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Autore: MadaraUchiha79    02/05/2014    4 recensioni
La mia storia, descritta da me medesimo in prima persona. Madara Uchiha e il suo cammino verso quello che voi giovani avete conosciuto.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izuna Uchiha, Madara Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Il sole scende ancora su questa landa di sangue. Le mie mani troppo piccole non riescono a reggere ancora bene la spada. L'impugnatura ruvida ha già ferito la mia tenera pelle di bambino. Non voglio farlo, ma si deve. Non voglio uccidere ma sono obbligato. Per crescere come mio padre vorrebbe, io devo nutrirmi di morte, brillare di odio e portare rancore, ma come posso fare se non comprendo che significa? Sono disteso sul mio giaciglio. Osservo le nuvole che attraversano libere il cielo. Anche loro si sono sporcate di sangue, in parte sono già rosse. La mamma ha da poco lanciato un forte urlo. Mio padre è già corso da lei. Io rimango fermo, mentre la casa dove vivo è piena di gente in fermento. Chiudo gli occhi, odio la confusione. Mi dicono che presto avrò un altro fratello. Non posso fare a meno di pensare che sarà solo una nuova vittima della vita. Come me dovrà ferirsi le mani e uccidere. Saranno più i suoi giorni di pianto che quelli di felicità. Dovrei essere felice ma sono triste. Nonostante il trambusto, riesco a chiudere gli occhi ed ad addormentarmi. Dormo per poco però, perché un vagito mi sveglia. È nato e gli hanno già dato un nome : Izuna. 
È strano che il mio sonno pesantissimo venga interrotto da un rumore così insignificante. Mi alzo lentamente. È già sera e decido di avvicinarsi alla stanza di mia madre. Lei dorme mentre io mi avvicino al piccolo fagotto che ha tra le braccia. Una creaturina piccola e addormentata avvolta in una spessa coperta. È freddo infatti, il dieci febbraio. Allungo un braccio verso il volto di quel piccolo essere umano,sfioro la morbida pelle delle guance con un dito. Istintivamente sorrido nel cedergli muovere quelle piccole labbra. Ha ancora gli occhi chiusi e non può vedermi, ma già mi percepisce. Non mi basta poterlo accarezzare con la punta delle dita. Mi abbasso in modo da poter raggiungere le sue guancine con le labbra. Gli do diversi baci . 
 
  - Sono felice che tu sia venuto a salutare tuo fratello, Madara. Lui è Izuna. Vuoi forse tenerlo tra le braccia?-
  A quella domanda non so che rispondere . Non ho mai tenuto in braccio un bambino.La curiosità mi porta ad annuire .Mia madre si siede sul letto e allontana il bambino dal suo petto,porgendomelo delicatamente. Io allungo entrambe le braccia verso di lui e lo tolgo dalle amorevoli mani della mamma. Lo premo al mio petto agendo di totale istinto. Non piange nemmeno un po', non si dispera del distacco dalla madre. È tranquillo. 
Mio padre invece non è nemmeno riuscito a vederlo nascere. Inizio a pensare che i guerrieri siano delle persone orribili. Gli shinobi non sanno amare e nascondono la loro incapacità dietro un codice di comportamento che dicono debba essere rispettato ad ogni costo. Io non voglio essere come mio padre, voglio vedere cosa c'è oltre la guerra.Ma soprattutto voglio capire se il calore che in questo momento mi riscalda il petto può divenire una ragione di vita. È una sensazione bella, indescrivibile. Sono quei momenti che vorresti potessero durare molto di più. 
 
