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Autore: la luna nera    30/04/2014    3 recensioni
In una notte umida del 1866 un giovane appartenete all'aristocrazia inglese scompare nel nulla senza lasciare alcuna traccia. La leggenda nata intorno alla sua persona passa attraverso gli anni e giunge fino ai giorni nostri per finire in un libro sugli scaffali di Aesothèria, uno dei negozi più esoterici di Londra gestito da Garrett con la sua ragazza Daisy. Qualcuno però si intrometterà nella loro vita creando non poca confusione. E questo qualcuno viene da lontano, molto lontano. Nel tempo.
L'amore riuscirà ad andare oltre le barriere del tempo?
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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“Sei qui, maledetto bastardo… Ti ho trovato finalmente.. Sei stato molto furbo, ma prima o poi troverò il modo di fartela pagare.”
 
Mel sudava, le sue mani tremavano. Lo spirito che aveva risposto alla sua chiamata era piuttosto violento e sembrava avercela a morte con qualcuno dei presenti alla seduta. La ragazza iniziava a mostrare piccoli segni di cedimento e dalla sua bocca uscivano parole pesanti e cariche di odio.
C’era tensione nell’aria, il tavolo vibrava vistosamente e tutti i partecipanti faticarono non poco nel tenere unita la catena.
 
Finalmente tutto si concluse, la medium era molto provata, le erano state necessarie tantissime energie per tentare di tenere a bada l’entità. Si fece portare dell’acqua fresca e si fece aiutare a mettersi distesa per recuperare. Non capitavano spesso situazioni del genere, quella però si era rivelata anomala fin dall’inizio, in primis  per l’ora: mezzogiorno spaccato. Di norma i tentativi di contatto con l’al di là si programmavano nelle ore notturne, ma quella volta varie sensazioni e percezioni avevano condotto Mel ad organizzarla nel pieno del giorno. Perciò al dodicesimo rintocco del Big Ben l’esperimento aveva avuto inizio. Con lei c’erano Daisy, Garrett ed Edward. Quest’ultimo non aveva mai preso parte prima di allora alle sedute spiritiche guidate da lei, ma il sogno fatto poche notti prima le aveva richiesto cose ben precise alle quali non poteva opporsi.
 
“Mamma mia che esperienza….”
“Come ti senti?”
“Meglio, grazie.” Mel si mise seduta. “Confesso che non incontravo un spirito così violento da tempo.”
“Altro che violento, era incazzato nero! Dev’essere stato un tipo in gamba.” Garrett si era divertito.
“Posso dirvi che era un aristocratico del 1800 e ce l’aveva… ce l’aveva con te!” Fissò Edward. “Si, tutte quelle minacce erano rivolte a te!”
“Sei sicura?” Il ragazzo mostrava un’aria leggermente preoccupata.
“Si. Quello che non sono riuscita a capire è cosa c’entri tu con uno morto più di un secolo fa. Non è che gli hai profanato la tomba?”
Si fece pensieroso, in cuor suo sapeva benissimo chi era quello spirito.
“O forse ti sei scopato qualche sua discendente e lui non ha gradito.”
“Garrett, sei il solito maiale.” A volte Daisy si vergognava per lui.
Edward accennò una lieve risata. “Potresti avere ragione, sai? Ho avuto varie storie negli ultimi tempi e, detto fra noi, non sono mai andato a chiedere l’albero genealogico alle mie partner.” Sparò la battuta così per assecondare Garrett, ma quelle parole nascondevano una grande verità. Si avvicinò a Mel, la quale avvertì una sensazione strana. “Adesso vi devo salutare, ho un appuntamento. Grazie infinite per avermi dato l’opportunità di assistere alla seduta.”
“Figurati, è stato un piacere. Comunque stai attento, quello spirito potrebbe rifarsi vivo.”
Ringraziò ed uscì. Come si allontanò, la ragazza non avvertì più alcun senso di disagio. Iniziava a pensare che dietro la persona di Edward si celasse qualcosa di innaturale, la sua era solo un’ipotesi senza prove ma c’erano varie circostanze che l’avevano portata a fare strane supposizioni.
 
