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Autore: Lights    29/04/2014    9 recensioni
[Olicity] - Undercover - Chi andrà sotto copertura questa volta nella nuova missione di Arrow? Felicity si metterà alla prova, Oliver come la prenderà? Si prospettano scintille Olicity da ogni dove. Ma finirà bene? Buona Lettura, Lights
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Undercover

 

- 5/5 -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Felicity! – Non faccio in tempo ad aprire la porta che lei lo fa per me. Ci osserviamo a vicenda. Che eleganza. – Come ti sei vestita?

Felicity assottiglia gli occhi e mi rivolge uno sguardo di sfida.

- La facevo più intuivo, signor Queen.

Iniziamo bene. Già sento il nervosismo scorrermi nelle vene a causa della sua insolenza.

- Secondo te? Abito da sera, tacchi alti, trucco e cappotto in mano, dovrebbero darti un bel suggerimento sui miei programmi per la serata.

- Esci?

- Perspicace, Oliver. Sì, con uomo. Sì, con Andrew, te lo ricordi? E sì, mi ha fatto la proposta.

- Non avrai accettato.

- Prego?

- Non puoi andare a lavorare per la Richmord Enterprise! 

- Ah no?

- E non puoi uscire con Andrew.

- Perché mai? Illuminami. – Osa anche sbeffeggiarmi.

- Non è una persona affidabile.

- Davvero? Se ti riferisci a quel caso di genetica per cui è stato indagato, lui non c’entra niente. È stato dichiarato innocente ai fatti. – Ma? – Te l’ho già detto. So tutto quello che è online.

- Felicity.

Il suo sguardo severo mi colpisce. – Scusami, ma come mi ha ordinato, signor Queen, cambio aria… e vita!

Si chiude la porta alle spalle e si avvia, ma si blocca subito.

- Ah, dimenticavo. – Mi afferra la mano e mi appoggia sul palmo gli auricolari. – Basta controlli. Stasera mi godo la mia - E accentua il tono della voce – serata.

Fermo l’impulso di trattenerla. Stringo forte le mani a pugno, e sfodero un sorriso di circostanza.

 

 

 

 

 

- Dobbiamo creare un diversivo. – Decretò infine Felicity.

Diggle e Oliver si voltarono a guardarla.

- No. – Affermò serio Oliver mettendo fine sul nascere a quella discussione.

- Oliver, - Felicity si alzò dalla sedia e gli andò incontro. – Aspetta almeno di sentire la mia proposta.

- Non se ne parla.

- Sei un despota! – Urlò esasperata vicino al suo viso.

Oliver strinse le labbra . – No, è troppo pericoloso.

- Si tratta solo di tenere occupato l’arciere nero il tempo necessario per intrufolarmi nel laboratorio della Richmord Enterprise e impossessarmi del siero.

- È troppo rischioso. Non avresti nessuna copertura.

Felicity si avvicinò di un altro passo a lui. – Tu sei… sei…

- Ora basta, datevi una calmata. – Diggle li richiamò all’ordine prima che la situazione tra i due peggiorasse.

- Diggle, fallo ragionare tu se ci riesci, io ho bisogno d’aria. Qui c’è qualcuno che mi toglie il respiro con la sua vicinanza. - Felicity si bloccò all’occhiata di Oliver. – Hai capito che cosa intendo!

Senza aggiungere altro, Felicity uscì dall’Arrow Cave indispettita.

Diggle inspirò rassegnato.

- Non dire niente. – L’ammonì Oliver prima che lui iniziasse con la sua paternale.

- Dobbiamo creare una trappola. L’arciere nero ha capito che Felicity è il collegamento con Arrow. Studia ogni sua mossa e riesce a prevedere le sue azioni. Sa benissimo che dove c’è lei, ci sei anche tu. Se creassimo un diversivo, daremo tempo a Felicity di entrare nel laboratorio, sabotare il progetto, mentre noi potremmo mettere in trappola l’arciere nero.

Oliver osservò Diggle per un lungo istante. Sapeva benissimo che lui aveva ragione.

Ci deve essere un’altra soluzione, maledizione! Pensò nervoso e scagliò l’ennesima freccia al manichino dell’arciere nero.

Gliela aveva portato Felicity. “Così ti sfoghi su di lui e lasci in pace me” gli aveva detto dopo il loro ennesimo scontro.

- Va bene. – Disse infine. – Se le succede qualcosa, io… - Si bloccò.

