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Autore: abhainnjees    25/04/2014    2 recensioni
Alternative 9s / Dorothy x Charlie / Dean x Cas
Ci sono incantesimi, maledizioni, asce e pugnali.
C`è Cas (umano), c`è Beckey, ci sono personaggi nuovi e tanti ritorni.
Ci sono valli Incantate, c`è un fiume Rambo, ci sono le stanze segrete giù al bunker e un laghetto a forma di ali d angelo.
C`è OZ, c è il bunker, c`è drago proveniente da una nobile casata e c`è Abaddon fan del Dottore.
( è una storia seria, lo giuro )
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Abaddon, Charlie Bradbury, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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Avete presente Requiem for a Dream? Ecco, non c'entra niente con la trama, ma dal caro buon vecchio Aronofsky ho applicato l'idea della suddivisione in stagioni della mia storia. Infatti la storia è divisa in Summer, ovvero la felicità dei nostri personaggi; Fall,gioco di parole che ha come significato l'autunno o "la caduta"; Winter, dove tutto si congela e si incupisce. Nella pellicola, però, manca volutamente la primavera (Sprint) segno che i personaggi non riescono a rinascere dall'inverno. Ma, forse in questa storia le cose potrebbero andare diversamente




Crescere sognando di diventare un eroe è impossibile, se sei Dorothy Baum.
Non se vivi con tuo padre almeno.
Perché anche solo il concetto di eroe infrange un centinaio di regole, che stanno silenziose sopra la teste di tutti, lì nel bunker. Si reggono al muro e ti guardano tramite gli occhi minuziosamente dipinti di tutti quelli sfigati che da anni –forse secoli- vivono in quel modo, fanno quel lavoro, camminano tra quelle stanze, aprono gli stessi libri, dormono negli stessi letti, sognano gli stessi sogni, sempre, all'infinito.

Ma Dorothy no è un uomo, e per quanto non capisca cosa la renda così incapace agli occhi di quelle regole, deve ringraziarle per non averla destinata a una vita che aveva già visto, di cui aveva già letto capitoli e capitoli, e che non le interessava affatto.
Lei voleva essere un eroe.


Josie invece, voleva sedere su una poltrona che non era destinata a lei.
Ma, come qualunque altra donna con un briciolo di intelligenza avrebbe fatto, invece di lamentarsi, ne approfittò. Invece di pretendere un formale rispetto, prendeva con la forza l’autorità che le serviva per fare tutto ciò che riteneva necessario per aiutare, a modo suo.


A chi assistette da esterno, non fu molto chiaro se quel loro primo incontro fu un confronto o un scontro.
Josie era seduta accanto ad Henry e gli stava dettando in un sussurro delle formule in qualche strana lingua, da un librone rilegato in pelle, talmente pesante che doveva stringarselo al seno e allo stesso tempo appoggiarlo sul tavolo per una questione di equilibrio, correggendolo a volte con un pacato - Più dritta quella zampetta altrimenti sembra una “g”- oppure – Mi raccomando a lasciare abbastanza spazio..- o – Lascia due righe questa volta, è meglio così-.
Mentre Dorothy fece, come sempre, un ingresso trionfale.
Spalancò la porta ed entrò trascinandosi dietro il cadavere di un vampiro di almeno trentanni più grande di lei – a quel’epoca tutti avevano almeno trentanni in più di lei- e sotto gli occhi increduli di tutti, tranne quelli addolorati del padre, se ne andò fiera in camera sua, proclamando
- E meglio che sappiate almeno che aspetto hanno le bestie di cui studiate.


I minuti seguenti furono caratterizzati da un sovraccaricarsi di voci impazienti
– Ma possiamo davvero studiare quella creatura? - - Potrebbe essere molto interessante… per la scienza.- -Sono così dispiaciuto della’accaduto. - -Eppure ha vissuto sempre con noi, da dove ha preso questi esempi?- -Cosa faremo?- - E’ il caso di espellerla?- - E dove andrebbe!- - Qualcuno si interessi anche a quella carcassa, non voglio si decomponga su quel tappeto, viene dalla Siria!-
-Potrei andare a parlarci io.-

Silenzio. Josie non parlava molto, ma quando lo faceva, si può dire che aveva il suo ascendente.
– Be sapete, poteri parlarle da donna a donna, ricordarle ciò che è giusto e ciò che invece… non lo è.- Ed indicò la carcassa sul tappeto siriano.
Chi poteva mai opporsi. Da donna a donna. Sicuramente nessuno di loro era qualificato per quel tipo di chiacchierata.


