IO, L'AUTRICE
Alla
Musa chiedevano aiuto
gli aedi,
io
umilmente ringrazio
Omero
pel
suo canto che a noi
risuona
tra
le pagine dei libri,
e
Robert Graves che una
raccolta
scrisse
di miti e leggende
su dei ed eroi,
ed
anche, non ultima per
importanza,
Nadia
Scigliano, un'ottima
prof
che
in un anno l'Iliade ci
lesse e spiegò.
Già
ringrazio anche
voi,
che
di certo numerosi
commenterete.
PROLOGO
Io sono Achille, figlio di Peleo. Mia madre, Teti, è una dea immortale. Ero invulnerabile. Tranne che per un piccolo, piccolo punto. Avevo poco più di trent’anni quando Paride e Apollo arciere mi uccisero sotto le mura di Troia. E’ un destino che ho scelto io e non mi pento. Mia madre invece mi voleva immortale, o almeno avrebbe desiderato per me una vita lunga e pacifica. Omero vi ha narrato delle mie gesta rendendomi davvero immortale. La mia leggenda ha attraversato i secoli. In pace sarei stato uno dei tanti, la guerra ha fatto di me l’eroe per eccellenza. Se ancora vivo nel vostro ricordo lo devo ad Omero, ma leggendo il suo poema spesso trascurate di ricordare qualcosa di molto importante: anch’io sono stato (purtroppo?) un uomo. Ho amato, vissuto, ho sofferto e pianto, e soprattutto ho lottato. Ma la guerra non è fatta solo di armature scintillanti, discorsi forbiti e gesti eroici. Certo è più facile ricordare solo quello, ma la guerra è sangue, morte, sudore, paura. La guerra vuol dire svegliarsi la mattina e non sapere quanti dei tuoi compagni ritroverai la sera, intorno al fuoco, intenti a medicarsi le ferite, né se tu stesso sarai ancora lì. Per me era diverso: io avevo un destino che doveva compiersi, e non sarei morto prima. Ma comunque nella mia terra non sarei più tornato.
Io so cosa pesate di me, in quest’epoca dove la guerra sembra tanto lontana e l’onore non fa più parte della vostra vita. Credete che io sia solo un sanguinario fanatico. Voglio dimostrarvi che non è così. Io vivo nel vostro ricordo e se ora posso parlarvi è perché qualcuno, chissà, magari uno studente, ha pensato a me e ha visto oltre le tonnellate di carta dei libri di scuola. Oggi noi anime non abbiamo più bisogno del sangue dei sacrifici per parlare coi vivi. Devo ammettere che la cosa non mi dispiace affatto. Non è che io sia uno schizzinoso, ma bere sangue... Inoltre non si più compiono più sacrifici e gli dei olimpici sono stati dimenticati.
C’è anche Omero quaggiù: è un vecchio cieco che se ne sta sempre per conto suo a comporre poemi, dispiaciuto che nessuno li ascolterà mai. Nessuno di voi di sopra, intendo. Ma ora voglio narrarvi, e farvi narrare, la mia storia. Mettetevi comodi. Io ho tempo: qui nell’Ade non c’è molto da fare.
Scusate la brevità di questo primo capitolo, ma è una puntata pilota (ovvero ho una paura matta che non piaccia a nessuno^^). Posterò al più presto il seguito, che è già quasi pronto.