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Autore: TrisEaton11    24/04/2014    2 recensioni
SPOILER ALLEGIANT.
"E la verità era che la vita continuava, prendendosi beffa della nostra sofferenza."
Sono passati due anni dal disgregamento delle fazioni.
Sono passati due anni dal fallimento del Dipartimento.
Sono passati due anni da quando, ormai, Tris se n'è andata.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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< Tobias, stai bene? >  La sua voce mi giunge chiara e nitida, mentre cerco di restare in equilibrio sulla ruota panoramica. Mi costringo a non abbassare lo sguardo.  Mi costringo a non pensare che sono così in alto e che, con una folata di vento, potrei riversarmi sul suolo.
< Mh. > Serro le labbra, cercando di concentrarmi il meno possibile sulle parole.
Allungo una mano davanti a me e afferro un altro piolo. Facendo trazione su entrambe le braccia, mi alzo di un altro gradino.
Mi allontano sempre di più dal basso. Ogni gradino, mi innalzo. Mi innalzo con lei.
< Vedi, non è così difficile. > Urla verso di me, lasciando cadere un braccio dalla barra di ferro.
< Tris, attaccati per favore. > La guardo, indurendo lo sguardo. Lei ride, prendendosi gioco della mia paura dell’altezza.
< Raggiungimi o mi lascio cadere. >  Sento i suoi occhi su di me. Era un’altra prova. Un’altra prova che dovevo affrontare grazie alla sua stupida incoscienza che la rendeva così tremendamente bella e coraggiosa. A volte lo era più di me.
Mancavano pochi gradini.  Prendo un respiro, focalizzando il pensiero sulla paura. Cos’era la paura infondo? Solo un codardo gioco delle nostri menti. Un motivo in più per non affrontare le cose, per non affrontare le difficoltà della vita. No, io sarei stato coraggioso. Ancora una volta.
Mi trascino, rimanendo attaccato saldamente, verso il prossimo gradino di quella scala infinita.
Non guardare giù. Non farlo. Pensa a lei.
Mi arrampico, lasciando scorrere il freddo del metallo fra le mie mani sudate e sollecito le gambe a saltare verso di lei. Un salto e sarebbe stata mia.
Mi protraggo, spingendo i piedi con la forza e salto.
< Te l’ho detto. Non è così difficile. > Mi sorride, inclinando la testa.
Mi limito ad alzare le spalle. < Non importa. Sono con te, ora. >
< Sarò sempre con te, Tobias. > Avvicina il viso al mio. Sento il suo respiro caldo sulle labbra.
Ancora più vicina, ti prego.  Scivolo nei suoi occhi, intrufolando la mano nei suoi capelli morbidi.
Lascio cadere le mani sui suoi fianchi, attirandola a me.  Stringimi ancora.
E’ mia, è fra le mie braccia.
< Ti amo, Quattro. > La luna, le illumina i lineamenti del volto, rendendo giustizia alla sua bellezza.
Le bacio la fronte. < Ti amo anche io, Tris. >
Poi un rumore metallico. I bulloni iniziano a saltare per aria, disgregando vari pezzi portanti della ruota.
Faccio pressione con le braccia intorno a lei, cercando di proteggerla. Tutto inutile. Non sento più la pressione del suo corpo contro il mio petto.
< Tris. > Urlo, mentre lei cade verso il basso, sorridendo.
Mi sveglio di soprassalto, invocando il suo nome. Alzo il busto, respirando faticosamente.
Era un sogno. Un sogno che me l’aveva portata via ancora una volta.
Sento gli occhi pesanti, ricolmi di lacrime pronte a scoppiare quando Evelyn entra, preoccupata nella mia stanza.
< Ehi, tutto bene? > Mi guarda con affetto, a cui non ero abituato. Non ero abituato allo sguardo materno di preoccupazione, tanto quanto non ero abituato ad avere una madre.
Annuisco debolmente.
Viene verso di me, sedendosi sul letto. Mi appoggia una mano sulla spalla.
< Tutto questo passerà, te lo prometto. Un giorno tutto questo sarà lontano. >
Senza aspettare una qualsiasi possibile risposta, mi abbraccia. Sa di buono. Sa di fiori, di miele, di sudore. Sa di mamma.
Scioglie l’abbraccio, allontanandosi. Si blocca sul ciglio della porta.
< Ti aspetto in cucina. Dobbiamo parlare. > Se ne va, lasciandomi ancora confuso e privo di forze. Scosto le coperte e appoggio un piede per terra, subito seguito dall’altro. Rabbrividisco per il freddo contatto con il pavimento e cerco di mettermi in piedi.