Josie bussò alla porta, che era curiosamente già aperta, entrò e si guardò curiosamente attorno. La stanza non era addobbata da alcun simbolo esoterico a lei sconosciuto; Dorothy non faceva parte di alcuna setta, il resto contava relativamente.
-Quindi, sei una cacciatrice?-
Dorothy stava lentamente accompagnando i lacci fuori dai binari, si spogliò piano, si tolse gli scarponi e le scomodissime braghe, e si mise a pancia in su sul letto, indossando solo la casacca e dei calzini.
-Già. L’unico danno è che sono sempre a pezzi.
-E’ difficile?
-Si, se sei circondata da idioti.
Josie non riuscì a capire se si stesse riferendo anche a lei, quindi esitò.
-E tu invece? Uomo delle lettere ha una traslazione al femminile? Donna di lettere? Cosa sei?
- Una balia, credo. Non sono abbastanza uomo per essere un Uomo di lettere, e sono troppo donna per non esserlo. Ricorda, la scienza è femmina. Ma anche la furbizia è femmina, ricordalo.
-Che vuoi dire?
-Voglio dire che per fare quello che vuoi devi essere furba. Non darlo a vedere. Fingere. Così tutti ti lasceranno in pace.
-E’ quello che fai tu, no? Fingere.
-Già.
-Già


Fingere, eh? Dorothy aveva appena deciso che quella era la nuova parola che odiava di più. Con questa storia di fingere era punto e da capo. Lei non voleva fingere, non voleva fingere che le piacessero le regole, o che le andasse bene l’abbigliamento scelto dalla confraternita o che volesse dedicare tutta la sua vita ad un’utile archiviazione di materiale. Lei cercava la libertà, e fingere non avrebbe fatto altro che limitare la sua libertà al mondo fuori quelle mura. Se doveva lottare per un pezzo la sua libertà, tanto valeva che fosse almeno completa. E al diavolo gli scocciatori. Letteralmente e non.
Ma Josie non era una scocciatrice, ne aveva dato quel consiglio con cattive intenzioni. Era apposto. Nulla le impediva di fidarsi di lei. Era una donna, e poteva parlare con lei da donna a donna , praticamente su tutto.


E così accadde. Si piacquero, e iniziarono a passare più tempo insieme. Dopo le cacce di Dorothy, quando era troppo stanca anche solo per abbassarsi le braghe da sola, Josie sgattaiolava della sua camera e l’aiutava a coricasi e poi si stendeva sul letto- lei sopra le coperte, mentre Dorothy giaceva sotto copriletto, coperte e lenzuola- e iniziava a chiederle della caccia, e poi, improvvisamente si ritrovavano a parlare di quel libro, di quel ragazzo o di quel fumetto – argomenti su cui non si notava la differenza d’età perché Josie era completamente ignorante su quello- .


Finché. Finché Josie e Henry furono mandati al Convento di San Bonaventura .
Josie era entusiasta di poter vivere per una volta qualcosa che assomigliava anche di poco ai racconti di Dorothy.
Ma dopo quel viaggio, Josie si dimenticò di controllare come stava Dorothy, si dimenticò di farle la colazione e di farsi leggere le storie a fumetti.
Dorothy poteva aspettare invano, ma lei non arrivava.
O almeno, non arrivava più non le stesse intenzioni do prima.
Si infilava nel suo letto, dopo quel viaggio, e l’accarezzava come Dorothy avrebbe voluto accarezzare Kety, la proprietaria di quel motel in cui pernottava tutte le volte che doveva dormire fuori città.
Non sapeva se allarmasi per le nuove attenzioni. Pensò che era solo passata ad un stadio differente.
Da mamma e figlia, ad amiche intime .
E Josie.
Bhè lei non c’era più.
  
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