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Autore: Gelidha Oleron    02/05/2014    3 recensioni
"Sai, Alison, la gente che viene qui spesso vuole solo essere confortata. Possono essere affetti dalla malattia più grave del mondo, ma ti basterà prendergli una mano e sussurrargli che va tutto bene e loro saranno felici.
Buffa la natura umana, vero? Perennemente in cerca di illusioni, possono tirare a campare anni interi dietro quelle che sembrano promesse di salvezza, nonostante abbiano la morte davanti agli occhi.
Il fatto è che diventano ciechi. Non riescono più a distinguere la realtà. E allora sperano, sperano di guarire anche quando sono spacciati, vorrebbero farcela anche quando hanno già esalato l'ultimo respiro, anche quando ormai gli effetti del disastro nucleare di St. Paul sono ormai intrinsechi nel loro DNA.
Ma sai che ti dico, piccola? Io sono uno di loro. Pur essendo un medico e conoscendo le conseguenze di certi tragici avvenimenti, anch'io spero che un giorno tutte le vittime delle calamità, tutti gli ammalati e i sofferenti, per tutti loro possa esserci un bellissimo e roseo miracolo dei ciliegi"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Hiluluk, Kureha, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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"A differenza delle altre malattie, la vita è sempre mortale.
Non sopporta cure.
[...]
Sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni
prospereranno malattie e ammalati.
Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni, ritorneremo alla salute.
Quando i gas velenosi non basteranno più,
un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo,
inventerà un esplosivo incomparabile,
in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti
saranno considerati quali innocui giocattoli."
 
(La coscienza di Zeno - I. Svevo)




