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Autore: Blooming    30/04/2014    2 recensioni
Joe è il tipico ragazzo sfigato, gioca a giochi online e si chiude spesso in casa, a scuola è preso di mira dai bulli, lui è il più semplice obbiettivo su cui si concentrano. A suo favore si schiera Scott, il nuovo arrivato, lui è bello, ha un fisico da urlo e le ragazzine lo guardano ridacchiando in corridoio. I due fanno amicizia e cominciano a dipendere l'uno dall'altro come veri e propri amici. Parte importante della vita dei due è la madre single e trentenne di Scott che si tira dietro gli sguardi d'odio delle altre madri e gli sguardi 'eccitati' dei ragazzi.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Da quel traumatico primo giorno di scuola passarono due mesi e nulla andò meglio, non venivo pestato e umiliato regolarmente ogni giorno, solo qualche spallata o insulto sussurrato. Quando mi picchiavano era quando Scott era in piscina e non poteva aiutarmi.
I bulli diventavano intelligenti però, niente più segni visibili e di conseguenza niente più faccia ma cominciarono a colpire soltanto allo stomaco dove nessuno avrebbe visto niente.
Scott sapeva che c’era qualcosa che non andava in me e mi chiedeva ripetutamente come stavo, se volevo dirgli qualcosa; rispondevo di stare bene e che ero solo un po’ stanco. Ma lui, ovviamente, non mi credeva e senza dirmi niente parlò con il professor Whang, l’unico che sapeva veramente come andavano le cose.
Avevo un’ora di buco e mi rintanai in biblioteca dove sapevo che i bulli non sarebbero mai entrati, neanche ci fosse un campo di forza a impedirgli di istruirsi; avevo le cuffie alle orecchie e ascoltavo i Sum 41 ripassando per l’ora di letteratura quando vidi avvicinarsi Scott, gli feci un cenno con la mano e si sedette davanti a me
Vidi le sue labbra muoversi e dirmi qualcosa, accennò un sorriso e poi parlò ancora. Mi tolsi le cuffie
“Cosa hai detto? Scusa avevo le cuffie sai…” avvolsi le cuffie intorno al mp3
“Ho chiesto se stai bene?” ripetè Scott sempre gentile
“Sì, perché non dovrebbe.” dentro stavo morendo
Avevo veramente sperato per tutta l’estate che il secondo anno di liceo sarebbe stato diverso, io sarei stato diverso, più forte e capace di proteggermi ma i miei piani non erano andati come speravo. Tutto stava andando male, io, i miei voti, il mio rapporto con i genitori che se prima era recuperabile adesso non vedevo neanche i vantaggi di provarci. Ero diventato anche scontroso nei confronti di Scott e anche di Janelle e di Chris, mi dispiaceva rispondere male ai miei amici; soprattutto a Scott.
Il biondo davanti a me sorrise mogio nel vedermi così
“Andiamo a fare un giro? So che la Freemont andrà avanti a spiegare e che non interroga quindi questo” mi sfilò il libro dalle mani e lo chiuse “non ti serve.” Mi diede un’occhiata alla –muoviti ad alzare il culo- e mi trascinò via
Camminammo per qualche minuto senza meta per i corridoi
“Ma dove stiamo andando?” chiesi, passammo vicino alle macchinette “Aspetta che prendo un caffè.” Ci fermammo giusto il tempo di prendere il caffè e ancora con il bicchiere bollente in mano continuammo il nostro giro
Scott vagava con le mani in tasca fischiettando incurante che qualche professore potesse uscire dall’aula e arrabbiarsi molto, poi ci fermammo davanti a una porta
“Eccoci qua!” e sorrise felice come una Pasqua
“Lo vedo che siamo qua ma dove?”