- Andrà bene, in caso contrario, non vorrei essere nei panni del suo aggressore. – Scherzò lasciandolo solo.

Oliver appoggiò l’arco e le frecce sul tavolo. Le osservò a lungo immerso nei suoi pensieri. Dopo la morte di Malcon Merlin, aveva creduto che non avrebbe più sentito il nome dell’arciere nero, e invece, ora, si trovava di nuovo di fronte all’ennesimo pazzo che voleva mettere in pericolo la vita delle persone, solo per rincorrere il suo utopistico obiettivo.

Durante il loro ultimo scontro, l’arciere nero gli aveva confidato il suo obiettivo: debellare la depressione, permettere alle persone di vivere a pieno la loro esistenza. L’unico modo per farlo era brevettare quel siero e inserirlo sul mercato. E se la sua realizzazione sarebbe costata la vita a molte persone, poca importava. Lui doveva avere quel siero a tutti i costi, perché solo così la sua ragione di vita sarebbe tornata a sorridere.

La sua ragione di vita, pensò tra sé. Lo sguardo cadde sulla sedia vuota vicino ai computer. Il suo rapporto con Felicity, da quando era iniziata quella missione, aveva avuto più bassi che alti. Rapportarsi con lei ogni giorno era stato sempre più difficile, soprattutto dopo che lo aveva salvato. In qualche modo sentiva che doveva pareggiare i conti.

Il telefono squillò. Osservò a lungo il display. Era Veronica che lo chiamava dalla Queen Consolidated. Sospirò esasperato.

- Che fai, non rispondi?

La sua voce pungente arrivò da dietro le spalle.

- È Veronica che mi reclama, sicuramente devo fare qualcosa di urgente alla Queen Consolidated.

- Beh, almeno, signor Queen, - Felicity si avvicinò alle sue spalle. – Ora ha una vera segretaria aziendale.

Il telefono finì di squillare. Oliver si voltò e si sorprese della sua vicinanza. Si concesse qualche secondo per osservare gli occhi di Felicity.

- Sì, ma non sei tu. – Rivelò dopo quel lungo silenzio. Le appoggiò una mano sulla spalla e strinse leggermente. Lei in cambio, sorrise intenerita.

- Se pensa di rimediare al suo atteggiamento scontroso di questi giorni… - Lo fissò dritto negli occhi per un attimo, prima di sedersi al suo posto, - è sulla buona strada, Signor Queen.

Il telefonò squillò un’altra volta.

- Ti conviene rispondere, altrimenti non ti darà pace.

- Signorina Carter, - rimase in ascolto. – Certo, va bene. Arrivo tra un po’, intrattienili. Sì, non si preoccupi, lei è bravissima. – Concluse con il suo tono da seduttore.

Felicity a quel pungente apprezzamento si voltò a guardarlo con astio.

- Che c’è? – Oliver la guardò stranito.

- Io? Niente. – Felicity si voltò nuovamente verso i monitor.

- Dovresti dare una possibilità a Veronica.

- Come hai già fatto tu? – Lo punzecchiò irritata continuando a lavorare.

Oliver serrò la mascella, pronto con l’indice in aria puntato verso di lei, ma represse l’istinto di risponderle a tono. Indossò la giacca e se ne andò.

 

 

Sono entrata. Qui è tutto tranquillo, lì, come va? La voce di Felicity si diffuse nella trasmittente. Diggle era appostato fuori dai magazzini in attesa del primo camion, mentre Oliver in sella alla moto, si trovava in un angolo buio di fronte al cancello.

Le luci del camion illuminarono il vialetto. Il lampeggiante del cancello diffuse nell’aria l’avviso di apertura. Diggle accese il motore pronto a sbarrargli la strada.

Pensavate di fregarmi. Quella voce dura gelò il sangue a entrambi. Lasciate perdere ogni vostra intenzione se volete rivedere la vostra amica.

 

 

Felicity era seduta a terra con mani e piedi legati. Il freddo del pavimento le stava congelando le ossa. Doveva inventarsi qualcosa, tra poco la temperatura della cella frigorifera si sarebbe abbassata ulteriormente.

- Ehi, c’è nessuno? – Chiamò nella speranza che qualcuno venisse da lei.

Non dovette attendere molto. L’omaccione che l’aveva chiusa là dentro aprì la porta, infastidito. Sfoderò uno dei suoi più teneri sorrisi con la speranza di intenerirlo un po’.

- Devo fare pipì.

- Falla, non m’interessa. – Replicò il cattivo senza lasciarsi impietosire.