 
TARDO POMERIGGIO
 
Daisy scese dall’auto di Garrett che l’aveva accompagnata a casa. Lui desiderava ardentemente salire, ma con un’abile scusa la ragazza se ne liberò. Erano passate alcune notti dal suo primo fugace incontro con il giovane Harringhton, in cuor suo moriva dalla voglia di rivederlo. E se fosse andata lei a fargli visita?
Scese di nuovo in strada non appena Garrett fu a debita distanza dalla sua abitazione per dirigersi alla fermata della metropolitana e nel tragitto si imbatté in Edward.
“Sei di fretta, Daisy ?”
“Oh, ciao Edward. Si, scusami…”
“Fammi indovinare, stai andando a Swanlake Palace per caso?”
La ragazza si bloccò all’istante. “Come?”
“Ho un buon intuito.” Le sue labbra si piegarono in un delicato sorriso. “Di’ la verità, c’è qualcosa sotto?”
Alla faccia dell’intuito! Quello sembrava leggerle nel pensiero! “Sono fatti miei.” Ma tu guarda che impiccione. “O ti interessa ogni dettaglio della mia vita?”
“No, ma su quel luogo ne so più di quanto tu possa immaginare e credo sia maggiormente sicuro per te se ne stai alla larga.”
“Perché dovrei?”
“Ci sono troppe cose che non sai sugli Harringhton.”
“Ah si? Per esempio?”
“Non devo essere io a rivelartele, ti toglierei il gusto di andare a caccia del mistero.”
“O forse mi stai solo prendendo in giro?”
Sorrise. “So molte cose, credimi Daisy, e forse è maglio che alcune di esse non vengano all’orecchio di Garrett.”
“Che vuoi dire?”
“Qualche sera fa hai avuto visite. C’era qualcuno fuori dalla finestra della tua camera da letto. Oppure no?”
Daisy spalancò occhi e bocca: come accidenti poteva sapere di quell’incontro?!
“Per caso vuoi andare a Swanlake Palace per rivederlo?” Fece qualche passo e si avvicinò al suo orecchio. “Sta’ tranquilla, sarà lui a farti di nuovo visita stasera.” Quelle parole sussurrate la riempirono di brividi. Voltò la testa e si trovò la punta del naso a poco meno di dieci centimetri dal viso di Edward. “Io non so di cosa tu stia parlando, so solo che se Garrett ti vede così vicino a me, ti ammazza.”
Scosse la testa. “Quello è pazzo, stai molto attenta.”
“Chi sei tu per dire queste cose?”
“Non sono nessuno, ma ho un buon intuito. E adesso vai a casa, fra poco lui verrà da te, vuoi forse farlo attendere?”
Daisy non diede molto credito alle sue parole, infatti proseguì verso la fermata della metro. Edward restò lì a guardarla finché non scomparve dalla sua vista. Non aveva detto più di tanto, ma sentiva che c’era una parte del suo cuore in cui esisteva uno spazio per il VII Duca del Somerset misteriosamente scomparso più di un secolo fa. E la cosa accese in lui un barlume di speranza.
Il rintocco del Big Ben lo fece destare dal torpore in cui era caduto contemplando Daisy, il sole era quasi del tutto scomparso sotto l’orizzonte e ciò significava che non aveva altro tempo da perdere nella Londra che lo aveva accolto.
 