“Eh-eh.” Emise questa risata da uno che sa che ha fatto qualcosa che non doveva fare “Entra.” E mi spinse dentro
Mi guardai attorno e poi sentii la porta infondo all’aula aprirsi e vidi il professore di storia entrare
“Scott guarda che quest’aula è occupata…” mi voltai per uscire
“No, in realtà no. Scotty mi ha chiesto di parlarti.” Il professor Whang mi sorrise e si avvicinò alla cattedra dietro di me, poggiò qualche libro e un bicchiere di Starbucks sul tavolo e mi sorrise ancora
Guardai Scott con qualcosa negli occhi che credo fosse odio o risentimento. Il biondo sorrise e chiuse la porta, scossi la testa e pensai lucidamente che l’aveva fatto per me, perché voleva che stessi bene.
Il professor Whang si appoggiò al bordo della cattedra e incrociò le braccia. Il nostro insegnante di storia era un uomo simpatico, durante l’anno passato avevamo scoperto che era sposato con una ex modella di Victoria’s Secret e lei era una di quelle donne che si può definire -gnocca da paura-, avevano frequentato come amici la stessa scuola da ragazzi e dopo il liceo le loro strade si erano divise fino a quando, a una serata di raduno per la loro classe si erano ritrovati; lei faceva ancora la modella mentre lui aveva da poco iniziato a insegnare, e così tra una battuta e l’altra si erano innamorati. Uomo fortunato! Lei l’avevamo vista all’uscita da scuola, guidava una BMW serie 5 nera da cui erano usciti due bambini di cinque anni dai tratti asiatici che correvano incontro al professore e poi c’era lei che li seguiva, bionda, con due gambe che non finivano più, la pancia piatta nonostante i due gemelli, i capelli bruni che ricadevano sulle spalle, un sorriso bellissimo. Per essere una donna di trentacinque anni era bellissima. So perfettamente che tutti i maschi della scuola rimasero a fissarla per minuti interi e rimasero a bocca aperta vedendo il professor Whang che la baciava con tanto di mano sulla schiena poco sopra il sedere.
Ritrovandomi nella stessa aula con lui e nessun altro mi venne in mente di chiedergli come ha fatto a trovare una moglie così bella ma era sicuramente un’idea stupida e mi trattenni. Ci fissammo per qualche minuto imbarazzante rimanendo in piedi l’uno davanti all’altro
“Eccoci qui.” Dissi annuendo a me stesso
“Eccoci qui.” Ripetè lui, piegò lievemente la testa di lato “Cosa succede Joe?”
Abbozzai un sorriso, di quelli che più finti non esistono
“Niente, sono solo un po’ stanco. Sa l’ultimo mese del trimestre è quello più duro…” accampavo le più improbabili scuse
Borbottai giustificazioni guardandomi i piedi, se avessi parlato più ad alta voce probabilmente sarei stato tradito dalla voce rotta da un imminente pianto, sentii il professore avvicinarsi a me e appoggiò una mano sulla mia spalla, parlò con voce rassicurante
“Lo so che c’è qualcosa che non va o Scott non sarebbe venuto da me. So perfettamente quello che succede quando non c’è nessuno a guardare…”
Alzai la testa e lo guardai, gli occhi mi brillavano per le lacrime
“Non è solo perché vengo picchiato.” La voce mi tremava “Alle botte ci sono abituato, sono sempre stato il bersaglio dei bulli. Mi sento inutile, sento che devo dipendere per forza da qualcuno o non andrò da nessuna parte.” Scossi la testa trattenendo le lacrime, presi un profondo respiro “I miei genitori non si accorgono neanche di quello che mi succede, non ci sono neanche a cena perché tornano sempre tardi. Mi dispiace essere stato uno stronzo e non esserci stato per Scott…” passai velocemente la lingua sul labbro superiore che sentivo secco “Se non vado bene a scuola non è solo perché mi picchiano, questi dovrebbero essere gli anni in cui si formano i migliori ricordi della vita in una persona, io che ricordi avrò? Di essere al limite della depressione, di tornare a casa e chiudermi in bagno sotto la doccia per ore intere senza che nessuno si accorga di me. Poi scendo e prendo da mangiare e ritorno in camera dove nessuno può vedermi. Rimango ore su siti di gioco online dove nessuno sa chi sono e divento ciò che vorrei essere. E poi, il giorno dopo, sono di nuovo io, Joe. E non sono nessuno se non quello che viene picchiato e ignorato. Sono mesi che penso come sarebbe bello non svegliarsi più.” Deglutii le paure e l’insicurezza che avevo sulla punta della lingua e mi passai il braccio sugli occhi per asciugare le lacrime