Lo specchio sulla parete stava riflettendo l’immagine di un uomo, solcato dal dolore. Il torso nudo, leggermente imperlato di sudore faticava a restare eretto. Non ero io quello. Non ero Tobias. Non ero Quattro. Ero solo uno spettro di quel che ero.
Distolgo lo sguardo, afferrando una maglietta ed esco dalla camera.
< Eccolo qui, il bell’addormentato. > Zeke, mi sorride seduto intorno al grande tavolo. Intorno a lui tutti gli altri con indosso falsi sorrisi di convenienza.
< Si, però prima vestiti. > Butto uno sguardo a Cara mentre indosso la maglietta.
< Che ci fate qui? > Li guardo, non capendo.
< Siediti, Tobias. > Evelyn, batte la mano sulla sedia accanto alla sua.
Obbediente, raggiungo la sedia e mi siedo.
< Ora che ci siete tutti, possiamo cominciare. > Evelyn, congiunge le mani sotto il mento.  < Tutti noi abitanti delle fazioni, non siamo abituati ad una vita senza fazioni e senza guerre, purtroppo. > Fa una smorfia.  < Alcuni ex membri del Parlamento, soprattutto. >
Sgrano gli occhi. Ho paura che possa continuare a parlare. Non può essere ciò che mi immagino.
Mi lancia uno sguardo comprensivo prima di continuare.  < Marcus, è tornato. E questa volta non è da solo. >  Tutti sono attoniti ma tutti gli occhi puntano verso di me. Cerco di trovare la forza per parlare.
< Cosa vuole, questa volta? >
Evelyn sospira. < Vuole sottomere tutti al suo potere e fondare un nuovo governo. > Scuote la testa.  < Beh, più che un governo, diciamo una dittatura. Chi non si sottomette a lui, verrà ucciso. > Il suo tono è pacato e affidabile.
Sbatto un pugno sul tavolo.  < Oh, andiamo non è possibile. Non ora. Non con Johanna come membro del governo attuale. Chi può credere ad un uomo del genere? >
La voce di Caleb, si erge fra gli altri.  < Marcus è un uomo molto potente. Sa convincere. Sa tirare le masse a sé. > Mi guarda ed un brivido mi trafigge la schiena. Il suo sguardo è così simile al suo, ma non abbastanza.
Sento la pressione di tutti gli occhi puntati addosso ed incapace di andare oltre, mi alzo.
< Scusate. > Abbasso la testa e mi allontano, andando verso camera mia.
Mi siedo sul letto, prendendo il volto fra le mani. La mia vita stava crollando sotto il peso del passato.
< Ehi. > Christina è accanto allo stipite della porta e mi fissa.
< Che c’è? > Le lancio uno sguardo severo.
< Dovresti essere un po’ meno egoista. Qui c’è un problema serio da dover risolvere e tu cosa fai? Te ne vai. >
La guardo, serrando la mascella.
<  Il paese potrebbe ricadere di nuovo in una guerra e tu stai lì, a cullarti fra il ricordo della tua dolce Tris e la rabbia verso il padre che non hai mai avuto. >
< Ora ne ho abbastanza. > Con un movimento repentino mi alzo di scatto, afferrandola per il collo e spingendola contro il muro.
Si dimena, cerca di spingermi via ma la mia forza è maggiore della sua. Avvicino il mio viso al suo, tanto che i nostri nasi si possono sfiorare. Digrigno i denti.  < Dovete lasciarmi in pace. Tu, gli altri, tutti. >
I suoi occhi sono iniettati di paura e la sento tremare. Deglutisco, allentando la presa intorno al suo collo, fino a lasciarla completamente andare.  Avevo orami, allontanato la violenza dalla mia vita ma ero stremato e l’unica cosa su cui potevo realmente contare era la mia forza fisica. Mi guardo la mano, con sguardo colpevole.
< Scusa. >
Mi fissa con un velo di dolcezza negli occhi.
< Tobias? >
< Mh? > Torno nuovamente a guardarla, rialzando il volto.
Si avvicina e mi bacia.

  NOTE: E' la prima storia che scrivo, quindi abbiate pietà di me. 
Forse la delusione e la tristezza provate all'ultima pagina di Allegiant, mi hanno costretta a cercare di scrivere un continuo. Un continuo per poter rivivere ancora una volta, questa bellissima saga.
  
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