Capitolo
27
Ero
in trappola,
indubbiamente. Che cosa potevo fare? Mi faceva male anche solo pensare
a lui
figuriamoci a parlarne. Tuttavia… loro sono le mie migliore
amiche e le Angel’s
Friend sono sempre unite, sia nel bene che nel male. Non
ringrazierò mai
abbastanza Dio per avermele fatte incontrare. Ci sono sempre state per
me ed io
per loro. Siamo una squadra ed è giusto che condividiamo
tutto, soprattutto i
dolori. Magari parlandone con Dolce e Uriè mi
sentirò meglio. Sono sinceramente
preoccupate per me ed è ora di vuotare il sacco. In ogni
caso, sono
letteralmente “imprigionata” in una gelateria.
Sarebbe inutile continuare a
tacere ormai.
-Lui
non mi ha fatto niente.
Nonostante tutto, lui non mi ha mai fatto del male. Almeno…
non fisicamente-
cominciai a parlare con lo sguardo basso e un lieve sorriso.
-Continua-
mi spronò con tono
calmo Uriè.
-All’inizio
lo odiavo. Ce
l’avevo con Sulfus perché mi aveva portato via
dalla mia casa e con papà perché
mi aveva deluso con la sua debolezza. Entrambi mi avevano usato come un
oggetto,
un premio da vincere. Ma con il passare del tempo l’odio si
è trasformato in
amore e adesso sto cercando di perdonare mio padre. Non so quando
è successo e
il perché, però la verità è
una sola. Amo Sulfus Zolfanelli in tutti i suoi
pregi e difetti. Bè… soprattutto difetti- risi
senza allegria.
-L’amore
viene quando meno te
l’aspetti, Raf. Ero sicura che prima o poi ti sarebbe
successo e di certo non
con Gabi. Tu avevi bisogno di un uomo che sappia emozionarti. Che
sappia tirar
fuori la tua passione. E Sulfus è quest’uomo-
-Ma
Uriè, lui non mi vuole
vicino a sé. Ha troppa paura di soffrire di nuovo per
rischiare. Quello che gli
hanno fatto da bambino suo nonno e la madre l’ha ferito nel
profondo,
rendendolo quello che è. Che cosa posso fare io per fargli
vincere questa paura?-
Non
voglio lasciar perdere ma
ho paura anch’io adesso. Di fare la cosa sbagliata.
-Non
è da te arrenderti così.
Hai appena detto che lo ami, no? Combatti per questo amore, non
arrenderti alla
prima difficoltà. Tu devi essere più testarda di
lui sulla tua decisione. Io e
Dolce vedremo di aiutarti-
-E
anche io- irruppe una
voce.
Ci
girammo di colpo e vedemmo
Ricky. Era da tanto che non lo vedevo. Da quella volta che lui e Sulfus
si
erano scontrati. E’ strano che il mio amico voglia aiutarmi a
conquistare il
ragazzo che l’ha ridotto a pezzi. Cosa sarà
cambiato?
-Tu?-
chiese sbalordita
Dolce.
-E’
bello rivederti, Ricky.
Come stai adesso?- disse Uriè cordiale.
-Decisamente
meglio. Vi
spiace se parlo un attimo da solo con Raf?- disse serio. Molto serio.
Chissà
che avrà da dirmi. Mi era mancato ma in questo momento mi
preoccupa la sua
espressione dura.
Le
mie amiche mi guardarono
per chiedermi il permesso. Io annuì e così
andarono un attimo al bagno.
Ricky
si sedette di fronte a
me e dopo aver preso un bel respiro cominciò a parlare.
-So
che sembra molto strano
che voglia aiutarti con quel bastardo ma… durante il mio
scontro con lui capii
molte cose-
-Io
invece non capisco perché
hai accettato di combattere allora. Sai che se non accettavi la sfida,
non ti
avrei mai accusato di essere un codardo. Non volevo che ti facesse
male, sei un
caro amico per me, Ricky-
-Un
amico… già. Non sarò mai
nient’altro per te, vero? E’ da tempo ormai che ti
sono stato accanto nella
speranza che tu ti accorgessi di me. Speravo che un giorno avresti
rotto il tuo
fidanzamento con Gabi per stare con il sottoscritto e
invece…- disse con tono
amareggiato ed io lo guardai sorpresa.
Lui
mi amava ed io non mi ero
accorta di niente. Sono proprio una stupida.
-Ero
geloso di Sulfus e lo
sono tuttora. L’ho odiato quando mi aveva detto di averti
portato con la forza
a casa sua, per questo ho accettato di battermi con lui-
-E perché adesso mi
offri il tuo aiuto allora?- chiesi dopo essermi
schiarita la voce. Non mi ero accorta di avere la gola secca.