Sentivo lo sguardo del professore che cercava le parole da dirmi
“Non è vero che sei inutile.” Scosse lievemente la testa e accennò un sorriso “Pensa a cosa avrebbe fatto Janelle se non le avessi consigliato di smetterla di fare la stalker e parlare con Chris a quest’ora starebbe ancora spaventando ragazzi. E per Chris… l’hai aiutato con lo studio e è finitamente all’ultimo anno.” Fece una pausa, lo guardai “E poi c’è Scott, sei come un fratello per lui. Pensa a lui, pensa a come riesci a stargli vicino quando litiga con sua mamma o quando insulta il Sunseri e finisce nei guai, o pensa solo a come riesci a essergli amico rimanendo te stesso e lui ti vuole bene per quello che sei. Pensa che per lui sei importante e che se adesso stai parlando con me è perché ha capito che c’è qualcosa che non va e, visto che ti sei chiuso a riccio e non gli hai permesso di aiutarti, mi ha riferito cosa pensava e ora ti sei sfogato e ci lavoreremo su, parleremo ogni giorno io e te. Non sei inutile, ricordatelo.”
Chiusi gli occhi e dalle ciglia cadde una perla di lacrima
“Mi fa male sapere che Scott tiene così tanto a me e che ha capito subito che c’era qualcosa, fa male veramente sapere che io non sono neanche alla sua altezza come amico.” Pensai ad alta voce
Probabilmente Scott era rimasto tutto il tempo fuori dalla porta ad ascoltare perché dopo quella frase entrò e si avvicinò a me, si mise al mio fianco
“Non è vero che non sei un buon amico, se il più grande amico che si possa avere. Mi hai sempre aiutato con i miei problemi, quando non sapevo come fare con Aidan e mia mamma, mi hai accompagnato in Alabama. Mi hai anche consigliato di uscire con Pamela e la cosa sta funzionando. Sarai sempre il mio primo e unico vero amico, se non ci fossi tu accanto a me io sarei perso. Sei decisamente l’amico migliore di tutto questo fottuto pianeta.”
Rimasi senza parole, mi fissavo i piedi non riuscendo a sostenere lo sguardo di Scott
“Grazie.” Mormorai
Il professor Whang sorrise, riprese i suoi libri e cestinò il bicchiere di Starbucks
“Parlo io con la professoressa Freemont, le dico che vi porto via perché dovete darmi delle spiegazioni, mi inventerò qualcosa insomma e che non andrete alla sua ora. Rimanete qui e parlate un po’.” Aprì la porta e prima di andarsene ci sorrise “Hey ragazzi, settimana compito a sorpresa su Cristoforo Colombo.” E scomparì
Sia io che Scott accennammo una risata, ci sedemmo uno a fianco all’altro
“Come ti sei accorto che non stavo bene?”
Scott si stiracchiò e si raccolse i capelli , si grattò il mento barbuto ed espirò facendo una facce ebete
“Perché eri isterico e scontroso, non rispondevi ai messaggi se non a monosillabi e sai beh… ho diciamo minacciato uno dei soliti che ti da fastidio…”
“Cosa hai fatto?!” ero sconvolto, non potevo crederci
“Sì. L’ho spinto contro un armadietto degli spogliatoi e gli ho fatto capire che se non la smette…”
“Sei un bullo Scott William.” Risi
“Oh sì che lo sono. Ma uno di quelli buoni.” Rise anche lui
Rimanemmo a parlare per tutta l’ora di letteratura senza che nessuno ci disturbasse, gli chiesi come andava con Pamela e sarebbero usciti presto e mi disse che l’avrebbe baciata come gli avevo consigliato quella famosa sera in cui eravamo tutti fumati in Alabama.