- Sono sempre una signora, non ce la faccio, mi scappa troppo. Cosa vuoi che faccia, piccola e fragile come sono, mica avrai paura di me? Non potrei mai farti del male. Sei troppo forte e grosso per me.

Il tipo sbuffò infastidito. Dopo qualche istante si avvicinò a lei, la tirò su liberandola e la condusse in bagno.

Felicity osservò con attenzione l’ambiente. Erano solo loro due. Un punto a suo vantaggio. Poco distante si accorse della console computer. Perfetto, pensò mentre riacquistava un po’ di fiducia in se stessa.

Si chiuse la porta del bagno alle spalle. Ora doveva solo trovare il modo di abbattere quel bestione. Le ci voleva qualcosa di duro e stare a una certa altezza per utilizzare la forza di gravità. In bagno trovò un manico di scopa. Era tutto quello che aveva. Abbassò la tavoletta e salì sopra al gabinetto. Inspirò a fondo e poi emise un urlo disperato.

Come previsto, il tipo entrò di corsa in bagno e la guardò sbigottito.

- C’è un topo? Io ho il terrore dei topi.

- Dove?

- È lì, oddio quant’è grosso. Ammazzalo!

Ora, pensò quando il bestione voltò le spalle. “Quando sei in pericolo e il tuo avversario è più grosso di te, sfrutta l’altezza. Un bel salto e poi spingi con tutta la forza che puoi”. Non l’avrebbe mai detto, ma gli insegnamenti di Diggle erano stati utili.

Con uno slancio, si gettò con tutta la sua forza sull’uomo e gli spaccò il manico della scopa in testa, tramortendolo.

- Ce l’ho fatta! – Esultò Felicity, incredula per esserci riuscita.

Si avvicinò alla console dei computer. Digitò le informazioni necessarie e inviò il messaggio al cellulare di Oliver un attimo prima di essere aggredita.

- Non dovevi farlo. Sei stata una cattiva ragazza. – Felicity si sentì afferrare per la vita e spingere con violenza dentro la cella frigorifera. – Per me, ora, puoi anche morire là dentro, stupida puttana! – Le rovesciò addosso un secchio ricolmo d’acqua. – Crepa!

 

 

 

Oliver e Diggle avanzarono con prudenza nei laboratori della Richmord Enterprise. Avvertirono il parlare delle guardie. Uno sguardo d’intesa ed entrarono pronti a combattere.

- Vai, Oliver, ci penso io qua. – Disse Diggle sferrando l’ennesimo pugno.

Oliver acconsentì e corse giù per le scale in cerca di Felicity.

Stava per scendere un ultimo scalino che prontamente evitò una freccia.

- Non ti sei fatto attendere poi molto. Se non fosse per quella stupida della tua ragazza a quest’ora staresti ancora brancolando nel buio. – La voce tagliente dell’arciere nero lo ferì peggio di una freccia. – Almeno lei si godrà il fresco per l’eternità.

- Che cosa le hai fatto? – Impugnò l’arco e glielo puntò contro.

L’arciere nero rise sadicamente. – Lo vedi questo? – Gli mostrò una scatola. – Basta girare la rotellina, e la temperatura della cella frigorifera scende ancora di più sotto lo zero. – Velocemente roteò il pulsante. – Siamo già arrivati a meno quindici gradi.

- No! – Urlò Oliver.

- Butta via l’arco o vuoi che la tua donna muoia?

Oliver abbassò le braccia, e sussurrò l’ordine: Ora, Diggle.

Bastarono pochi secondi e l’intero edificio tremò sotto i colpi delle mine esplosive, posizionate precedentemente da Diggle.

Oliver, approfittando di quel diversivo, scagliò addosso all’arciere nero una serie di frecce che lo inchiodarono al muro.

Gettò a terra il suo armamento e corse nell’altra stanza. Guardò dall’oblò e vide riverso a terra il corpo esanime di Felicity. Scosse più volte la maniglia ma la porta non voleva saperne di aprirsi.

- Felicity! – Urlò prendendo a spallate la porta. Si allontanò di qualche passo e poi si lanciò contro di essa con tutta la sua rabbia. L’urto fu durissimo ma riuscì nel suo scopo scivolando a terra fino a lei.

- O-li-ver, - pronunciò Felicity tutta tremante. – St-ai b-en-e?

Lui sorrise e la strinse forte a sé per donarle un po’ di calore.  – Ho ta-nto fr-ed-do.