 
Il cinguettio degli uccellini mi fece aprire gli occhi: luce accecante. Li strinsi, reprimendo l'impulso di richiuderli immediatamente.
"Oh, ben svegliata, signorina!" una voce amichevole mi accolse "Dormito bene?"
Mi sforzai per cercare di mettere a fuoco l'enorme sagoma sfocata che mi stava di fronte e, finalmente, dopo una manciata di secondi riuscii a riconoscere il volto di un giovane ragazzotto robusto con un camice bianco e un buffo cappello rosa.
"Oh, mi perdoni" si scusò, arrossendo, notando probabilmente l'espressione confusa sul mio viso "Io sono il dottor Chopper"
Sbattei più volte le palpebre e mi guardai intorno, rendendomi conto di trovarmi in una sorta di stanza d'ospedale sterilizzata con solo il mio letto al centro e svariati macchinari intorno. Le pareti erano di un azzurro pallido molto grazioso e le tende bianche davano su una finestra di cui, purtroppo, stesa com'ero non riuscivo a vedere l'esterno.
Feci per alzarmi, ma il ragazzotto me lo impedì "No, no, no, deve stare a riposo ancora per un po'... " spiegò, cercando di risuonare il più gentile possibile "Posso aprirle le tende, se vuole"
Feci segno di sì con la testa con veemenza, ancora troppo confusa per aprire bocca. Il dottor Chopper sorrise, dopodiché si avvicinò alla finestra e tirò via i veli bianchi, togliendomi quel poco di fiato che ancora mi restava: mare.
Meraviglioso mare azzurro, ancora di libertà, vita colorata che sprizzava davanti ai miei occhi e attraverso i vetri, violenta macchia cobalta a dispetto dei miei pensieri dapprima rossi ed infuocati, poi lugubri e neri.
Mi voltai in direzione del dottore con aria interrogativa, al che mi rispose semplicemente "Bristol"
"Come... " riuscii finalmente ad articolare qualche parola, con grande sorpresa mia ma anche del mio interlocutore "...come ci sono finita a Bristol?"
Cercai un momento di riordinare le mie idee, eppure in quell'istante nella mia mente non aleggiava altro che il vuoto totale, semplice risveglio da una dormita verosimilmente lunga.
Il dottore ignorò la mia domanda e, di rimando, mi chiese "Come si chiama, signorina?"
Riflettei per un attimo poi, come proveniente da un'altra dimensione, risposi con un filo di voce "Alison. Il mio nome è Alison Smith"
Si aprì in un largo sorriso "Molto bene. Le mando un'infermiera a prendersi cura di lei, avrà fame, vorrà lavarsi..." disse con ovvietà e, dopo un istante, ecco entrare una ragazza dai capelli rossi con un camice corto rosa "Dottor Chopper, mi ha chiamata?" s'intromise senza mezze misure, prima che l'altro avesse terminato la frase.
"Non ancora" sospirò il medico, spazientito ma anche divertito.
"Oh, ciao!" la donna si accorse che ero sveglia "Io sono Nami, piacere di conoscerti! Posso andare a prenderti qualcosa da mangiare?"
Riflettei un momento, poi decisi che sarebbe stato fantastico mettere qualcosa nello stomaco "Sì, per favore"
"Grandioso!" esultò l'infermiera che, subito dopo aggiunse "Dio, ha gli stessi occhi del dottor Law! È vero, Chopper?"
"Sì" confermò il giovane medico "L'avevo notato anch'io"
"Comunque" cambiò repentinamente discorso, puntando un dito minaccioso contro il ragazzotto col cappello rosa "Con lei dobbiamo ancora discutere sulla questione degli straordinari a causa dell'incidente di St. Paul! Crede che me ne sia dimenticata? Quanti extra non pagati sono stata costretta a fare!"
"Non è mica colpa mia!" parve allarmarsi inizialmente lui, ma liquidò il tutto con un semplice "Comunque, ne riparleremo più tardi. A dopo, signorina Alison" e sparirono entrambi oltre la porta.
Quando fui sola, dopo aver dato un'altra occhiata alla stanza, decisi di ritentare l'esperimento di alzarmi dal letto: lentamente e con la massima attenzione, cominciai col mettermi seduta e toccare il pavimento con le punte dei piedi: mi girò la testa.
Mi portai istintivamente una mano sulla fronte e mi accorsi dei tubicini che entravano nel mio braccio sinistro che erano collegati ad una flebo che mi andava dritta nelle vene.
Solo confusione, dimenticanza, bianco: nulla nella mia testa che poteva rimandarmi indietro nel tempo, non un indizio, non un minimo ricordo.
Chiusi gli occhi e feci un profondo respiro, dopodiché trovai la forza per alzarmi in piedi e, malgrado le vertigini iniziali, dopo un istante mi sentii più che bene.
Con la mano destra afferrai il bastone di metallo che reggeva la flebo, portandolo con me vicino alla finestra e aguzzando la vista. Ciò che vidi mi fece credere davvero di essere ascesa al paradiso terrestre: ampie vallate si estendevano in lontananza, facendo spazio al meraviglioso mare che sembrava arrivare fino al piano terra della struttura ospedaliera in cui mi trovavo, una clinica, come avrei saputo dopo.
Eccolo, l'Eden tanto agognato, desiderato, sognato; piccola, piccolissima umanità sognatrice che rischia di spezzarsi per sollevare troppe volte lo sguardo al cielo, con ambizione lo ammira e lo invidia, con devastanti e pericolosi effetti cerca d'ingegnarsi terrenamente.
Camminai circolarmente per tutta la stanza, facendo piccoli passi e cercando di abituarmici, poi improvvisamente notai dei giornali sulla superficie di un tavolo posto alla sinistra della porta d'ingresso.
Con un po' di esitazione, ne afferrai uno e lessi, con mio grande sgomento:
 
 
"DISASTRO ALLA CENTRALE NUCLEARE DI ST. PAUL, CORNOVAGLIA:
Tutti gli abitanti evacuati dal paese del sudovest dell'Inghilterra a causa dell'incidente manifestatosi il giorno 31 agosto, verso mezzodì, dapprima con l'apparizione di luci incandescenti nel cielo, successivamente con esplosioni e pioggia di materiale radiattivo.
"Non c'è di che preoccuparsi" annuncia il sovrano Donquijote Doflamingo "Soltanto una piccola avaria che verrà sistemata in pochi giorni grazie al contributo del fido scienziato Ceasar Clown" (responsabile della Centrale Nucleare della zona di Punk Hazard, ndr).
Più di cento le vittime della tragedia, c'è chi ha addirittura perso la vita e chi ha inalato sostanze tossiche dalla mastodontica nube di gas, formatasi in seguito all'esplosione, che minaccia di avvicinarsi ai cieli dei paesi limitrofi.
I medici dei complessi ospedalieri della zona sono immediatamente accorsi a prestare aiuto alla popolazione colpita, di cui la maggior parte è stata trasferita in ospedali o cliniche vicine per far sì che l'area sia evacuata completamente.
Sono trascorsi solo tre giorni dall'accaduto, eppure si parla già di conseguenze genetiche che si protrarranno negli anni.
In qualunque caso, c'è chi sostiene che Ceasar debba abbandonare il suo posto a Punk Hazard e chi invece continua a riporre le sue speranze in lui, come lo stesso sovrano. In attesa di ulteriori chiarimenti, attendiamo maggiori informazioni da entrambi."
 