Il tempo passa e trascina con se vecchi retaggi. La guerra diviene ancora più feroce, poiché crescendo inizio a rendermi conto di che cosa la morte significhi. Crescendo incomincio ad avere paura di perdere tutto quello che io ho imparato ad amare. Cresco velocemente. Ho solo dodici anni e devo comportarmi da uomo, perché sarò il capo di questa masnada di pazzi che nuotano nel sangue con soddisfazione. Tu, piccola creatura, continui a crescere. Ti guardo e riesco già a vedere la stessa luce che illuminava il mio sguardo alla tua età, ma non voglio che tu diventi come me, no! Devi opporti! Sei troppo puro, troppo bianco per poter sporcare le tue manine candide del rosso del sangue. Non posso permettere a nostro padre di farti del male. Così decido di sfidarlo durante una calda mattina di giugno. Il timore di sostenere il suo sguardo mi rende le gambe pesanti. Stringo i pugni forte , in modo da scaricare quella tensione che mi scuote lo stomaco. 
 
  - Ha detto che volevi parlarmi, Madara. Che cosa vuoi dirmi,figlio?-
  - Padre,volevo farvi una domanda. Perché far combattere Izuna che ha solo sei anni? Ci sono già io. Non potremmo evitare di fargli conoscere la guerra? -
  
Mio padre decide di non regalarmi nemmeno una parola di risposta. Mi fissa disgustato e con un pugno mi colpisce il volto, facendomi perdere l'equilibrio. All'interno della mia bocca sento il sapore del mio stesso sangue.
 
  - Ogni Uchiha deve saper combattere e lottare per tenere alto il nome che porta! Non esistono paure che debbano annebbiare questo scopo! Tuo fratello deve seguire l'educazione degna di un figlio mio. Sono tempi di guerra,una guerra che va sempre combattuta fino a giungere ad una vittoria schiacciante! Vuoi forse che i Senju radano al suolo il nostro villaggio,perché le nuove leve sono delle pappemolli che non riescono a difendersi? Ora alzati e non osare MAI PIU', criticare il mio metodo. - 
 
Mi alzo in piedi senza però spostare lo sguardo dal terreno. Mi inchino di fronte a mio padre e voltandomi prendo la strada verso casa. Non ho altro da aggiungere. Gli adulti non hanno sempre ragione, ma hanno il potere di sostenere le loro tesi giuste o sbagliate che siano. Incutono timore attraverso la loro forza e l'autorità conferita loro dal fatto di aver visto più lune mutare. Arrivo davanti la porta di casa e mi tolgo i sandali. Non guardo nulla di ciò che mi sta intorno e mi dirigono verso la mia stanza. Prima di entrare però sento tirare la stoffa del mio kimono. Mi volto e non riesco a mantenere la mia espressione torba .
 
  - Nii-san!! Ti stavo aspettando!! Andiamo a giocare?-
  Mi guardi con quegli occhioni neri, e quell'espressione così dolce tipica della tua età. Sei felice del mio ritorno,ma il tuo sguardo si rabbuia notando la ferita al mio labbro inferiore.Io annuisco ,cercando di sorridere nonostante il dolore,ma tu non sei affatto convinto del fatto che io stia bene.
 
  - Fratellone, ti sei fatto male!? Che è successo?-
  - Non ti preoccupare Izuna! È solo un graffio!-
  - Ma i graffi fanno male!-
 Mi porgi le manine con i palmi rivolti verso di me.
 
  - A me questi fanno tanto male! -
  Chi tiene una spada in mano per la prima volta,per tante ore consecutive, è normale che debba soffrire di vesciche e graffi,specialmente se la sua è la pelle morbida di un bambino di sei anni. Io lo so. Perché ho vissuto tutto questo prima che tu nascessi. Ti pizzico una guancia ,per poi darti un bacio sulle manine che tieni ancora tese. 
 
  - Prima di giocare, andiamo a mettere un po' di bende e qualche erba medica sulle ferite. Vedrai, passerà tutto.-
  Annuisci energicamente e non faccio nemmeno in tempo a voltarmi che mi salti già sulle spalle. Mi baci una tempia e appoggi la testolina accanto alla mia. 
Le leggi del clan non si possono cambiare, ma una cosa la farò. Ti proteggerò sempre da ogni pericolo. Farò in modo che tu soffra la guerra il meno possibile. Sarai sempre la mia unica ragione di vita, il senso del mio respiro.
  
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