Finita la scuola rimanemmo insieme tutto il pomeriggio e sul tardi arrivarono anche Jan e Chris, mangiammo al McDonald’s e poi tutti a casa.
I miei genitori rimasero sempre distaccati, mi chiesero solo dove fossi andato, ma che importava?! Loro non ci sarebbero stati per cena ero solo tornato tardi.
Non mi feci neanche la doccia, mi addormentai subito. Mi ero un po’ sollevato con quella chiacchierata con il professor Whang e con l’uscita con Scott ma sicuramente non era tutto a posto. Ancora, qualcosa dentro di me, faceva male.
 

Dopo un paio di settimane dalla mia super giornata –no-, Scott vestito come un eschimese visto la neve che aveva coperto tutto con parecchi centimetri, mi aspettava sul portico di casa sua. Arrivai arrancando
“Vuoi entrare a salutare mamma?” mi chiese indicando la porta ma prima che potessi rispondere la testa della signora William comparve
“Ciao Joe, ti trovo bene. Se riesco a muovermi con la macchina vengo a prendervi dopo scuola.” Frizzante come sempre
La salutai, ringraziandola del futuro passaggio e poi andammo a scuola.
Scott fischiettava
“Mi farò crescere la barba per proteggermi dal freddo.” Disse sorridendo
“Ah sì? Beh ti sta bene.” Annuì “Tutto bene?”
“Ieri sono uscito con Pamela.” Lanciò la bomba subito
“COSA!” ero incredulo e felice per lui “Racconta. Tutto.”
Guardai il cielo bianco carico di altra neve e accelerai il passo per non venire travolto da una tormenta di neve, Scott con due passi fu al mio fianco
“Beh insomma, non è andata come sarebbe dovuta andare.” Manteneva sempre il suo sorriso sicuro e felice
“Cioè? L’hai baciata e ti ha tirato un pugno?” chiesi curioso
Sospirò
“Un pugno metaforico diciamo.” Non voleva raccontarmelo e dopo un po’ di tentativi, durante l’ora pratica di chimica mi raccontò la storia
Stava versando una qualche sostanza nel recipiente e guardando il liquido che bolliva da solo sorrise entusiasta
“Siamo usciti e abbiamo passato un bel pomeriggio, abbiamo parlato di sport, di scuola; sai che lei studia a casa ma comunque esce al venerdì sera e va a ballare, va al cinema. Insomma si diverte. Ci siamo raccontati qualche segreto l’uno dell’altro.” Alzò lo sguardo “Tutti i segreti che ho detto a lei li sai benissimo anche tu, tranquillo.”
Sorrisi togliendogli dalle mani le provette e i contenitori di sostanze infiammabili o potenzialmente esplosive, volevo evitare che esplodesse l’aula di chimica o l’intera scuola
“Quindi è una ragazza normale, non una pazza. Perfetto e poi?”
Scrisse qualcosa sul quaderno di chimica, appunti sulla reazione avuta e poi tornò a guardarmi
“Eravamo seduti su una panchina al parco, vicino al gazebo e bevevamo cioccolata dai bicchieri di plastica, lei si è sporcata le labbra e io,” diventò tutto rosso, trattenni una risata “insomma… le ho tolto la panna dalle labbra con un dito e lei non ha detto niente e allora…”
“Se non la smettete di confabulare come due ragazzine vi metto F da qui fino alla fine dell’anno.” Urlò il Sunseri guardandoci
“Ci scusi.” Mormorai, Scott non doveva cacciarsi nei casini con lui
Continuammo a parlare abbassando la voce il più possibile
“Allora cosa hai fatto?” chiesi curioso
“Beh l’ho baciata. Lei non se lo aspettava ed è stato strano, sicuramente meglio della ragazza piovra del locale country ma non era Il Bacio.” Si guardò intorno “E poi lei mi ha spostato con una mano e mi ha detto, cito testualmente –Non pensavo di piacerti in quel modo Scott, per me sei solo un amico e poi non sei proprio il mio tipo. Non so come dirtelo, sei un bravo ragazzo e sei simpatico ma proprio gli uomini non mi piacciono.-.” Scott era più rosso di un pomodoro
“No. Non ci credo.” Dissi basito “Ti sei innamorato di una ragazza lesbica?”
