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Autore: MoiV    26/04/2014    6 recensioni
CIAO A TUTTI! questa ff è nata da una specie di sogno che mi è piaciuto e ho deciso di sviluppare per creare questa storia, spero vi piaccia. Vi chiedo solo una cosa: recensite, una parola, una frase, una critica va bene, ma perfavore lasciate un commento perché ne ho bisogno.
Dal primo capitolo:
- A dire il vero quella che ne ha più bisogno sei tu -. Lei si gira di scatto e a quanto pare è sorpresa quanto me dalle mie parole, che tento subito di rimangiare chiedendole scusa a testa china. Ma sono costretta a rialzarla quando sento una mano stamparsi sulla mia guancia sinistra, dove i miei globuli rossi si vanno ad accumulare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sono a terra: spalle al muro, testa pesante, gambe malridotte. - Ehi - vedo delle scarpe scure davanti a me, poi la stessa voce: - Oh mio Dio! -. Dal tono credo sia spaventato per via del mio aspetto: devo sembrare proprio un mostro in questo stato. Subito mi riaffiorano nella mente i ricordi di quanto appena accaduto e mi decido ad alzarmi. - Che ti è successo? Stai bene? - chiede il ragazzo davanti a me. Sposto il mio sguardo dalle sue scarpe al suo volto, visibilmente preoccupato. - No, sto bene. Grazie - rispondo deviando volontariamente la prima domanda. - Vuoi che ti aiuti? - mi chiede mentre provo ad alzarmi. - No grazie, ce la faccio - rispondo rievocando le forze rimanenti per raggiungere una posizione eretta. Nonostante la mia sentenza lui rimane accanto, certo che io cada. Ma non succede; anzi riesco a muovere le gambe tanto da fare un passo, e sto per ribadire il concetto che posso continuare da sola quando crollo a terra nuovamente. Chiudo forte gli occhi in attesa di un nuovo dolore alla testa, che però non arriva. Di scatto li riapro e mi rialzo, sostenuta dal giovane che mi ha appena salvata da un trauma cranico. Poi lui rompe il silenzio: - Temo di no - dice con una mezza risata, facendomi scappare un sorriso. - Si, forse hai ragione - dico chinandomi a prendere la borsa, rimasta per terra fino adesso. - Ma credo che se mi muovo con cautela potrò continuare da sola - concludo raccogliendo le cose che la bionda di prima aveva buttato fuori dalla mia borsa, mentre anche lui si è chinato e mi sta aiutando. - Secondo me un aiuto non ti farebbe male - dice tendendo la mano verso di me.
A questo punto valuto la situazione e decido che sono d'accordo, così gli stringo la mano in segno di accetto. - Connor - si presenta - Ellie - dico di rimando, mentre ci alziamo in piedi. - Allora Ellie: cosa è successo con quelle ragazze? - mi chiede mentre mi offre il braccio come appoggio. Io non rispondo ma mi limito a sfruttare il suo aiuto per continuare a camminare. Poi lui si ferma, si gira verso di me, e con fare serio mi riporge la stessa domanda. - Preferirei non parlarne - borbotto mentre mi asciugo il viso, freddo a causa delle lacrime di poco fa, che anche se sono finite hanno lasciato dei piccoli sentieri umidi. Connor mi guarda ancora, sperando ch'io dia finalmente una risposta, magari sotto la pressione del suo sguardo. Ma io fisso il pavimento e aspetto che mi riporga il sostegno per proseguire. Così riprendiamo a camminare: io con la borsa al braccio sinistro, e lui con lo zaino sulle spalle mentre mi sostiene.
Finalmente raggiungiamo l'uscita della scuola. Sento qualche occhio osservarmi, e tento di ignorare la sensazione di imbarazzo e soggezione che forse ha avvolto anche Connor. Ammetto il fatto che a volte mi piace essere al centro dell'attenzione, un po' come tutti penso, ma non in questa situazione. Svoltiamo l'angolo e lui si lascia andare in un sospiro di sollievo, mentre mi priva di appoggio. - Che c'è? Sono tanto pesante? - chiedo, e il senso di colpa mi pervade. - No, no, tranquilla. Non sei tu - risponde. - E allora qual'è il problema? - chiedo con un pizzico di preoccupazione. - No è che...temevo che qualcuno ci avrebbe fatto domande... - dice rioffrendomi il braccio. -  A ok. In effetti lo pensavo anch'io - ammetto, ricominciando a camminare. - Beh allora: dove andiamo? - mi chiede. Io sbuffo in una risata e ribatto: - Come dove?! A casa, dove vuoi andare? - - Si certo, ma dove di preciso? -. Questa domanda mi spiazza. Insomma in altre circostanze gli avrei detto la strada del mio appartamento, ma dato che è praticamente uno sconosciuto sarebbe meglio evitare di fornire certe informazioni. Lui sembra capire il mio disagio e allora risponde al posto mio: - Beh, si va da me -. Se non fosse perchè potrei cadere se mi fermassi senza che lui lo facesse prima, mi sarei paralizzata. Insomma: non lo conosco, come posso fidarmi di lui?! Ok: sicuramente non è una cattiva persona considerando che mi ha aiutata finora, ma comunque non posso fidarmi del tutto... Lui pare mi legga nella mente ( mi chiedo ancora come faccia?!) ed esclama: - Tranquilla non ti farò niente di male, non sono un criminale! -. A quelle parole scoppio in una risata e gli chiedo scusa ma lui mi rassicura che non fa niente, e continuiamo a camminare.