- Ti porto via. – Si alzò in piedi con lei in braccio stringendo i denti per il dolore forte che avvertiva alla spalla. Sicuramente si era lussata.

 

 

- Stai meglio? – Chiese Oliver quando Felicity entrò in salotto.

- Sì, grazie. E tu? – Lo sguardo scivolò sulla spalla fasciata. Lui sorrise per rassicurarla.

Felicity si sedette sul divano accanto a lui. Raccolse le gambe al petto e si coprì con la coperta.

- Avevi ragione tu. – Disse dopo un interminabile momento di silenzio. – In un modo o nell’altro mi metto nei guai e tu finisci sempre per farti male. – Gli lanciò un’occhiata e poi abbassò lo sguardo dispiaciuta. – Scusami. – sussurrò piano.

Oliver la osservò serio. Dopo un attimo di esitazione si sporse verso di lei. – Ehi, - Le carezzò la guancia. – Senza di te non è la stessa cosa. – A quell’apprezzamento Felicity sollevò il volto. – Tu ci hai condotti dall’arciere nero così abbiamo potuto mettere la parola fine a questa cosa.

Felicity appoggiò la guancia sul palmo della mano di Oliver e si deliziò del suo calore.

- Felicity, - Al richiamo serio di Oliver lei alzò il capo e lo guardò incerta. – Diggle ed io pensavamo che magari... tu, dopo quello che è successo, avresti… - Si fermò un attimo. – Dovresti prenderti una pausa… - Felicity spalancò gli occhi. – anche dalla Queen Consolidated, in fondo non c’è fretta, c’è sempre Veronica.

- Mi stai mettendo in panchina, Oliver? – Si alzò in piedi di scatto. La coperta le scivolò dalle spalle.

Oliver inspirò pazientemente. Diggle gliela aveva detto che non sarebbe stato facile. Raccolse la coperta e gliela avvolse attorno.

Lei si scostò dura.

- Fammi capire bene, Oliver, che cosa vuoi esattamente che faccia?

- Dico solo che dovresti staccare da questa vita e

- E da te. – Terminò lei per lui.

- Non intendevo questo.

- Davvero? – Felicity si avvicinò, e lo guardò severa. – Buonanotte.

Senza aggiungere altro si rinchiuse in camera sua.

Oliver sbuffò. Attese qualche minuto e poi decise di andarsene.

 

 

 

Quando Christine della reception mi avverte che all’ingresso mi sta aspettando lei, penso che sia uno scherzo. Invece no. Osservo Veronica Carter in tutto il suo splendore che passeggia avanti e indietro in attesa del mio arrivo.

- Signorina Smoak! – Esclama appena mi vede. Che voce stridula, come fa Oliver a sopportarla. – Le ho portato la lettere di referenze che ha chiesto al signor Queen.

- Oh, - Allora l’ha scritta. Oliver, penso triste. Sono quasi tre settimane che non ci parliamo, che non ci vediamo, che non sappiamo niente di niente l'uno dell'altra.

- È un onore incontrarla, signorina Smoak. - Veronica con il suo chiacchiericcio mi riporta alla realtà. - Ho sentito molto bene parlare di lei. Pensi che i primi tempi, il signor Queen mi chiamava continuamente con il suo nome. L’ho fa pure ora, ma solo quando è distratto, ovvero sempre. – Ride divertita.

- Davvero? - Sorrido in automatico a quella rivelazione.

- Penso che gli deve mancare molto. E ora, capisco perché.

- Oh no, è fuori strada, signorina Carter. Tra me e il signor Queen c’è solo un rapporto di lavoro.

- Prego? - Mi guarda stranita. - Io intendevo per le sue qualifiche lavorative, ho letto la lettera delle referenze. – Mi svela quasi fosse un segreto. – Sono rimasta impressionata. Non credo che la riuscirò a sostituire adeguatamente alla Queen Consolidated. Sono felice per lei che abbia trovato un lavoro più consono alle sue qualifiche alla Richmord Enterprise.

- Già. - Non sai come vorrei essere al tuo posto. Scuoto la testa. No, non devo.

- Ora, mi scusi, ma è meglio che ritorni in ufficio. Oggi pomeriggio il signor Queen ha una teleconferenza con i soci Russi e devo ancora preparare tutto.

Veronica mi consegna la lettera e se ne va.

Mi siedo in poltrona e mi rigiro la busta tra le mani. L’occhio mi cade sull’orologio. È quasi ora di andare a casa. Mi infilo la lettera in tasca e ritorno a completare il mio lavoro.

