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Autore: breaking free    02/05/2014    1 recensioni
"Ho l’alito che puzza di frittura e i capelli impregnati di sudore, le mani unte e lo stomaco in subbuglio. Potrei vomitare da un momento all’altro. Che poi io non sono disperato, no. Solo perché lui non è con me, solo perché mi ha dato buca (per due volte), solo perché non mi ha mandato nessun messaggio non vuol dire che io sono disperato. Assolutamente."
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Darren Criss
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimenti: in questo capitolo sono presenti un paio di paloracce e alcune allusioni sessuali, spero di non urtarvi!




Darren deve cambiarsi la camicia sporca di vaniglia.






«Non dovresti pagare tutto tu, sai…»
«Oh, ma falla finita!»
A volte lo odio, lo odio così tanto che mi dimentico di essere innamorato di lui. Sa essere così scontroso che davvero non so come faccio a sopportarlo da quasi due anni. E poi dicono che io sono il bambino, tra i due. Pft.
 «Poi, se non sbaglio, quello che deve farsi perdonare sono io, no?» mi chiede distratto, dando una leccata al suo gelato alla vaniglia e camminando lungo una sperduta strada di New York; e credevo di essere io quello che si perde sempre.
«Non devi farti perdonare di niente» gli dico, osservando quel gelato che tengo stretto alla mano che è subito diventato un grande macigno, e non l’ho ancora mangiato.
«Voglio dire, hai un fidanzato, è logico che tu passi tanto tempo con lui»
«Anche tu sei fidanzato»
Credo che questa sia la situazione più imbarazzante di tutta la mia vita. Quella frase mi ha davvero colpito: è come per dire anche tu sei fidanzato, eppure mi stai sempre tra le palle.
Solo che Chris è troppo educato per dirmelo, così me lo lascia intendere. Che poi davvero non capisco cosa abbia questo Will di così tanto speciale. Ha una pelle ancora più pallida di quella di Chris che quasi le persone a volte non lo vedono neanche; ha quei baffetti alla Charlie Chaplin (pace all’anima sua) che lo rendono ancora più ridicolo di quanto già non lo sia e non ha capelli. Non ha capelli! In confronto a me io ho una giungla, al posto suo; e lui neanche un piccolo parco in testa. Neanche un nido nodoso, neanche dei capelli unti o pieni di grasso. Lui ha dei peli di gatto, in testa. Ed è un’offesa a Brian. Mi piace Will, sul serio: è simpatico (quando non slinguazza Chris davanti a me) e si veste anche bene (in realtà ha solo tute viola, ma possiamo chiudere un occhio) e sembra che ci tenga davvero a Chris. Ma io ci tengo di più.
Mi accorgo che la conversazione è morta quando mi giro per rispondere a Chris e lo trovo al cellulare, mentre sta rispondendo a un paio di messaggi, forse di chi sappiamo noi.
«Come va con Mia, a proposito?»
«Perché dobbiamo parlare di Will e di Mia, quando siamo io e te soli?» sbotto un po’ incazzato. Non ce l’ho con lui, ma con il mondo che mi è avverso. Insomma. Siamo soli, io e lui, con dei gelati e potrei fare davvero tante, e dico tante, allusioni sessuali ma mi sto zitto perché tremo tutto. Dio, se lo amo.
«Nessuno sta parlando di Will, Darren. E neanche di Mia… oh, deve essere stata una brutta litigata» potrei scoppiare da un momento all’altro, tipo ora, tipo adesso e potrei correre lungo tutta la strada ed urlare che Chris Colfer è un emerito coglione! Ma sto zitto, lascio che tutto mi scorra addosso come se nulla fosse, come se fossi io quello sbagliato, come se nel torto fossi io. Ma perché cazzo!, io sono nel torto. Sono io quello sbagliato, sono io che mi masturbo sulle foto del mio migliore amico, sono io che quando faccio sesso con la mia ragazza devo trattenermi dall’urlare il suo nome, sono io quello che è innamorato dell’unica persona sulla faccia della terra di cui non doveva innamorarsi! E quindi trattengo tutto, ingoio tutto (nessun riferimento sessuale, giuro) e tiro un respiro, provando a fingere, perché ormai è la cosa che mi riesce meglio.