 
Giunta all’inizio delle scale che conducevano nel sottosuolo, si fermò. Osservò i gradini che scendevano sotto terra e provò una strana sensazione, some se l’oscurità proveniente da laggiù volesse inghiottirla. Sentì brividi gelati percorrerle la schiena e preferì evitare di prendere la metro. Raggiunse quindi l’antica residenza degli Harringhton fuori Londra con la sua utilitaria. Il buio della notte avvolgeva l’antico edificio e tutto iniziava ad emanare un aspetto leggermente inquietante. Si fece coraggio ed entrò facendosi luce con una piccola torcia, salì la scalinata dirigendosi verso il salone del camino con il cuore in gola e l’adrenalina alle stelle. Giunse davanti al portone e lo aprì: non c’era nessuno. Il fuoco era spento e quella poltrona desolatamente vuota. La illuminò come a sincerarsi di essersi sbagliata: niente. Lui non c’era. Rivolse allora la sua attenzione a quell’angolo in cui aveva scovato il meraviglioso ritratto, si avvicinò e scostò il tessuto che lo copriva. Lo stupore si impossessò di lei quando al posto del ritratto che ricordava, si trovò davanti un altro soggetto. Tentò di illuminarlo al meglio per capire chi fosse quel giovane raffigurato. Le parve di notare una vaga somiglianza con Edward, ma complice l’oscurità e la poca nitidezza dell’opera, non le fu possibile avere la conferma. Che fine aveva fatto l’altro quadro? E perché ora ce n’era un altro che ritraeva un tipo somigliante ad Edward? Cosa c’era sotto? Le tornarono alla mente quelle parole: so molto più di quanto tu possa immaginare. Che fosse un discendente degli Harringhton? Portava pure lo stesso nome del ragazzo scomparso. Coincidenza? O c’era dell’altro?
All’improvviso un rumore la fece sobbalzare: un candelabro era caduto dalla mensola del camino: la stanza continuava ad essere apparentemente deserta. L’unica spiegazione possibile era che qualche forza sovrannaturale non gradisse la sua presenza in quel luogo. Daisy dunque ripose il quadro nel suo angolo e in un batter d’occhio partì con l’auto per tornarsene a casa. Durante il tragitto iniziò a rendersi conto che Edward le aveva detto la verità: l’altro Edward, Duca del Somerset, non era a Swanlake Palace, vuoi vedere che la stava attendendo fuori dalla sua finestra?
Giunse sotto casa con il cuore che le batteva forte, mentre il vento della sera inoltrata accarezzava gli alberi del viale. Parcheggiò l’auto, salì rapidamente le scale, entrò nel suo appartamento e chiuse a chiave. Le parole di Edward si susseguivano nella sua mente come una strana premonizione: stasera avrebbe rivisto il giovane Harringhton fuori dalla sua finestra e non nel suo palazzo diroccato. Al solo pensiero il cuore le batteva sempre più forte.
Mangiò un boccone e si chiuse in bagno. Mentre si spazzolava i suoi capelli neri davanti allo specchio, si guardò in faccia con stupore. “Che ti prende, vecchia mia? Cosa ne sai? Se poi quello non viene? In fondo non sai se quell’idiota ti ha presa in giro dicendoti a quel modo… Il fatto che lui non c’era non significa niente e non è detto che ti attenda qui fuori.  Perché ti stai preparando con tanta cura allora? Tu sei già fidanzata con un altro, l’hai forse dimenticato?” Sorrise. “Cazzo, sto proprio male. Sto parlando alla mia immagine di uno pseudo fantasma che mi fa battere il cuore e che dovrebbe presentarsi da un momento all’altro fuori della mia finestra… Forse sarei dovuta andare sul serio dal medico…”
Entrò in camera sua e in fondo al suo letto c’era una rosa. La prese col cuore in gola, si avvicinò alla finestra e rimase a bocca aperta: c’era davvero.
Aprì e come per magia la maniglia funzionava alla perfezione, lui si alzò davanti a lei fluttuando in aria, le prese la mano e vi impresse un dolcissimo bacio senza mai staccare i suoi occhi da quelli della ragazza.
“E’ una gioia potermi specchiare di nuovo nei vostri occhi, milady.”
La sua voce era troppo sensuale.
Daisy rimase a bocca aperta, tanta era la meraviglia avvertita in quegli attimi che sembravano fuori dal tempo! Il suo corpo venne invaso da una moltitudine di brividi mai provata prima: cosa c’era di così travolgente in quel giovane bellissimo e misterioso? Non aveva avuto il coraggio di lasciare la sua mano, quel contatto portava con sé un qualcosa dal quale non riusciva a fare a meno.