 
Immediatamente, tutto tornò con violenza: le luci, i rumori, il terrore e il sangue.
I miei pensieri tornarono ai miei genitori, alla mia partenza stroncata sul nascere, a mio padre agonizzante nel tumulto, alle urla, a mia madre ad aspettarci in casa, alla disperazione, alla folla e alla morte.
Mai più li avrei rivisti, se le parole appena lette fossero state veritiere, mai più o forse un'ultima volta...
Non riuscii a riprendermi subito dallo shock, mi ci volle qualche secondo per riattivare i neuroni e calmarmi dal tremolio. Se tutto quello che c'era scritto sul giornale era vero, ero decisa a chiedere subito ai medici di quella clinica se potevo trovare mia madre nella stessa struttura oppure se era stata ricoverata da qualche altra parte.
La speranza di ritrovarla viva era in me più forte che mai... mai avrei potuto dimenticare gli occhi vuoti di mio padre sotto la pioggia incandescente: se da lui eravamo ormai state abbandonate, almeno avremmo continuato ad andare avanti da sole.
Così, con il volto rigato dalle lacrime e con le mani tremanti, provai a correre fuori dalla stanza, agitata, in preda al panico, preoccupata "Dottore! Dottore, la prego, mi dica dov'è mia madre!"
"Alison!" esclamò una Nami particolarmente sorpresa alla mia vista "Che cosa ci fa in piedi? Torni nella sua stanza, sto arrivando!"
"Dottore!" continuavo a piangere, senza più un lume di ragione "Mi dica dov'è mia madre, altrimenti morirò..."
"Alison, si calmi, per favore" l'infermiera sembrava più preoccupata di me "Va tutto bene, adesso chiamo il dottor Chopper e le faccio spiegare tutto con calma, d'accordo?"
Mi portai le mani sul volto, singhiozzando come mai avevo fatto prima di allora "Mia madre... mia madre..."
"Che cosa succede?" il dottore arrivò prima di quanto mi aspettassi "Oh, signorina Alison, non si sente bene?" si avvicinò a me con modi premurosi "Deve rientrare subito in stanza, per favore, poi potrà chiedermi tutto quello che vuole"
Feci come aveva detto e notai che fuori dalla mia porta c'era un cartello con su scritto "PAZIENTE IN ISOLAMENTO", parole che in quel momento mi misero i brividi ma alle quali non diedi troppa importanza a causa di questioni primarie.
Dopo che mi fui rimessa a letto e calmata un po', sia il medico che l'infermiera si sedettero accanto a me e Chopper incalzò "So cosa vuole chiedermi" abbassò lo sguardo e sospirò "Abbiamo cercato nei registri dell'anagrafe proprio adesso, non appena ci ha detto il suo nome, siamo riusciti ad individuare il domicilio di sua madre, ma purtroppo... sono desolato di dirle che lei non ce l'ha fatta"
Il peso del mondo cadermi addosso, lo sento, lo riconosco: è un mondo crudele, fatto in bianco e nero, è una girandola infernale in cui vige la legge del contrappasso, è una selva oscura, pericolosa, tenebrosa in cui accadono cose terribili, è giusto la bocca di un vulcano pronta ad inghiottire famelica le sue vittime.
Mamma, Papà, cos'ho fatto per meritare ciò? Forse sono stata troppo ambiziosa, ho puntato troppo in alto, mi è stato tutto improvvisamente derubato, tolto per sempre, mi hanno strappato i vestiti di dosso con così tanta violenza da lasciarmi ferite sanguinanti e ora mugolo, mugolo nel freddo e nel buio come un'orfana senza casa che attende solo di raggiungervi...©
 
 
 
Eccoci arrivati al secondo capitolo : )
Ho deciso di cominciare con l'emblematico finale de "La coscienza di Zeno" perché davvero ogni volta che lo leggo mi fa venire i brividi! Sono stata contenta anche di poter inserire un piccolo riferimento a Dante nell'ultima parte *W*
L'atmosfera volutamente confusionaria serve a dare un'idea della disperazione iniziale di una protagonista che ha praticamente perso tutto, ma vedrete che già dal prossimo capitolo le acque si calmeranno un po'.
Se avete dubbi, perplessità, sarò ben felice di rispondere! Anzi, spero veramente che possiate apprezzare questa storia e che non mi stia cimentando in qualcosa di troppo complicato e problematico xD
Datemi un vostro parere : ) alla prossima!!!
  
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