«Potremmo parlare d’altro?» provo, cercando di cambiare argomento, perché non riesco a sopportare l’idea che lui possa dispiacersi di una finta rottura tra me e Mia. «P- Per esempio… tu come stai con-»
Non riesco neanche a pronunciare il suo nome. Non ce la faccio. Vorrebbe dire ammettere di aver perso, ammettere di essere un completo idiota che si è lasciato scappare una persona così meravigliosa solo perché ma cosa dici mamma, Chris? Ti prego, io sono etero!
Che poi, ripensandoci, alla fine non abbiamo neanche cambiato argomento.
«Tutto alla grande!» urla tutto contento, facendomi fare un salto per lo spavento; non l’ho mai visto così felice, con nessuno. E’… innamorato. E potrei scoppiare a piangere in meno di un minuto se la cosa che mi dice dopo neanche cinque secondi non mi fa dimenticare la parte di me che è presa da Chris; perché adesso voglio soltanto seppellirlo vivo.
«Ci sposeremo la prossima primavera; quand’è che lo chiederai a Mia, tu?»
E me ne infischio della segretezza, me ne infischio della sua, della mia e della vita degli altri, tanto cosa ho da perdere ancora? Solo i capelli, e potrei anche decidere di prestarne qualcuno a Will. Ma che cazzo gli passa per la testa? Sposarsi?! A neanche 24 anni? Con uno senza capelli? Senza neanche dirmelo, poi. Avrei voglia di prenderlo per la testa e di gettarlo chissà dove, magari sotto un tram; ah, se lo odio!
«Ti prego, dimmi che stai scherzando»
Deve scherzare, per forza, perché altrimenti dovrò pensare che si sia rincitrullito sul serio: forse sta leccando (Dio, la sua lingua) quel gelato troppo velocemente e l’ho sempre saputo che la vaniglia crea seri problemi. «Non sto scherzando» mi dice però serio, allontanando il gelato dalla bocca ed alzando in su la mano destra, in modo che io possa vederla. E mi sento morire dentro, più di quanto mi senta morire quando mangio troppe palline di riso, perché vederlo legato ad un altro è peggio di un indigestione. Che poi quell’anello fa davvero schifo; neanche un diamante, neanche un brillante. Lui meriterebbe un anello più costoso, più del suo calibro. Lui meriterebbe me. Gli rido in faccia per non piangere, perché altrimenti mischierei il dolce del gelato con il salato delle mie lacrime, e si sa che il mio stomaco non regge delle palline di riso, figuriamoci un dolce salato!
«Perché fai il coglione?» mi dice, fermandosi di botto.
«Perché tu sei un coglione! Tu- Tu ti sposerai? Con Will? Oh, porca puttana! Lo ami, Chris, lo ami davvero così tanto? Te lo fa alzare quando ti tocca, perché a me fa davvero vomitare? E pensi che lui ti ami, eh? Lo pensi? Perché a me sembra di no: non faresti eccitare neanche un cavallo.»
E’ rabbia, solo rabbia, solo questa. E me lo merito, mi merito tutto quello che sta succedendo: merito il suo sguardo sconvolto, il sopracciglio alzato, le sue mani tremanti, il gridolino che fuori esce dalla sua bocca; merito la sua rabbia crescente, il passo che lo fa avanzare verso di me, la sua bocca rigida e la sua pelle calda di furore; merito quel gelato che mi ha versato in testa, che lento mi scende lungo il collo per penetrarmi nella camicia che avevo indossato, fino ad arrivare lungo la schiena  percorrere tutta la mia pelle che implora pietà, ma non la merito, la pietà. E non merito le sue lacrime, quelle che stanno uscendo per colpa mia; perché sono un coglione, perché non dovevo dire tutto quelle cose cattive, e perché ti amo ma non puoi saperlo.
  
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