“Posso chiedervi il permesso di poggiare i miei piedi sul pavimento della vostra nobile dimora, anziché sul tetto?”
“Eh? Cosa?” Daisy si svegliò da quella sorta di tranche guardandosi distrattamente intorno. “Ah, si… Scusa, prego, entra… entra pure.”
“Grazie. La vostra gentilezza è pari alla vostra bellezza.”
Si sentì avvampare in volto: quale donna può restare insensibile a tanta galanteria? Non appena toccò il pavimento con i piedi, la luce se ne andò dall’appartamento e i due piombarono nella totale oscurità. Istintivamente lasciò le sue mani e indietreggiò di qualche passo.
“Chiedo umilmente scusa, milady. State tranquilla, provvedo immediatamente.” Con un rapido gesto fece comparire una gran quantità di candele che andarono a riempire con la loro soffice luce tutta la stanza. “Fa parte del mio essere, il prodigio che chiamate elettricità non è compatibile con la mia natura e crea questo tipo di inconveniente.”
“Capisco.” Si sentiva imbarazzatissima e allo stesso tempo felice di poter finalmente vedere colui che da settimane occupava stabilmente i suoi pensieri.
Era piuttosto alto ed emanava un fascino fuori dal comune, i suoi abiti erano tipici della metà del 1800 ed erano esattamente quelli del ritratto che aveva visto a Swanlake Palace. E che quella notte non c’era più.
Sorrise, lui fece altrettanto. “Io… sono felice di rivederti.”
“Sapeste io! Non provo una tale gioia da almeno centocinquanta anni.”
Questa espressione la fece ridere.
“Ho forse detto qualcosa di sbagliato?”
“No… E’ solo che, insomma, è tutto così insolito.”
“Cosa intendete?”
“Il fatto che tu sei venuto qui passando dai tetti quasi come un ladro, dici di non aver provato gioie per un tempo lunghissimo che va oltre la normale durata della vita umana… Ammetterai che la cosa è insolita.”
“Avete ragione e vi prego di perdonarmi se non posso soddisfare la vostra curiosità che gravita attorno alla mia persona. Per il momento posso solo dirvi che io sono un essere umano quasi come voi.”
“Quasi?” Si rese conto che le sue mani erano di nuovo andate a finire fra  quelle di lui. “Che intendi con quasi? Sembri così vivo e reale.. Insomma, gli spiriti sono diversi, sono incorporei e invece tu… tu…”
“Non sono uno spirito, milady, non ho ancora abbandonato la vita terrena.” Portò le sue mani alle labbra. “Verificate voi stessa.”
Daisy prese a giocherellare con le sue dita provando una piacevole sensazione, emanavano un calore del tutto particolare, non riconducibile ad un normale essere umano. Tutto ciò era tanto assurdo quanto meraviglioso. La sua curiosità la spinse oltre le mani, spostò le sue dita sui polsi per poi accarezzare delicatamente la leggera stoffa che ricopriva le sue braccia proseguendo oltre fino a ritrovarsele appoggiate su quelle spalle larghe e forti. Il suo corpo era concreto, lo sentiva con certezza e nella sua mente iniziavano ad affacciarsi pensieri proibiti.  Giocava con quel tessuto candido e morbido, incredula di quanto le stava accadendo. In quei momenti aveva dimenticato tutto: i misteri di Swanlake Palace, la paura provata la prima volta che aveva messo piede lì e tutti i dubbi connessi a quel misterioso ritratto. Aveva dimenticato persino Garrett. In quegli attimi esisteva solo lui.
I suoi occhi si incollarono in quelli neri ed intensi del giovane che, spinto dal desiderio, aveva portato le proprie mani suoi fianchi di lei sfiorandoli appena per timore di offenderla in qualche modo....
 
 



 
Ciao a tutti!
Bene, i due si sono incontrati sul serio ‘sta volta. E qualcosa sulla natura di Edward ora è venuta fuori: non è uno spirito vero e proprio, ha un corpo concreto ma possiede facoltà riconducibili a entità ultraterrene.
Che ve ne pare?
 
Ringrazio tutti voi che leggete e in particolare chiunque voglia lasciare un commento. Sarebbe un enorme piacere scambiare due parole con voi! : )
 
A presto!
La Luna Nera

 
  
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