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Autore: athazagorafobia    25/04/2014    1 recensioni
Era iniziato come uno screzio il loro, come uno scherzo del destino; completamente a caso.
Era nella natura di Elena essere curiosa, e fin dalla più tenera età aveva fatto dono di questa sua piccola caratteristica.
Quando aveva visto il migliore amico della sorella giocare ad un gioco su internet appunto si era incuriosita, ci avrebbe giocato anche lei.
Passano gli anni e il gioco diventa abitudine, ma non è più abitudine ciò che invece accade intorno.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 5
                                                                              

 
Il cinque è il mio numero preferito.
Il cinque rimbalza su e giù e si trova sempre in mezzo.
E’ facile la tabellina del cinque : cinque, dieci ,quindici, venti…
Il cinque non è un bel voto da prendere a scuola. Ma si può rimediare.
 
Il quattro è bello.
Il quattro si accosta perfettamente al mio nome. Lo dicono i maghi.
Già il quattro è il numero fortunato di tutte le ragazze che si chiamano Elena.
Il quattro non è il mio numero fortunato.
Il mio numero fortunato è il cinque.
Il colore fortunato delle ragazze che si chiamano Elena è il giallo.
Il giallo sta bene con la mia pelle. Ci dice. La mia pelle è gialla.
Il verde non sta bene con la mia pelle.
Il mio colore preferito è il verde bosco.
 
Da bambini è importante sapere qual è il numero/colore/animale preferito dei tuoi amici.
E’ importante perché vuoi sapere tutto di loro. Vuoi sapere a cosa tengono e se ciò corrisponde a ciò che tieni tu.
Da grandi si perde questo bisogno di sapere.
C’è meno amore. Ma l’amore è più forte.
 
A Elisa piace il bianco.
A Valeria piace l'azzurro .
A Linda piace il verde acqua.
 
Riesco a ricordare poco della mia vera mamma.
Della mia vera famiglia.
Solo lunghi capelli neri che circondano un viso che non conosco.
Una grande casa e delle scale.
L’odore dei ravioli al vapore e le dolci mani che ripiegano l’impasto.
Macchine da cucire.
Molto grigio.
- Perché non sono lì con voi ? -
Le domande ricorrono spesso.
E le risposte si affacciano spaventosamente nella mia mente.
Avevo tre anni quando l’assistenza sociale mi venne a prendere all’asilo.
Ricordo perfettamente che stavo disegnando il ritratto del mio papà e avevo il pennarello rosa tra le mani.
Una signora dai capelli grigi e bianchi entrò nella classe, mi prese la mano e mi portò via.
Piansi per tutto il viaggio in macchina.
- Perché non avete fatto di tutto per tenermi ?-
- Perché non mi avete cercato poi ? -
- Perché non mi avete avuto abbastanza bene ?-
 
Ragionarci serviva e non serviva.
Riuscivo ad arrivare solamente alla conclusione che ero una cattiva bambina, forse piangevo troppo e urlavo durante la notte.
Forse picchiavo mio fratello e rompevo tutto ciò che avevamo.
Forse la colpa era della mia testa un po’ malata che di comportamenti strani ne attua ancora.
Ragionarci serviva perché rispondevo in parte alle mie domande, anche con semplici ipotesi.
Ragionarci non serviva perché le risposte che mi davo mi facevano solo male.
 
Il cinque è il mio numero preferito.
Il verde bosco è il mio colore preferito.
Mi chiamo Elena ed è il nome che mi hanno dato i miei veri genitori.
Il giallo e il quattro sono elementi che si associano al nome Elena.
Ma io non sono limitata da ciò che è il mio nome.
La mia faccia.
Solo a volte me ne rendo conto.
A me può piacere anche il verde.
 
 
  
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