 

 

Sono esausta. Mi lascio andare sul divano di peso. La busta mi scivola dalla tasca. La osservo, lì sul pavimento, indecisa su cosa fare.

- Oh, dannazione! – L’afferro di scatto e la leggo velocemente, soffermandomi sulle note finali.

La signorina Felicity Smoak, oltre a essere molto competente e intelligente nel suo campo, ha anche altre ottime doti personali. È paziente, sincera e soprattutto leale. Si fa guidare spesso dal suo istinto, anche se questo la porta a ritrovarsi in situazioni difficili dalle quali riesce a tirarsi fuori con soluzioni alternative non sempre consone, ma spesso efficaci. La signorina Felicity Smoak è un valido elemento, raro e così prezioso da trovare, che bisogna essere solo degli schiocchi a lasciarsi sfuggire l’occasione di lavorare con lei.

- Oliver, - sorrido in automatico stringendo al petto i fogli di carta.

 

 

Oliver sta guardando fuori dalla vetrata del suo ufficio. È una sera calma, i cattivi dormono e lui può permettersi di perdersi nei suoi pensieri. Non ha neanche avvertito la mia presenza. Che faccio? Inspiro profondamente, giusto per darmi un po’ di coraggio.

- Non dirmi che ora lavori in ufficio fino a tardi? - Si gira di scatto. – Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma.

- Felicity, - sussurra, e in pochi passi Oliver è di fronte a me.

Silenzio. Così imbarazzante, e così carico di cose non dette.

- Lo pensi davvero? – Non ho più voce e mi esce un bisbiglio.

- Mi dispiace. – Come? - Io non volevo arrivare a questo punto. Ho avuto veramente paura di perderti.

Gli appoggio la mano sulla sua.

- È stata una mia scelta, Oliver. Sapevo fin dall’inizio quali erano i pericoli quando ho accettato di stare al tuo fianco e lottare con te. – Lui capovolge le nostre mani e me la stringe nella sua.  – Io non ho paura di affrontare i pericoli fino a quando sarai con me, perché so che ogni volta che mi caccerò nei guai, tu verrai sempre a tirarmene fuori.

- Torna con me, Felicity.

Non è una pretesa, neanche un ordine, ma è solo una richiesta sincera.

- Veronica?

- Ha dato le dimissioni oggi dopo che è tornata dalla Richmord Enterprise. Ha farfugliato che non poteva reggere il confronto.

- Questo vuol dire che avrò un aumento di stipendio?

- No, solo che passerai tutte le notti con me.

- Con una richiesta del genere, come posso dirle di no, signor Queen, non aspettavo altro.

Oliver mi guarda sorpreso. Voglio sprofondare.

- Oliver, - Diggle interrompe questo momento d’imbarazzo. – Felicity! – Si avvicina a me e mi abbraccia. - Sei dei nostri?

- C’è da chiederlo?

- Ottimo, entriamo in azione. – Decreta infine Oliver.

Li osservo uscire dall’ufficio. Il sorriso che ho stampato sulla faccia non accenna ad andarsene. Sono di nuovo a casa.

- Felicity! – Il richiamo duro di Oliver mi riporta alla realtà.

Guardo in cielo e sbuffo. – Non cambia mai.

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Caso chiuso. Abbiamo terminato l’episodio. Ho impostato la storia proprio come se fosse un episodio del telefilm, lasciando i personaggi in IC ma soprattutto tenendoli volutamente su quella sottile linea di confine che li unisce ma allo stesso tempo li separa. Lo so che molti di voi si sarebbero aspettati un’evoluzione del rapporto Oliver e Felicity, ne ho anche parlato con loro, ho cercato di spingerli in quella direzione ma niente, hanno voluto lasciare le cose come stavano, in fondo sarebbe stata solamente una forzatura. Andrà meglio la prossima volta

 

Grazie a tutti voi che mi avete seguito fin qua, e grazie chi ha recensito ogni capitolo e lasciato un segno del suo passaggio. Un grazie speciale va a Vannagio e Jaybree per il loro supporto costante.

 

Questa storia era un esperimento, dei piccoli passi in punta di piedi in questo nuovo fandom.

La prossima storia ci addentrerà meglio nel rapporto tra Oliver e Felicity.

Dal 12 maggio prenderà il via la nuova storia, ovviamente sempre Olicity, dal titolo: “Metodo Scientifico,

Quindi, arrivederci :D

   
 
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