, ma sono certa che non sta nella carrozza bar per mangiare un muffin” sorride, e sorrido anche io.
Ci siamo parlati, qualche volta.
Ho sempre creduto che fosse una ragazza tipica di Capitol City, coi grilli per la testa e nessuna preoccupazione. Lei e la sua famiglia non hanno dovuto chiedere tessere, hanno sempre avuto cibo in abbondanza. Forse è per quello che prima della mietitura ce l’avevo con lei.
Ma, ora come ora, mi accorgo che non è affatto così. Deve essere stato più difficile separarsi dalla famiglia, dato che ha già una vita agiata, e non ha bisogno di vincere gli Hunger Games per mantenere tutti.
Io invece ne ho bisogno. Se vinco questi Hunger Games, sarò in grado di aiutare anche Katniss e la sua famiglia. Ma per vincere, Madge dovrà morire.
“Sto andando Effie, sto andando!” un uomo sulla cinquantina, a piedi nudi e con la camicia sporca di olio ci raggiunge, sedendosi sulla poltrona di fronte a noi.
“Allora, abbiamo bisogno che ci spieghi come funz..” Madge non riesce a finire la frase che un Haymitch scorbutico la blocca.
“Perché avete tutti così tanta fretta?” domanda, versando un liquido scuro nel bicchiere che ha in mano.
“Perché ci stanno portando nell’Arena ad ammazzarci”.
Le parole mi escono fuori troppo velocemente. Ricevo un’occhiata ironica da parte di Madge, che nasconde un sorriso facendo finta di tossire.
“Vi spiegherò tutto.. a Capitol City!” dice le ultime parole con enfasi, alzandosi barcollante e tornando nella carrozza bar.
Ho l’impressione che uscire vivi da quell’Arena sarà più difficile di quanto avessi previsto.

Sono nella mia stanza, sotto le coperte. Non riesco a dormire. La cena è stata ottima, ma fin troppo sfiziosa per i miei gusti.
Mi alzo stropicciandomi gli occhi. Cammino per i vagoni, attento a non far rumore.
Una sagoma scura, illuminata lievemente dalle luci dei lampioni che si estendono fuori dal treno, sta guardando fuori dalla finestra.
“Madge?” sussurro, e lei si volta.
“Ciao Gale” mi sorride, facendomi cenno di sedermi accanto a lei.
“Non riesci a dormire neanche tu, Madge?” le chiedo, notando che si sta arrovellando una ciocca di capelli.
“No.. insomma, è strano sapere che parteciperemo ai famosi Hunger Games” mi dice.
La capisco perfettamente. Ho passato più di metà della mia vita a guardarli in televisione.
Ho visto ragazzi giovani morire, altri trionfare, altri ancora soffrire.
E’ uno strano pensiero, essere uno di quei ragazzi.
“Quanti biglietti c’erano con il tuo nome?” mi domanda, senza lasciarmi il tempo per esprimere la mia opinione.
“Quarantadue.. la fortuna non è esattamente a mio favore” cerco di sorridere a questa affermazione, arrendendomi.
Passiamo il resto della notte sussurrandoci opinioni e domande, sguardi e incomprensioni.
Quando torno nella mia camera mi viene solo una cosa da pensare:
“Come farò ad ucciderla?”

Angolino autrice
Saaaalve ragazzi e ragazze!
Ho aggiornato presto, che dite?
Innanzitutto ringrazio chi ha lasciato recensioni nel capitolo precedente, chi ha messo la storia tra preferite e seguite!
Mi raccomando, lasciate una recensione, anche negativa, per sapere come posso migliorare!
Al prossimo capitolo, un bacio,
Candyce


Per leggere la storia di Deb, cliccate qui!
   
 
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