-Perché voglio che tu
sia felice-
-E pensi che con lui lo
sarò?-
-Quello stupido ti ama,
è certo. L’ho capito quando abbiamo combattuto
quel giorno. E poi la sua reazione per ogni ragazzo, compreso me, non
è di un
ragazzo che protegge un suo trofeo. Ma di uno che protegge la sua
donna. È
sempre stato geloso di te-
Io arrossii e non avendo nulla da
dire, lui continuò il discorso.
-Notai nel suo sguardo che ci
teneva a te nonostante cercasse di
nasconderlo in tutti i modi. Purtroppo per lui, so leggere molto bene
nelle
persone. Dopo la sfida, rimasi a terra pieno di ferite. Non erano
quelle a
farmi male ma la frase e l’espressione che fece lui prima di
andarsene-
-Che… che cosa ti
disse?- chiesi tenendo lo sguardo basso.
-“Lei è mia. E
nessun altro me la porterà via, ricordatelo”. Lo
disse
con un sorriso e uno sguardo dolce e determinato allo stesso tempo.
Sicuramente
non se n’è accorto che faccia aveva fatto-
Scoppiai a piangere. Già
da allora Sulfus provava qualcosa per me senza
saperlo. Io sono sua e non deve aver paura di perdermi. Ma come posso
fare a
farglielo capire a quello sciocco? Pensa
Raf…Pensa…
-Da allora ho cercato di vederti il
meno possibile. Il dolore era
troppo recente e ho voluto aspettare finché non ho sentito
che sei ritornata a
casa tua. Ne sono rimasto sorpreso. Pensavo che avrebbe ucciso
piuttosto che
lasciarti andare via da lui-
-L’ha fatto
perché pensa di aver fatto la cosa giusta per entrambi. Ha
paura di essere ferito da una persona cara e anche di rovinarmi la
vita. Mi
crede un angelo puro che non dev’essere macchiato ma io non
sono un angelo.
Sono una donna normale con sentimenti normali. Un angelo ti avrebbe mai
fatto
del male?- gli chiesi togliendomi con rabbia le lacrime dagli occhi e
fissarlo.
-Non te ne ho fatto una colpa, Raf.
Non sempre i sentimenti vengono
ricambiati, al cuore non si comanda- disse sospirando.
-Hai ragione. Al cuore non si
comanda e il mio appartiene a Sulfus
anche se la mente mi diceva di stargli alla larga. Tu meriti una
persona che ti
ami più di se stessa. Che possa darti l’amore che
desideri. E quella persona…
non sono io-
-Lo so- disse per poi stiracchiarsi
e sorridermi. –Dopotutto il mare è
pieno di pesci. Prima o poi troverò la ragazza giusta per
me. Sarà facile visto
che sono un bel ragazzo- mi fece l’occhiolino scacciando via
la serietà e il
dolore per il momento. Era tornato il mattacchione che conoscevo.
-Che modesto- ridacchiai.
-Vedrai, ti aiuterò ad
avere il tuo diavoletto. Parola di lupetto!-
fece giuramento con la mano.
Ed io gli credetti, senza alcun
dubbio.
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Ho
sempre pensato di
somigliare a mio nonno sia nel carattere che fisicamente, tranne che
lui aveva
i capelli nerissimi come la pece ed io neri tendenti al blu. Ma in quel
momento
nel vedere il giovane della fotografia, mi venne in mente un idea
assurda. Io e
quel tizio avevamo i capelli dello stesso colore tuttavia non era
quello a
sconvolgermi. Portava una piccola voglia a forma di stella sulla spalla
sinistra, la stessa che ho io dalla nascita. Per questo mi venne in
mente a 13
anni di tatuarmi una stella rossa nel mio occhio sinistro.
No… non poteva
essere… è impossibile.
Il
rumore della porta mi fece
sobbalzare dalla sorpresa e mi girai a guardare Marcus. Lui ricambiava
il mio
sguardo sconvolto e non solo. Aveva anche uno sguardo colpevole.
-Che
ci fai qui? Ti è sempre
stato proibito venire nella mia stanza- disse l’anziano
deglutendo.
-E
per quale motivo? Questo?-
dissi con tono freddo annuendo alla foto.
Marcus
sembrava così
affranto. Come se stesse combattendo tra il dirmi la verità
oppure no. Ma a che
serviva ormai mentire di fronte a quella foto?
-Non
avresti mai dovuto
scoprirlo- disse facendomi infuriare ancora di più. Quindi
si sarebbero portati
tutti il segreto nella tomba?
-Ma
davvero? Sarei dovuto
rimanere all’oscuro delle mie origini per sempre?-
-No…
Sì… cioè…-
-Dunque
non avrei dovuto
sapere che sono il risultato indesiderato di una scopata tra la ricca e
il
povero-
-Ti
sbagli! Tuo padre ti
voleva! Ti avrebbe cresciuto con amore se fosse stato vivo.