Scott rise nervoso
“Da cosa si capisce se una ragazza è lesbica o no? Cosa ne so io. Le piace Virginia Woolf okay, ma non credevo fosse una peculiarità delle ragazze lesbiche.” Scosse la testa “Siamo amici.” E mettendo troppo nitrato in una provetta il nostro esperimento fallì miseramente.
Mi faceva troppo ridere pensare alla scena di Scott e Pamela, povero ragazzo.
Chris e Janelle invece avevano passato gli ultimi giorni a litigare perché lei era diventata incredibilmente gelosa da quando l’aveva visto parlare con una del primo anno che voleva soltanto qualcosa da fumare. Credo che per Janelle il pensiero di perdere il ragazzo che aveva amato per la prima volta seriamente la mettesse in agitazione e così con ogni ragazza si avvicinasse troppo al suo Chris, faceva una scenata.
Lui era stanco di questo suo comportamento, l’amava ancora ma ci confessò che nonostante fosse la prima ragazza che amava non riusciva a sopportare quei suoi scatti di rabbia nei confronti di qualsiasi persona di sesso femminile che gli parlava.
Cercai di far ragionare Janelle dicendole di lasciar respirare Chris e che avrebbe potuto perderlo irrimediabilmente e per qualche periodo si calmò. Non so neanche io perché volevo che stessero ancora insieme dato che ogni volta che Janelle sorrideva o faceva quel suo gesto, si toccava il lobo dell’orecchio sinistro con la mano destra, io sentivo il cuore battermi più forte e il cervello mi si annebbiava.
Non potevo essermi preso una cotta per Janelle ma aveva quel sorriso bellissimo e gli occhi dolci… e allo stesso tempo mi dispiaceva vederla litigare con Chris, loro erano la coppia del nostro gruppo e se si lasciavano avremmo perso quasi sicuramente uno dei due.
Il pensiero di perdere un amico, uno dei pochi che ho mai avuto, mi faceva male e avevo bisogno di parlare con qualcuno che non fosse Scott, perché so quanto lo metta in difficoltà mantenere certi segreti,  di quanto mi sembrasse sbagliato provare qualcosa di indefinito per la ragazza di un mio amico che avrei perso se l’avesse scoperto. E poi, ovviamente, c’era Fiona William che era la donna più bella e più gentile di questo mondo e per la quale avevo una cotta ancora più potente che per Jan.
Decisamente non potevo parlarne con Scott e non volevo stare male, non come lo ero stato nei mesi scorsi. Dovevo trovare una soluzione.





Angolo autrice
Ciao a tutti :)
Volevo parlarvi della prima parte di questo capitolo che per me è molto speciale.
Quando andavo al liceo ci fu un periodo, quasi tutta la terza liceo, in cui ero depressa e mi sentivo un po' come Joe. In realtà le cose che dice Joe sono le stesse che ho detto io quando la mia professoressa di lettere mi ha trovato nel bagno a piangere perchè appunto mi sentivo inutile, e le cose che dice il professor Whang sono le stesse che lei ha detto a me. E quindi, niente, sono molto legata a questi personaggi e a quello che provano. Diciamo che la prima parte è servita principalmente a me, come sfogo liberatorio per come mi sentivo a quei tempi. 
E dedico questo capitolo alla mia professoressa di lettere, che probabilmente non sa neanche che scrivo, ma per me lei era la professoressa più brava dell'intera scuola e con le parole che mi ha detto mi ha aiutato molto.
Un bacio e a mercoledì prossimo con il nuovo capitolo :)
   
 
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