Dopo cinque minuti di imbarazzante silenzio, stavolta sono io che rompo il ghiaccio: - Allora anche tu frequenti la Golt, non è vero? -. - Sì, sto all'ultimo anno e tu? - risponde. - Anche io frequento l'ultimo anno ma in realtà sarebbe il penultimo per me - dico mentre attraversiamo la strada. - Ah sì. E come mai? Ti dai già per spacciata agli esami? - chiede ridendo. - Ahahahah no ti pare?! - ribatto con una risata. - Beh allora perchè? Seriamente - mi richiede. - Beh ecco...io sono arrivata dall'Italia da qualche settimana e nella mia scuola hanno dato la possibilità di fare il penultimo anno all'estero, ovviamente a nostre spese. Era una proposta allettante ed io ho voluto provare. Sarei andata in Inghilterra con la mia migliore amica se non fossero finiti già tutti i posti, ma io mi sono decisa un po' all'ultimo così sono dovuta venire qui, da sola - spiego con una nota di tristezza alla fine, ricordandomi del momento in cui ho saputo che sarei venuta qui completamente sola. Connor sembra interessato e con uno sguardo capisco che vuole che continui, ma io non ho altro da dire e allora concludo: - Tutto qui. Tu invece? - chiedo. - Beh io sono in questo liceo dal primo anno e quindi non ho molto da raccontare - ammette abbozzando un sorriso.
Sta per ricalare il silenzio quando lui annuncia che siamo arrivati. La casa di Connor si potrebbe considerare una piccola villa se ci fosse anche un terreno e magari una piscina. Lui nota la mia sorpresa: - Beh, che ti aspettavi? - chiede con lo stesso tono della donna di una certa pubblicità che io sottolineo nella risposta. - Schweppes - dico mentre faccio finta di bere da una bottiglia. Lui sembra riconoscere l'origine della mia citazione, ed entrambi scoppiamo a ridere. In tutto questo siamo già nel salotto e dopo avermi invitata a sedere sul divano, si allontana e va a prendere qualcosa in un'altra stanza. Subito mi sorge un dubbio, che chiarisco quando torna, fornito di kit di pronto soccorso, che viene poggiato sul tavolo di fronte a noi mentre si siede accanto a me. - C'è qualcun'altro in casa? - chiedo sperando in una risposta negativa, che arriva subito, seguito da un perchè interrogativo. - Beh ecco, non penso che farei una buona impressione - rispondo con un mezzo sorriso. - Nah, ti pare? Basterebbe dare una spiegazione - dice con sincerità. - Senti Ellie...ma come hai fatto a ridurti così? - mi chiede, con sguardo compassionevole e indagatore. Io per un attimo mi blocco. Non voglio rispondere, ma dopo quello che ha fatto ho il dovere di dirglielo: - Beh ecco...niente di che...i soliti problemi per l'inizio di un'amicizia... -. La mia risposta però non gli basta, e mi chiede di essere più precisa. - Insomma...fino a ieri sono sempre stata da sola, così ho deciso che oggi avrei - mi interrompo per trovare la parola giusta mentre lui mi guarda incitandomi a proseguire - ...che oggi avrei fatto amicizia con qualcuno con cui magari avrei mangiato dopo le lezioni, insomma volevo stringere amicizia con qualcuno. Così sono andata dalle mie compagne di classe per chiedergli dove stessero andando a mangiare in modo che stessi un po' con loro...invece ho avuto una risposta diversa da quella che mi aspettavo... -. - Ti hanno aggredita? - chiede con calma, anche se riesco a percepire un po' di rabbia nella sua voce. - No - rispondo prontamente - o almeno non subito... - ammetto in un sussurro. Poi Connor mi prende il mento con una mano per rivolgerlo a lui. Sono spaventata perchè temo voglia baciarmi invece mi parla: - Cosa è successo a quel punto? -. Interiormente tiro un sospiro di sollievo e vorrei terminare qui il mio racconto perchè lui non ha nessun diritto di sapere, ma una forza sconosciuta prevale su questa convinzione e le mie parole sfuggono incontrollate dalla mia bocca, raccontandogli tutto dettagliatamente.
Non so come nè cosa mi abbia spinto a rivelare tutto, comprese le emozioni...forse la tristezza della solitudine o forse è proprio lui, che mi fa sentire a mio agio. Infatti quando, al termine della mia confessione, lui mi cinge in un abbraccio, io non oppongo resistenza ma anzi lo stringo forse di più. Solo quando Connor si rimette seduto capisco di aver pianto qualche lacrima, che lui sembra notare ed esclama: - Sfogati pure: fa bene! - mentre mi stringe la spalla ed io: - Ahia! -. - Oddio scusa non volevo, ti ho fatto male? - chiede con fare preoccupato. - No, no, tranquillo non è niente - rispondo con un sorriso. Lui ricambia e mi propone di disinfettare i graffi. - Sì, grazie. Temo che ne avremo per un po'. Ho fatto male a vestrirmi così oggi - dico indicando i pantaloncini corti e le spalle lasciate scoperte dalla maglietta smanicata. - Già - ammette con una risata - però così avremo il tempo per conoscerci, no? - conclude. Io faccio un segno positivo con la testa e lui apre la scatola del kit, mentre inizia a parlare: - Allora Ellie... -.
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CIAO A TUTTI
ALLORA...CHI VI ASPETTAVATE DIETRO A QUELL'EHI? VI HO SORPRESI OPPURE NO? FATEMELO SAPERE CON LE RECENSIONI;)
COMUNQUE SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE RECENSIATE
CIAOO!!!!!
MoiV
Baci**

 
  
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