Lui…-
-Lui
cosa? Tu parli così
perché era tuo figlio ma chissà cosa avrebbe
fatto. Magari mi avrebbe abbandonato
come ha fatto Temptel oppure le avrebbe chiesto di abortire. Sono in
questo
mondo solo perché mio nonno desiderava un erede maschio, non
è una cosa di cui
andar fieri-
-Non
è così. Lascia che ti
spieghi. Ti dirò tutta la verità, lo prometto-
disse facendomi segno di
calmarmi. Calmarmi un corno! Mi hanno mentito per anni e adesso lui
dice che mi
dirà la verità. Maledetto! Se non fosse che
l’ho scoperto per caso, non me ne
avrebbe mai parlato. Presi un bel respiro profondo e tentando di tenere
a bada
la collera, gli diedi la possibilità di spiegarmi.
-Parla,
ti ascolto-
Lui
si sedette di peso sul
letto e poi poggiò i gomiti vicino alle ginocchia con aria
stanca. Sembrava
invecchiato di 10 anni in quei pochi minuti. Dev’essere stato
uno shock anche
per lui vedermi scoprire una cosa così importante in quel
modo.
-Mio
figlio Claudius e
Temptel si conoscevano sin dalla nascita…-
cominciò.
-Noto
che è di famiglia avere
i nomi che finiscono con “us”- lo interruppi
sarcastico pensando che anch’io ho
un nome che finisce con “us”.
Lui
mi guardò con rimprovero
per averlo interrotto per poi rispondermi.
-Esatto.
E’ da generazioni
che i maschi della mia famiglia hanno nomi che finiscono con
“us”. Mio nonno si
chiamava Marcus –io ho preso il nome da lui- mentre mio padre
Magnus. A tuo
padre non gli piaceva il suo. Gli sembrava un nome da vecchio
perciò lo
chiamavano tutti Claud- disse con un sorriso nostalgico per poi tossire
-Comunque, ritornando a prima, i tuoi genitori sono nati entrambi in
questa
casa e lui era più grande di lei di tre anni. Sono cresciuti
insieme nonostante
la disapprovazione di tuo nonno. Sai… sul fatto che sua
figlia giocasse con un
servo. Gli anni passarono e la loro amicizia si trasformò in
attrazione. Ebbero
una relazione e lei rimase incinta. Lo avevo avvertito di stare alla
larga da
Temptel perché erano di due mondi diversi. Claud era
l’autista dei Zolfanelli
all’epoca mentre lei era la padrona. Non ne sarebbe uscito
niente di buono e
infatti…- a un tratto il suo viso si fece triste.
-Mio
nonno lo cacciò, non è
così?-
-Sì.
Quando seppe della
gravidanza della figlia andò su tutte le furie e
all’inizio voleva fargliela
pagare con maniere più… dure. Ma io riuscii a
convincerlo a non fargli male.
Visto i miei numerosi anni di servizio e fedeltà. A quel
tempo ero davvero
convinto di aver salvato mio figlio. Ma non fu così-
-Cosa
successe veramente?-
chiesi con tono basso capendo già la risposta. Mio nonno era
un tipo orgoglioso
e cattivo. Non avrebbe mai lasciato impunita una cosa del genere
tuttavia non
pensavo che sarebbe arrivato al punto di far uccidere una persona.
-Lo
cacciò mandando Claud a
lavorare in una sua fabbrica lontano da qui. Due mesi dopo seppi che
era morto
per un incidente d’auto-
Era
orribile pensare che per
anni ho vissuto sotto lo stesso tetto con un assassino. E per giunta
avevo il
suo stesso sangue.
-Tu
ovviamente non credetti
che la causa della sua morte fosse un incidente d’auto-
affermai.
-No
di certo. E ne ebbi
conferma una sera quando per caso ascoltai una conversazione al
telefono di
Paul. Diceva che si congratulava per il lavoro svolto con il
“servetto” e che
gli avrebbe mandato l’assegno il giorno dopo-
-Per
tutti i diavoli…-
-Da
allora giurai che mi
sarei vendicato. Continuai a stare al suo servizio ma intanto avvisavo
i suoi
nemici di ogni sua mossa. Solo di una cosa gli importava a Paul
Zolfanelli ed
era la sua azienda. Facendo fallire l’azienda,
l’avrei rovinato. E dopo anni ci
sono riuscito. Entrò in un periodo di disperazione per poi
morire d’infarto.
Dopo la sua morte ci provò la figlia a rinsavire le loro
finanze ma niente.
Solo tu ci sei riuscito. Per me l’importante era la fine di
Paul ma nemmeno
dopo la sua morte ebbi pace. Capii che vendetta o meno, nessuno mi
avrebbe
riportato il mio ragazzo in vita-
Aveva
ragione. La vendetta
non dava alcuna soddisfazione. Potevo capire il suo comportamento.
Aveva perso
un figlio e in un modo crudele.
-C’è
una cosa che non
capisco. Se mio nonno era furioso per la gravidanza della figlia
perché non la
fece subito abortire? So che sono nato perché lui voleva un
erede maschio ma
sono pur sempre un mezzo plebeo. Se era solo un erede ciò
che voleva perché non
la fece abortire per poi farla sposare a un riccone. Con un marito
ricco
avrebbe avuto un erede perfetto-
-All’inizio
lui aveva
intenzione di farla abortire ma poi decise di aspettare di sapere il
sesso del
piccolo. Quando vide che eri maschio, non gli importò chi
fosse tuo padre.
Obbligò la figlia a continuare la gravidanza nonostante le
proteste di
quest’ultima e alla fine riuscì ad avere il suo
erede. E poi c’è un'altra cosa-
-Cosa?-
-Temptel
è sterile. Quando
aveva 18 anni le era stato detto che non avrebbe potuto avere figli e
questo
non piacque per niente a tuo nonno. Tu sei stato un miracolo per lui.
Anche se
avesse fatto sposare la figlia a un damerino pieno di soldi, non
avrebbe avuto
eredi. Eri la sua unica possibilità e non la
sprecò-
Bingo!
Ecco perché il
vecchiaccio si è dovuto accontentare di me. Poteva essere
l’unica opportunità
per avere il tanto desiderato maschio. Sicuramente questo miracolo non
è stato
gradito a mia madre che sperava di non rovinare il suo fisico e che
odia i
marmocchi.
-Per
tutti sono stato solo un
“erede”. Non un membro della famiglia e nemmeno un
figlio e nipote. Solo un
erede che un giorno avrebbe avuto tutte le proprietà e i
fottuti soldi dei
Zolfanelli-
-Per
me no! Tu sei sempre
stato il mio nipotino. Anche se non potevo dirti la verità,
ho vegliato su di
te da lontano e ti ho sempre voluto bene. Somigli a tuo padre
più di quanto
pensi. Hai il sangue dei Zolfanelli ma anche il mio sangue-
-Non
potevi dirmi la verità?
Non è che la tua fosse paura? La paura di come avrei reagito
a una simile
notizia-
-Lo
ammetto, avevo paura ma
avevo anche un accordo con Paul e Temptel. Avremmo tutti tenuto la
bocca
chiusa, loro per non far sapere al mondo la vergogna di un erede avuto
da un
servo e io… volevo che tu avessi una vita adeguata che io
non potevo darti.
Loro ti hanno dato una vita di lusso e un istruzione, per quanto avrei
voluto
tenerti con me, non mi sarei mai potuto permettere di mandarti in
grandi
scuole, una casa principesca e…-
-Al
diavolo la vita di lusso!
Il denaro non era quello che volevo. Tutto ciò di cui avevo
bisogno era un po’ di
affetto ma in questa casa era chiedere troppo. Solo tu, Tilda e Gas me
ne avete
mostrato e ora scopro che sei un bugiardo. Proprio tu dovresti sapere
che ci
sono cose più importanti del denaro-
-Non
era solo questione di
denaro. Il disprezzo della gente, la vergogna… non volevo
farti soffrire. Ti ho
sempre voluto bene e ho continuato a tacere la verità anche
perché avevo paura
di perderti. Tutti abbiamo paura di qualcosa, Sulfus. Dovresti capirmi
visto
che hai allontanato colei che ami per paura di soffrire ancora-
Aveva
ragione ma non ce la
facevo più ad ascoltare. Quando sono entrato nella stanza di
Marcus, non avrei
mai pensato di ritrovarmi ancora più a pezzi. Dovevo
allontanarmi da lì. Da lui
che mi aveva mentito per anni.
-Ora
basta… io…. devo andare-
riuscii a dire per poi scappare via. Andai a prendere la moto e partii
senza
sapere dove andare. Mi andrà bene qualunque posto per
rifugiarmi un po’.
Qualunque. L’importante era che fosse lontano da quella casa
di bugiardi.
Continua…
Anf
anf… che fatica fare
questo capitolo. Spero di non aver fatto schifo ma è stato
un po’ difficile per
me scrivere questa parte, soprattutto quella di Sulfus. Grazie al cielo
non mi
sono mai trovata nella sua situazione famigliare ma la mia esperienza
in fatto
di film e telenovelas è stata parecchio utile. Grazie a
tutte coloro che stanno
leggendo la mia storia e per la pazienza che dimostrate
nell’attendere i
capitoli. Grazie davvero e mi auguro di non avervi deluso con questo
capitolo.
Bacioni a tutti e anche se in ritardo, Buona Pasqua! ^__^